Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: yu_gin    14/03/2012    7 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Lima Side Story




Capitolo 2: I'm not like the boy you met last night


Rachel si rese subito conto che qualcosa non andava in suo fratello. Era dannatamente silenzioso. E poiché era suo fratello – e ciò implicava che avessero gli stessi geni – non poteva essere silenzioso senza un motivo.

«Ehi, Blaine, tutto bene?»

«Sì, certo» disse, lasciando andare la testa sullo schienale del sedile.

«Senti, non posso togliere gli occhi dalla strada, ma sono certa che, se ti guardassi in faccia, non ti vedrei felice.»

«Sono ubriaco. E quando mi ubriaco passo dall'euforia alla depressione più velocemente di una girandola in un uragano.»

«Tu non sei solo triste. Sei arrabbiato.»

Blaine si girò: «Ora mi spaventi.»

«Non dovresti. Sei mio fratello e ti conosco.»

Sospirò: «Va bene, lo ammetto. Sono arrabbiato.»

«Col ragazzo che ti ha tirato quel pugno? Lo sapevo che dovevamo fermarci e denunciarlo. Se lo sarebbe meritato. Così, dal nulla, si è girato e ti ha tirato un pugno.»

«Me lo meritavo.»

«Che hai fatto? Hai flirtato con la sua ragazza?»

Blaine avrebbe voluto ridere. «Sì, diciamo così. Anzi, diciamo che non l'ho trattata con rispetto.»

«Blaine Anderson! Tu che tratti male una ragazza?»

«Ero ubriaco. E lei era una ballerina. Diciamo, non esattamente una ballerina classica.»

«Danza moderna?»

Blaine la fulminò con lo sguardo.

«Oooh. Capito. Non esattamente una ballerina.»

«Ecco, e diciamo che mi sono comportato da idiota e che ho ceduto ai luoghi comuni e ai pregiudizi.»

«Hai insinuato che la ragazza fosse una prostituta?»

Blaine guardò sua sorella inorridito: «Ma chi sei? Esci da questo corpo!»

«Tento solo di immaginare cosa può essere successo. Diciamo pure che in tal caso il pugno un po' te lo sei meritato.»

«Un po'? Se mi avesse investito con l'automobile forse non l'avrei neppure denunciato.»

«In fondo, se l'è andata a cercare.»

«Chi?»

«Beh, la ragazza. Insomma, se fai la ballerina in un locale chiamato Scandals, e se fai quel tipo di ballerina...poi non lamentarti se la gente ti scambia per una prostituta. Mettendo in mostra il tuo corpo per soldi ti stai già vendendo.»

«Non posso credere che tu lo pensi veramente.»

«E invece è così. Io non venderei mai il mio corpo. Per nessuna cifra.»

«Lo dici ora che vivi in una splendida casa in cui non ti manca niente. Ma pensa se non avessi altro modo per guadagnare.»

«C'è sempre un altro modo» concluse, tornando a concentrarsi sulla strada.

Blaine chiuse gli occhi e cercò di richiamare alla mente i tratti di quel viso stupendo che aveva stupidamente fatto arrabbiare.

Non potrò mai più rivolgergli la parola in vita mia. Sono proprio un idiota. Ma forse è meglio così: cosa mi ero messo in testa? Io e uno spogliarellista? Siamo gli esatti opposti e fra noi non funzionerebbe mai. Cosa dovrebbe funzionare poi? Una relazione?

Un fiume di pensieri lo travolse.

Lo dimenticherò.


Finn guidava cantando le canzoni della radio a squarciagola. Kurt invece riposava silenziosamente sul sedile del passeggero. Neppure quando passarono una canzone di Pink si degnò di aprire bocca.

«Ehi, sei silenzioso. Qualcosa non va?»

«Sono solo stanco.»

«Sicuro? Perché quando tu e Santana siete usciti dai camerini, lei mi ha lanciato un occhiataccia e poi, quando ho provato a parlarti, ti ha portato via in malo modo. Non avrete mica litigato?»

«Ma figurati. Al massimo la zietta mi tiene il broncio per un quarto d'ora, poi basta che l'abbracci e non riesce a resistere.»

«Problemi con qualche cliente? Te l'ho detto, se qualcuno si azzarda ad allungare le mani più del dovuto gli spezzo le gambe.»

«Tu non spezzi le gambe proprio a nessuno, hai capito? Se no, oltre a perdere il lavoro, finisci pure in galera. E allora sarò davvero costretto a battere il marciapiede per vivere.»

Finn quasi inchiodò nel sentire quelle parole. Si voltò verso di lui, improvvisamente serio: «Non dirlo. Non dirlo neppure per scherzo. Qualsiasi cosa succeda non finirà mai così. Mi hai capito? Ce l'eravamo promesso. L'avevamo promesso ai nostri genitori.»

«Mai fare qualcosa che neghi la nostra dignità. Me lo ricordo bene. Scusa, stavo solo...stavo solo scherzando.»

Finn tornò tranquillo e riprese a fissare la strada: «Mi dispiace che le cose vadano così. È solo colpa mia: sono così idiota da non riuscire a trovare un lavoro decente.»

«Non è vero.»

«Sì che è vero. Me lo dici sempre anche te.»

«Te lo dico perché sono uno stronzetto in costante sindrome premestruale. Vedrai che riusciremo a cavarcela. Riusciremo a cambiare vita. Tu diventerai un campione di football, io un cantante professionista e dimenticheremo questi anni.»

Finn sapeva che quelle erano solo fantasie irrealizzabili e lo sapeva anche Kurt.

«Vuoi sapere perché sono triste? La verità?»

Finn annuì.

«Perché sono stanco di essere deluso dalla gente. Ogni giorno mi aggrappo a qualcosa, ad uno sguardo, ad una parola, a qualsiasi cosa che possa farmi star meglio. Ma alla fine va sempre a finire che cado e sono davvero stanco di rialzarmi ogni volta. E ho paura di non riuscirci più, un giorno o l'altro.»

Finn ascoltò le sue parole, ma non trovava risposta adatta, così tacque.

Percorsero il resto della strada in silenzio.

Una volta a casa si alternarono in bagno e andarono a letto.

Kurt non aveva neppure la forza per infilarsi un pigiama. Si spogliò e si gettò sotto le coperte. Nella sua mente finse di essere nello stesso letto di uno splendido uomo e che quell'uomo il suo fidanzato e che di lì a pochi istanti l'avrebbe abbracciato e avrebbero passato così tutta la notte.

Dopo pochi minuti crollò per il sonno e dormì fino al mattino successivo.


Il giorno dopo Blaine si svegliò con un tremendo mal di testa. Era nel suo letto e aveva ancora addosso i vestiti del giorno prima. Cercò di ricordare cosa fosse successo, ma nella sua testa c'era un buco nero.

Poi, quando provò a stropicciarsi gli occhi, sentì un dolore intenso all'occhio sinistro, e allora si ricordò del pugno nel parcheggio, degli insulti, della sbronza, di quel fantastico corpo sulla pista, della chiacchierata col barista come-diavolo-si-chiamava.

Kurt.

Un solo nome gli era rimasto impresso.

E il suo viso, e i suoi occhi e la sua pelle diafana.

E il suo culo, dovette ammettere a se stesso.

Si stava giusta alzando dal letto quando Rachel fece irruzione in camera sua.

«Forza, è il momento del tuo rituale post-sbronza.»

«Che rottura! Devo proprio?»

«Sì, se non vuoi che mamma lo scopra subito e sai che lo farà. E poi devi andare a scuola, l'hai dimenticato?»

«No.»

«Allora su, in piedi!» esclamò, già pimpante e rumorosa.

Gli preparò una colazione disgustosa che però ebbe il pregio di rimettergli in sesto lo stomaco. Gli fece lavare i denti due volte (una con lo spazzolino, una col collutorio) per mandare via la puzza di alcol. Poi lo gettò sotto la doccia e controllò che non si addormentasse in piedi. Quindi gli preparò sul letto i vestiti per quel giorno. Solo allora si rese conto di un piccolo particolare.

«Quell'occhio è un bel po' appariscente.»

«Si nota tanto?»

«Un panda passerebbe più inosservato.»

«Oh, fantastico!»

«Non vedo soluzione. A scuola di' che te lo sei procurato durante gli allenamenti di box. Dirai lo stesso anche a mamma e papà, ma a loro dirai che è successo oggi, visto che ieri sera a cena ti hanno visto sano e intero.»

Sebastian non se la berrà mai, pensò.

«E in qualche modo convincerai anche il tuo caro amico Sebastian.»

Blaine la fissò sconvolto: «Rachel, uno di questi giorni ti porto da un esorcista!»


Kurt si svegliò tardi. Guardò l'orologio. Le otto e mezza.

Balzò giù dal letto e corse in salotto.

Finn era seduto sul divano e stava bevendo una birra.

«Finn, dannazione! Hai idea di che ore siano?»

«Le sette e-» guardò l'orologio. «Oh merda!»

«Appunto!»

«Quanto tempo hai?»

«Dieci minuti.»

«Okay. Vai in bagno e lavati poi prendi i vestiti e scendi giù. Io intanto ti preparo la colazione. Ti vestirai in macchina.»

«Mi spieghi perché finisce sempre così.»

«Una sveglia. Ci serve una dannatissima sveglia» sbottò Finn, correndo in cucina a scaldare il caffè.

Kurt intanto si chiuse in bagno e cercò di sistemarsi. Aveva un aspetto terribile, dopo l'orrenda serata che sperava di dimenticare al più presto. Fu un'impresa trovare il fantastico ragazzo che era sotto quell'ameba con il volto ancora sporco di trucco.

In camera si bloccò davanti all'armadio, cercando il migliore abbinamento possibile. Una cosa era il suo lavoro notturno, dove bastava mettere qualcosa che facesse risaltare il suo sedere. Una cosa era il suo lavoro mattutino.

Alla fine si decise per un paio di jeans chiari, una camicia e un maglioncino. Prese un paio di scarpe e corse fuori. Con addosso solo il giubbotto e le scarpe saltò nella macchina di Finn, che lo aspettava pronto a partire.

«Questa storia del ritardo comincia a stancarmi» disse Kurt, infilandosi i jeans.

Ma in realtà avrebbe voluto dire: questa vita comincia davvero a stancarmi.


Quando arrivò a scuola fu accolto da un coro di “oh” sorpresi.

«Signor Anderson. Hai esagerato con l'ombretto?» chiese il professore di Storia, quando Blaine entrò in classe. In ritardo. Con un vistoso occhio nero.

«Allenamento» disse solo, raggiungendo il suo banco e cercando di scomparire.

«Allenamento. Come no» disse una voce dietro di lui.

Blaine non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi aveva parlato: «Non mi credi, Sebastian?»

«Per niente, signor Anderson. Lei le bugie non le sa proprio raccontare.»

«Da me non saprai niente di più.»

«Mh...sbaglio o sento odore di alcol uscire da quelle virginee labbra.»

«Sbagli.»

«Chissà se la signora Anderson la penserebbe allo stesso modo.»

Blaine capitolò: «E va bene. Finita la lezione ti racconto.»

«Perché non subito? Tanto non sono interessato al ruolo della Russia nella prima guerra mondiale.»

«Okay. Diciamo che ho bevuto. E non a casa da solo, guardando per l'ennesima volta Grease. Diciamo che sono uscito.»

«Uscito dove.»

«Allo Scandals.»

Sebastian sorrise: «Comincia a farsi interessante.»

«E diciamo che allo Scandals ho incontrato un ragazzo. Maledettamente carino. E maledettamente etero, ma che questo ragazzo mi abbia letteralmente spinto fra le braccia di un altro ragazzo. Ancora più maledettamente carino e soprattutto – se il mio gaydar non sbaglia – meravigliosamente gay, o come minimo bi.»

«Mi piace la piega che sta prendendo. Fammi indovinare. Mentre stavi per arrivare a conclusione col pezzo di manzo, arriva il suo ragazzo, anzi, il suo uomo che è un bruto camionista che ti ha tirato un pugno sull'occhio. Poi, grazie al tuo amante che si è frapposto fra voi, sei riuscito a scappare in mutande fino alla macchina e a tornare a casa vivo e integro per raccontare a me questa fantastica avventura.»

«No. Mi sono ubriacato e gli ho detto cose molto sconvenienti. E poi ho scommesso che non mi avrebbe mai tirato un pugno.»

«E hai perso la scommessa. Oltre che l'uso dell'occhio.»

«Più o meno.»

«E i tuoi non ti hanno scoperto?»

«I miei no. Ma Rachel...beh, quella piccola scimmia deve avere una specie di radar per individuarmi. Oltre che alla facoltà di lettura mentale. Devo impedirle di guardare Twilight.»

«E così la piccola Rachel ti ha aiutato nel rituale post-sbronza. E ha assistito anche al suo fratellone che ci provava con un ragazzo?»

«Grazie a Dio no. Ha assistito al pugno, ma pensava che avessimo litigato per una ragazza. Anche se mi sorprende che abbia potuto pensare che quello lì avesse una ragazza.»

«Perché?»

«Beh, vestito com'era...avrebbe attirato uomini come api sul miele, ma di certo non ragazze, se non fidanzate inferocite che rivolevano i loro uomini.»

«Ma perché non incontro mai ragazzi così carini quando ci vado io, allo Scandals.»

«Perché quando ti vedono ti evitano. Hai già una cattiva fama, lì dentro. E comunque non era un ragazzo qualunque.»

«Ah no?»

Si pentì di aver detto quelle parole. Non voleva ancora ammettere con Sebastian che quello con cui aveva litigato era un ballerino del locale. Magari lo conosceva pure. Ma no, non voleva assolutamente che lo venisse a sapere.

«No. Era troppo bello» disse.

Sebastian ridacchiò fra sé e riprese ad ascoltare la lezione.


Finite le lezioni, Blaine e Sebastian si diressero alle prove dei Warblers. L'argomento del giorno era davvero scottante. Si trattava di discutere un'eventuale modifica delle divise per un numero molto speciale.

«Stiamo parlando di un numero che richiederà alcune mosse particolarmente atletiche. Non possiamo farlo in giacca e cravatta» disse David.

«E allora non lo faremo!» protestò Wes.

«Non se ne parla. Ci abbiamo lavorato troppo per lasciar perdere ora. E con questo numero potremmo vincere le regionali contro le New Direction. Che da quando hanno quella Rachel rischiano seriamente di batterci!»

Qualcuno si schiarì la voce, facendo un chiaro segno con la testa in direzione di Blaine.

«Oh, senza offesa, Blaine. Lo sappiamo che è tua sorella ma-»

«La squadra è la squadra. Sono d'accordo. Dobbiamo vincere.»

«E se vogliamo vincere abbiamo bisogno di quel numero. Ergo, abbiamo bisogno di nuove divise» disse Sebastian. «Il che mi porta ad un'unica soluzione possibile: GAP.»

Ci fu un mormorio soffuso fra le fila dei Warblers.

«Potremmo andare questo pomeriggio stesso a cercare dei capi che siano in tono coi colori della Dalton e che piacciano a tutti. Così, nel caso non ne abbiano abbastanza per tutti, faremo in tempo a farcele mandare.»

Wes continuava ad essere contrario, ma poiché la maggioranza si era espressa, dovette tacere e accettare la novità.

«Rimane un problema. Molti di noi questo pomeriggio devono studiare: gli esami si avvicinano e siamo oberati di compiti.»

«Nessun problema. Se vi fidate del mio gusto – e dovreste davvero farlo – lasciate fare a me. Non ve ne pentirete.»

«Farai tutto da solo? Potresti avere un bel po' di pacchi da caricare in macchina.»

«Per questo mi farò aiutare dal mio hobbit preferito, che sono certo sacrificherà un pomeriggio di studi per il suo migliore amico.»

Blaine lo fissò, non sapeva se più arrabbiato per essere stato chiamato hobbit o per la leggerezza con cui Sebastian si era appropriato del suo tempo libero. Come al solito, d'altronde.

«Non provare a protestare» gli sussurrò Sebastian all'orecchio. «Devi raccontarmi un po' di cosucce, e in macchina non avrai nessuna scusa per tacere.»


Kurt arrivò appena in tempo. Corse dentro il negozio, dove trovò il suo datore di lavoro ad attenderlo all'ingresso.

«Hummel. Sei in ritardo o sbaglio?»

«Veramente sono le-» guardò l'orologio. Era in anticipo di due minuti, ma a giudicare dallo sguardo dell'uomo non era il caso di farglielo notare. «Mi scusi.»

«Poche scuse e vai a lavorare. Oggi Jeremia non c'è, quindi invece che stare in magazzino dovrai piegare i capi ed essere gentile con la clientela. E togliti quello sguardo da deportato! Voglio un sorriso trentadue denti e un saluto radioso come “Buongiorno signore, in cosa posso esserle utile?”»

Kurt annuì.

«E, ti prego, vatti a cambiare! Vestito così sembri la versione maschile di Pretty Woman! In magazzino abbiamo un cambio per emergenze simili.»

Kurt raggiunse il magazzino con lo sguardo basso. Lavorare fra la clientela: l'ultima cosa che avrebbe voluto! Lui preferiva nascondersi e passare inosservato, come sembrava ribadire il suo abbigliamento sobrio, quasi anonimo.

Quello che faceva di notte era tutta un'altra cosa. Lì perdeva ogni inibizione e lasciava uscire il suo vero essere: esuberante, sicuro – perché no, sensuale! Ma alla luce del giorno tutto ciò gli risultava impossibile.

Aveva quasi paura a girare per strada. Temeva che qualcuno del locale lo riconoscesse e lo indicasse. Questo terrore si raddoppiava sul lavoro: se l'avessero scoperto, l'avrebbero licenziato all'istante.

Per questo motivo tenne la testa bassa quasi tutto il tempo e cercò di servire quasi esclusivamente donne – che era meno probabile fossero frequentatrici della Scandals.

Ad un certo punto però gli si avvicinò un ragazzo. Si stava rivolgendo proprio a lui e non poteva certo ignorarlo. Alzò lo sguardo verso di lui e:

Wow. Non male, pensò, sentendosi un po' maniaco per averlo pensato. Ha la divisa scolastica addosso. Farà ancora le superiori.

«Buongiorno signore, in cosa posso esserle utile?» disse, sfoggiando il sorriso migliore che gli riuscisse.

«Quanta formalità! Stavo solo cercando Jeremia, sai, il commesso biondo con i colpi di sole.»

«Mi dispiace, oggi Jeremia non c'è.»

«Beh, vorrà dire che mi accontenterò di te, commesso senza cartellino» disse, sorridendogli. «Che è un modo originale per chiederti “come ti chiami?”»

«Kurt» rispose, sentendosi lui uno studente delle superiori.

«Sebastian Smythe. Molto piacere.»

E' davvero carino. E sembra quasi che ci stia provando.

«Dimmi pure cosa cercavi.»

«Bene, sto cercando un completo sportivo che abbia gli stessi colori della mia divisa. E me ne servono almeno venti.»

«Venti!?»

«Non sono un maniaco del jogging» lo rassicurò ridendo. «Faccio parte di un coro e dobbiamo fare un numero per le regionali. Quindi ci serve qualcosa di assolutamente strepitoso.»

«Vedrò cosa riesco a fare. Vieni con me» lo invitò.

«Aspetta solo un secondo. Quello sfigato del mio amico hobbit si dev'essere perso al reparto papillon e credo ci vorrà un po' prima che riemerga dalla folla con la sua piccola, piccola statura» disse, strappandogli un sorriso. «Ah no, eccolo!» esclamò. «Blaine, ti vuoi muovere?»

Il ragazzo in questione si avvicinò a loro. Ma fu solo quando sollevò la testa che Kurt lo riconobbe. E per l'altro fu lo stesso.

Si fissarono negli occhi spalancati, non potendo credere che la sorte si fosse divertita a tal punto con loro.

Sebastian non poté fare a meno di notare quello sguardo. Ma non disse niente e preferì registrare e indagare più tardi.

«Allora, vogliamo andare?» disse.

«Forse è meglio se io intanto vado a vedere le scarpe.»

«Assolutamente no, mio piccolo amico del bosco. Tu devi aiutarmi.»

«Non vedo come.»

«Beh, ad esempio andando a cercare le tute che ci servono insieme a questo brillante e carinissimo commesso mentre io cerco di rubare il numero a quel ragazzo che mi sta fissando il sedere da almeno dieci minuti» disse, allontanandosi senza dare il tempo a nessuno dei due di ribattere.

Questa me la paghi, pensò Blaine. Ma d'altronde, per avere vendetta avrebbe prima dovuto spiegare a Sebastian perché era poco opportuno per lui rimanere solo con quel ragazzo all'apparenza anonimo e ingenuo ma che nascondeva un evidente pugno di ferro.

«Sì, emh...per il completi?»

«Seguimi» disse Kurt, piuttosto freddamente.

«Ah, a proposito, io sono Blaine» disse.

«Kurt.»

«Lo so» rispose. «Voglio dire, ho parlato con tuo fratello ieri sera, prima di-»

«Prima di fare illazioni molto poco carine su di me e tentare di baciarmi senza neppure conoscermi?»

«Volevo dire prima di ubriacarmi. Ma le due cose corrispondono.»

«Ma tu guarda» commentò sarcastico.

«Io non sono così. Non da sobrio.»

«Invece sai cosa penso io? Penso che l'alcol ti abbia solo tolto le inibizioni che prima ti impedivano di dire quello che pensi davvero. Ossia, penso che tu sia esattamente come eri ieri, solo che lo nascondi a te stesso e a quelli che ti stanno attorno.»

«Non puoi saperlo. Neppure tu mi conosci.»

Kurt lo guardò stupito. «No, hai ragione.»

«Senti, potremmo dimenticare quello che è successo la notte scorsa? Penso sarebbe meglio per tutti e due.»

«Forse è così» disse, fermandosi davanti ad uno scaffale. «Qui troverai tutto quello che ti serve. Penso che queste possano andare bene, visto che le strisce della Adidas richiamano le strisce sulle vostre cravatte. Se non hai più bisogno di me, io andrei da altri clienti. Clienti paganti, sai com'è» disse, allontanandosi.

Blaine avrebbe voluto fermarlo, ma rimase zitto.

Poco dopo Sebastian, che aveva osservato la scena con vivo interesse, gli si avvicinò.

«Allora, hai trovato?»

«Direi che queste possono andare bene» disse, indicando quelle che gli aveva suggerito Kurt.

«Mh, sono perfette. Molto bravo in nostro commesso. Sai, dovrei parlare col padrone del negozio e convincerlo a promuoverlo. È un peccato nasconderlo nel magazzino, non credi?»

«Beh, immagino di sì.»

Sebastian fece esattamente quello che aveva detto: aspettò che il padrone del negozio gli passasse vicino per dirgli quanto gentile e affidabile era stato quel nuovo commesso e chiedendogli perché l'avesse tirato fuori solo ora dal cappello magico.

Blaine continuava a seguire Kurt con lo sguardo fra gli scaffali e ogni volta che quello si girava, faceva finta di niente.

Come al solito.


Kurt vide Sebastian e Blaine parlare col capo.

Ecco, gli avrà detto tutto. Ora il capo verrà da me e mi caccerà via. Mi bandirà dal negozio a vita. Non potrò neppure entrarci per farmi cambiare dieci dollari.

In effetti il capo gli si avvicinò. Gli posò una mano sulla spalla e disse:

«Complimenti, Hummel. Sei stato promosso.»




NdA


ed eccomi col secondo capitolo in cui finalmente arriva Sebastian che in questa AU è un po' diverso (non mira a rubare Blaine a Kurt per ovvi motivi, tipo che non sono ancora insieme!) ma spero di aver riprodotto al meglio la sua bastardaggine (voi che dite?)


Rachel invece penso mi sia venuta sufficientemente petulante e responsabile XD


Lo so che ci ho messo un secolo ad aggiornare, colpa di una certa odiosa cosetta chiamata “simulazione di terza prova” che risucchia la mia voglia di fare qualsiasi cosa.


Detto ciò, volevo ringraziare tutte coloro che hanno recensito, inserito la storia fra i preferiti o fra le seguite o le ricordate. Grazie a tutte!


Non potete immaginare il sorriso trentadue denti che avevo nel leggere le vostre recensioni!


yu_gin







coming next:


«Zietta, che succede?» chiese.

«Stai calmo, Kurt, va bene? Siediti e prometti di non agitarti.»

«San, mi sto agitando.»

«Non farlo. Non sei da solo, ci siamo io e Finn e, per quanto tuo fratello non sia realmente pericoloso, ha la stazza per sembrarlo, mentre io ho delle lamette nascoste fra i capelli.»

«Che diavolo sta succedendo?»

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: yu_gin