Voi direte: ma tu, perchè diamine non sei a scuola?
Semplice: stasera parto per la gita scolastica, quindi ci hanno dato tutta la mattinata libera per prepararci.
A causa di ciò, non potrò rispondere immediatamente alle vostre recensioni! lo farò quando torno (non subito subito.... torno a mezzanotte ^^'')!
Godetevi questo capitolo!
Yume si appoggiò sul
sedile. Si era svegliata alle 4 del
mattino, era su uno scomodissimo sedile di treno, ma era felice.
In fondo, quel treno stava andando
verso una prestigiosa stazione
termale. Come poteva non essere felice?
L’unico problema era che
ci andava con la famiglia, ma non
era un peso insopportabile. Yume si sentiva serena e rilassata, quindi
avrebbe
concesso loro una vacanza serena.
Escluse dalla mente il russare di
Sui e le lamentele di
Hime, che continuava a sostenere che le terme fossero “roba
da vecchiacce”.
Lei adorava le terme, quindi niente
e Nessuno avrebbe
dovuto disturbarla.
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Hotogi aprì il
cellulare. Aveva invintato Hanazono Yume-san
(Avrebbe tolto il suffisso solo all’annuncio del loro
fidanzamento, e l’avrebbe
chiamata per nome solo dopo il matrimonio.) a venire al mare con lui (e
Jessica-san. Non avrebbe osato attentare all’onore di
Hanazono Yume-san.) ed
era certo che la ragazza avrebbe accettato.
C’era un messaggio.
Tutto contento, Hotogi lo
aprì. Si congelò immediatamente.
Scusa,
Hotogi Senpai! >_<
Sono
in Hokkaido… non posso proprio!
Andate
pure tu e Jessica!
Hanazono
Yume
Hotogi rimase in silenzio mentale
per qualche secondo.
Poi esplose in un delirio mentale.
Così
dolce, Hanazono-san! Tu
rinunci a un’uscita con il ragazzo che ti piace per non dare
dispiacere alla
famiglia!
Hotogi stava uscendo di testa. Se
non lo era già.
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«Yume! Hime! Da questa
parte!» Urlò la signora Hanazono, trascinando
il trolley «Abbiamo trovato le stanze!».
Le sorelle apparvero
all’angolo. Yume aveva come bagaglio
un semplice zainetto, mentre Hime veniva rallentata da un enorme
borsone, che
aveva insistito per portare da sola.
«Questa è la
vostra stanza. Noi staremo in quella accanto.»
«Cosa?
Pensavo di stare in una stanza singola! Non voglio stare con Yume! Ci
mette
sempre 3 ore e mezza ogni volta che fa il bagno!»
strillò Hime, lasciando sfracellare il borsone a terra.
«Sei troppo piccola per
stare da sola, e noi non siamo
abbastanza ricchi per una camera ciascuno.» disse la signora,
passando la
chiave a Yume «Mi spiace di doverti dare questo peso, ma
tieni d’occhio tua
sorella, ok?».
«Non preoccuparti, non
è un fastidio.»
«Seh,
non è un fastidio. È un’immensa
seccatura.»
borbottò Sui, dalla borsa di Yume.
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Yume aprì la borsa,
afferrando le salviette.
Terme! Terme!
Terme!
«Perché
sei così felice? È solo una pozza
d’acqua calda!»
Yume si voltò di scatto,
con un’espressione assassina «Le
terme rinvigoriscono e rilassano corpo e anima! Permettono alla mente e
alla
pelle di espellere le tossine (Hotogi) e le scocciature (Jessica) e di
diventare ancora più perfette! È la fonte della
prolungata giovinezza!»
borbottò. Hime era in bagno, quindi se avesse parlato ad
alta voce l’avrebbe sentita.
«Bah.
È una risposta da vecchietta tradizio…»
Yume la spedì a
sfracellarsi sul muro col pacco di
fazzoletti, poi ritornò alla posizione iniziale un secondo
prima che Hime
uscisse dal bagno.
«Stai ancora cercando i
fazzoletti? Sei lenta! Sbrigati, ho
fame!»
«Scusami, arrivo
subito!»
Hime poggiò tutto
l’armamentario sul letto «Mi è sembrato
di sentirti parlare.»
«Avrai sentito i
vicini.»
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«Misaki-sama, le sue
valigie.»
«Misaki-sama, la sua
giacca.»
«Misaki-sama,
l’auto è pronta.»
«Non ho la minima
intenzione di partire!»Strillò
Misaki, da sotto le coperte. «Fatemi
dormire! È il primo giorno di vacanza!»
«Misaki-sama,
è mezzogiorno e mezzo.»
«Mi sveglierò
alle tre.»
«Misaki-sama,
sua madre ha
chiesto di riferirle che, se non andrà, tornerà
in giappone per farlo lei.»
Misaki alzò la testa e
scivolò fuori dal letto.
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Yume saltellò verso le
vasche. Non poteva ancora buttarsi
(la congestione le avrebbe impedito di stare nella vasca ogni singolo
minuto
della vacanza) ma solo vedere le spirali di vapore e l’acqua
rinfrescava e
curava il suo povero spirito provato dalla vincinanza di Hotogi.
Inoltre doveva trovare un angolino
tranquillo per “dare la
pappa” a Sui, o questa l’avrebbe tormentata per
tutto il giorno.
Ci riuscì abbastanza
velocemente. Non c’erano molte
cameriere in giro.
Meglio. Le cameriere (esperienza
personale) avevano un
sesto senso per trovare gli sfornatori di mance ed erano ossequiose e
servili
solo con loro.
Mentre Sui si ingozzava con la
pallina di zucchero, Yume osservò
la pianta dell’edificio.
Ohhhhh!
C’è la vasca d’acqua gelida! I
trattamenti ai fanghi termali! La
vasca esterna… ma è mista, maledizione!
Yume pensò che i
risparmi (dei) suoi (genitori) stavano
per evaporare in trattamenti vari.
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Misaki si appiattì sul
materasso.
Soooooooooooonnnnnnnnnno.
«Misachin…
sei pigro.»
Misaki
emise un mugolio che
assomigliava a «Ho dormito un’ora al giorno, nelle
ultime due settimane.»
«Misachin…
ti si
sfaserà il ciclo...»
«Non ho nessunissimo
ciclo.»
«Intendevo
quello del dormi-veglia.»
Misaki emise un mugolio privo di
senso. Il suo respiro
divenne più lento e regolare.
«Misachin…
almeno aprimi la
valigia….»
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Yume si
svegliò al primo
squillo della sveglia. Alzò la mano e la spense prima di un
secondo squillo
compromettente.
Era l’una del mattino.
Presto, troppo presto per il suo
cervello. Ma lo era anche per i cervelli altrui, quindi era
matematicamente
sicura che la vasca all’aperto fosse vuota.
Scivolò fuori dal letto
e si infilò lo yukata senza fare
rumore. Infine, buttò Sui giù dal comodino e la
costrinse a seguirla fuori
dalla stanza.
La vasca deserta emanava invitanti
vapori caldi.
Senza
perdere altro tempo,
lanciò via lo yukata e si buttò in acqua,
seguita, dopo qualche esitazione, da
Sui.
L’acqua era
magnificamente calda. Yume sentì i muscoli
rilassarsi. Sia lei sia Sui sospirarono.
Per la prima volta, si trovavano
d’accordo. Io amo
le terme!
Dopo circa
mezz’ora, Yume si
costrinse a uscire dall’acqua. Doveva asciugarsi i capelli e
fingere di
dormire.
In quel preciso istante, la porta
dello spogliatoio
maschile si aprì e si richiuse dopo mezzo secondo.
WTF????
La porta si riaprì.
Aveva visto bene.
Misaki era di fronte a lei,
fortunatamente con un
asciugamano intorno alla vita.
In quel momento, si
ricordò di avere il busto fuori
dall’acqua, essere senza asciugamano e costume, e di avere
ancora del pudore.
Piegò
le ginocchia
istantaneamente, e
cominciò a urlare. «Tu…
Che CΔΔΔO ci fai
qua! Stalker! Pervertito!»
«Potrei chiederlo a
te.» Disse Misaki, gelido. Yume notò
con la coda dell’occhio che non c’erano
rigonfiamenti strani nell’asciugamano.
«Ah!
C’è la bastarda!»
strillò Hiko, uscendo dallo spoiatoio con un
microasciugamano attorno alla
vita. Solo dopo alcuni istanti si accorse di Sui che svolazzava senza
nulla
addosso.
Lo shugo chara esplose in una
pioggia di sangue dal naso.
Misaki si coprì il volto
con la mano. «Hiko… sii più
dignitoso.»
Yume
afferrò Sui e la gettò
violentemente in acqua. «Ha avuto una reazione più
normale della tua.»
Misaki la guardò gelido
«Non mi risulta di aver visto
nulla di particolarmente indecente.»
Un’aura oscura
apparì alla spalle di Yume «Stai dicendo,
piattola, che non ti sei eccitato di fronte alla suprema bellezza di
Ore-sama
solo perché sei più formoso di
Ore-sama?»
«Ti sei fatta il film
mentale da sola. Anche se avessi una
5^, non sarebbe rilevante.» l’aura oscura apparve
anche alle spalle del ragazzo
«E, soprattutto, Ore-sama non è formoso!»
«Si,
invece!»«No!»«Si!»«No!»
Dopo parecche negazioni e
affermazioni, i due si dovettero
fermare a riprendere fiato.
«Discussione
Sterile.»
borbottò Sui, prima che Yume le ricacciasse la testa
sott’acqua.
Misaki si avvicinò alla
vasca.
«Che vuoi fare, piccola
peste?»
«Entro
in acqua. Fa freddo. E devo
svegliare questo qua.» Misaki sollevò un Hiko
coperto di sangue.
«Lasciati
l’asciugamano. Non provarci
nemmeno a toglierlo. Non provarci.» Borbottò Yume,
arretrando.
Misaki sbuffò
«Non ho intenzione di essere ucciso, quindi
me ne starò lontano.»
«Bravo.»
borbottò Yume, mentre Hiko
piombava in acqua. Scena in miniatura del naufrago che non sa nuotare.
Misaki scivolò in acqua,
senza allontanarsi dal bordo.
«La
bastarda è diffidente, né?» bobottò Hiko,
stringendosi a un salvagente comparso dal
nulla.
Yume si chiese dove producessero
pezzi così piccoli. Anche
se Misaki era l’erede dei Reino, chiedere in continuazione
oggetti
proporzionati agli Shugo Chara avrebbe fatto credere che giocasse
ancora con le
bambole. Cosa che, per quanto ne sapeva, non gli sarebbe piaciuta molto.
Con un sospiro, alzò
leggermente la mano.
Sui riemerse urlando «Me
stavi per ‘mmazzare!» strillò.
«Puoi morire? Sul
serio?»
Sui ci pensò un
po’ su «’n ne sono tanto sicura,
sai?»
Yume si raggomitolò.
«Và a seccarlo.»
«Uh? Prima tenti di
ammazzarmi, poi me cacci?»
Yume la fissò male
«Va a distruggere i loro nervi con le
tue infime chiacchere.»
Sui obbedì e
nuotò (piuttosto male) verso i due maschi.
Fu rispedita indietro da
un’onda.
«Non ho intenzione di
fare il bagno nel sangue. Tienitela a
bada da sola.» disse Misaki, gelido.
«Io la sopporto tutto il
giorno. Dovrai imparare a
sopportarla anche tu. Sei tu che hai avuto l’idea di
sposarci.» rispose Yume,
producendo un’altra onda. Sui fu lanciata verso Misaki.
«È solo una
formalità. Il matimonio è
un’istituzione priva
di senso. » Onda.
«Sembrate
due separati in casa che
discutono su chi deve occuparsi dei figli e chi esce.»
borbottò Hiku.
I due lo fissarono male e urlarono
«Sta zitto, piccolo
idiota!»
«Anche
questa risposta vi fa sembrare
così.» Borbottò Sui, piano.
Yume
era troppo vicina. Riprese a nuotare, ma fu bloccata.
«Che ci fai qui,
stalker?»
Misaki non capì il
perché del cambio di argomento, ma
rispose lo stesso «I miei pensano di comprare questo posto,
quindi hanno spedito
me a controllare se ne vale veramente la pena.»
«Uhn.»
Silenzio.
«Perché sei
così?» Disse Misaki.
«Prima di tutto,
perché vuoi sposarti con una completa
sconosciuta?»
«Non ti ho già
risposto?»
«Nah. Non in modo
comprensibile.»
«Semplicemente, con te
non avrò i problemi che avrei se
non mi sposassi e non rischierei la pelle come se sposassi una viziata
ereditiera.»
«Cosa ti fa pensare che
non attenterei alla tua vita?»
«Il
fatto che posso fare in modo che,
in caso di una mia morte improvvisa, tu ti ritrovi sola e senza un
cent. Con
l’erede di una grossa famiglia non potrei.»
«Concezione molto
realistica. Non aspetterai il “vero
amore” o roba del genere, quindi.»
«N’esiste.»
«Intendi che sei tanto
schifosamente ricco da non
permettere a nessuno di pensare a te come una persona?»
«No, parlavo per tutta la
popolazione mondiale.»
«Sei meno idealista di
quanto pensassi, moccioso.»Silenzio.
«Ora rispondi alla mia
domanda.»
«Ho detto che tu dovevi
rispondere alla mia, non che io
avrei risposto alla tua.»
«’starda…»
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Yume guardò
l’orologio. Gelò.
Fra un insulto e un silenzio, era
rimasta in acqua sino
alle 8 e mezza.
Maledizionee! Sono rimasta sette
ore a mollo!
Dimmi che quelli là si sono abbandonati alle delizie del
sonno vacanziero!
Si infilò lo Yukata,
maledicendo l’amabile tepore
dell’acqua termale.
Si fiondò fuori dallo
spogliatoio, ringraziando i cieli
per l’assenza di altre persone.
Travolse Misaki.
«Potresti alzarti?
Preferirei evitare che si diffondesse
la diceria che la mia futura moglie è una ninfomane che non
si trattiene dal
saltarmi addosso.»
Yume si alzò e
aiutò Misaki ad alzarsi senza il minimo
commento.
Appena furono saldi sulle gambe,
Yume pronunciò quattro
parole «Sui, palla di cannone.»
«Ok,
Boss!»
Urlò Sui, appallottolandosi. Si lanciò verso
Misaki.
L’effetto fu quello di un
pugno sul naso.
«Impara a capire cosa
puoi e cosa non puoi dire, cucciolo
di criceto. »
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«Yume!
Dove diamine eri? Non potevo
uscire!» Strillò Hime, non appena la sorella
entrò in camera.
Yume imprecò
mentalmente. Se fosse rimasta lì, Hime si
sarebbe svegliata alle 12.53.
«Mi sono svegliata
presto, quindi ho fatto una passeggiata»
«Non sei andata a fare il
bagno?»
«No. Le terme sono
più belle quando sei in compagnia, no?»
«… andiamo a
svegliare quei due, che ho fame.»
Yume si augurò per la
salute fisica di Misaki che se ne
fosse andato in camera.
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Misaki fissò il
“vassoio” poggiato sul comodino. Era
grande il doppio del normale, e colmo di pracamente ogni cosa.
Probabilmente
c’erano volute due camperire per portarlo.
Accanto c’erano 3
brocche, probabilmente acqua, latte
caldo e succo d’arancia.
Con un sospiro, afferrò
una ciotola di frutta -meloni di
yubari, probabilmente- e, dopo le insistenze di Hiko, quella con i
cereali e
pezzi di cioccolato. Si sedette sul letto. Li poggiò di
fronte a lui.
«Ittadakimatsu.»Misaki
afferrò una fettina e cominciò a
sbocconcellarla. Hiko si tuffò sul cioccolato, evitando
accuratamente i
cereali.
Ci vollero parecchi
“blocchetti” prima che lo shugo chara
notasse che Misaki era avvolto da un’aura oscura.
Masticava furiosamente i pezzi di
frutta, che teneva con
entrambe le mani, con la stessa voracità con cui ingurgitava
saint honorè,
strudel, cioccolatini ecc ecc.
L’espressione non era una
delle più “allegre♥felici”
Sembrava un criceto (Misachin,
non afferrare il cibo con due mani!) furibondo che si sfogava che si
sfogava sul cibo.
«Mi…
Misachiin?»
Sussurrò.
«Quella donna…
la voglio fare a pezzi! Le voglio tagliare
quella lingua biforcuta!» borbottò, senza smettere
di mordicchiare la fetta.
«Eh? Ma non
è…»
«È quello che
volevo! Finalmente sento la frustrazione di
essere considerato un gelato sciolto!»
Gelato
sciolto? Hiko
decise di non commentare.
«Finalmente posso
liberarmi dei miei limiti!»
Hiko temette che Misaki stesse
diventando un pelino
masochista.
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Hotogi fissò il
cellulare. Desiderava immensamente
chiamare Hanazono-san, ma non l’avrebbe fatto. No, non si
sarebbe trasformato
in uno di quei fidanzati gelosi e ossessivi. Non si sarebbero sentiti
per tutte
le vacanze, così da rendere la loro riunione ancora
più grande e avrebbe
accellerato il loro processo di fidanzamento.
Con un sospiro, chiuse il telefono
e lo poggiò sul tavolo.
Avrebbe aspettato, e sarebbe stato
ricompensato.
Così pensava.
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Yume sentì il cellulare
vibrargli nella borsa.
Con tutta tranquillità,
la aprì e infilò la mano
all’interno.
Dopo qualche tentativo a vuoto, lo
estrasse e controllò
chi la stava scocciando. Dubitava fosse Hotogi, ma se si fosse
sbagliata, era
pronta a far cadere la linea.
Fortunatamente, era Jessica.
Rispose.
«Yume-sama! Come sei
tu?»
«Sto bene, Jessica-san. E
tu?»
«Sono bene, grazie. Anche
se ‘n resista l’idiota.»
«Sono sicura che, se
superate le iniziali divergenze,
scoprireste di avere molto in comune» L’idiozia.
«Sono sura che hai
ragione, ma lui non ascolta te.» disse,
e cominciò un’arringa sull’idiozia e
inutilità dell’ameba.
Yume la lasciò parlare.
(tanto, la bolletta la pagava
Jessica.) intervenendo solo se Jessica superava certi limiti. Ma sempre
con una
voce tranquilla e poco convinta.
«E lei, Yume-sama?
Qualcuno la sta annoyando?»
Yume sorrise sotto i baffi. No,
Misaki era un pelino
seccante ma decisamente poco noioso.
«No, non mi sta seccando
nessuno.»
Fine
capitolo decimo – Il giglio carnivoro va annaffiato con
abbondante acqua
termale.
Ten