lapidi.
[
ottobre, 16 anni ]
Lo sguardo gelido di Yu Kanda
scorreva sopra a quella valle di lacrime con una compostezza
innaturale, perfino crudele. Il suo viso era una maschera di
ghiaccio, troppo spesso perchè potesse insinuarsi il seme
dell'incertezza, o quel dolore così tremendamente debole e
umano che non gli si addiceva proprio per nulla. L'ultima battaglia
era andata male, oh si; era stata un vero bagno di sangue.
Appoggiava
le braccia al cornicione in legno, il ragazzo, la schiena leggermente
curvata, i capelli raccolti nella solita coda alta e perfetta. Sotto
di lui una distesa di bare bianche, semplici e sobrie, che
affollavano il salone della Sede; accompagnate solo dalle cascate di
lacrime discrete e silenziose di tutti coloro che avevano amato, così
sofferte, così colpevoli. Lo sguardo gelido di Yu Kanda
salutava la morte come un'amica di vecchia data, la stessa vecchia
amica che ancora una volta l'aveva risparmiato. Ma non era stata
altrettanto clemente con gli ottantasette compagni perduti la notte
prima.
Il lutto, tra gli Esorcisti, era vissuto come un'altra
battaglia da affrontare a testa alta, con sentimento e dignità.
Ogni scontro si portava dietro qualche perdita, tutti loro ne erano
consapevoli: ma nessuno avrebbe mai potuto prevedere, né
accettare, una simile carneficina. Di tutti gli uomini spediti a
combattere quella notte, non ne era sopravvissuto neanche uno.
A
nessun Esorcista, Finders o scienziato che respirasse, all'interno
dell'Ordine Oscuro, interessava che l'Innocence fosse andata perduta
ancora una volta. Per un giorno, magari solo per poche ore, nessuno
di loro era più impegnato a combattere una guerra: da soldati
si erano tramutati in semplici civili che piangevano la morte dei
loro cari, vittime silenziose di una contesa impetosa che durava da
davvero troppo tempo. Accanto alle bare lattee, tutti coloro che Yu
Kanda avrebbe dovuto considerare la sua famiglia piangevano, e
pregavano, e segretamente desideravano che tutto avesse fine il prima
possibile, nel bene o nel male.
Ma lui era diverso; Yu Kanda era
molto lontano da tutto ciò, e non si sarebbe chinato su quelle
lapidi, e non vi avrebbe posato sopra un fiore.
- Tu non
piangi mai, vero? -
La voce calma e caldissima del giovane Bookman
lo sorprese, preannunciando il suo arrivo giusto qualche attimo prima
che quella zazzera di capelli rossi facesse capolino alla sua
sinistra. Per una volta non c'era niente di allegro in lui, niente
che ricordasse l'irritante quanto smodata giovialità di
sempre; Lavi era serio, composto, rispettoso, e tutto ciò dava
fastidio a Kanda più ancora dei suoi soliti modi. Lo vide
avvicinarsi, mettersi al suo fianco, appoggiare i gomiti al corrimano
di legno scuro, guardando con aria grave l'ennesima strage a cui era
costretto ad assistere; una di troppo, per avere soli sedici anni.
Yu
Kanda si sentiva scrutato in maniera odiosa, da quel suo occhio verde
pieno di dolore. Studiato, letto come uno dei suoi tanti libri, e
silenziosamente giudicato; e questa, questa era una cosa
insopportabile per una persona orgogliosa come lui.
- Erano i tuoi
compagni, e tu non piangi per loro. -
- Sei l'ultima persona al
mondo che può darmi lezioni di umanità, Bookman. -
sputò velenosamente Kanda, ma senza girarsi nella sua
direzione, timoroso di incrociare di nuovo quel suo sguardo. - Non
hai nessun diritto di giudicare ciò che faccio. -
Lavi non
si scompose. Il suo occhio racchiudeva tutta la tristezza del mondo,
leggeva in quelle morti l'ennesima ingiustizia subita dai buoni,
l'ennesima ferita che non si può rimarginare. Yu non era
abbastanza lungimirante per capire quanta forza gli volesse, per
ostentare la sua stessa freddezza: e quanto gli sarebbe piaciuto,
invece, poter scendere quelle scale e sedersi al fianco di quelle
lapidi bianche, a pregare un qualche dio che salvasse le anime degli
innocenti.
- Ti sbagli. Non si tratta di me o di te. -
Il
silenzio si interpose fra i loro corpi vicini, ma non fu un vero
silenzio: fu un silenzio fittizio, interrotto da singhiozzi, abbracci
pieni di conforto, e dolore, tanto dolore.
- Non lo capisci? Loro
si meritano le tue lacrime. -
Si guardarono negli occhi per la
frazione di un istante, non di più. E in quell'istante, Yu
Kanda odiò sé stesso, e per la prima volta desiderò
di poter piangere.