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Autore: nil    13/03/2012    2 recensioni
Quando l'amore è l'arma più forte che possa esistere, e niente può riuscire a fermare due cuori innamorati che si cercano senza sosta.
Nella vita... nella morte... e oltre...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XIII: Andare avanti…

 

" Aragorn, perché ti sei fermato? " chiese Gimli, " intendi forse aspettare l’arrivo di Legolas? "

" Si amico mio… Abbiamo percorso un bel po’ di strada da quando l’abbiamo lasciato, e credo che qui possiamo dirci al sicuro. E poi Pipino e Merry hanno bisogno di riposo, sono rimasti nelle prigioni di Isengard per più tempo di noi ed ora sono sfiniti, devono recuperare le forze… "

Rincuorati da quella notizia i quattro Hobbit si sedettero sul soffice tappeto di foglie che ricopriva la foresta, aprendo il loro cuore alla dolce melodia che un ruscelletto poco distante creava mentre le sue chiare acque correvano su un letto di piccoli sassi scuri.

Di lì a poco si addormentarono esausti, mentre Aragorn e Gimli rimasero di guardia in attesa dell’arrivo del loro amico con cui poi avrebbero ripreso la marcia verso Minas Tirith.

 

Quando arrivò mezzogiorno, i quattro Hobbit erano svegli.

E mentre Sam era intento ad immergere i polsi ancora dolenti nelle limpide acque del fiumiciattolo, Pipino e Frodo stavano svuotando le loro sacche in cerca di qualcosa di commestibile perché, come aveva appena dichiarato Merry con l’approvazione di tutti, “il pranzo per gli Hobbit è sacro!”.

Recuperato del pane e qualche biscotto avevano raggiunto Sam in riva al fiume, dividendo anche con lui il magro pasto.

Gimli li osservò quasi divertito, chiedendosi come fosse possibile che il destino avesse deciso di mettere la sorte di tutta la Terra di Mezzo nelle mani di gente tanto piccola e pacifica.

Ancora sorridendo si voltò a guardare l’amico in piedi accanto a lui; l’espressione di Aragorn però non lasciava trasparire niente di buono… i suoi occhi chiari sembravano più profondi che mai mentre spostava lo sguardo da un punto all’altro della foresta, attento ad ogni più piccolo rumore e per nulla distratto dalla voce dei quattro Hobbit e da quella più lieve del ruscelletto a pochi passi da lui.

" Avrebbe dovuto già essere qui… " disse improvvisamente con voce profonda anticipando la domanda che il Nano stava per porgergli.

" Non devi preoccuparti per lui… " rispose Gimli, " magari… gli Uruk-hai erano più lontani di quanto non credesse… voglio dire che potrebbe essersi sbagliato… "

" Amico mio…! " sorrise il Ramingo, " tra il popolo dei Nani e quello degli Elfi non sono mai esistiti buoni rapporti, e così l’uno sa ben poco dell’altro… Ma sappi che l’udito degli Elfi è di molto superiore a quello di un Uomo, di un Hobbit, di un Nano, o di qualsiasi altra creatura della Terra di Mezzo… è impossibile quindi che possa essersi sbagliato… "

Consapevole di quanto le parole del Ramingo fossero vere, ma deciso a rimediare a tale mancanza, Gimli volse lo sguardo anche lui verso la foresta, infilando una mano nella tasca della casacca per poter toccare il sottile nastro di stoffa blu che teneva legati insieme i tre capelli dorati che gli erano stati donati da Dama Galadriel, a Lothlòrien.

Si… avrebbe messo fine a quella sciocca ostilità che da sempre era regnata tra Nani ed Elfi, e lui e Legolas sarebbero stati i primi a sigillare quella nuova alleanza…

 

Lo sentiva…

Sentiva che entro breve tempo le forze lo avrebbero abbandonato del tutto…

Eppure…

Doveva raggiungere i suoi compagni…

Doveva stringere i denti e procedere…

Oh Elbereth Gilthoniel…

Perché quell’angelica voce non tornava a dargli conforto con calde parole d’amore anche questa volta… come ad Isengard…?

Perché…?

Con la mano premuta forte sulla spalla, Legolas avanzò ancora, facendosi largo tra i rami bassi e i tronchi degli alberi caduti a terra come guerrieri in battaglia, e rimasti lì a marcire per chissà quanto tempo…

Il braccio sinistro gli doleva, e non era stato in grado di strapparsi dalla carne la freccia che lo aveva colpito…

" Dove… siete… amici miei… Ho… ho bisogno… di… di voi… " mormorò.

Un lieve gorgoglio colpì d’un tratto le sue orecchie…

Sembrava…

Si…

Un fiume…

Finalmente avrebbe potuto bagnare la ferita in quelle fresche acque ristoratrici, e dissetare la sua bocca divenuta secca…

Rincuorato, l’Elfo si avvicinò barcollando al ruscelletto, e fu allora che udì quelle voci in lontananza…

" Hey, chi ti ha autorizzato ad ingoiarti l’ultimo biscotto?! "

Pipino…

" Ma se gli altri te li sei mangiati tutti tu! "

Sam…

Il buon Sam…

Si…

Erano loro…

Non poteva sbagliarsi…

Erano… vicini…

Lo stavano aspettando…

No… non poteva fermarsi proprio ora… entro breve li avrebbe potuti raggiungere…

Appoggiandosi ai tronchi degli alberi, e macchiandone tristemente di rosso la corteccia, l’Elfo procedette ancora, mentre quelle voci amiche si facevano sempre più vicine…

Coraggio…

Un ultimo sforzo ancora…

 

Altri minuti erano lentamente trascorsi…

Minuti durante i quali Gimli e Aragorn non avevano fatto altro che scrutare tra i fitti alberi della foresta, mentre ai loro cuori turbati si erano ora aggiunti anche quelli degli Hobbit…

I quattro Mezzuomini infatti, dopo aver raccattato le loro poche cose, si erano avvicinati al Ramingo; Frodo l’aveva guardato in tutta la sua altezza, e non aveva potuto fare a meno di notare il suo sguardo crucciato.

" Grampasso… " aveva sussurrato Sam, " non potremmo… insomma… andarlo a cercare…? "

" Non possiamo permetterci di perdere altro tempo! " rispose freddamente l’Uomo,

" Ricordate le parole di Gandalf? Dobbiamo raggiungere Minas Tirith il prima possibile… Mi dispiace, ma abbiamo atteso anche troppo il suo ritorno, ed è giunta l’ora di rimetterci in cammino… "

" Ma non possiamo abbandonarlo…! " esclamò Frodo.

" Dobbiamo farlo invece… " rispose Aragorn, " la nostra missione Frodo, è quella di distruggere l’Anello, ricordi? Non possiamo fermarci di fronte a niente… Non ci siamo fermati di fronte alla scomparsa di Gandalf, o a quella di Boromir, e non lo faremo nemmeno ora… "

" Ma… "

" ANDIAMO… "

Tristemente e quasi con rabbia, gli Hobbit e il Nano seguirono il Ramingo che aveva iniziato ad addentrarsi in quella che sembrava essere la parte più scura e fitta della foresta.

Non capivano perché Aragorn avesse deciso di abbandonare l’Elfo, e i loro cuori erano divenuti tristi al pensiero di aver perso un altro membro della Compagnia…

Eppure… tra tutti… era proprio quello di Aragorn il più addolorato…

Dove sei Legolas…?” si disse fra sé e sé.

 

" No… Aragorn… non andartene… ti prego… " disse piano l’Elfo che aveva udito le parole del Ramingo.

 

Maledizione, perché hai voluto fare una cosa tanto stupida…? Abbandonarci per combattere da solo gli Uruk-hai…”

 

" Amico mio… sto… sto arrivando… "

 

Ma la colpa è mia, perché ti ho concesso di agire in modo tanto sciocco, pur sapendo che era pura follia…”

 

" Gimli… amici miei… aspettatemi… vi pre..go… "

 

Ancora pochi passi, e l’Elfo riuscì finalmente a vedere i suoi compagni allontanarsi nel profondo della foresta…

" N..no… non… andatevene… so..no… qui… "

Si rese conto di non avere più la forza per gridare, ma non poteva lasciare che se ne andassero…

Unì le labbra, e produsse così un suono lungo e modulato…

Era sicuro che Aragorn l’avrebbe riconosciuto…

Il Ramingo infatti bloccò improvvisamente la sua marcia mentre gli altri, stupiti, lo imitarono.

" Ma questo… non è possibile… " mormorò.

" Che ti succede Aragorn? Perché ti sei fermato? " gli chiese il Nano che lo seguiva a breve distanza.

" Si… dev’essere lui… "

" Cosa…? "

Il Ramingo si voltò indietro a scrutare ansioso la foresta.

Ancora quel suono…

Ma dov’era…?

Interrogativi, gli altri membri della Compagnia seguirono l’Uomo che, velocemente, stava ritornano sui suoi passi.

" Ma che gli prende…? " chiese sottovoce Merry a Frodo.

" Non lo so… " rispose questi dubbioso.

" Non udite questo suono? " chiese Aragorn rivolto a tutti.

I suoi occhi azzurri brillavano di felicità, come se un’improvvisa speranza avesse preso il posto della rassegnazione di poco prima.

" È il canto della Paradisea…! " spiegò, non potendo però fare a meno di notare le espressioni perplesse dei suoi compagni.

" È un leggiadro uccello, il cui richiamo può essere udito solo da coloro cui è stato concesso di vedere Lothlòrien, perché quello è l’unico luogo in cui può vivere quello splendido animale… " proseguì, continuando a guardarsi intorno e a muovere frettolosi passi avanti e indietro.

" Aragorn… vuoi dire che… " disse Gimli sperando con tutto il cuore che la risposta dell’amico fosse quella che si aspettava.

Un improvviso sorriso illuminò il volto di Sam…

" Ma dov’è…? " chiese.

" Credo che egli riesca a vederci, ma noi non riusciamo a vedere lui… " rispose il Ramingo, " ma non può essere lontano… Torniamo indietro, forza! "



 

  
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