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Autore: nil    13/03/2012    1 recensioni
Quando l'amore è l'arma più forte che possa esistere, e niente può riuscire a fermare due cuori innamorati che si cercano senza sosta.
Nella vita... nella morte... e oltre...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XII: Agguato…

 

L’Elfo strinse forte l’arco che teneva in mano, e dalla faretra estrasse un’appuntita freccia lavorata; la appoggiò alla corda tesa dell’arco, e rimase in silenzio, concentrato solo sul rumore provocato dai pesanti passi degli Uruk-hai che sarebbero ben presto stati visibili e a portata di tiro.

 

Legolas non dovette attendere a lungo, dopo poco riuscì ad intravedere tra gli alberi le nere sagome degli Uruk-hai che avanzavano correndo nella sua direzione.

Tirò un profondo sospiro, puntò verso gli orchi il suo arco, e dopo aver preso la mira scoccò la prima freccia che, precisa, centrò in pieno la fronte dell’Uruk-hai che era in testa facendolo cadere pesantemente al suolo.

Questo non fermò i suoi compagni che, calpestandolo, continuarono ad avanzare.

Ma percorsero solo pochi passi, perché una seconda freccia elfica attraversò la calda aria della foresta, andando puntualmente a colpire il secondo Uruk-hai al petto.

I due orchi rimasti si arrestarono di colpo e, armi in pugno, presero a guardarsi intorno cercando di scovare il punto da cui le letali frecce erano state scoccate.

Silenziosamente, Legolas si spostò su un altro albero, estrasse altre due frecce dalla faretra, tese l’arco, e i micidiali dardi partirono come due fulmini che attraversano un cielo plumbeo…

Altri due orchi furono così abbattuti.

Velocemente, l’Elfo appoggiò un’altra freccia alla corda tesa dell’arco e prese la mira nella stessa direzione; ma… non vi era più alcun bersaglio da colpire…

Strano…

Legolas rilasciò i muscoli e guardò attentamente sotto di se…

Non vide nulla, se non i cadaveri dei quattro orchi appena uccisi, i cui latrati avevano lasciato nuovamente il posto ai consueti freschi rumori della foresta.

Tutto sembrava essere tornato alla normalità tra quei fitti alberi, ma l’Elfo sentiva ancora l’ombra di una minaccia incombere, e decise di attendere un po’ prima di abbandonare la sua posizione.

Perfettamente a suo agio sul robusto ramo dell’acero, l’Elfo rimase per qualche minuto immobile, continuando a scrutare tra le fronde degli alberi e in direzione del suolo, ma non vi era davvero nulla di sospetto…

Forse sto lasciandomi condizionare…” pensò tra sé e sé, “ma credo comunque sia ancora meglio non abbassare la guardia…”

Altri lunghissimi minuti trascorsero, ed infine Legolas si decise a scendere dall’albero per poter raggiungere i suoi amici.

Appena messo piede a terra, si guardò intorno con l’arco e la freccia ancora ben saldi in mano, mentre il cinguettio di un pettirosso sembrava volesse dargli la conferma che tutto era tornato alla normalità.

Sollevato, ripose la freccia nella faretra e si incamminò nella direzione presa dai suoi compagni, sicuro di riuscire a raggiungerli in breve tempo, ma la sua sicurezza era destinata a svanire…

 

Una freccia scagliata con indicibile forza lo colpì inaspettatamente poco più giù della spalla sinistra, e l’Elfo cadde al suolo con un grido di dolore; ma con la coda dell’occhio riuscì ad intravedere un Uruk-hai che sbucava da dietro un enorme masso grigiastro, piuttosto lontano da lui.

Come aveva potuto essere così cieco da non percepirne la presenza…?

Con sgomento, l’Elfo si rese conto che nella caduta, l’arco gli era sfuggito di mano e si trovava ora almeno due passi davanti a lui…

E mentre, immobilizzato dal dolore, si sforzava di pensare ad un modo per liberarsi del temibile orco, udì la sua oscura voce avvicinarsi…

" Come vedi non sei l’unico a saper restare perfettamente immobile… " rise, " È GIUNTA LA TUA FINE, NEMICO DEL MALE…! "

L’Uruk-hai era ormai vicinissimo a Legolas, pronto a scoccare lo strale che ne avrebbe determinata senza dubbio la fine, ma qualcosa lo trattenne…

Il corpo dell’Elfo era assolutamente immobile, la schiena trafitta dalla freccia, gli occhi ermeticamente chiusi…

Contrariato, l’orco diede un calcio alla gamba dell’Elfo esanime, ma ciò non scaturì alcuna reazione da parte di quest’ultimo…

" Avevo sentito dire che gli Elfi fossero più resistenti…! " ghignò.

L’Uruk-hai guardò nella direzione in cui Legolas stava correndo poco prima e, dopo averlo scavalcato con noncuranza, puntò anche lui verso quella zona della foresta.

Appena fu certo di non poter essere visto, l’Elfo si appoggiò faticosamente sulle ginocchia ed estrasse uno dei suoi lunghi pugnali.

Con tutta la forza che ancora gli scorreva dentro, lo scagliò contro l’orco gridando…

" QUESTA NON SARÁ LA MIA FINE MALEDETTO, MA LA TUA…! "

L’Uruk-hai si voltò di scatto verso l’Elfo, ma non ebbe il tempo di reagire, perché quella bianca arma gli si conficcò letale nel petto, e l’orco cadde a terra senza un gemito.

Ansimante, Legolas riuscì ad alzarsi aggrappandosi ad un tronco, fece qualche passo e, recuperato il suo prezioso arco, si diresse verso il corpo ormai senza vita dell’Uruk-hai.

Con la mano insanguinata, estrasse da quel nero cuore la sua bianca arma e la rimise al suo posto, mentre gocce di sudore iniziarono ad imperlargli la fronte, e la ferita alla spalla bruciava più che mai…

" Dannata creatura… " mormorò dolorante tenendosi la spalla con la mano, " ora devo… raggiungere gli altri… devo farcela… "



 

  
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