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Autore: Moriar tea    13/03/2012    3 recensioni
Si chiamava Lavi, o almeno così diceva. Il tono della sua voce mentre pronunciava quel nome, in realtà, non sembrava poi così convinto: come quello di un bambino che recita un'imbarazzata poesia imparata a memoria. Ma si chiamava Lavi, ed era un Bookman.
[ 99 missing moments della storia tra Lavi e Yu. ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Yu Kanda
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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lapidi.
[ ottobre, 16 anni ]


Lo sguardo gelido di Yu Kanda scorreva sopra a quella valle di lacrime con una compostezza innaturale, perfino crudele. Il suo viso era una maschera di ghiaccio, troppo spesso perchè potesse insinuarsi il seme dell'incertezza, o quel dolore così tremendamente debole e umano che non gli si addiceva proprio per nulla. L'ultima battaglia era andata male, oh si; era stata un vero bagno di sangue.
Appoggiava le braccia al cornicione in legno, il ragazzo, la schiena leggermente curvata, i capelli raccolti nella solita coda alta e perfetta. Sotto di lui una distesa di bare bianche, semplici e sobrie, che affollavano il salone della Sede; accompagnate solo dalle cascate di lacrime discrete e silenziose di tutti coloro che avevano amato, così sofferte, così colpevoli. Lo sguardo gelido di Yu Kanda salutava la morte come un'amica di vecchia data, la stessa vecchia amica che ancora una volta l'aveva risparmiato. Ma non era stata altrettanto clemente con gli ottantasette compagni perduti la notte prima.
Il lutto, tra gli Esorcisti, era vissuto come un'altra battaglia da affrontare a testa alta, con sentimento e dignità. Ogni scontro si portava dietro qualche perdita, tutti loro ne erano consapevoli: ma nessuno avrebbe mai potuto prevedere, né accettare, una simile carneficina. Di tutti gli uomini spediti a combattere quella notte, non ne era sopravvissuto neanche uno.
A nessun Esorcista, Finders o scienziato che respirasse, all'interno dell'Ordine Oscuro, interessava che l'Innocence fosse andata perduta ancora una volta. Per un giorno, magari solo per poche ore, nessuno di loro era più impegnato a combattere una guerra: da soldati si erano tramutati in semplici civili che piangevano la morte dei loro cari, vittime silenziose di una contesa impetosa che durava da davvero troppo tempo. Accanto alle bare lattee, tutti coloro che Yu Kanda avrebbe dovuto considerare la sua famiglia piangevano, e pregavano, e segretamente desideravano che tutto avesse fine il prima possibile, nel bene o nel male.
Ma lui era diverso; Yu Kanda era molto lontano da tutto ciò, e non si sarebbe chinato su quelle lapidi, e non vi avrebbe posato sopra un fiore.

- Tu non piangi mai, vero? -
La voce calma e caldissima del giovane Bookman lo sorprese, preannunciando il suo arrivo giusto qualche attimo prima che quella zazzera di capelli rossi facesse capolino alla sua sinistra. Per una volta non c'era niente di allegro in lui, niente che ricordasse l'irritante quanto smodata giovialità di sempre; Lavi era serio, composto, rispettoso, e tutto ciò dava fastidio a Kanda più ancora dei suoi soliti modi. Lo vide avvicinarsi, mettersi al suo fianco, appoggiare i gomiti al corrimano di legno scuro, guardando con aria grave l'ennesima strage a cui era costretto ad assistere; una di troppo, per avere soli sedici anni.
Yu Kanda si sentiva scrutato in maniera odiosa, da quel suo occhio verde pieno di dolore. Studiato, letto come uno dei suoi tanti libri, e silenziosamente giudicato; e questa, questa era una cosa insopportabile per una persona orgogliosa come lui.
- Erano i tuoi compagni, e tu non piangi per loro. -
- Sei l'ultima persona al mondo che può darmi lezioni di umanità, Bookman. - sputò velenosamente Kanda, ma senza girarsi nella sua direzione, timoroso di incrociare di nuovo quel suo sguardo. - Non hai nessun diritto di giudicare ciò che faccio. -
Lavi non si scompose. Il suo occhio racchiudeva tutta la tristezza del mondo, leggeva in quelle morti l'ennesima ingiustizia subita dai buoni, l'ennesima ferita che non si può rimarginare. Yu non era abbastanza lungimirante per capire quanta forza gli volesse, per ostentare la sua stessa freddezza: e quanto gli sarebbe piaciuto, invece, poter scendere quelle scale e sedersi al fianco di quelle lapidi bianche, a pregare un qualche dio che salvasse le anime degli innocenti.
- Ti sbagli. Non si tratta di me o di te. -
Il silenzio si interpose fra i loro corpi vicini, ma non fu un vero silenzio: fu un silenzio fittizio, interrotto da singhiozzi, abbracci pieni di conforto, e dolore, tanto dolore.
- Non lo capisci? Loro si meritano le tue lacrime. -
Si guardarono negli occhi per la frazione di un istante, non di più. E in quell'istante, Yu Kanda odiò sé stesso, e per la prima volta desiderò di poter piangere.


  
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