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Autore: lithi    13/03/2012    3 recensioni
La storia di un'amicizia perduta e rimpianta.
Cosa sarebbe successo se Chris avesse avuto un'amica speciale ad aiutarlo durante il suo secondo anno di liceo?
E quando le parole diventano macigni e vengono travisate, è davvero facile perdonare quella persona che ci capisce con un solo sguardo?
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"Gli anni erano passati, e quello stupido litigio si era trasformato in un muro di silenzio che li aveva divisi e tenuti lontani per ben cinque anni. Cinque anni in cui prendere in mano il telefono si era fatto sempre più difficile, se non impossibile. Perché, se prima sarebbe stato facile, cosa si può dire ad un ragazzo che era riuscito a realizzare un’intera lista di sogni?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! XD
Finalmente, dopo mesi e mesi di silenzio sono tornata. E si, sono riuscita a finire la OS-che-OS-non-è. Questo è l'ultimo capitolo.
Vi chiedo scusa se ci sono errori, ma il capitolo non è betato e io sinceramente sono troppo stanca per mettermi a rileggerlo. Quindi domani mi vergognerò come un cane. Oggi mi accontento di essere soddisfatta per aver portato a termine questa storia. Finalmente aggiungerei. XD
Piccolissime note: la pazzia verso la fine del capitolo raggiunge livelli altissimi, così come il miele in altri punti, quindi armatevi di insulina e di qualsiasi altra cosa vi possa aiutare a sconfiggere i comportamenti dubbiamente sani. Io vi ho avvertito.
Come seconda cosa, permettetevi di ringraziarvi tutti, dal primo all'ultimo. *Miss Mondo mode on* E in particolare Alessia e Federica. Lo so che voi ragazze non siete neanche iscritte qui, ma sapere che leggete e che mi date un parere per altre vie è la cosa più bella del mondo. Vi amo alla follia. <3 <3
E poi, permettetemi di ringraziare lei, la mia amata Condottiera, di cui ho sempre sentito la mano sulla spalla. Grazie P. Sei unica. *Miss Mondo mode off*
Detto questo, vi lascio al capitolo e vado a cuccarmi che non ne posso più.
Un bacione e buona lettura,

Giulia

 




Dublino, Irlanda, 3 Luglio 2011
 

“Te lo giuro su ciò che ho di più caro al mondo.” Holly si stava massaggiando le tempie visibilmente alterata. “Se questo mastodontico animale non si leva da davanti, gli spacco la cartella in testa!”

Eryn accarezzò preoccupata e divertita la schiena dell’amica.

“Dai…non è poi questo gran problema…”
“Non è questo gran problema?! Non lo è?!” Holly stava urlando incurante degli sguardi spaventati delle persone vicino a lei. “Che senso ha prendere i biglietti per la prima fila se poi abbiamo davanti un bisonte che ci impedisce la visuale, me lo spieghi?”
Eryn si morse le labbra sforzando di non ridere.
“Ora calmati, su…magari ci rimane fino a Fat Bottomed Girl e poi se ne va…”
Holly la fucilò con lo sguardo mentre Heather Morris ballava sulle note di I’m A Slave For You.
“Eryn, ti devo ricordare il motivo per cui siamo qui? Non volevi rivedere Chris dopo cinque anni? E mi spieghi come fai a vederlo se abbiamo davanti un elefante con l’auricolare?!”
Ben rise sotto i baffi alle ultime parole della castana. Quella ragazza stava facendo diventare il suo lavoro anche più facile del previsto. Si spostò verso la parte sinistra del palco per andare incontro ad Ashley, mentre un grido di gioia esplodeva tra le labbra di Holly, costringendo lui a ingoiare la risata che scalpitava prepotente nella sua gola.
“Allora?!” Ashley lo stava guardando speranzosa nascosta dietro gli amplificatori.
“Tutto sotto controllo.” Rispose lui. “La castana già non ne può più, e sono sicuro che entro la fine dello spettacolo mi avrà tirato addosso qualcosa. E che rappresentante della sicurezza sarei io se non la portassi a rispondere delle sue azioni dopo?!”
Gli occhi dell’attrice brillarono di felicità a quelle parole.
“Credimi,” disse prendendogli le mani “se Johanna non mi ammazzasse per aver rovinato il trucco, adesso ti avrei dato un bacio.”
“Bè,” rispose lui passandosi la mano sulla pelata che si ritrovava in testa, facendo scintillare la fede d’oro che spuntava tra il cioccolato delle sue dita “se non fossi sposato e felice molto probabilmente risponderei al bacio. Ma dopo dovrei spiegare qualcosa a Marcus.”
 
Fat Bottomed Girl era appena finita quando Ben si presentò di nuovo di fronte alle due ragazze.
Holly non riuscì a reprimere un sospiro frustrato.
“Mi prende in giro. Mi prende in giro?!” Si girò verso la sua migliore amica trovandola però sorda a qualsiasi altro rumore. Perché, in quel momento, la musica di I Want to Hold Your Hand stava cominciando a riempire l’arena.
 
Chris si aggiustò il papillon bianco e prese in mano il microfono, domandandosi cosa avessero i suoi colleghi quella sera. Va bene che era l’ultimo spettacolo, ma stavano cominciando ad esagerare con tutta quell’eccitazione. Insomma, durante Sing l’avevano praticamente circondato, e c’era mancato poco che Chord lo prendesse in braccio per portarlo di corsa fuori dal palcoscenico. Si, era Chord, ma a tutto c’era un limite.
Sbuffò rassegnato alla follia che si era insinuata in ogni angolo del backstage e cominciò a salire i gradini che lo avrebbero portato sul palco mentre le note di I Want To Hold Your Hand vibravano nell’aria.
E questa volta, forse avrebbe avuto qualcuno di speciale in platea verso cui dirigere i suoi pensieri.
 
La voce di Chris non era cambiata dall’ultima volta che Eryn l’aveva sentita. Si, era cresciuta, maturata, migliorata, ma in realtà era la rimasta la stessa. La stessa voce che lei aveva sentito salire milioni di volte dalla camera del ragazzo. La stessa che aveva riempito la navata di una chiesa in California, rendendo i cuori di coloro che l’ascoltavano più ricchi.
E quegli occhi. Eryn si portò una mano al petto quando li vide brillare e rivolgersi a tutti. No, il suo ragazzo non era cambiato: nei suoi occhi scorgeva ancora la passione e la forza che li illuminavano cinque anni prima.
Involontariamente si sporse verso il palco, desiderando come non mai di poter di nuovo tenere la sua mano stretta tra le sue.
 
Chris si perse negli occhi delle persone che occupavano i lati del palco. Nelle mani che gli venivano tese. Nei sorrisi che gli venivano regalati. Nelle lacrime piene di commozione che inondavano decine di occhi diversi, al solo pensiero di poterlo toccare.
Se quattro anni prima gli avessero detto che avrebbe calcato un palcoscenico a Dublino con davanti una folla adorante molto probabilmente li avrebbe mandati tutti a quel paese. E invece c’era stato Glee. E poi la Casa Bianca. E i concerti in giro per l’America. E quest’anno, contro ogni previsione, era approdato in Europa insieme a quella che ormai considerava la propria famiglia, fino ad arrivare in Irlanda.
Accarezzò le mani più vicine prima di spostarsi verso il centro del palco.
 
“Ragazzi, dobbiamo entrare!”
Mark alzò gli occhi al cielo.
“Chord, amico, lo so che tu hai preso seriamente la questione, ma non ti pare di star esagerando? Non è ancora il momento…”
Il biondone lo prese per il bavero della maglietta facendogli sgranare gli occhi.
“Ma potrebbe essere l’ultimo momento buono! Non ti rendi conto di quello che succederebbe se lui la vedesse adesso?”
Mark alzò un sopracciglio.
“Che tutto acquisterebbe una parvenza di sanità?”
“Esattamente!”
Lo sguardo del ragazzo con la cresta si fece più serio.
“Non possiamo permettere che accada!”
“Esatto!”
“Andiamo fratello!”
 
“Holly…Holly…”
Holly strinse forte la mano di Eryn lanciando l’ennesima occhiata storta alla nuca di Ben.
“Stai tranquilla. Andrà tutto bene.”
Eryn prese un respiro profondo prima di continuare a parlare.
“Sta venendo da questa parte. Oh mio Dio…”
“Respira…respira tesoro.”
Era quasi lì. Poteva scorgere di nuovo il ghiaccio accecante dei suoi occhi fino alla più piccola sfumatura.
Eryn strinse ancora di più la mano di Holly nella sua prima di notare un movimento ai lati del palco.
Chord Overstreet e Mark Salling stavano entrando in quel momento, seguiti da tutto il resto del cast. In meno di due secondi furono vicino a Chris, che li guardò con fare interrogativo continuando a cantare, prima di venire sommerso da un abbraccio stile sandwich che lo costrinse ad alzare le braccia per poter continuare il suo numero.
Eryn ingoiò una risata nel vedere la faccia completamente sconvolta del suo migliore amico mentre la folla si apriva in un boato e i due lo prendevano di nuovo di peso, portandolo dietro le quinte, l’ultima nota che ancora si librava nell’aria.
 
Chris si liberò dalle braccia dei suoi colleghi con un balzo non appena ebbero raggiunto il backstage, visibilmente alterato.
“Ma si può sapere che diavolo vi prende?!” il viso pallido dell’attore era diventato paonazzo dalla rabbia. “Mi avete fatto prendere un colpo, razza di deficienti! E non guardatemi con quei sorrisini innocenti!”
I due ragazzi incrociarono simultaneamente le braccia dietro la schiena cominciando a dondolare a destra e a sinistra.
“Allora?! Sto aspettando!”
Mark si passò la mano sulla cresta mentre sentivano alzarsi le note di Ain’t No Way dall’arena.
“È che sembravi un pulcino spaventato sul palco…e abbiamo pensato che un abbraccio fosse proprio quello che ti serviva.”
Chris sospirò rassegnato prima di alzare le braccia al cielo e prendere la via verso i camerini.
“Siete fortunati che abbiamo da fare. La prossima volta avvertitemi prima di stritolarmi in un sandwich umano davanti a migliaia di persone!”
Non si accorse del sorriso sghembo che illuminò il volto dei due ragazzi non appena si mosse all’interno del backstage.
 
Kevin McHale e Harry Shum Jr avevano appena finito la loro performance di P.Y.T. quando le luci sul palco cominciarono ad andare a tempo con la musica.
Born This Way. Sono nato così. E non importa quanto tu possa dire che è sbagliato, io so che Dio mi ama così come sono.
Eryn si sporse verso il palco mentre tutti i ragazzi sfilavano indossando le loro maglie bianche, aspettando il momento in cui anche lui sarebbe apparso per mettersi al centro del palco e dare il via al numero.
Ma quando lo fece, ad Eryn mancò il respiro.
La folla intorno cominciò ad urlare, mentre lei si sedeva di botto sulla sedia dietro di lei, rimanendo completamente all’ombra dell’energumeno-con-l’auricolare. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre portava una mano al petto per stringere quella catenina che valeva così tanto per lei.
Holly la vide accasciarsi sulla sedia e si girò preoccupata verso di lei, prima di rimanere immobile davanti al viso della sua migliore amica.
Eryn rideva tra le lacrime, incapace di contenere tutta la gioia che le stava esplodendo dentro in quel momento. Piangeva perché era stata una stupida a dubitare del suo piccolo uomo. Rideva perché solo lui poteva escogitare un modo tanto bello per farglielo capire. Piangeva perché non sarebbe cambiato niente tra di loro. Rideva perché non era mai cambiato niente tra di loro.
Holly alzò gli occhi verso il palco e lo vide. E non poté fare a meno di lasciar scivolare via una lacrima per quei due ragazzi.
Perché sotto la scritta “Likes Boys” si leggeva perfettamente, in una calligrafia tremolante in blu e bronzo “…and just one girl”.
 
Lo spettacolo proseguì più o meno normalmente, tra Holly che strepitava contro l’addetto alla sicurezza, Eryn che si asciugava le lacrime che ogni tanto tornavano a far capolino dai suoi occhi, e quei meravigliosi ragazzi che mettevano su il miglior spettacolo di sempre.
Le due amiche cantarono con Lea Michele sulle note di “Fireworks”, saltellarono sul posto con un eccitato Darren Criss e gli Warblers, si persero nelle risate di una choir room inventata, rimasero a bocca aperta davanti al bacio che scosse le fondamenta del fandom, ballarono sulle note di “Valerie” e di “Loser Like Me”. Quando Chris ricomparve in mezzo all’arena con la tuta nera di Single Ladies e una cravatta da Warbler al collo, non poterono far a meno di ridere, così come durante “Safety Dance”, quando Darren si presentò con una camicia messa a mo’ di top e i suoi occhiali rosa.
Empire State Of Mind” era appena finita quando una canzone che nessuno si aspettava cominciò a risuonare nell’arena, accompagnata dalle acclamazioni dei fan.
 
Chris si pose al centro del palco mentre i suoi colleghi prendevano posto dietro di lui, le schiene rivolte verso la folla. Sapeva che era una pazzia cantare quella canzone. L’aveva saputo dal primo momento in cui il pensiero si era fatto strada nella sua mente. Ma niente e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Se c’era una cosa che Kurt gli aveva insegnato era che la musica riesce a farci esprimere meglio. Riesce ad arrivare in luoghi dove le parole da sole non arrivano. Che la nostra meta sia un ragazzo ingellato seduto su un divano in pelle o un gruppo di persone che ascoltano stravaccati su delle sedie di plastica, la cosa non faceva differenza. Ascoltare soltanto non avrebbe fatto nessuna differenza. Il messaggio sarebbe arrivato a chiunque fosse stato in grado di sentire. Sentire dentro di sé cosa le note portavano, non lasciandosi confondere solo dal suono delle parole.
Le parole lo avevano tradito cinque anni prima.
La musica l’avrebbe riscattato in quel momento.
Il ragazzo chiuse gli occhi pensando al suo traguardo, a due occhi nocciola contornati da folti ricci color del fuoco, e avvicinò al viso sorridente il microfono.
 

I don't know why I'm frightened
I know my way around here 
The cardboard trees, the painted seas, the sound here... 
Yes, a world to rediscover 
But I'm not in any hurry 
And I need a moment 

 

Si, Chris aveva bisogno di un momento. Di un momento solo.
Un momento per se stesso, per mettersi finalmente a nudo davanti a quelle persone. Davanti a lei. Perché nel suo cuore Chris sapeva che lei era lì, nascosta tra i cartelli colorati e i visi sorridenti.
Un momento per dire ad Eryn che non l’aveva dimenticata. Che le perdonava la fuga. Che le chiedeva perdono per le frasi che le aveva urlato contro cinque anni prima.
Un momento per rivedere il suo viso senza sentirsi in colpa dopo tutto quel tempo, fosse anche solo nei suoi pensieri.
 
Ben riconobbe all’istante la canzone che Chris stava cantando e si spostò finalmente dalla postazione che aveva mantenuto per tutta la durata dello spettacolo, accompagnato dal grido festoso di Holly.
Eryn invece non fece un movimento, continuando a tenere le mani intrecciate sopra al cuore, come a volerlo proteggere dalle troppe emozioni che quella serata le stava regalando.
 

The whispered conversations in overcrowded hallways 
The atmosphere as thrilling here as always 
Feel the early morning madness 
Feel the magic in the making 
Why, everything's as if we never said goodbye 

 
Non c’era più nessuna folla a gridare il suo nome.
Era tornato ad essere il ragazzino seduto da solo ad un tavolo al liceo, quando una ragazza era comparsa nella sua vita porgendogli una mano e la sua amicizia. Lo stesso ragazzino che si aggirava per la scuola la mattina presto, ridendo alle battute della sua migliore amica, o dentro gli studi cinematografici di Hollywood, meravigliandosi nel vedere come quei pezzi di vita in cui si rinchiudeva quando era solo a casa, prendessero forma.
Chris aprì gli occhi, e non poté far mano di incrociarli con quelli pieni di lacrime di una ragazza dai capelli rossi che stava in prima fila, le mani strette intorno ad una catenina e un sorriso sulle labbra piene.
 

I've spent so many mornings just trying to resist you 
I'm trembling now, you can't know how I've missed you 
Missed the fairy tale adventure 
In this ever spinning playground 
We were young together

 
Eryn prese un respiro profondo quando si rese conto che Chris la stava guardando. Che tra le centinaia di persone presenti, i suoi occhi l’avevano di nuovo trovata e non sembravano intenzionati a lasciarla andare. Improvvisamente il mondo comprendeva di nuovo solo loro due, come cinque anni prima. Come una vita fa. Un singhiozzo le salì alle labbra ancora sorridenti, facendola tremare e lasciando scivolare per l’ennesima volta una lacrima sulla sua guancia. Una lacrima che sapeva di ninnananne e di film guardati accoccolati sul divano.
 

I'm coming out of make-up 
The lights already burning 
Not long until the cameras will start turning... 
And the early morning madness 
And the magic in the making 
Yes, everything's as if we never said goodbye

 
Chris cominciò ad avanzare verso il pubblico, gli occhi incollati a quelli della sua migliore amica. Non era cambiato niente tra di loro, adesso lo sapeva. Adesso anche la più piccola delle sue insicurezze era stata stracciata dalla luce della stella della sera che Eryn teneva ancora tra le mani.
Arrivò all’estremità del palco e le sorrise di rimando, sereno come non era stato mai in quegli ultimi anni. Perché in quel momento era tutto perfetto. Tutti i pezzi della sua vita avevano ripreso finalmente posto, e non ci sarebbe stato più spazio per i rimpianti.
 

I don't want to be alone 
That's all in the past 
This world's waited long enough 
I've come home at last! 

 
Eryn ricordò il ragazzo che aveva conosciuto in una cittadina della California, e si sentì fiera ed orgogliosa di lui. Perché era riuscito a superare le sue paure. Ad essere sé stesso. A non vergognarsi di chi era solo perché gli altri dicevano che era sbagliato. Aveva preso le cose che lo rendevano diverso e ne aveva fatto il suo punto di forza. Si era aperto alla vita, lasciando da parte il terrore di vedersi rifiutato. E il mondo lo aveva accolto. Stretto. Abbracciato. Prima di restituirlo, anche solo per il tempo di una canzone, a lei.
 
Non aveva mai cantato quella canzone in quel modo. Soffermandosi su ogni parola che lasciava le sue labbra, sapendo che per lui e per Eryn, ognuna aveva un significato diverso.
Si, era tornato a casa. Proprio come Dorothy aveva capito che casa è dove hai persone che ti amano, e non si era mai sentito più amato che in quel momento.
 

And this time will be bigger 
And brighter than we knew it 
So watch me fly, we all know I can do it... 
Could I stop my hand from shaking? 
Has there ever been a moment 
With so much to live for? 

 
Un Natale stretto ad uno zaino peloso. Una collana che splendeva come una stella. La navata di una chiesa in California. Una camomilla bevuta a quattro mani. Un viaggio nella città degli angeli.
Chris si accucciò sulle ginocchia, bisbigliando le successive battute della canzone alla ragazza in prima fila.
 

The whispered conversations in overcrowded hallways 
So much to say not just today but always...

 
Avrebbe potuto tendere una mano e toccarlo di nuovo. Sentire le sue dita accarezzarle il palmo della mano mentre il pollice ruotava cozzando contro le sue nocche. Avrebbe potuto scostare i capelli dal suo volto niveo e regalargli quella risata che era rimasta intrappolata per troppo tempo tra le sue labbra.
Ma non lo fece. Non voleva rovinare quel momento che aveva tanto sognato.
Sorrise tra le lacrime, finalmente libera da quel peso e da quell’assenza che la perseguitavano.
 

We'll have early morning madness 
We'll have magic in the making 
Yes, everything's as if we never said goodbye 
Yes, everything's as if we never said goodbye... 

 
Chris non sapeva cosa sarebbe successo dopo il concerto. Non sapeva se l’avrebbe mai più rivista, e in tutta franchezza non gli importava. Perché sapeva che l’uno avrebbe sempre avuto uno spazio nel cuore dedicato solo all’altro. Sapeva che Eryn lo avrebbe accompagnato silenziosamente durante il resto della sua vita.
Si rialzò e raggiunse di nuovo il centro del palco con le labbra tese in un sorriso finalmente libero.
 

We taught the world new ways to dream! 

 
Le luci si abbassarono su di lui, facendo esplodere l’arena per la milionesima volta in quella serata.
Velocemente raggiunse il suo posto tra i suoi amici, passando tra un Mark visibilmente commosso e una Naya che gli rivolse un sorriso orgoglioso.
 
Lo spettacolo era finito.
L’arena si era svestita delle luci e dei suoni che l’avevano riempita fino a pochi minuti prima, e la folla si faceva strada verso l’esterno.
Solo due ragazze erano rimaste ferme ai loro posti, gli sguardi rivolti verso l’alto e le schiene abbandonate contro le sedie.
Dopo alcuni minuti di silenzio, mentre il vociare continuava imperterrito intorno a loro, Holly volse lo sguardo verso la sua migliore amica.
“Stai bene?”
Eryn emise un lungo sospiro prima di staccare gli occhi ormai asciutti dal soffitto.
“Si. Adesso si.”
 
“Ok ragazzi. Ci siamo.”
Lea si guardò intorno circospetta prima di continuare a parlare verso il gruppo di ragazzi.
“Per essere sicuri che l’operazione vada a buon fine ognuno di noi deve fare la sua parte. Siete con me?”
Un coro di assenzi si sollevò dal gruppo di giovani che se ne stava in cerchio mentre intorno a loro gli addetti al backstage smontavano il palco e li guardavano scuotendo la testa.
“Perfetto. Ben. Sai cosa fare.”
L’addetto alla sicurezza fece un cenno col capo, inforcò i suoi occhiali neri e si diresse verso la platea, mentre un’Ashley commossa lo guardava andare via.
“Sono così fiera di lui. Fino a poche ore fa era una persona perfettamente sana di mente, e guardatelo ora…”
Mark, al suo fianco, le cinse la vita con un braccio, seguendo l’uomo con lo sguardo di un padre orgoglioso.
“Il nostro ometto è cresciuto…”
Dianna li osservò con occhio critico prima di ridonare tutta la sua attenzione agli altri ragazzi scuotendo la testa.
“Benissimo. Ognuno ai propri posti. E ricordatevi: Chris non deve rendersi conto di niente.”
 
Holly stava uscendo dalla prima fila quando si scontrò direttamente con un muro. Un muro nero, vestito di nero, con tanto di auricolare e occhiali da sole. Muro che in quel momento la stava fissando truce.
La ragazza stava per scusarsi quando si rese conto di chi aveva davanti. Era il bisonte. L’elefante. Il cretino che non si era voluto spostare per praticamente tutto lo spettacolo.
“Come ha detto, prego?!”
Holly strabuzzò gli occhi, guardando la sua migliore amica che la guardava a bocca aperta.
“L’ho per caso detto ad alta voce?” domandò con un filo di voce prima di sentire una mano afferrarle il polso e strattonarla lontano dalla fila.
 
“Chris! Oh mio Dio, sei qui!”
Darren si fermò davanti al soprano con una mano sul cuore e il respiro affannato dal troppo correre.
Il ragazzo, che si stava infilando la camicia sopra alla t-shirt grigia, lo guardò incuriosito, un braccio ancora per aria.
Dopo svariati minuti in cui si chiese cosa volesse quel pazzo di un ventiquattrenne (“Respira Darren. Dentro e fuori. Coraggio, ce la puoi fare.”) e come mai lui si fosse ritrovato a comportarsi da ostetrica, lo Starkid aprì la bocca.
“Chewbacca è scomparso.”
 
“No, la prego. Deve capire che la mia amica non ha filtri. Soprattutto quando è nervosa e sotto stress. Ma le assicuro che è una persona sanissima di mente. Non farebbe mai del male a nessuno, figuriamoci ad un addetto alla sicurezza.”
Eryn arrancava dietro a Ben, cercando di convincerlo a lasciar andare Holly, che nel frattempo si stava lanciando in una crisi isterica che di certo non aiutava la sua causa.
Ovviamente il fatto che l’avesse chiamato “brutto babbuino decerebrato” non era un punto a suo favore. Soprattutto dato che era stato seguito da “scimmione demente” e “cretino troppo cresciuto”. Ma evidentemente il fatto di essere trascinata da un uomo nero alto quasi due metri aveva un effetto strano su Holly, che non riusciva praticamente a stare zitta per due secondi.
Fu quando l’uomo la trascinò all’interno di una stanza e chiuse la porta in faccia ad Eryn, che la ragazza smise di urlare. E il fatto che avesse Ashley Fink e Mark Salling a tapparle la bocca sembrò aiutare.
 
“Come sarebbe a dire che Chewbacca è scomparso?!”
L’urlo di Chris fece fare a Darren un balzo come pochi (e ricordiamoci che si era guadagnato il nominativo di re del saltello).
“Non lo so. Lo giuro.”
Lo Starkid si era appiattito contro il muro mentre il più giovane lo afferrava per la camicia, portandolo ad un palmo dal suo naso.
“Tu lo sai che io potrei prendere i miei sai e farti a fettine se non mi dici in questo momento tutto quello che sai, vero?!”
Darren annuì velocemente con la testa, gli occhi spalancati in un’espressione di puro terrore.
“Dove l’hai visto l’ultima volta?”
Il ragazzo deglutì mentre una goccia di sudore scendeva lenta lungo il bordo della sua mandibola.
“Nel camerino.”
Chris lo lasciò andare e si precipitò fuori dalla porta.
Darren emise un sospiro di sollievo e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
Dopo pochi squilli il suo interlocutore rispose.
“Non chiedetemi mai più di fare una cosa del genere.”
 
Eryn si accasciò contro la parete di fronte alla porta in cui era scomparsa la sua amica.
Aveva passato diversi minuti a bussare insistentemente, ma dall’interno non sentiva provenire niente. Cosa che non la tranquillizzava affatto. Se almeno avesse sentito delle voci avrebbe capito che Holly stava bene e che non era in pericolo di vita.
Emise un sospiro frustrato e poi si girò verso la fine del corridoio.
Un qualcosa di marrone attirò la sua attenzione. Di marrone e peloso.
Eryn strinse gli occhi per capire cosa aveva davanti.
 
“Ok, ok…non ti chiederemo mai più una cosa del genere.”
Ashley stava sussurrando al cellulare sotto lo sguardo sconvolto di Holly, mentre Mark le teneva ancora chiusa la bocca con una mano e Ben controllava le telecamere di sicurezza.
“Adesso beviti un goccio d’acqua e raggiungici qui. Possibilmente prima che Dorothy e lo Spaventapasseri trovino Toto, o ti perderai tutto lo spettacolo.”
Holly strabuzzò gli occhi. Dove diamine era finita?
 
Chris si catapultò in camerino sotto lo sguardo esterrefatto di Cory, ancora in accappatoio.
“Amico, che hai?”
Si pentì praticamente subito di averglielo chiesto.
Perché Chris Colfer sapeva imitare perfettamente lo sguardo del Joker quando era particolarmente arrabbiato. Ad onor del vero, era più una via di mezzo tra il Joker e una donna isterica nel bel mezzo di un parto. Praticamente terrore puro.
E Cory in quel momento era lo spettatore involontario di quella faccia.
Il canadese alzò le mani terrorizzato.
“Ti giuro che io non ho fatto assolutamente niente.”
“Cory.” Il ragazzo più giovane si fece avanti minaccioso. E in quel momento poco importava che Monteith fosse alto due metri. Chris lo sovrastava di almeno tre piedi. “Dov’è Chewbacca?”
“Chewbacca?! Intendi il tuo zaino?”
Chris annuì velocemente.
“Chi mai è stato così idiota da prendere il tuo zaino?!”
 
Eryn non riusciva a capire cosa fosse quella massa informe abbandonata in fondo al corridoio.
Ad onor del vero si rese conto che molto probabilmente lei non avrebbe neanche dovuto essere lì, quindi sarebbe stato alquanto controproducente lasciare il muro a cui era ancora appoggiata per andare in avanscoperta. Soprattutto considerando che la sua migliore amica era chiusa in uno stanzino con un energumeno.
Ma si sa, la curiosità è femmina.
 
Darren fece capolino dalla porta di servizio.
“Mi sono perso qualcosa?”
Holly spalancò sempre di più gli occhi, la bocca ancora tenuta ferma dalla mano di Mark.
“No piccolo lord. Ancora niente.”
Lo Starkid sospirò sollevato, soprassedendo sul commento poco velato sulla sua altezza prima di alzare gli occhi verso Mark e inclinare la testa.
“C’è un motivo per cui stai silenziando quella ragazza o ti sei fatto prendere un po’ troppo la mano?”
 
Gli Warblers riuscirono finalmente ad arrivare in corridoio evitando Chris, che stava ancora cercando il suo preziosissimo zaino. Quello che non si aspettavano era di vedere una ragazza che si muoveva lentamente verso la parte opposta del corridoio appiattita contro il muro.
Titus la osservò per un istante prima di scambiarsi un’occhiata con Curt. Si, decisamente l’aria del dietro le quinte era malsana.
Il problema adesso era raggiungere la porta, che si trovava a metà strada tra loro e la ragazza senza farsi vedere da lei.
“Ragazzi, come facciamo? Se rifacciamo tutta la strada al contrario non faremo mai in tempo per assistere allo spettacolo.”
John guardò Riker prima di sollevare sconsolato lo sguardo verso il muro che aveva di fronte. E illuminarsi con un sorriso talmente sghembo da far invidia ad Edward Cullen.
“Mai sentito parlare di aria condizionata?!”
 
Dopo aver spremuto Cory, Chord e Kevin, che adesso stavano balbettando dondolandosi sui talloni mentre giacevano a terra, Chris si avventò su Harry che lo stava già guardando terrorizzato.
“Harry! Ti avverto! Dimmi-”
“Chris! Calmati!”
La voce di Lea si fece strada nell’aria.
“Si può sapere che diamine è successo? Stai urlando da cinque minuti buoni, e si sente praticamente solo la tua voce dal fondo del corridoio!”
“Succede che qualcuno ha pensato di farmi uno scherzo prendendo Chewbacca!”
Lea rimase di sasso sulla porta prima di aprire di nuovo la bocca.
“Oh mio Dio…qualcuno vuole morire.”
 
Holly stava ancora ringraziando Darren a bassa voce per averla liberata quando sentì uno strano rumore provenire dal condotto dell’aria.
Non fece in tempo a tirare su la testa, che tre ragazzi piombarono giù uno dopo l’altro dal soffitto. Fortunatamente senza farsi male. Eccessivamente.
La ragazza rimase a bocca aperta davanti ai tre che si rialzarono in piedi in un secondo, sorridendole allegri e facendo “ciao-ciao” con la mano.
“Ehi…” sussurrò Mark “dove diavolo è John?”
“Non entrava nel condotto e sta cercando di entrare di soppiatto da-”
In quel preciso istante un ragazzo alto e ben piazzato completamente vestito di nero, con tanto di occhiali ed auricolare entrò velocemente richiudendosi la porta alle spalle.
“OhmioDio!” al grido soffocato di Darren fecero subito eco quelli degli altri attori. “Perché diamine non ho pensato di vestirmi anch’io così?!”
E mentre John si atteggiava a superfigo, Holly e Ashley si scambiarono un’occhiata esasperata.
“Uomini…”
 
Chris se ne era finalmente andato dal camerino degli uomini con Lea, che aveva rivolto loro un’occhiata della serie “che-diamine-state-aspettando-sbrigatevi-ad-andare-al-centro-controllo-sicurezza”, e i ragazzi cominciarono a cambiarsi velocemente.
Fu per questo motivo che due minuti dopo, vennero visti uscire dal camerino quattro inservienti con tanto di parrucche, spazzoloni e salopette.
Uno di loro parlava al telefono e sembrava borbottare parole come “Easy On Down The Road is on! Ripeto: Easy On Down The Road is on!”
 
Eryn era arrivata a metà strada tra la porta e l’ammasso di pelo quando sentì un rumore non ben identificato. Si girò di scatto, ma l’unica cosa che notò fu il corridoio grigio che la guardava silenzioso e immobile come due minuti prima.
Con un sospiro nervoso riprese a percorrere il corridoio facendo attenzione a non far rumore e a non essere vista.
 
Le ragazze stavano uscendo dal camerino quando Lea e Chris arrivarono.
“Chris!” Heather lo guardò sconvolta. “Che è successo? Sembra che ti sia morto il gatto!”
L’unico suono che fuoriuscì dalle labbra del soprano fu un grugnito indistinto mentre buttava all’aria i costumi di scena e spostava frenetico le sedie.
“Oh mio Dio! Non è successo niente a Han, vero?!” Jenna si portò una mano alla bocca spaventata.
“No, non è successo niente a Han!” Chris si buttò di peso su una delle sedie che si erano salvate dalla sua furia, prendendosi la testa tra le mani e borbottare parole incomprensibili contro i palmi.
“Ragazze, Chewbacca è sparito.”
Amber si girò di scatto verso Chris mentre Naya e Dianna correvano verso il soprano.
“Oddio Chris! Tu stai bene?” Naya cominciò ad accarezzargli la schiena a palmo aperto mentre Dianna gli spostava i capelli dal viso.
“No. Non sto bene. Non posso perdere quello zaino. Non posso.”
Pochi secondi dopo la voce di Amber si levò impetuosa.
“Ti aiuteremo noi a cercarlo. In sette faremo sicuramente prima di quanto non faresti tu da solo.”
“Giusto.” Continuò Dianna “Il backstage è grande, dividiamoci e cerchiamolo.”
Chris alzò la testa verso le sue colleghe, afferrando la mano che Naya aveva posato sul suo braccio.
“Grazie ragazze. Siete le migliori.”
 
Holly aprì il pacco di patatine che Kevin le stava porgendo prima di girarsi verso Ben che guardava ancora lo schermo del televisore di sorveglianza. La ragazza lo guardò interdetta per un secondo prima di voltarsi di nuovo verso il gruppo di attori.
“Quindi fatemi capire bene…” sussurrò la giovane verso i ragazzi che si erano ammassati sul divano “Avete ideato tutta questa idea per far incontrare Chris ed Eryn?!”
Tutte le teste presenti fecero un senno di assenso senza perdere di vista lo schermo.
“E io non mi sono potuta godere il concerto perché voi avete pensato che rivelare Eryn solo alla fine sarebbe stato più figo?!”
Altri cenni di assenso.
“Quindi è questo il motivo per cui avete fatto tutte quelle cose strane durante lo spettacolo?”
Ancora cenni di assenso.
Il silenzio regnò sovrano per alcuni secondi, interrotto solo dal masticare del gruppo.
“Dio, quanto amo la vostra pazzia!”
 
“Allora Chris.” Lea si fece avanti e lo guardò negli occhi. “Facciamo così. Adesso ci sparpagliamo e poi ci rivediamo davanti alla sala di controllo della videosorveglianza. Se non troviamo niente possiamo sempre chiedere a chi sta lì di dare un’occhiata alle registrazioni.”
Chris fece un segno con la testa per far capire che era d’accordo.
“Perfetto.” La moretta batté le mani insieme. “Allora, io vado a controllare nei bagni. Fosse mai che l’hai lasciato lì.”
“Io vado nella sala costumi.” Propose Jenna. “Prima dello spettacolo eri lì, e magari l’avevi portato con te.”
“Io mi occupo del camerino maschile. Con tutto il casino che fanno i ragazzi magari è finito da qualche parte…”
Heather si avvicinò a Dianna che aveva appena finito di parlare. “Credo sia meglio che io ti dia una mano se non vogliamo fare notte…”
Amber si alzò in piedi e si avviò verso la porta. “Io vado verso la zona bar. Mi sembra di ricordare che tu l’avessi con te oggi pomeriggio.”
“E io mi prendo la sala trucco.” Naya guardò Chris che stava ancora seduto sulla sua sedia. “Questo lascia a te il backstage.”
Il ragazzo guardò le sue amiche in faccia sollevato.
“Ok. Cominciamo a cercare.”
Cinque minuti dopo le ragazze si trovavano nella sala video, pop-corn alla mano, mentre osservavano Dorothy avvicinarsi sempre di più a Toto.
 
Eryn si trovava ormai a meno di cinque metri dalla massa informe e pelosa che giaceva abbandonata contro la parete quando lo sentì. Il suono forte e chiaro di una persona che correva nella sua direzione. Cercò con lo sguardo un luogo per potersi nascondere. Qualsiasi cosa. Un armadio. Una stanza vuota. Un secchio dell’immondizia. Si era quasi convinta a strisciare sotto una tenda che era inspiegabilmente appoggiata alla parete, quando si rese conto che i passi si erano fermati e che lei non era più sola. Alzò lo sguardo verso il lato opposto del corridoio e il respiro le si bloccò in gola.
 
Chris correva verso la sala video, preoccupato dal messaggio che aveva appena ricevuto da Lea. Sperava con tutto sé stesso che avessero ritrovato il suo zaino, una delle poche cose che gli erano rimaste di Eryn, perché non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Non appena girò l’angolo lo vide lì, appoggiato al muro del corridoio ed emise un sospiro di sollievo.
Ma non fu quello il motivo per cui si fermò, le gambe inchiodate a terra e il respiro mozzato.
 
Tutto il gruppo si fece più vicino allo schermo, le mani intrecciate febbrilmente l’una all’altra, mentre i due ragazzi si osservavano da un lato all’altro del video.
Il silenzio che regnava nella stanza poteva eguagliare solo quello che c’era in quel momento nel corridoio.
 
Eryn alzò gli occhi castani e li puntò in quelli cristallini di Chris.
E in quel momento capì che non ce l’avrebbe fatta. Non sarebbe riuscita a stargli lontano neanche se lui glielo avesse chiesto. Perché il suo migliore amico le era mancato come l’aria. Perché non respirava bene se non tra le sue braccia. Perché cinque anni sono un intervallo di tempo incredibilmente lungo tra un abbraccio e l’altro.
 
Chris sentì finalmente il groppo in gola sciogliersi non appena riscoprì il calore degli occhi di Eryn. Il familiare conforto che gli davano i suoi lunghi capelli rossi. La straordinaria serenità e completezza che provava solo quando le sue labbra piene si aprivano in un sorriso.
L’aveva capito su quel palco poco meno di un’ora prima, ma averla davanti a lui, solo per lui, in quel momento era un’altra cosa.
E per la prima volta dopo cinque anni, permise alle lacrime di bagnare le sue guancie.
 
È difficile dire chi fu tra i due a muovere il primo passo.
Un secondo prima si guardavano dai lati opposti del corridoio, e quello dopo erano stretti l’uno all’altra, in un abbraccio che aveva il sapore della gioia ritrovata. Della completezza. Della serenità. Della felicità pura e semplice su cui si era costruita la loro amicizia.
Chewbacca li guardava da terra, un sorriso sereno stampato sul volto peloso, mentre la stella della sera scintillava tra loro come un astro vero.
I polsi di Dorothy e dello Spaventapasseri erano avvolti da due braccialetti di caucciù nero, rovinati dal tempo, ma ancora forti e in grado di riportarli lì dove i due giovani potevano sentirsi davvero a casa.
Il silenzio intorno a loro era pieno delle parole che non si erano detti per tutti quegli anni e sussurrava nelle loro orecchie mi sei mancato, non lasciarmi mai più, sono così fiera e orgogliosa di te, tu mi hai insegnato ad andare avanti da solo, mi dispiace di averti abbandonato, grazie, mi dispiace, mi dispiace.
E poco importava se a qualche metro di distanza una stanza piena di pazzi stava esultando. Non sentirono le urla di Holly e Ben, stretti in un abbraccio come se fossero vecchi amici. Né i salti che Darren e Naya avevano preso a fare sul divano mentre Lea, Dianna e Jenna piangevano commosse davanti al televisore. Non sentirono i Warblers lanciare in aria i sacchetti delle patatine, né il rumore di Chord e Mark mentre si saltavano addosso, petto contro petto. Non sentirono Heather urlare per la sorpresa mentre Harry la lanciava in aria. E non sentirono Kevin e Cory soffiarsi il naso rumorosamente mentre Amber ed Ashley si afferravano le mani e cominciavano a saltellare in cerchio.
L’unico suono che udirono fu quello delle parole che non si erano detti.

“Mi sei mancato, giovane Grifondoro.”

“Tu di più, piccola Corvonero.”

 



Ed eccoci qui alle note finali.
Se siete sopravvissuti, lasciatemi un commentino di modo che io possa vivere in pace e senza preoccuparmi di aver fatto fuori qualcuno, mi raccomando.
Vi amo tutti. Tutti.
Sono per l'amore libero io...u.u

  
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