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Autore: TooLateForU    13/03/2012    31 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi credete se vi dico che quando ho visto il numero di recensioni ho preso a saltare come una cogliona per tutta casa?
Vi rendete conto di quanto siete fantastiche? VE NE RENDETE CONTO? Voglio dire, siete uniche. E' per voi che continuo questa storia..
...E perchè non riesco a smettere di scrivere, AHAHA.
No sul serio, ogni vostra recensione me la rileggo una decina di volte, perchè le adoro. E anche se undici volte su dieci non vi rispondo, sappiate che leggo sempre e che vi AMO.

P.S. Per chi avesse dubbi, Zayn è VERAMENTE pakistano, da parte di padre. Non è un'invenzione della fanfiction :)


Scorsi con gli occhi tutti i cognomi presenti sul citofono, con un dito già alzato pronto a premere il bottone giusto.
Sylvester, Sylvester, Sylvester…Ecco, Sylvester! Suonai vivacemente il citofono, più e più volte. Considerato l’udito di Carol avrei potuto continuare a suonare per ore prima che se ne accorgesse.
“Chi è?” la voce metallica di Carol fece capolino, ed io ringraziai Dio, Gesù, Maria, il bue e l’asino di averla trovata in casa.
“La polizia, siamo venuti a prenderti.”
“Liz? Sei davvero una povera mentecatta, ma ti faccio salire comunque.” Rispose, prima che il cancello grigio davanti a me si aprisse con un sonoro ‘bip’.
Carol viveva ai confini dei confini dei confini della civiltà, quindi in periferia. Il suo era un condominio di sette piani abitato da circa sessantamila persone, e sembrava poter crollare a pezzi da un momento all’altro.
Tuttavia i suoi genitori avevano insistito per mandarla in un liceo  in culonia, ovvero al centro di Londra. Un posto pieno di fighetti miliardari che non facevano altro che parlare di quanto fossero fighetti e miliardari.
Diciamo che Carol, la sua fiammeggiante chioma e i suoi vestiti di H&M davano abbastanza nell’occhio in quella scuola, almeno a quanto mi diceva lei. Ma non le importava.
L’ascensore era rotto – tipico – quindi percorsi ben quattro piani a piedi prima di arrivare, con il fiatone, davanti alla sua porta.
Prima che potessi suonare il campanello lei apparve dalla porta, con un sorriso a sessantadue denti.
“Buondì sottospecie di scimmia mongoflettica, a cosa devo questa visita?”
“Fammi entrare e offrimi qualcosa da bere, idiota.” Ribattei gentilmente, prima di superarla e di farmi largo nella sua casa, che conoscevo da una vita.
Il solito divano rosso polveroso, l’angolo cucina disordinato, la TV accesa su MTV.. Ah, adoravo casa di Carol.
“Jude non c’è?” chiese, avvicinandosi al frigo ed estraendo un cartone d’aranciata.
Scossi la testa “No, non c’è..E non deve sapere che sono qui.” Aggiunsi, con uno sguardo eloquente.
Gli occhi di Carol si fecero improvvisamente interessati, mentre chiudeva con un colpo di bacino l’anta del frigo “Oh oh, cosa nascondi vecchia volpona?”
“Mollami l’aranciata e ti spiego.”
Mi lanciò il cartone, che afferrai prontamente al volo. Tolsi il tappo e tracannai un lungo e rigenerante sorso.
Posai l’aranciata sul piano cottura, e proprio in quel momento una specie di immensa palla di pelo prese a strusciarsi sulle mie gambe.
“Mr Purple!” urlai entusiasta, afferrando l’enorme gatto per prenderlo in braccio.
Mr Purple era un esemplare di gatto persiano di circa trecento chili e mezzo, ricoperto da quattro strati di pelo color miele. Carol l’aveva trovato per strada quando aveva tredici anni, e da quel momento non l’aveva più abbandonato.
Accarezzai la testa del gattone, e mi rivolsi di nuovo a Carol “Ho bisogno di seri consigli.” Cominciai, seria.
Lei si sedette sul bancone della cucina, prendendo a dondolare i piedi nel vuoto “Spara, sono tutta orecchie. Non c’è nessuno più bravo di me nel dare consigli.” Si vantò.
Sospirai, stringendo più forte Mr Purple “Ho fatto una scommessa…”
“Su chi vincerà tra Liverpool e Manchester venerdì? Anche io! Sono certa che il Manchester farà il culo a quei..”
“Carol, chissene frega del calcio!” la interruppi, alzando gli occhi al cielo “Ho fatto un altro tipo di scommessa.”
Restò in silenzio, intimandomi con lo sguardo a continuare.
“Ho scommesso su chi pregherà chi per primo per un bacio.” Dissi, tutto d’un fiato.
Carol alzò un sopracciglio, confusa, prima di rispondere con un sensato “Eh?”
Sbuffai, sedendomi per terra e posando Mr Purple sulle mie gambe. Continuava a fare quel ‘purrr purrrrrrr’ basso tipico dei gatti.
“Allora, c’è questo ragazzo, nella mia scuola..E’ un totale idiota, se ne sbatte una diversa a sera e se la smanatta come nessuno.” Cominciai.
“..L’altro giorno abbiamo fatto una scommessa: se io gli chiederò di baciarmi per prima perderò la scommessa, e lui potrà portarmi a letto. Se invece lui mi chiederà per primo di baciarlo dovrà urlare nella mensa che è gay.” Spiegai, e dirlo ad alta voce lo fece sembrare davvero stupido.
Forse perché era davvero stupido.
Carol mi guardava con un’espressione mista tra lo stupito e il perplesso. Ovvero, aveva un’espressione da pesce rincoglionito.
“Tesoro, scusa se te lo dico, ma sei davvero una povera deficiente.” Disse, decisa.
“Grazie tante Carol, anche io ti voglio bene.”
“Voglio dire, qual è il senso di questa scommessa? Almeno lui è carino? Ma è davvero gay?”
Alzai gli occhi al cielo, per l’ennesima volta “Lui è tanto figo quanto stupido, ed è molto molto stupido. E no, non credo sia gay. Sai, è talebano, o iracheno, o afghano..Bhè, di uno di quei paesi all’est dove le donne sono considerate meno importanti di un paio di mucche.” Conclusi velocemente.
Carol fece schioccare le labbra, con lo sguardo perso nel vuoto. “E tu vuoi vincere.. o perdere la scommessa?”
Le lanciai addosso Mr Purple e tutto il suo peso da lottatore di sumo; il gatto atterrò sulle sue gambe con un ‘miaoooo’ infastidito, e Carol strillò dalla sorpresa prima di lanciarlo a sua volta sul divano.
Povera bestiola.
“Voglio VINCERE, Carol! Cosa ti passa per la testa?!” esclamai scioccata, gesticolando.
“Ehi, calma tigre! Era solo una domanda! Comunque, perché mi stai coinvolgendo?” domandò, sospettosa.
“Perché per vincere devo essere..ehm.. irresistibile,capisci? Roba da far girare la testa. E mi servono i tuoi consigli, e soprattutto i tuoi vestiti, da battona esperta.” Spiegai, rigirandomi una ciocca di capelli tra le mani.
Carol fece una smorfia concentrata, prima di avvicinarsi a me e farmi alzare in piedi. Mi fece ruotare su me stessa, guardandomi attenta.
“Mmm..Sì, una silhouette magnifique.” decretò infine. Io scoppiai a ridere, dandole una leggera spinta “Ma smettila!”
“Comunque, sei venuta dalla persona giusta. Sarai così provocante che questo forestiero dell’est ti pregherà in ginocchio di baciarlo.” Continuò, prima di prendermi per un braccio e trascinarmi nella sua stanza.
Che inizino le danze.
 
 
Che sia maledetto l’inventore delle minigonne attillate. Quella cosa mi stava uccidendo, e sono sicura che non sarei mai riuscita a toglierla.
Fa niente, finchè mi dava un’aria favolosa avrei continuato ad indossarla.
Mi aggiustai la coda alta con un gesto veloce, mentre alcuni ragazzi nel corridoio si giravano verso di me, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Io l’avevo detto che mettere un reggiseno nero sotto una maglietta quasi trasparente non era una buona idea, ma Carol aveva insistito perché ‘farà un effetto vedo-non vedo molto rawwr.’
Sì, va bene.
Adocchiai la testa bionda di Jude vicino al mio armadietto, e se avessi potuto mi sarei messa a correre verso di lei. Peccato che quella gonna mi impedisse un qualsiasi movimento che non fosse camminare a passetti come un’idiota.
Oltretutto gli stivali di Carol mi stavano un po’ stretti.
Alla lentezza di un mammut appena sveglio arrivai fino a Jude, e mi appoggiai con una spalla al mio armadietto, stanca. Quegli stivali mi stavano uccidendo.
“Ciao Jude.” Dissi, tranquilla.
Lei si voltò con un sorriso verso di me, sorriso che si spense quando notò come mi ero vestita.
“Ma cosa diavolo ti sei messa, Liz?!” strillò, squadrandomi.
“Bah, non lo so, non ci ho neanche fatto caso..” feci la vaga, giocherellando con un mio bracciale.
“Mi prendi in giro? Sei..sei..Praticamente sei nuda!”
Sbuffai “Sei la solita esagerata! Non mi sembra che nessuno nella scuola stia notando come sono vestita.” Ribattei, decisa.
Gli occhi di Jude si posarono su un punto dietro le mie spalle, e la vidi alzare un sopracciglio “Veramente metà dei ragazzi di questo corridoio ti sta fissando il culo.”
“E l’altra metà gioca a carte?” scherzai, ma lei sembrò non cogliere la battuta.
Assottigliò gli occhi, sospettosa “Tu mi stai nascondendo qualcosa.” Affermò.
“No, non è vero!”
Jude arricciò il naso, ancora non convinta. Poi il suono della campanella ci fece sobbalzare entrambe.
“Io vado a Matematica, ma non finisce qui.” Mi minacciò, prima di allontanarsi velocemente verso la sua aula.
Jude era peggio di un mastino, non l’avrei scampata liscia.
Con un sbuffo aggiustai lo zaino sulle mie spalle, e mi avviai verso la classe di biologia. Mi guardai intorno, alla ricerca di un familiare ragazzo scuro, ma non lo trovai.
E che palle, per una volta che mi serve non c’è. E’ incredibile quel Malik, riesce a creare problemi anche quando non c’è.
Mi avvicinai alle scale, quando sentii un fischio alla mia sinistra, seguito da alcune risate.
Mi girai e vidi l’intera squadra di pallanuoto guardarmi, dandosi il gomito. C’erano tutti, eccetto Zayn.
Grandioso. Alzai gli occhi al cielo, e continuai a camminare per le scale, incurante.
“Ehi, tesoro, torna qui!” mi chiamò uno di loro, ed io gli lanciai un’occhiata infastidita.
Mmm, però era carino. Assomigliava un po’ a Jude Law, per intenderci.
Ma non era Malik.
“Devo andare a lezione.” Ribattei, decisa. Alcuni della squadra ridacchiarono, di nuovo.
Ma che cazzo avevano da ridere tutto il giorno? Se ne stavano lì, ammucchiati come polli, a ridere. Bah.
Il Jude Law dei poveri prese a salire le scale, fino a raggiungermi con un sorriso a trentadue denti.
“Io sono Will, piacere bellezza.” Mi porse la mano, presentandosi.
Guardai la sua mano a mezz’aria con una smorfia, prima di stringerla debolmente.
“Liz.” Risposi. Cazzo, volevo dare un nome falso!
“Non ti ho mai vista in giro, sei nuova?” continuò, e mi venne una gran voglia di prenderlo a pugni.
“Veramente sono in questa scuola da tre anni.” Ribattei, dura. Lui scoppiò a ridere, come a smorzare la tensione.
“Allora avrei dovuto guardare meglio.” Continuò, fissandomi con i suoi grandi occhi azzurri.
E’ inutile che flirti con me, amico. Se oggi non fossi vestita come una battona non mi avresti neanche guardata.
“Già, infatti.” Fu la mia articolata risposta. Ad un tratto lui tirò fuori dalla tasca dei jeans un iPhone.
“Me lo dai il tuo numero?” chiese, con l’aria di chi non fa altro dalla mattina alla sera. Io lo squadrai un attimo, poi afferrai il cellulare.
Avrei dato il numero di Carol, tanto scommetto che non avrebbe mai provato a chiamarmi.
Finii di digitare il numero e lo salvai con il mio nome, poi gli restituii il cellulare.
Will sorrise soddisfatto, rimettendo il telefono in tasca. Poi si avvicinò a me, e posandomi una mano su un fianco mi schioccò un bacio sulla guancia.
Ma tutta questa confidenza?
“Ci vediamo bellezza.” Mi salutò, e proprio mentre stavo per scansare la sua mano dal mio fianco una voce risuonò dalla fine delle scale.
“Wright, che stai facendo? Ti ho cercato per tutta questa cazzo di sc..” la voce di Malik si interruppe, mentre osservava me e William in cima alle scale.
I suoi occhi saettarono da me a lui, da lui a me, di nuovo da me a lui, come se stesse seguendo una partita di ping-pong.
Poi si fermarono su di me, e lo vidi squadrarmi dall’altro in basso, strabuzzando gli occhi.
D’un tratto il falso Jude Law mi mise una braccio intorno alle spalle – sì, intorno alle spalle-e sorrise a Zayn.
“Sono stato distratto da questa bambolina.” Si giustificò, scatenando altre risate nei ragazzi della squadra.
Prego, fate come se non ci fossi e come se non avessi un nome, eh!
Zayn salì le scale, fino a trovarsi davanti a noi. Aveva la mascella contratta, e mi lanciò uno sguardo di fuoco.
Mi sentii davvero andare a fuoco. Forse ero diventata una fiaccola.
“La conosco.” Sibilò, nella direzione di Will. Io scivolai con molta nonchalance dalla sua presa sulle mie spalle, e feci qualche passo all’indietro sulle scale.
“Adesso devo proprio andare. Ci vediamo dopo, Will.” Marcai bene sull’ultimo nome, lanciando però un veloce sguardo a Zayn, che ora sembrava concentrato sulla mia pseudo-maglietta.
Mi sentivo un po’ una puttana, ma dovevo vincere quella scommessa.
A tutti i costi.

 
   
 
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