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Autore: Ten chan    13/03/2012    2 recensioni
Dimenticate Amu, Ikuto, i guardian, la Easter.
Yume Hanazono è il "candido giglio" dell'accademia Saint Flower, dolce, gentile, educata, la perfetta Yamato Nadeshiko. Niente in lei sembra poter essere migliore.
Allora perchè ha uno shugo chara?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti! ecco a voi il 10° capitolo di Ore Wa!
Voi direte: ma tu, perchè diamine non sei a scuola?
Semplice: stasera parto per la gita scolastica, quindi ci hanno dato tutta la mattinata libera per prepararci.
A causa di ciò, non potrò rispondere immediatamente alle vostre recensioni! lo farò quando torno (non subito subito.... torno a mezzanotte ^^'')!
Godetevi questo capitolo!

Yume si appoggiò sul sedile. Si era svegliata alle 4 del mattino, era su uno scomodissimo sedile di treno, ma era felice.

In fondo, quel treno stava andando verso una prestigiosa stazione termale. Come poteva non essere felice?

L’unico problema era che ci andava con la famiglia, ma non era un peso insopportabile. Yume si sentiva serena e rilassata, quindi avrebbe concesso loro una vacanza serena.

Escluse dalla mente il russare di Sui e le lamentele di Hime, che continuava a sostenere che le terme fossero “roba da vecchiacce”.

Lei adorava le terme, quindi niente e Nessuno avrebbe dovuto disturbarla.

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Hotogi aprì il cellulare. Aveva invintato Hanazono Yume-san (Avrebbe tolto il suffisso solo all’annuncio del loro fidanzamento, e l’avrebbe chiamata per nome solo dopo il matrimonio.) a venire al mare con lui (e Jessica-san. Non avrebbe osato attentare all’onore di Hanazono Yume-san.) ed era certo che la ragazza avrebbe accettato.

C’era un messaggio.

Tutto contento, Hotogi lo aprì. Si congelò immediatamente.

Scusa, Hotogi Senpai! >_<

Sono in Hokkaido… non posso proprio!

Andate pure tu e Jessica!

Hanazono Yume

Hotogi rimase in silenzio mentale per qualche secondo.

Poi esplose in un delirio mentale.

Così dolce, Hanazono-san! Tu rinunci a un’uscita con il ragazzo che ti piace per non dare dispiacere alla famiglia!

Hotogi stava uscendo di testa. Se non lo era già.

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«Yume! Hime! Da questa parte!» Urlò la signora Hanazono, trascinando il trolley «Abbiamo trovato le stanze!».

Le sorelle apparvero all’angolo. Yume aveva come bagaglio un semplice zainetto, mentre Hime veniva rallentata da un enorme borsone, che aveva insistito per portare da sola.

«Questa è la vostra stanza. Noi staremo in quella accanto.»

«Cosa? Pensavo di stare in una stanza singola! Non voglio stare con Yume! Ci mette sempre 3 ore e mezza ogni volta che fa il bagno!» strillò Hime, lasciando sfracellare il borsone a terra.

«Sei troppo piccola per stare da sola, e noi non siamo abbastanza ricchi per una camera ciascuno.» disse la signora, passando la chiave a Yume «Mi spiace di doverti dare questo peso, ma tieni d’occhio tua sorella, ok?».

«Non preoccuparti, non è un fastidio.»

«Seh, non è un fastidio. È un’immensa seccatura.» borbottò Sui, dalla borsa di Yume.

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Yume aprì la borsa, afferrando le salviette.

Terme! Terme! Terme!

«Perché sei così felice? È solo una pozza d’acqua calda!»

Yume si voltò di scatto, con un’espressione assassina «Le terme rinvigoriscono e rilassano corpo e anima! Permettono alla mente e alla pelle di espellere le tossine (Hotogi) e le scocciature (Jessica) e di diventare ancora più perfette! È la fonte della prolungata giovinezza!» borbottò. Hime era in bagno, quindi se avesse parlato ad alta voce l’avrebbe sentita.

«Bah. È una risposta da vecchietta tradizio…»

Yume la spedì a sfracellarsi sul muro col pacco di fazzoletti, poi ritornò alla posizione iniziale un secondo prima che Hime uscisse dal bagno.

«Stai ancora cercando i fazzoletti? Sei lenta! Sbrigati, ho fame!»

«Scusami, arrivo subito!»

Hime poggiò tutto l’armamentario sul letto «Mi è sembrato di sentirti parlare.»

«Avrai sentito i vicini.»

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«Misaki-sama, le sue valigie.»

«Misaki-sama, la sua giacca.»

«Misaki-sama, l’auto è pronta.»

«Non ho la minima intenzione di partire!»Strillò Misaki, da sotto le coperte. «Fatemi dormire! È il primo giorno di vacanza!»

«Misaki-sama, è mezzogiorno e mezzo.»

«Mi sveglierò alle tre.»

«Misaki-sama, sua madre ha chiesto di riferirle che, se non andrà, tornerà in giappone per farlo lei.»

Misaki alzò la testa e scivolò fuori dal letto.

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Yume saltellò verso le vasche. Non poteva ancora buttarsi (la congestione le avrebbe impedito di stare nella vasca ogni singolo minuto della vacanza) ma solo vedere le spirali di vapore e l’acqua rinfrescava e curava il suo povero spirito provato dalla vincinanza di Hotogi.

Inoltre doveva trovare un angolino tranquillo per “dare la pappa” a Sui, o questa l’avrebbe tormentata per tutto il giorno.

Ci riuscì abbastanza velocemente. Non c’erano molte cameriere in giro.

Meglio. Le cameriere (esperienza personale) avevano un sesto senso per trovare gli sfornatori di mance ed erano ossequiose e servili solo con loro.

Mentre Sui si ingozzava con la pallina di zucchero, Yume osservò la pianta dell’edificio.

Ohhhhh! C’è la vasca d’acqua gelida! I trattamenti ai fanghi termali! La vasca esterna… ma è mista, maledizione!

Yume pensò che i risparmi (dei) suoi (genitori) stavano per evaporare in trattamenti vari.

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Misaki si appiattì sul materasso.

Soooooooooooonnnnnnnnnno.

«Misachin… sei pigro.»

Misaki emise un mugolio che assomigliava a «Ho dormito un’ora al giorno, nelle ultime due settimane.»

«Misachin…  ti si sfaserà il ciclo...»

«Non ho nessunissimo ciclo.»

«Intendevo quello del dormi-veglia.»

Misaki emise un mugolio privo di senso. Il suo respiro divenne più lento e regolare.

«Misachin… almeno aprimi la valigia….»

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Yume si svegliò al primo squillo della sveglia. Alzò la mano e la spense prima di un secondo squillo compromettente.

Era l’una del mattino. Presto, troppo presto per il suo cervello. Ma lo era anche per i cervelli altrui, quindi era matematicamente sicura che la vasca all’aperto fosse vuota.

Scivolò fuori dal letto e si infilò lo yukata senza fare rumore. Infine, buttò Sui giù dal comodino e la costrinse a seguirla fuori dalla stanza.

La vasca deserta emanava invitanti vapori caldi.

Senza perdere altro tempo, lanciò via lo yukata e si buttò in acqua, seguita, dopo qualche esitazione, da Sui.

L’acqua era magnificamente calda. Yume sentì i muscoli rilassarsi. Sia lei sia Sui sospirarono.

Per la prima volta, si trovavano d’accordo. Io amo le terme!

Dopo circa mezz’ora, Yume si costrinse a uscire dall’acqua. Doveva asciugarsi i capelli e fingere di dormire.

In quel preciso istante, la porta dello spogliatoio maschile si aprì e si richiuse dopo mezzo secondo.

WTF????

La porta si riaprì. Aveva visto bene.

Misaki era di fronte a lei, fortunatamente con un asciugamano intorno alla vita.

In quel momento, si ricordò di avere il busto fuori dall’acqua, essere senza asciugamano e costume, e di avere ancora del pudore.

Piegò le ginocchia istantaneamente,  e cominciò a urlare. «Tu… Che CΔΔΔO ci fai qua! Stalker! Pervertito!»

«Potrei chiederlo a te.» Disse Misaki, gelido. Yume notò con la coda dell’occhio che non c’erano rigonfiamenti strani nell’asciugamano.

«Ah! C’è la bastarda!» strillò Hiko, uscendo dallo spoiatoio con un microasciugamano attorno alla vita. Solo dopo alcuni istanti si accorse di Sui che svolazzava senza nulla addosso.

Lo shugo chara esplose in una pioggia di sangue dal naso.

Misaki si coprì il volto con la mano. «Hiko… sii più dignitoso.»

Yume afferrò Sui e la gettò violentemente in acqua. «Ha avuto una reazione più normale della tua.»

Misaki la guardò gelido «Non mi risulta di aver visto nulla di particolarmente indecente.»

Un’aura oscura apparì alla spalle di Yume «Stai dicendo, piattola, che non ti sei eccitato di fronte alla suprema bellezza di Ore-sama solo perché sei più formoso di Ore-sama?»

«Ti sei fatta il film mentale da sola. Anche se avessi una 5^, non sarebbe rilevante.» l’aura oscura apparve anche alle spalle del ragazzo «E, soprattutto, Ore-sama non è formoso!»

«Si, invece!»«No!»«Si!»«No!»

Dopo parecche negazioni e affermazioni, i due si dovettero fermare a riprendere fiato.

«Discussione Sterile.» borbottò Sui, prima che Yume le ricacciasse la testa sott’acqua.

Misaki si avvicinò alla vasca.

«Che vuoi fare, piccola peste?»

«Entro in acqua. Fa freddo. E devo svegliare questo qua.» Misaki sollevò un Hiko coperto di sangue.

«Lasciati l’asciugamano. Non provarci nemmeno a toglierlo. Non provarci.» Borbottò Yume, arretrando.

Misaki sbuffò «Non ho intenzione di essere ucciso, quindi me ne starò lontano.»

«Bravo.» borbottò Yume, mentre Hiko piombava in acqua. Scena in miniatura del naufrago che non sa nuotare.

Misaki scivolò in acqua, senza allontanarsi dal bordo.

«La bastarda è diffidente, né?» bobottò Hiko, stringendosi a un salvagente comparso dal nulla.

Yume si chiese dove producessero pezzi così piccoli. Anche se Misaki era l’erede dei Reino, chiedere in continuazione oggetti proporzionati agli Shugo Chara avrebbe fatto credere che giocasse ancora con le bambole. Cosa che, per quanto ne sapeva, non gli sarebbe piaciuta molto.

Con un sospiro, alzò leggermente la mano.

Sui riemerse urlando «Me stavi per ‘mmazzare!» strillò.

«Puoi morire? Sul serio?»

Sui ci pensò un po’ su «’n ne sono tanto sicura, sai?»

Yume si raggomitolò. «Và a seccarlo.»

«Uh? Prima tenti di ammazzarmi, poi me cacci?»

Yume la fissò male «Va a distruggere i loro nervi con le tue infime chiacchere.»

Sui obbedì e nuotò (piuttosto male) verso i due maschi.

Fu rispedita indietro da un’onda.

«Non ho intenzione di fare il bagno nel sangue. Tienitela a bada da sola.» disse Misaki, gelido.

«Io la sopporto tutto il giorno. Dovrai imparare a sopportarla anche tu. Sei tu che hai avuto l’idea di sposarci.» rispose Yume, producendo un’altra onda. Sui fu lanciata verso Misaki.

«È solo una formalità. Il matimonio è un’istituzione priva di senso. » Onda.

«Sembrate due separati in casa che discutono su chi deve occuparsi dei figli e chi esce.» borbottò Hiku.

I due lo fissarono male e urlarono «Sta zitto, piccolo idiota!»

«Anche questa risposta vi fa sembrare così.» Borbottò Sui, piano. Yume era troppo vicina. Riprese a nuotare, ma fu bloccata.

«Che ci fai qui, stalker?»

Misaki non capì il perché del cambio di argomento, ma rispose lo stesso «I miei pensano di comprare questo posto, quindi hanno spedito me a controllare se ne vale veramente la pena.»

«Uhn.»

Silenzio.

«Perché sei così?» Disse Misaki.

«Prima di tutto, perché vuoi sposarti con una completa sconosciuta?»

«Non ti ho già risposto?»

«Nah. Non in modo comprensibile.»

«Semplicemente, con te non avrò i problemi che avrei se non mi sposassi e non rischierei la pelle come se sposassi una viziata ereditiera.»

«Cosa ti fa pensare che non attenterei alla tua vita?»

«Il fatto che posso fare in modo che, in caso di una mia morte improvvisa, tu ti ritrovi sola e senza un cent. Con l’erede di una grossa famiglia non potrei.»

«Concezione molto realistica. Non aspetterai il “vero amore” o roba del genere, quindi.»

«N’esiste.»

«Intendi che sei tanto schifosamente ricco da non permettere a nessuno di pensare a te come una persona?»

«No, parlavo per tutta la popolazione mondiale.»

«Sei meno idealista di quanto pensassi, moccioso.»Silenzio.

«Ora rispondi alla mia domanda.»

«Ho detto che tu dovevi rispondere alla mia, non che io avrei risposto alla tua.»

«’starda…»

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Yume guardò l’orologio. Gelò.

Fra un insulto e un silenzio, era rimasta in acqua sino alle 8 e mezza.

Maledizionee! Sono rimasta sette ore a mollo! Dimmi che quelli là si sono abbandonati alle delizie del sonno vacanziero!

Si infilò lo Yukata, maledicendo l’amabile tepore dell’acqua termale.

Si fiondò fuori dallo spogliatoio, ringraziando i cieli per l’assenza di altre persone.

Travolse Misaki.

«Potresti alzarti? Preferirei evitare che si diffondesse la diceria che la mia futura moglie è una ninfomane che non si trattiene dal saltarmi addosso.»

Yume si alzò e aiutò Misaki ad alzarsi senza il minimo commento.

Appena furono saldi sulle gambe, Yume pronunciò quattro parole «Sui, palla di cannone.»

«Ok, Boss!» Urlò Sui, appallottolandosi. Si lanciò verso Misaki.

L’effetto fu quello di un pugno sul naso.

«Impara a capire cosa puoi e cosa non puoi dire, cucciolo di criceto. »

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«Yume! Dove diamine eri? Non potevo uscire!» Strillò Hime, non appena la sorella entrò in camera.

Yume imprecò mentalmente. Se fosse rimasta lì, Hime si sarebbe svegliata alle 12.53.

«Mi sono svegliata presto, quindi ho fatto una passeggiata»

«Non sei andata a fare il bagno?»

«No. Le terme sono più belle quando sei in compagnia, no?»

«… andiamo a svegliare quei due, che ho fame.»

Yume si augurò per la salute fisica di Misaki che se ne fosse andato in camera.

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Misaki fissò il “vassoio” poggiato sul comodino. Era grande il doppio del normale, e colmo di pracamente ogni cosa. Probabilmente c’erano volute due camperire per portarlo.

Accanto c’erano 3 brocche, probabilmente acqua, latte caldo e succo d’arancia.

Con un sospiro, afferrò una ciotola di frutta -meloni di yubari, probabilmente- e, dopo le insistenze di Hiko, quella con i cereali e pezzi di cioccolato. Si sedette sul letto. Li poggiò di fronte a lui.

«Ittadakimatsu.»Misaki afferrò una fettina e cominciò a sbocconcellarla. Hiko si tuffò sul cioccolato, evitando accuratamente i cereali.

Ci vollero parecchi “blocchetti” prima che lo shugo chara notasse che Misaki era avvolto da un’aura oscura.

Masticava furiosamente i pezzi di frutta, che teneva con entrambe le mani, con la stessa voracità con cui ingurgitava saint honorè, strudel, cioccolatini ecc ecc.

L’espressione non era una delle più “allegrefelici”

Sembrava un criceto (Misachin, non afferrare il cibo con due mani!) furibondo che si sfogava che si sfogava sul cibo.

«Mi… Misachiin?» Sussurrò.

«Quella donna… la voglio fare a pezzi! Le voglio tagliare quella lingua biforcuta!» borbottò, senza smettere di mordicchiare la fetta.

«Eh? Ma non è…»

«È quello che volevo! Finalmente sento la frustrazione di essere considerato un gelato sciolto!»

Gelato sciolto? Hiko decise di non commentare.

«Finalmente posso liberarmi dei miei limiti!»

Hiko temette che Misaki stesse diventando un pelino masochista.

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Hotogi fissò il cellulare. Desiderava immensamente chiamare Hanazono-san, ma non l’avrebbe fatto. No, non si sarebbe trasformato in uno di quei fidanzati gelosi e ossessivi. Non si sarebbero sentiti per tutte le vacanze, così da rendere la loro riunione ancora più grande e avrebbe accellerato il loro processo di fidanzamento.

Con un sospiro, chiuse il telefono e lo poggiò sul tavolo.

Avrebbe aspettato, e sarebbe stato ricompensato.

Così pensava.

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Yume sentì il cellulare vibrargli nella borsa.

Con tutta tranquillità, la aprì e infilò la mano all’interno.

Dopo qualche tentativo a vuoto, lo estrasse e controllò chi la stava scocciando. Dubitava fosse Hotogi, ma se si fosse sbagliata, era pronta a far cadere la linea.

Fortunatamente, era Jessica. Rispose.

«Yume-sama! Come sei tu?»

«Sto bene, Jessica-san. E tu?»

«Sono bene, grazie. Anche se ‘n resista l’idiota.»

«Sono sicura che, se superate le iniziali divergenze, scoprireste di avere molto in comune» L’idiozia.

«Sono sura che hai ragione, ma lui non ascolta te.» disse, e cominciò un’arringa sull’idiozia e inutilità dell’ameba.

Yume la lasciò parlare. (tanto, la bolletta la pagava Jessica.) intervenendo solo se Jessica superava certi limiti. Ma sempre con una voce tranquilla e poco convinta.

«E lei, Yume-sama? Qualcuno la sta annoyando?»

Yume sorrise sotto i baffi. No, Misaki era un pelino seccante ma decisamente poco noioso.

«No, non mi sta seccando nessuno.»

Fine capitolo decimo – Il giglio carnivoro va annaffiato con abbondante acqua termale.

Vado a finire la valigia!
Ten
  
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