Libri > Il diario del vampiro
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Autore: _Arya    14/03/2012    2 recensioni
Un giorno un uomo, vedendo un amico fuggire dall’amore, decise di rivolgerli queste parole: " Anche all’uomo più freddo e privo di emozione può capitare di vacillare sotto gli effetti dell’amore.
Tu non sei diverso solo perché sei un vampiro, perché prima di ogni cosa sei un uomo e non importa cosa o quali decisioni tu abbia preso nei confronti dell’amore.
Presto scoprirai che il tuo più forte e peggior nemico lo devi ancora incontrare. Sai di chi o di cosa si tratta?
Sono i tuoi sentimenti, i tuoi reali sentimenti.
Per quanto ancora scapperai?
Credo sia arrivato il momento di affrontali, amico, con le buone o con le cattive."
L’amico rimase impassibile sotto il reale significato di quelle frasi. Come ogni cosa lasciò che li scivolassero di dosso, senza prestarli importanza.
Lui non avrebbe fatto niente. Avrebbe continuato a vivere la sua vita come aveva sempre fatto nascondendo il suo amore alla donna che amava. Avrebbe ignorato lei e ciò che lui provava ogni volta che la vedeva.
La sera seguente la vita di quest’ultimo subì un profondo sconvolgimento.
Da quella sera la sua vita non fu più la stessa .
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lasciami sfogare

 





Continuare a fissare quel liquido color marroncino chiaro all’interno di un anonimo bicchiere di vetro, mi aveva fatto perdere la cognizione del tempo.
Più lasciavo trascorrere le ore senza mettere alcun oggetto veramente a fuoco, più consentivo al ghiaccio di diffondere nel calore dell’alcool del bourbon un’impronta marcata dal freddo. Il gelo che il vetro mi trasmetteva alle dita dall’interno del bicchiere, era un chiaro segno che il ghiaccio stava conquistando, calpestando e annientando quel calore che avrebbe regalato l’alcool a chi lo avrebbe ingerito.
Freddo e immobile, incapace di evitare in qualche modo ciò che stava avvenendo e di combatterlo, sconfitto ancora prima di essere davvero e del tutto sopraffatto. Esattamente come lo ero io in quel momento.
Ciò che quella sera aveva portato con sé, era riuscito a cancellare quello che i miei demoni privati avevano tentato di estrapolare inutilmente da questa carne. Quella parte che adesso avevo rinnegato così agevolmente l’avevo accantonata altrettanto facilmente in una parte profonda di me. Quella stessa parte che in quel bicchiere a pochi centimetri da me si stava estinguendo per via dell’effetto che il ghiaccio esercitava su di essa.
Mancava non più di qualche piccolo istante e anche il liquido di bourbon sarebbe diventato gelato, mentre dentro di me avevo già ceduto alle tenebre e al freddo, di nuovo.
Se dentro di me vi era quella bufera mischiata all’oscurità, intorno a me avvertivo l’aria calda dove in essa persisteva quell’odore di alcolici mischiato ad altri.
Sentivo parole sussurrate e non dette.
Avvertivo cuori battere freneticamente al solo sfiorare il corpo che lo custodiva.
Stupidamente e inconsapevolmente, avevo quasi dimenticato il riuscire quasi a scorgere il flusso del sangue caldo sotto la pelle diafana degli umani contemporaneamente al richiamo della notte selvaggia, dove andare oltre il lecito era qualcosa di naturale. Un’armonia unica e pericolosa.
Il desiderio di andare oltre il concesso, di superare quel limite solo per dimenticare tutto il resto, era quasi una realtà che, se solo lo avessi voluto, sarei riuscito a sfiorarla.
Mandai al diavolo tutti quei giri di pensieri e quelle riflessioni.
La voglia di cessare questa bufera incontrollabile mi spinse a desiderare di gettare un sospiro sulla fiammella della vita, spegnere ogni desiderio, prendere a sassate ogni sogno ancora in attesa di diventare realtà. Distruggere ogni speranza mortale solo per renderla vana.
Volevo ardentemente piegare le ali del destino, gridandoli e addossandoli tutta la colpa per ciò che in quei momenti ero costretto a provare e a sentire.
Assurdi pensieri, rischiare di impazzire, ripetermi che niente di ciò che era successo fosse vero, sperare che domani tutto sarebbe tornato come prima. Ogni singola cosa di queste rischiava davvero di condurmi alla pazzia.
<< Sei birre per il tavolo da bigliardo, baby. >>
Improvvisamente quella voce si fece strada tra la nebbia grigia che persisteva nella mia mente.
Quando mi voltai, vidi un ragazzino, non più grande di sedici anni, con entrambi i gomiti appoggiati al bancone del bar e le braccia conserte.
Portava un paio di jeans, dove ci sarebbe entrato benissimo due volte e una camicia chiara con sotto una maglietta con uno strano simbolo  scuro disegnato sopra. Notai che la stessa immagine era raffigurata anche sul suo cappellino.
Per avere un’età compresa tra i quindici e i sedici anni, era abbastanza alto e muscoloso, ma snello.
<< Ne berresti anche tu? >>, ribatté la barista sorridente, mentre deponeva dei bicchieri al loro posto.
<< Naturalmente, baby. >>
<< Non sei un po’ troppo piccolo per bere birra e per stare con la banda di Raul, Julian? >>, domandò gettando di sfuggita un’occhiata al tavolo da bigliardo.
<< E magari adesso aggiungerai che uno come me dovrebbe essere a letto già da un pezzo >>, disse il ragazzino alzando gli occhi al cielo. << Questa ramanzina è vecchia, baby. Io sono un uomo ormai, uno tosto. Proprio come lo è Raul. >>
Per avere un’età compresa tra i quindici e i sedici anni, mi stava incominciando a dare sui nervi.
<< Va bene Raul Junior, se lo dici tu >>, disse la barista voltandosi e scuotendo la testa.
<< Le birre fredde, baby >>, aggiunse un secondo dopo Julian. << Raul le detesta calde. >>
<< Non urtare i desideri e non deludere le aspettative di Raul è diventato improvvisamente il primo comandamento della vostra stupida gang? >>, chiese la barista ironica, aprendo le bottiglie di birra.
<< Non è il primo comandamento, baby. >>
Quella voce stridula, sicura e arrogante era come una mosca che ronza beatamente intorno al tuo orecchio, se non fosse volata via entro un secondo l’avrei schiacciata.
<< E qual è? >>
<< Solo i membri possono saperlo, baby >>, rispose secco il ragazzino. << Tu non ne fai parte, mi dispiace. >>
La barista si portò una mano al cuore e piegò in giù il labbro inferiore, come a dire che si era offesa per quella verità. Prima che il ragazzino dal simbolo strano aprì nuovamente bocca, la barista li sorrise e andò a prendere un ordine ad un tavolo.
<< Queste le devo portare io suppongo >>, disse il ragazzo con sguardo scocciato.
<< Ti aiuto io, Julian. >>
Un’altra barista si precipitò ad aiutare il ragazzino. Questa aveva una treccia biondo cenere e un paio di occhiali. Sembrava una di quelle ragazze che lavora solo per riuscire a pagare la retta universitaria e ciò che fa durante il proprio turno di lavoro non le sembra mai abbastanza per quello che riscuote ad ogni fine del mese. Una di quelle ragazze solo studio, studio e lavoro.
<< Grazie, baby >>, disse il ragazzo facendo tornare un sorriso sul quel volto pallido.
<< Di nulla >>, rispose la giovane barista portando con se il vassoio con le birre.
Quella mosca dalla voce stridula incominciò a muore i suoi passi altrove, quando si fermò di colpo e tirandomi una gomitata amichevole mi disse: << Sembri a terra, amico. Problemi? >>
Improvvisamente i miei muscoli delle braccia si coalizzarono con quelle delle gambe. Mi ritrovai in piedi e senza un mio esplicito ordine e prima che i movimenti passassero prima in rassegna al cervello, mi ritrovai ad afferrare il ragazzo per la maglietta e piegarli di forza la schiena fino a che la faccia non diventò un tutt’uno con la superficie del bancone.
<< Primo: non sono tuo amico. Se le persone della tua banda bassotti sono tutte come te, sareste morti ancora prima di aprire bocca per dire la parola “baby”. Secondo: prova ancora solo una volta a pronunciare quella parola in mia presenza e giuro che ti darò così tanti motivi per costringerti a cambiare sponda e pregare che nelle prossime vite nasci femmina. Terzo: quella gomitata è stata la prima e l’ultima che mi hai dato nella tua fottutissima, perché se ci riprovassi, te la spezzo. Quarto: sparisci. >>
Il ragazzo, all’udire il mio tono tagliente e la mia presa irremovibile, non proferì parola e incominciò a tremare.
Tutta quella spavalderia e superiorità in un istante li vennero meno.
<< Quinto: se non lasci mio cugino, giuro che te la vedrai con me. >>
Mi voltai.
I miei occhi incenerirono un uomo con giacca e cravatta, capelli tirati all’indietro e un sigaro in bocca. Ai suoi lati due donne.
Contraccambiando il mio sguardo, freddo e impassibile, e squadrandomi, vidi qualcosa brillarli negli occhi. All'istante il suo volto si addolcì e i muscoli della mascella ammorbidì.
<< Sembri un tipo da non importunare, amico >>, continuò l’uomo. << Sono sicuro che se hai avuto questa reazione nei confronti del piccolo Julian è perché ti ha importunato. >>
Lasciai il ragazzo che andò subito a nascondersi dietro quell’uomo.
Scrutai quei due occhi scuri. I miei sensi di vampiro mi stavano suggerendo qualcosa che non riuscì cogliere in quel momento e che per questo, successivamente, mi diedi del completo idiota.
<< Julian non ti darà più fastidio, vero? >>, disse rivolgendosi al ragazzo.
Questo annui.
<< Sarà meglio. >>
Appena i due si allontanarono con al seguito le due donne, udì un “Mi dispiace, Raul.”
Più fissavo di spalle quell’uomo avviarsi da un gruppo di uomini possenti e dall’aria minacciosa, più qualcosa mi diceva che desideravo attaccare briga con qualcuno.
Avevo bisogno di qualche motivo, anche stupido, che mi trattenesse dal tornare in città e dar sfogo là alla mia rabbia.
Una vaga idea di come si sarebbero svolti i fatti, mi sfiorò la mante e per quanto il mostro che viveva dentro di me mi sussurrava all’orecchio di cedere a quella tremenda tentazione di vederlo agonizzare a terra, mi trattenei dal precipitarmi fuori e volare a casa di Mutt.
Il pensiero degli occhi inondati di lacrime della mia streghetta alla vista di quel ragazzino morto, dove il suo corpo giaceva in una pozza di sangue, mi faceva male. Aveva restituito il suo bacio, se lo avessi ucciso, mi avrebbe solo odiato. Anche lei.
Questo pensiero scatenò una rabbia interiore che mi avrebbe portato ad afferrare il primo umano, uomo o donna, che mi passava vicino e affondare i miei denti affilati nel suo collo davanti a tutti. Chiusi gli occhi e ingerì il liquido freddo in un colpo, imponendomi di calmarmi e di frenare i miei impulsi omicidi. Se avessi continuato così, avrei fatto una strage. Mi parve quasi di udire la voce del mio fratellino e la ramanzina che avrei dovuto sorbirmi da questo, con la sola conseguenza che all’omicidio di qualche stupido umano si sarebbe aggiunto uno stupido vampiro vegetariano dalle strane convinzioni sulla tutela e conservazione degli istinti e delle emozioni umane.
Sentì scendere il liquore dentro di me e lasciare una scia non infuocata, ma ghiacciata.
Quella scia infuocata, che mi diede i brividi, la percepì solleticare le mie spalle.
Ancor prima che la figura femminile, che avvertivo a pochi centimetri da me, si presentasse, fui colpito dal suo profumo. Era forte e dolce. Era un profumo che una volta odorato difficilmente puoi scordarlo. Riuscirebbe ad annebbiare la mente di chiunque e di inibire ogni pensiero.
L’effetto che quell’essenza ebbe su di me, fu di accendere il desiderio, di quietare la seta e la rabbia.
Quando due dita affusolate e laccate di rosso mi alzarono il mento e mi costrinsero a voltare la testa, i miei occhi si persero in due prati verdi e sconfinati. Il piccolo viso della ragazza era circondato da lunghi capelli neri dove le luci del locale in cui ci trovavamo, riflettevano alcuni riflessi blu sparsi qua e la. A ricadergli sulla fronte, una frangetta che metteva solo in evidenza gli occhi da gatta aventi striature grigie. Questi erano così magnetici da riuscire a catturare sguardi e tenerli saldamente inchiodati e legati a quello sguardo. Quei due occhi riuscivano a far trapelare la sicurezza e la determinazione che possedeva quella ragazza.
<< Le mie amiche sostengono che qualche ragazza ti ha già tutto per se. >>
La prima cosa che attirò davvero la mia attenzione in lei, fu la sua gola scoperta emanare quel suo forte e dolce profumo, intaccato da quella sfumatura che solo io in quel posto ero in grado di cogliere.
A circondare quel collo lungo c’era una collana d’argento con inciso in corsivo un nome, Maya.
Scrutandola, osservai compiaciuto come si sentisse a proprio agio e come la sua figura fosse davvero molto provocante perfino per un vampiro.
Portava un semplice vestito bianco al di sopra del ginocchio che le lasciava le spalle nivee scoperte.
Ero ben consapevole del fatto che lei sapesse che la stavo osservando e che credesse di aver attirato la mia attenzione.
Il mio indugiare sulla sua figura seducente, la spinse a cedere a quell’incoraggiamento silenzioso di accomodarsi al bancone del bar.
Le sue gambe nude istaurarono il primo contatto fisico tra me e lei. Al loro sfiorarmi e accavallarsi in modo da provocarmi, mi lanciò un occhiata maliziosa.
Percepivo gli occhi di quel Raul e di tutta la sua Banda Bassotti addosso. Questo non faceva che aumentare la mia voglia di giocare con quella ragazzina, mentre per la prima volta in quella dannata sera, fui ascoltato.
Quella fanciulla dagli occhi verdi e sconfinati, rappresentava quella sola occasione di annullare finalmente il mio mondo privato e mandarlo al diavolo con chi in quel momento lo abitava.
Sorrisi alla dolce brezza del suo sapore vitale che mi colpì in pieno, quando si sistemò una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Quella situazione mi riportò alla mente tutte quelle ore oscure e calde, colmate e passate in compagnia della passione e dal desiderio che una ragazza mi donava volutamente. Ogni volta diversa dalla precedente, dove le parole non esistevano, dove il risvegliarmi accanto ad un corpo fragile si confrontava con ciò che desideravo davvero, dove ferite, rimpianti e inutili dolori non esistevano. Solo appagare la sete e il desiderio aveva senso. Vivevo per quello.
Quei ricordi svegliarono parti di me che poco prima erano sopite.
Ogni ragazza che si era ritrovata sul mio stesso cammino, che aveva attirato la mia attenzione, in qualche modo era sicura che il gioco lo avrebbe condotto lei. Ognuna di loro si accorse che si era sbagliata, ma quando questo avveniva il gioco si era concluso e per l’ennesima volta avevo mangiato la regina proclamando scacco matto.
Maya mi fissava incuriosita giocando con quella stessa ciocca rigirandola tra le lunghe dita sottili, in attesa di una mia replica.
Stava giocando con il fuoco e la sola che si sarebbe scottata, soprattutto quella sera, sarebbe stata lei.
Avevo trovato quella scappatoia che mi avrebbe condotto fuori da quel mio Inferno. Quella scappatoia così provocante e disponibile, che decisi di assecondare e stare al suo stesso gioco.
<< Anche tu sei della loro stessa opinione? Credi che sia legato ad una qualche ragazza, Maya? >>
Sorrise, sfiorando di sfuggita la collana.
<< Anche se lo fossi, non mi importa >>, disse avvicinandosi a me di soli pochi millimetri. << Ho messo gli occhi su di te da quando sei entrato qui dentro e credimi, difficilmente manco un obbiettivo quando me lo impongo. >>
<< Oh, non mi è per nulla difficile crederti >>, le dissi ancora più sicuro del fatto che illudere e giocare con quella ragazza, sarebbe stato molto divertente. << E, dimmi, quale sarebbe il tuo obbiettivo? >>
<< Vuoi davvero saperlo? >>, mi domandò, mentre i suoi occhi tradirono un velo di desiderio.
Sorrisi e ad esso, Maya percorse con le sue dita affusolate il mio braccio fino a raggiungere il lembo del colletto della mia camicia nera. Stringendolo nella sua mano, si avvicinò verso di me posando un bacio sul mio collo.
<< Hai recepito il messaggio o devo essere più esplicita? >>, chiese accarezzandomi con la punta del naso la pelle del collo.
Come risposta le scostai i lunghi capelli neri dalla spalla e l’assaporai con un piccolo bacio.
Sentì come il suo cuore e la sua mente, furono eccitati da quel gesto e da quel consenso.
In quella intimità appena conquistata, una mano portò la ragazza lontano da me, afferrandola per i capelli e tirandola all’indietro.
<< Che diavolo stai facendo? >>
A quella domanda urlata e al grido di Maya, spalancai gli occhi. Di fronte a me si ergeva un uomo con un marcato accento dell’est Europa.
<< Lasciami, mi fai male >>, urlò la ragazza che prese a menare unghiate. << Io faccio quello che voglio, con chi voglio. >>
<< Tu non fai un cazzo di niente senza il mio permesso, stupida ragazzina. >>
L’uomo immobilizzò Maya e dopo averla scossa la buttò a terra.
Intorno a quell’angolo di mondo scese il silenzio più assoluto, laddove anche il più piccolo insetto avrebbe fatto rumore nel muovere freneticamente le sue ali per cercare di uscire da quel posto.
Senza pensarci, mi piegai verso Maya e l’aiutai ad alzarsi frastornata. Mi accorsi solo in quel momento che sulle sue braccia l’uomo era riuscito a lasciare le impronte della sue mani. La cosa non mi piacque e i miei sensi di vampiro colsero qualcosa che prima mi era sfuggito.
<< Allontanati da lei ragazzo e sparisci, altrimenti… >>
<< Altrimenti, cosa? >>
Fulminai quell’uomo con uno sguardo gelido che non lo scalfi di un centimetro.
<< Non sai contro chi ti stai mettendo, ragazzo >>, disse l’uomo con occhi iniettati di veleno, quando fece qualcosa che mi colse di sorpresa. Con prepotenza spinse la ragazza dietro di se e con determinazione cercò di afferrarmi per il collo, ma i miei riflessi di vampiro mi guidarono a stringerli il polso e a piegarli il braccio in modo da portarlo dietro la sua schiena e avere la sua figura di spalle.
Afferrai il suo collo in una presa stretta e con voce gelida e distaccata li sussurrai ad un orecchio: << Credimi, sei tu che non hai la benché minima idea contro chi ti stai mettendo. >>
Strinsi più vigorosamente la stretta al suo collo e spintonandolo lo lasciai andare. Incespicando e soffocando qualche attacco di tosse, l’uomo, con una mano alla gola, mi guardò sconcertato  e rosso in volto. Lanciando un’ultima occhiata prima a me ed infine alla ragazza, si allontanò velocemente da noi. Seguendolo con lo sguardo lo vidi lasciare il locale e precipitarsi in strada. Subito dopo vidi uscire anche gli uomini di Raul.
Distolsi la mia attenzione, quando una mano si avvicinò alla mia e me la strinse.
<< Grazie. >>
La voce di Maya arrivò chiara nella mia mente, distogliendo per un secondo il pensiero che quell’uomo era qualcosa di più di un semplice essere umano.
<< Chi era quel tizio? >>, domandai rivolgendo uno sguardo glaciale alla ragazza, che abbassò gli occhi.
<< Nessuno, solo un amico di famiglia >>, rispose veloce. << Ti prego, andiamo da qualche altra parte. >>
Accennai una vaga risposta annuendo con la testa e Maya mi condusse fuori, all’area aperta.
 






 
 
L’angolo di Lilydh
 
Buonasera ragazze!
Per prima cosa mi devo scusare perché, né sabato né domenica sera, sono riuscita ad aggiornare la FanFiction.
Sorry, sorry, sorry.
E’ un miracolo che sia riuscita a postare questo terzo capitolo proprio oggi, altrimenti se ne parlava fra minimo sei giorni. Le ultime giornate che mi attendono di questa settimana sono di fuoco. Basta citare il mio recupero di matematica. Riuscite ad immaginarvi il resto?
Cooomunque parlando del capitolo…lo so, non è molto e non è il massimo, ma è qualcosa. Un assaggio di cosa ci aspetta nei capitoli successivi.
Dopo aver letto di un Damon praticamente con il morale sottoterra, adesso ci attende quel Dam pazzo e irresistibile che riesce a fare stragi di cuori. Una già l’ha fatta: Maya.
Questa ragazza dagli occhi verdi e provocante che conquista l’attenzione del nostro vampiro e rappresenta per questo quell’occasione tanto attesa.
Proprio sul più bello fa capolino un terzo personaggio che rovina l’atmosfera creatasi e lascia Damon con qualche dubbio.
Nel prossimo capitolo vedremo, naturalmente, ancora Maya e probabilmente conosceremo qualche suo amichetto.
Non dico più niente. ^^
 
Spero che con queste piccolissime anticipazioni e certezze, mi abbiate perdonato o quasi.
Grazie a tutte le ragazze che leggono ciò che scrivo, brutto o bello che sia.
Grazie a tutte quelle ragazze che continuano a recensire e a darmi sostegno. Siete fantastiche!
Spero, sempre, di non deludere nessuna di voi (se non l’ho già fatto con questa specie di capitolo),
 
Lilydh

  
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