2. Ronde notturne e Filtri d'Amore
Era passata un’oretta circa da quando era entrata marciando all’interno della Sala Comune e senza troppo preamboli aveva fatto sloggiare un ragazzino del secondo anno dalla poltrona per impadronirsene, godendo, per quanto la rabbia glielo permettesse, del calore del fuoco scoppiettante nel camino.
Amanda aveva davvero esagerato con quel suo discorso ricamato e infiocchettato di tanta saggezza gratuita nel quale, per giunta, lei non si rispecchiava nemmeno un po’. Non s’era mai nascosta dietro a nulla e non era stata piegata proprio da nessuno. Lei era così, punto. Che le piacesse o meno, lei credeva agli ideali dei suoi genitori e dei suoi antenati, e non per costrizione, ma perché lo voleva lei. Quando mai era stata costretta a fare qualcosa? Tzè, ridicolo...
Scosse la testa e guardò l’ora, mancavano poco più di dieci minuti all’inizio della ronda, e di Scorpius neanche l’ombra. Meglio così, si disse, altrimenti avrebbe dovuto incontrare Amanda e non era ancora pronta a guardarla senza risponderle male, pentendosene poi in seguito, come era certa sarebbe accaduto.
Sospirò e si alzò, stiracchiandosi i muscoli intorpiditi dal troppo stare nella stessa posizione, dopodiché si rassettò le pieghe della gonna e a passo leggero uscì dalla sala, dirigendosi nel punto di ritrovo all’ingresso di Hogwarts.
Mentre camminava nel buio della notte, pensò a quanto quel freddo strisciante e quella poca illuminazione le ricordassero casa propria. Era grande, non proprio quanto il Manor di Scorp, ma discretamente rispettabile e altrettanto tetra, con i suoi corridoi inesplorati che da piccola le incutevano puro terrore e che tutt’ora cercava spesso di evitare, e le stanze infinite e perennemente inutilizzate se non dagli sporadici ospiti.
Guardò oltre la vetrata spessa il cielo che improvvisamente s’era rannuvolato, un po’ come il suo umore, e previde pioggia di lì a poco. Come se madre natura volesse darle ragione, un lampo improvviso squarciò in lontananza la coltre scura della notte, seguito immediatamente da un tuono possente e lugubre. Sofia rabbrividì, aveva sempre odiato i temporali.
Quando giunse in fondo alle scale, nei pressi dell’enorme portone scuro completamente sbarrato, si accorse di non essere sola. Poco distante da lei infatti, appoggiato alla ringhiera di schiena, le mani nelle tasche dei pantaloni e la testa china in avanti, un ragazzo moro e dall’aspetto familiare se ne stava in silenzio, perso nei suoi pensieri.
Quando si accorse del suo arrivo, alzò lentamente la testa fissando i suoi occhi caramello in quelli della ragazza. Era bello, molto bello dovette ammettere Sofia, ammirando i capelli neri morbidamente arricciati sulle punte che ricadevano disordinate appena sotto le orecchie e il fisico alto e snello, e mentre la salutava con un cenno del capo, ricollegò il suo volto dai lineamenti decisi e affascinanti a Logan Carter, Corvonero del settimo anno e Caposcuola, nonché Mezzosangue.
Ricambiò con un lieve cenno altezzoso, distogliendo immediatamente lo sguardo.
Mentre fissava il pavimento con occhi vacui, sentì di tanto quelli del ragazzo fissi su di se, ma decisa a non controllare e men che meno pronunciare una sola sillaba nei suoi confronti, optò per ignorare totalmente il fatto, cosa che, si rimproverò in seguito, doveva venirle spontanea, visto cosa lui era.
Era ormai rigida come un bastone ed inspiegabilmente nervosa quando fece la sua comparsa Scorpius, scendendo lentamente i gradini per dirigersi nella sua direzione e degnando di appena un’occhiata il Corvonero.
-Pensavo mi avessi aspettato- decretò il biondo, senza abbassare troppo il tono della voce, conscio che anche un flebile bisbiglio avrebbe comunque risuonato come un urlo in quell’immenso spazio vuoto dove tutto diventava udibile a tutti.
-Era tardi e tu non arrivavi, così ho deciso di avviarmi- si strinse nelle spalle, ben conscia che quell’aria innocente non se la sarebbe bevuta.
-Come no- ghignò. Appunto… -Dì piuttosto che volevi evitarla, bionda-
Sorvolò sul nomignolo per niente originale affibbiatole da…beh da una vita ormai, e gli lanciò un’occhiataccia in tralice.
-Perché mai avrei voluto fare una cosa simile? Sei assurdo- gettò una veloce occhiata al ragazzo ma lo vide intento a guardare da tutt’altra parte per non essere indiscreto. Fatica sprecata, sapeva benissimo che volente o nolente stava sentendo tutto.
-E tu tremenda. Dovreste darci un taglio con questi battibecchi, la pensate in modi diversi e non avete intenzione di convertirvi l’una all’idea dell’altra, è inutile ricascarci sempre-
Sofia sospirò a denti stretti, decisa a non litigare anche con lui. Era nervosa, stizzita, stanca e affamata vista la cena ridotta.
-Senti un po’ genio, credi che non lo sappia? Il discorso è venuto fuori per caso, fine della storia. Vedi di non fare tanto il saggio spargendo consigli idioti a destra e a manca, che non sono dell’umore giusto questa sera- invece di vederlo adirarsi a quelle parole, come s’era aspettata dopo essersi pentita del tono eccessivamente aspro che aveva usato, lo vide trattenere a stento una risata che la fece infuriare ancora di più. Sapeva cosa stava pensando, glielo ripeteva ogni volta che ne aveva l’occasione: era ridicola e terribilmente buffa quando si arrabbiava, storcendo e arricciando il nasino snob e corrugando la fronte in un espressione comica, almeno questo secondo il parere del Serpeverde.
Si trattenne dal tirargli uno scappellotto e incrociò le braccia indignata, poggiandosi alla ringhiera all’inizio della scala.
Passò un intero minuto in silenzio, mentre aspettavano che gli altri li raggiungessero, fin quando il ragazzo Corvonero non appellò silenziosamente un pacchetto di sigarette. Ne tirò fuori una, la accese con la bacchetta, dopodiché fece per rimetterselo in tasca. All’ultimo istante ci ripensò, alzò lo sguardo su Scorpius e allungando la mano gliene offrì una. Il giovane Serpeverde lo ignorò per qualche attimo, quasi come non l’avesse sentito, infine, guardandolo come si guarda un moscerino fastidioso, senza un grazie o qualsivoglia forma di cortesia l’accettò, degnandolo di un minimo ed impercettibile cenno col capo. Il Caposcuola non sembrò per nulla colpito o offeso da tanta arroganza e maleducazione, anzi si voltò verso di lei, un lieve sorriso ad increspargli le labbra che nulla aveva di felice e che la sorprese per un istante, facendola soffermare un secondo di troppo con lo sguardo sul suo volto, mentre le porgeva il pacchetto.
-Vuoi?- aveva una bella voce, calda e bassa, rassicurante. Ma non la colpì. Non doveva colpirla.
-Non fumo- la sua invece era stata fredda, scortese e diretta. Non un grazie, non un sorriso, né un accenno di gentilezza. Non per lui, non per quelli come lui.
-Meglio- sussurrò piano, facendola voltare di scatto una seconda volta, come se l’avesse insultata, o come se le avesse detto la cosa più bella che potesse dire.
Ma prima che i loro occhi potessero incrociarsi di nuovo, lui abbassò il braccio e insieme lo sguardo, continuando a sorridere appena enigmaticamente. Non che le importasse, comunque, aveva solamente detto una sciocchezza.
Dal canto suo lei rivolse gli occhi all’inizio della scalinata, dove tre figure, rispettivamente il Caposcuola di Grifondoro, Rose Weasley, e i due Prefetti di Tassorosso, Emily Stanford e Thomas O’Connel , fecero il loro rumoroso ingresso, correndo veloci giù per le gradinate.
-Scusate il ritardo!- sospirò
-Buonasera Rose. Emily, Thomas-
-Oh ciao!- salutarono quelli in coro con un sorriso sereno e un po’ stanco.
Sofia notò con la coda dell’occhio Scorpius, che fino a quel momento era rimasto placidamente appoggiato alla ringhiera, sollevare il busto e fissare la rossa Grifondoro con un ghigno che conosceva fin troppo bene. Assottigliò lo sguardo, che Amanda avesse ragione?
-‘Sera Mezzosangue- sussurrò languido, facendole venire la nausea e storcere la bocca in un espressione di disgusto. Che diamine gli stava passando per la testa?!
-Va’ al diavolo Malfoy- ribatté quella piccata, scoccandogli un’occhiataccia ammirevole. Se non fosse stata Grifondoro, Weasley e pure Mezzosangue Sofia si sarebbe congratulata con lei per non essergli caduta ai piedi come facevano tutte le ragazze all’interno di quelle mura, lasciando così qualche falla in quella lunga lista di conquiste di cui il suo amico amava tanto vantarsi.
-Andiamo?- gli sussurrò invece, incamminandosi verso il piano superiore con passo leggero. Lui le si mise accanto, la sigaretta ormai quasi del tutto finita tra le dita e la mano libera in tasca, mentre un sorriso stomachevole albeggiava sulle se labbra.
-Che diavolo ti passa per la testa, Scorp?- sibilò contrita, stando ben attenta a non farsi sentire dai compagni appena dietro di loro.
-Scusa?- la guardò di sbieco con fare innocente, facendole alzare gli occhi al cielo e imprecare mentalmente. Era incorreggibile, fossedannata se non lo era!
-E’
-Non mi era sfuggito-
-Ci stavi provando-
-Sofia, l’ho solo salutata, e peraltro insultata. Le mie tecniche di abbordaggio consistono in altro, credimi- ammiccò malizioso, esasperandola maggiormente.
-Lo spero per te- decretò infine lapidaria, aumentando leggermente il passo e sorpassandolo di un metro o due.
Sinceramente mai le era importato delle amanti del suo amico, si divertiva, ci giocava e non restava ferito. L’amore, probabilmente non l’aveva mai nemmeno sfiorato, solo passione e lussuria, bruciante a giudicare da quante avevano sostato nel suo letto. Sapeva che prima o poi, comunque, in questo sentimento a lui ancora completamente oscuro e sconosciuto si sarebbe incappato, magari non così presto, tra qualche anno o decennio forse, poiché sapeva bene quanto gli ormoni pazzi che aveva in circolo ancora riuscivano a prendere il sopravvento in maniera quasi del tutto sorprendente, eppure mai si era preoccupata di quale potesse essere la sua scelta. Un po’ perché, essendo Purosangue, i matrimoni combinati erano all’ordine del giorno, e conoscendo anche solamente di fama la sua famiglia si poteva benissimo intuire quanto minuziosamente puro avrebbe dovuto essere il sangue della futura sposa; un po’ perché era Scorpius e, combinazioni o meno, la sua scelta era certa sarebbe ricaduta su qualcuno del suo livello, c’avrebbe messo la mano sul fuoco e scommesso la vita. Ma quella sera, una semplice, stupidissima occhiata, l’aveva fatta vacillare. Conosceva il suo amico, oh se lo conosceva, e quello sguardo, bramoso ma così…affettuoso, l’aveva visto ben poche volte, e mai, mai verso una sua amante. E per carità, ben venga che si fosse innamorato, probabilmente ancora a sua insaputa, ma diamine, di una Mezzosangue! Che poi, non una, ma
-E ora dove scappi? Torna qui, sei ridicola- sbuffò l’amico, alzando gli occhi al cielo e facendo evanescere la sigaretta ormai finita.
-Vado a fare la mia ronda, tanto immagino tu abbia altri piani no?-
-Shhh! Abbassa la voce. Senti, mi dispiace chiedertelo anche stasera ma…-
-Si si ho capito- Sofia alla fine sorrise, evitando patetiche scuse che non avrebbero portato a niente se non alla solita quanto mai conosciuta ed ennesima manfrina –Una Serpeverde, o Corvonero, o chiunque altra ragazza di questa scuola di cui non conosco o non voglio conoscere l’identità ti sta aspettando a gambe aperte in un aula sconosciuta qualche piano più in alto, così mentre io me ne andrò in giro alla ricerca di possibili vittime alle quali sottrarre punti tu ti divertirai sapendo che ci sarà qualcuno che ti starà gratuitamente parando il culo- sentenziò divertita.
-Prima o poi pagherò questi debiti, lo giuro- annuì deciso, ghignando per il riassunto estremamente veritiero dell’amica.
-E io ci dovrei credere?- sorrise e si fermò come tutti gli altri all’imboccatura di due diversi corridoi, aspettando che si decidessero su quale noiosissima strada prendere per quella sera.
-Bene, io ed Emily andiamo per di qua- sentenziò la rossa, indicando il corridoio alle sue spalle e salutando gli altri.
-Io e Thomas là- Logan fece un cenno col capo verso quello alle spalle dei Serpeverde, lanciando una breve occhiata a Sofia, la quale distolse rapida lo sguardo con alterigia e si rassegnò a percorrere altre scalinate per arrivare al piano di sopra, dove era certa avrebbe sprecato un’ora per nulla ben sapendo che rare erano le occasioni di beccare qualcuno e levargli così una dose abbondante di punti.
Sospirò e tirò Scorpius per una manica.
-Noi andiamo di sopra- avvisò flebile e annoiata, senza guardare nessuno in particolare ed incamminandosi per la lunga scalinata buia dove il rumore del temporale riecheggiava tetro e agghiacciante.
Maledette ronde notturne,
si ritrovò a pensare quando anche Scorpius si fu dileguato con un sorriso di
scuse e la promessa, oramai monotona, che si sarebbe fatto perdonare.
Rabbrividì e si strinse
nelle spalle camminando lentamente e contando l’eco dei suoi passi che
rimbalzava sulle spoglia mura di pietra grigia, infine, stanca di strizzare gli
occhi per la scarsa e tremolante illuminazione di quel corridoio semibuio,
pronunciò a bassa voce –Lumos- alzando la bacchetta davanti a sé come fosse
stata una torcia.
Decisamente meglio.
Camminò per un quarto
d’ora abbondante, rallentando sempre di più e trattenendo a stento gli sbadigli
sul nascere, era ormai drasticamente seccata da quei giri a vuoto e decisa a
mollare tutto e tornarsene al dormitorio prima del previsto, stanca per quella
giornata estremamente pesante, quando un rumore ovattato poco più avanti la
bloccò.
Si ritrovò a sperare di
esserselo immaginato, poiché per quanto allettante e tentatrice fosse l’idea di
punire qualche studente birichino, la prospettiva di buttarsi sul letto di lì a
qualche minuto, come era ormai sicura di voler fare, lo era ancora di più. Tese
le orecchie, decisa a dare un’ultima chance a quella possibilità, e il fine
udito captò di nuovo quel suono.
Imprecò mentalmente contro
chiunque aveva osato scombussolare i suoi piani, decisa a togliere 50 punti in
qualunque caso e qualunque cosa stesse succedendo, e si incammiòo svelta verso
la fonte di quegli scricchiolii.
Arrivata davanti al luogo
del reato, spinse piano la porta in legno, che emise un acuto e stridente
cigolio, facendo bloccare all’istante le tre figure all’interno dell’aula.
Varcata la soglia con
passo lento alzò maggiormente la bacchetta così che il fascio di luce le
colpisse in pieno e illuminasse i loro volti, mostrando in questo modo
l’identità di tre ragazze di Grifondoro, tra cui, con sommo piacere della
Serpeverde, riconobbe Lily Potter.
Ghignò. Si sarebbe
divertita.
-Guarda guarda cosa
abbiamo qui…Tre innocenti fanciulle rosso-oro, tra cui la mascotte del secolo,
giusto Potter?-
Le tre rimasero
interdette, pietrificate sul posto come statue di marmo per qualche secondo,
prima di riprendere vita e guardarla con lo stesso astio e disgusto che
solitamente era lei a riservare agli altri.
-Fatti gli affari tuoi,
Nott- sputò appunto quella, alzando il mento prepotente.
-Spiacente piccola Potter,
ma si da il caso che siate fuori dai vostri caldi lettucci ad un orario non
consentito, quindi mi divertirò molto a ficcanasare nei vostri, di affari-
sussurrò melliflua, avvicinandosi con doviziosa calma verso il tavolino sul
quale le aveva trovate chine.
-Non ti conviene farlo-
bisbigliò angelica, notando con la coda dell’occhio la mano della giovane rossa
scattare rapida verso la bacchetta.
Gettò una rapida occhiata
agli ingredienti sparpagliati sul banco, attorno al calderone fumante, e
represse una risata di scherno, fissando gli occhi gelidi in quelli furenti
delle ragazze.
-Filtro d’Amore? Davvero
patetico persino per voi…E adesso vediamo un po’, siete qui quando dovreste
essere nei vostri dormitori, state preparando una pozione che non dovreste
nemmeno pensare e per di più usate ingredienti un po’ troppo rari per essere
stati trovati casualmente in giro, scommetto che provengono dalle scorte di
Lumacorno, sbaglio forse?- sorrise maligna e continuò, gioendo nel vedere
un’ombra di timore passare su quei visini agguerriti –Io direi che venti punti
in meno a testa possono bastare- decretò infine, assaporando lo sconcerto nei
loro occhi.
-Brutta serpe!- bisbigliò
la giovane Potter, rossa in viso per l’umiliazione.
-Scusa?- la guardò, gelida
e altezzosa, ed improvvisamente seria.
-Ho detto. Brutta. Serpe-
scandì bene le parole, puntandole la bacchetta al petto e mettendosi in
posizione d’attacco, agguerrita e offesa.
Prima che Sofia,
sopracciglio alzato e scetticismo puro dipinto sulle labbra nobili, potesse
anche solo muovere un muscolo, una voce alle sue spalle bloccò l’imminente
scontro.
-Lily, abbassa la
bacchetta-
Non ebbe bisogno di
voltarsi per vedere chi era il padrone di quella calda voce, l’aveva riconosciuta
da subito, impressa senza il suo consenso nella memoria e legata
irrimediabilmente al bel volto del Corvonero.
-Questa serpe arrogante e
presuntuosa merita una lezione, una volta per tutte- sibilò contrita la giovane
Potter, trovando consenso nelle sue amiche, che annuirono e le diedero
caldamente ragione.
-Per ora la lezione, o
meglio punizione, ve la meritate voi mi pare- constatò con un sorriso
amichevole il ragazzo, avvicinandosi e affiancandosi così a Sofia, la quale
rimase immobile non degnandolo neanche della sua attenzione.
-Oh non cominciare Logan,
questa qui pretende di toglierci venti punti a testa, sono un’esagerazione!-
Sofia notò l’uso dei nomi,
e si chiese se tutti in quella scuola si conoscessero così bene, poi si ricordò
che erano entrambi Mezzosangue e si disse, con una punta d’acidità, che quelli
facevano da sempre comunella tra di loro.
Mentre il ragazzo cercava
di far ragionare la piccola Potter,
-Qui l’aria comincia a
farsi pesante- decretò arricciando il naso –Voi arrangiatevi pure con i vostri
discorsetti infantili, mentre io me ne vado. E tu- si voltò verso Logan, che
dall’alto del suo metro e ottantacinque la guardava in maniera così seria ed
enigmatica che per un attimo le parole le morirono in gola –Tu vedi di non
interferire più nei miei affari, chiaro Mezzosangue?- replicò gelida e spinosa,
guardandolo con astio e sperando di ferirlo nella stessa maniera in cui l’aveva
ferita la consapevolezza di essere stata, anche solo per un attimo, vulnerabile
al suo cospetto, lui che non era niente in confronto a lei. Nel qual caso fosse
riuscita nel suo intento, lui non lo diede a vedere, continuando a fissarla
imperscrutabile e illeggibile come poco prima.
Così, seccata e inacidita,
voltò le spalle a tutti loro con teatralità ed altezzosità per imboccare
l’uscita, ma prima che potesse sorpassare la porta sentì alle sue spalle
l’inconfondibile voce del giovane che priva di particolari inflessioni le augurò
un semplice –Buonanotte, Nott-
Accelerò il passo,
indignata per ragioni nemmeno a lei riuscì del tutto note, e si ritrovò ben
presto davanti alla sua Sala Comune senza sapere come diamine era riuscita ad
arrivarci così in fretta.
-Artigli di drago- disse
in un flebile bisbiglio, e l’entrata si spalancò sotto il suo sguardo stanco ed
irritato. Quella, sicuramente, era stata una giornata da dimenticare, tra gli
stancanti compiti ed interrogazioni della mattina, il litigio con Amanda e per
finire quel seccante Mezzosangue, la sua pazienza e tranquillità era stata
seriamente messa a dura prova, e lei certo non vantava possederne all’infinito.
L’orario tardo fece sì di
trovarsi la via sgombra da studenti più o meno curiosi, così, quando aprì la
porta della camera con attenzione e la richiuse stando ben attenta a non far
scattare rumorosamente la serratura, le venne un mezzo infarto nel vedere una
figura minuta seduta a gambe incrociate sul suo letto, totalmente immersa nel
buio e dall’aria vagamente spettrale, donatagli da quella camicia da notte
bianca che avvolgeva morbidamente il suo corpo familiare, catturando i raggi
lunari e riflettendoli pallidamente.
-Mi dispiace- quel
bisbiglio appena sussurrato nella notte la fece dolcemente sorridere,
estirpando in un colpo solo tutto il nervosismo accumulato nella giornata.
-Anche a me- rispose
piano, avvicinandosi e sedendosi accanto ad Amanda.
-Non volevo dirti tutte
quelle cose cattive, non volevo offenderti tanto ed insultare le tue idee. Lo
sapevo che la pensavi in maniera diversa e sapevo che dovevo stare zitta
ma…Merlino, sai benissimo che non ci riesco mai- sbuffò piano, facendo una
smorfia dispiaciuta e pentita.
Sorrise.
-Non è solo colpa tua,
anche io ho esagerato, e non dovevo. La pensiamo in maniera diversa, e questo è
tutto, è inutile continuare a rivangare la cosa, dobbiamo solamente lasciare le
cose come stanno, accantonando per una buona volta la voglia di convertire gli
altri al nostro credo -
-Hai ragione, e scusami
ancora- bisbigliò, non ancora del tutto sollevata, la mora, guardandola con i
suoi enormi occhi verdi dalle pupille dilatate per la poca luce.
-Hai finito di scusarti?
Guarda che sto cominciando a pensare tu sia sotto Imperius…- sussurrò
sorridendo e contagiandola.
-Scema!- l’altra le diede
una spinta divertita facendo così cadere entrambe all’indietro sul letto a
baldacchino, immerse nei cuscini di raso verde scuro.
-Ti sei divertita alla
ronda?-
-Un mondo…- roteò gli
occhi, poi aggiunse con un mezzo sorriso –In verità una cosa positiva c’è stata:
ho tolto sessanta punti a Grifondoro in un colpo solo, ed ho umiliato la
piccola Potter, abbastanza appagante direi-
Amanda rise piano.
-Avrei voluto esserci. Che
stavano facendo per aver ricevuto una simile batosta di punizione?- chiese
curiosa.
-Filtro d’Amore-
A quel punto
-Patetiche- decretò quando
si fu almeno un po’ ripresa, passandosi una mano sul viso per darsi una calmata
e regolare il respiro.
-Esattamente…
-Ma chi, Logan Carter?-
Amanda drizzò la testa e la fissò incuriosita, gli occhi le luccicavano nel
chiarore della luce lunare, argentea e opalescente.
Sofia annuì pianto
aggrottando la fronte, insospettita da tale reazione.
-Lo conosci?- chiese,
sperando vivamente in una risposta negativa.
-Di vista e fama. Di certo
non passa inosservato, dovrai ammetterlo anche tu. Inoltre è tra i migliori
studenti della scuola-
-Ed è Mezzosangue- disse,
come se ciò bastasse ad estraniarlo dalla conversazione.
L’amica roteò gli occhi
esasperata, rituffandosi all’indietro nei cuscini ed investendola con i suoi
lunghi e lisci capelli neri, che le si aprirono a ventaglio.
-Non voglio dirti ciò che
mi sta passando per la testa, altrimenti ritorniamo al punto di partenza.
Quindi farò finta di non aver sentito e me ne andrò a letto, non affermando che
se un ragazzo come lui mi avesse evitato un duello io l’avrei ringraziato
apertamente, e non mandato al diavolo come, chissà perché, mi sento tu abbia
fatto-
-Se è per questo mi ha
anche augurato la buona notte dopo che io l’ho mandato al diavolo, come hai
detto tu- aggiunse con noncuranza, facendo maggiormente innervosire l’amica,
che soffocò un lamento rumoroso contro il cuscino.
-Sei impossibile, davvero
davvero impossibile, io probabilmente ti avrei schiantata con le mie mani,
mentre lui ti ha augurato la buona notte, che ragazzo d’oro…-
-Io l’avrei definito più
un’idiota patetico e deficiente, ma ognuno ha i suoi punti di vista…- puntualizzò
con un’innocente stretta di spalle.
-Ci rinuncio- asserì
infine, alzandosi e sbuffando semi divertita -‘Notte bionda senza speranza-
-‘Notte strega priva di
senno- bisbigliò con un sorriso stanco, infilandosi la camicia da notte e
tuffandosi sotto le coperte, dove trovò sonno pochi attimi dopo.
Ecco qua il secondo capitolo=) Finalmente è comparso Logan, anche se non posso esprimermi più di tanto, non è ancora abbastanza delineato. Ok, una cosina però la posso dire...non è adorabile?? =3 Così dolce, così bello, così diverso dalla nostra fredda Sofia...bene, la smetto, vi sto condizionando lo so. Che ne pensate di questo capitolo? Come vedete non scorre buon sangue tra lei e i Potter/Weasley, ma quando mai una Serpeverde può andare d'accordo con l'elite di Grifondoro?=P Questo è stato il primo di una luuuuunga serie di scontri tra questi personaggi, garantito mie care=)
Aspetto con ansia i vostri commenti, come al solito, e intanto vi auguro buon pomeriggio.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
baci, Calypso