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Autore: Wendigo    14/03/2012    2 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era inutile: la strana sensazione di essere costantemente osservata non voleva darle tregua. Ma dovunque Lucia posava il suo sguardo alla ricerca del colpevole, trovava solo i suoi amici. Amici che si erano già intrufolati dentro il vecchio edificio, come tanti bambini eccitati per la giostra nuova.
Se poi non bastasse, il cielo che era sereno e privo di nuvole fino a un attimo fa, si era improvvisamente annuvolato e, poiché tuonava, faceva presagire alla nostra Lucia un’abbondante pioggia. Che pessima serata stava per diventare: Lucia si morse il labbro per aver dato ascolto ad Andrea.
- Lucia, ti sbrighi o no? – le urlarono ad unisono le due amiche con aria spavalda, benché prima avessero tremato più di un ipotermico. La festeggiata ci sorvolò assieme alla fastidiosa sensazione e, a passo svelto, raggiunse il gruppo.
Andrea, il ragazzo che si era portato il piede di porco, aveva estratto delle torce dal proprio zaino che distribuì successivamente a ciascuno di loro. Dopo di ché si era dato all’esplorazione del luogo maledetto assieme al suo amico Francesco, immedesimandosi nelle vesti di Indiana Jones.
Riguardo Francesco, basta sapere che, fisicamente, aveva un anno in più di tutti ma, mentalmente parlando, era più infantile di un bimbo di sei anni. Fu soprattutto per questo suo comportamento che Andrea e Francesco andavano d’accordo ed erano diventati amici.
Intanto le due ex-tremanti (così le definiva di nascosto Lucia), non appena avevano trovato delle vecchie sedie (che seppure scricchiolanti erano ancora buone), se ne erano approfittate per sedersi a parlare, andando da argomenti come la marca di un rossetto fino alla questioni ragazzi.
Comunque i loro nomi erano Sara ed Anna: si erano conosciute per la prima volta alle scuole elementari e da quel momento in poi erano diventate così inseparabili che neppure un’operazione chirurgica le avrebbe potuto staccarle.
Lucia aveva deciso di appoggiarsi ad una finestra del primo piano per ammirare il paesaggio che si era trasformato in una enorme palude per via della pioggia: non si sarebbe sorpresa se le pozzanghere l’avessero inghiottita senza problemi.
Tutto normale quindi. O almeno finché la stessa Lucia non vide un uomo a pochi metri dall’ingresso: non riusciva a scorgere nulla del tizio appena comparso, se non la sagoma stessa. Più o meno capì che si trattava di un uomo.
Non chiamò nessuno dei suoi amici, decidendo piuttosto di rimanere in silenzio e osservare in tutta tranquillità cosa avrebbe fatto: questo si avvicinò all’ingresso e prendendo qualcosa lo puntò ad una delle porte spalancate.
Fu in quel momento che Lucia vide un ghigno emergere sulla faccia dell’uomo, e sempre in quel momento a capire le sue intenzioni: li stava per chiudere dentro.
La ragazza balzò subito in piedi, si diresse verso le scale, scendendole in un lampo, e corse verso l’ingresso, urlando a squarciagola alle ex-tremanti (che erano più vicine) di non fargli chiudere la porta.
Non ci riuscirono: poco prima che Sara e Anna si fossero risvegliate dai loro discorsi, l’uomo misterioso aveva già serrato tutto. Adesso erano in trappola come topi.
- Conta fino a dieci prima di parlare! Conta fino a dieci prima di parlare! - continuava a dirsi Lucia, non appena le raggiunse, trattenendo strenuamente sia la rabbia che un paio di ceffoni alle due.
- Non è colpa nostra! – risposero ad unisono le ragazze – qui tutto puzza perciò non si sente bene! -.
“Che cosa c’entra l’odore con le orecchie?!” stava per urlarle per la rabbia Lucia ma decise di non farlo. Questo perché in quel momento aveva riecheggiato un urlo per i corridoi. Le ragazze si compattarono.
- Cosa è stato? – chiese a sottovoce Sara, senza smettere di tremare.
- Non lo so – rispose Anna stringendo più forte la mano della sua inseparabile amica – ma proveniva dal corridoio dove sono andati Francesco e Andrea -.
Dobbiamo andare a vedere! – propose Lucia come riprese un po’ del suo coraggio. Le ci volle dei minuti prima di staccarsi completamente dal duo, prendere una torcia e inoltrarsi nel corridoio; non si aspettò di venir raggiunta.
 
 
Il corridoio era immerso nell’assoluta oscurità e solo la tenue luce della torcia permetteva a Lucia di orientarsi. Fortunatamente il corridoio non si annidava per più vie, il ché risparmiò alla ragazza un sacco di problemi.
Passarono interi minuti, quando Lucia vide un puntino luminoso più avanti. Corse verso quella direzione, trovandovi, una volta giunta, una delle torce di Andrea a terra: non era un buon segno.
Andò avanti, sicché passarono altri minuti, forse dieci ma lì dentro era difficile dirlo con certezza. In seguito cominciò a sentire come dei pianti: in silenzio tese l’orecchio e, cercando di capire da dove provenisse, si mosse in quella oscurità.
Passarono infine cinque minuti, quando vide una seconda luce davanti a sé, con la sola differenza che questa si muoveva. Corse nuovamente seguendo la fonte luminosa, trovandosi questa volta anche un impaurito Francesco: stava annidato alla parete e stava piangendo a dirotto.
Non capiva il perché, ma le bastò guardarsi un po’ intorno per riuscirci: alla parete opposta c’era il corpo, nudo e mutilato del povero Andrea; gli mancava un braccio e parte dell’addome destro.
Ma la cosa più agghiacciante era la scritta di sangue a suo fianco: soggetto 32 – terminato.  
   
 
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