Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Eilan21    15/03/2012    1 recensioni
Una ri-narrazione del film dal punto di vista di Alice, con delle scene aggiunte. Centrato sulla storia d'amore tra Alice e Uncas, e con una piccola sorpresa nel prologo. Adoro il film e volevo contribuire... Enjoy!
NOTA: In fase di revisione. A breve ne pubblicherò una versione ampliata e riveduta!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Non passò molto che il gruppo giunse nei pressi di una radura, delimitata da una staccionata di legno. Nathaniel era andato in avanscoperta e, dopo aver ritenuto sicuro procedere, aveva fatto cenno ai suoi compagni di seguirlo. In tutti e tre gli uomini si leggeva un'improvvisa tensione. Scavalcarono la staccionata senza aspettarli e ai tre inglesi non restò altro da fare che seguirli. Alice camminava dietro Cora tenendo le gonne leggermente raccolte con le mani per muoversi più agevolmente. Alzò lo sguardo e vide ciò che i tre uomini dovevano aver già visto. Nel centro della radura stava una capanna di legno quasi completamente bruciata, il fumo acre che ancora si levava dai resti carbonizzati di quella che doveva essere stata un'abitazione di coloni.

 I tre uomini si muovevano guardinghi, i fucili in mano, attenti a cogliere ogni minimo segnale di pericolo. Ogni minimo segnale che avrebbe rivelato la presenza dei responsabili di quella barbarie. Lo sguardo di Alice venne suo malgrado attratto da Uncas, che, fatti pochi passi, si accovacciò presso il corpo di una donna che giaceva in mezzo al prato. Quando si rese conto che la donna era morta, ad Alice vennero le lacrime agli occhi. Quale bestia poteva aver fatto questo? Ma ancor di più della sorte della povera donna, ciò che intristì Alice fu vedere quanto Uncas fosse rimasto colpito dalla sua morte. Le mise una mano sul collo cercando il battito, ben sapendo che non l'avrebbe trovato, e poi le strinse il braccio in un gesto che ad Alice sembrò d'affetto.

 Alice si allontanò un poco da Cora che, sconvolta per lo spettacolo che aveva di fronte, non ci fece caso. Appena girato l'angolo della casa, la ragazza vide un altro corpo. Non ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma anche a distanza riuscì a capire che si trattava di un uomo. Probabilmente il marito della donna che giaceva poco lontano. Non volle vedere altro; si affrettò a tornare da Cora, il cuore in tumulto ma gli occhi asciutti. Quello che aveva visto non poteva essere espresso nemmeno dalle lacrime. Era ovvio che quello che era avvenuto in quel luogo era il massacro di un'intera famiglia, compresi i bambini; la manina di uno di loro si intravedeva sotto le assi di legno bruciate, le piccole dita contratte in modo straziante.

 Nathaniel e Chingachgook, terminata la loro perlustrazione, si riunirono davanti alla casa, accucciati, stringendo i fucili piantati a terra. All'appello mancava Uncas, che si era attardato dentro la capanna. Quando uscì, guardò appena nella direzione di Duncan e delle ragazze, poi si accucciò accanto al padre e al fratello, appoggiandosi al fucile. Chingachgook indicò qualcosa sul terreno e disse alcune parole, ma Alice era troppo lontana per riuscire ad afferrarle. Lo era anche Duncan, che chiese: “Cosa hai detto?”

 I tre uomini lo ignorarono restando in silenzio qualche secondo.

 Uncas alzò lo sguardo su Chingachgook e Nathaniel. “Specchi, attrezzi, vestiti... era tutto dentro casa. Non hanno preso niente”, disse con voce a malapena udibile.

 “Si spostano velocemente... è un gruppo guerriero”, aggiunse Nathaniel.

 Uncas spostò di nuovo lo sguardo a terra, passandosi il dorso della mano sul viso. Il suo dolore era tangibile, e Alice stette male per lui. Anche Nathaniel se ne accorse, perché gli mise gentilmente una mano sulla spalla in un gesto da fratello maggiore.

 Duncan fece un passo verso di loro. “Seppelliamoli”, disse.

 “Lasciamoli”, ribatté Chingachgook alzandosi, imitato dai suoi figli. Tutti e tre cominciarono ad allontanarsi. Uncas passò accanto ad Alice, l'espressione imperturbabile ma gli occhi colmi di dolore. Alice, da parte sua, guardava Cora, che si stava rivolgendo a Nathaniel.

 “Chiunque siano, anche se sono degli estranei, hanno diritto ad una sepoltura cristiana... non possiamo lasciarli così!”, esclamò la figlia maggiore del Colonnello con l'indignazione nella voce.

 Alice era inorridita: non tanto per l'insistenza di Cora – che lei forse non avrebbe mai avuto il coraggio di imitare – quanto per la sua mancanza di sensibilità. Era ovvio che i tre uomini conoscessero quelle persone. Era ovvio nel loro dolore, nei loro sguardi sconvolti, nei gesti di Uncas... come poteva dire una cosa tanto crudele?

 “Andiamo via”, ordinò secco Nathaniel.

 “Non lo farò”, continuò Cora, nonostante l'uomo le avesse già voltato le spalle per andarsene. “Ho già visto gli orrori della guerra, signore. Ma non l'ho mai vista fare a donne e bambini... e questo non è più crudele della vostra indifferenza!”

 A quelle parole, Nathaniel si bloccò e cominciò a tornare sui propri passi, dirigendosi dritto verso Cora con sguardo fiammeggiante. Anche se Cora cercò di conservare la dignità, fece un involontario passo indietro sotto la minacciosa avanzata dell'uomo. Alice rimase ferma al proprio posto, ma fu suo malgrado grata che quello sguardo duro non fosse rivolto a lei.

 “Signorina Munro”, disse Nathaniel tra i denti, guardando Cora dritta negli occhi. “Non sono estranei... ma restano dove stanno!” Poi passò il fucile nell'altra mano e si voltò di nuovo, seguendo gli altri.

 Alice si avvicinò a sua sorella, che era rimasta impietrita. La guardò in cerca di un segnale che le permettesse di capire cosa stesse provando, ma Cora mantenne lo sguardo duro e la bocca contratta. Conoscendo sua sorella, Alice intuì che dovesse essere furiosa e umiliata per essere stata zittita a quel modo. A Cora era sempre piaciuto avere l'ultima parola. Alice lanciò un ultimo sguardo alla capanna carbonizzata, poi Cora le mise un braccio intorno alla vita, Alice fece altrettanto, e le due sorelle si avviarono dietro gli altri.

 
La notte giunse come una benedizione per Alice. Era stanca, per non dire distrutta. Non era abituata a camminare tanto, e gli stivali da cavallo rendevano l'esperienza ancora più difficoltosa. Il suo abito, una volta di un elegante rosa pallido, ora era completamente impolverato e aveva l'orlo infangato. Chingachgook aveva trovato un posto per accamparsi, nel mezzo – e Alice rabbrividì al pensiero – di un terreno di sepoltura. Certamente non il posto più allegro per trascorrere la notte, ma se poteva dormire soltanto un paio d'ore ad Alice andava più che bene.

 Mangiarono un po' di carne secca e pane che i tre uomini avevano nelle loro borse. Alice e Cora non mangiarono molto, erano più stanche che affamate. Poi le due ragazze si stesero per dormire l'una accanto all'altra. Duncan faceva la guardia poco più avanti, subito dietro Uncas; Chingachgook era dietro di loro, in piedi presso un albero. Era troppo buio per vedere Nathaniel, che era più avanti con la schiena poggiata su un tronco caduto.

 “Cosa darei per un bel bagno caldo e un vestito pulito!”, si stava lamentando Cora, che stava stesa su un fianco con il peso poggiato sul gomito.

 Alice, che stava sdraiata supina, sorrise alla sorella. “Ti capisco, Cora. Vedrai che una volta arrivate al forte questo paese non ti sembrerà più tanto orribile.”

 “Non dico che sia orribile, anzi è molto bello per certi versi. Ma senza i vestiti sporchi, l'umidità che non da tregua e i selvaggi che cercano di ucciderci lo apprezzerei sicuramente di più! Senza contare poi quell'uomo testardo e incivile!”, concluse facendo un cenno col capo nella direzione in cui era nascosto Nathaniel.

 “Cora!”, esclamò Alice scandalizzata, alzando la testa per guardarsi intorno. Ma sembrava che nessuno avesse udito l'ultimo commento della sorella.

 “So che non è una cosa educata da dire, ma quell'uomo ha il potere di irritarmi come nessun altro”, si giustificò Cora.

 Senza che lei lo volesse, i pensieri di Alice si fissarono immediatamente su un altro uomo. Guardò nella sua direzione; anche al buio riuscì a scorgerne la figura muscolosa e aggraziata. Davvero, non poteva dire di aver mai visto un uomo più bello. Non era paragonabile nemmeno agli uomini con riccioli biondi e occhi azzurri, caratteristiche che, fino a poco tempo prima, lei considerava l'incarnazione della bellezza. Come si era sbagliata!

 “A cosa stai pensando, Alice?”, chiese all'improvviso Cora strappandola ai suoi pensieri. Alice arrossì fino alla radice dei capelli, e sperò con tutte le sue forze che l'oscurità impedisse alla sorella di notarlo.

 “A...a quando arriveremo al forte. Non vedo l'ora di poter rivedere nostro padre...”, rispose con una certa forzatura nella voce. Alice sperò che Cora si lasciasse ingannare dalla bugia che aveva messo insieme in fretta e non notasse che sua sorella era al colmo della vergogna per essere stata colta in flagrante.

 Ma Cora non sembrò farci caso, i pensieri ancora fissi sullo scontro che aveva avuto con Nathaniel quel pomeriggio.

 “Anch'io. Spero che papà non sia troppo in pensiero per noi...” , rispose evasivamente. Poi si riscosse e il suo tono si addolcì, mentre guardava la sorella minore. “Perché non provi a dormire ora? Domani ci aspetta un altro giorno faticoso.”

 Alice si sdraiò su un fianco, cercando una posizione comoda per dormire, l'umidità della notte che penetrava attraverso il tessuto sottile del suo vestito. Era la prima volta che dormiva su qualcosa di diverso di un bel materasso imbottito, eppure la stanchezza ebbe il sopravvento e, in pochi minuti, Alice si abbandonò ad un sonno profondo.

 

 Non seppe dire quanto tempo avesse dormito, quando dei rumori attutiti la strapparono al sonno. La ragazza sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco ciò che le stava intorno. Di una cosa si rese subito conto: Cora non era più accanto a lei. Voltandosi pancia a terra, si sollevò sui gomiti e alzò la testa cercando di vedere oltre il tronco caduto che le stava davanti. Vedeva qualcosa muoversi tra gli alberi, non molto lontano da loro. Non si accorse che stava respirando più forte di quanto la prudenza avrebbe suggerito... in realtà non pensava nemmeno che chiunque ci fosse là fuori riuscisse a sentirla. Non sapeva che gli indiani – perché di indiani si trattava - fossero allenati a percepire ogni minimo rumore. Ma accanto a lei c'era qualcuno che lo sapeva fin troppo bene.

 Improvvisamente una mano le coprì la bocca, mentre delle braccia forti l'afferrarono. Alice si trovò stretta contro il corpo di un uomo. Era sul punto di gridare, o lottare per liberarsi, o entrambe le cose, quando una voce familiare le sussurrò nell'orecchio.

 “Sono io. Sta' tranquilla.”

 Uncas. Era lui che la stava stringendo, e Alice si sentì immediatamente al sicuro tra le sue braccia. Il cuore cominciò a batterle come un tamburo, e non solo per la paura che quegli uomini li scoprissero. Divenne acutamente consapevole del corpo di lui premuto contro il proprio, delle sue labbra che le sfioravano il collo, anche se involontariamente. Il sangue prese a scorrerle nelle vene come un mare in tempesta. Alice chiuse gli occhi senza volerlo, come se il suo corpo volesse assaporare ogni attimo di quel contatto, ogni fibra di calore che si sprigionava dal corpo di Uncas.

 Udì una voce dire “Non. Pas possible”, e riaprì gli occhi, sforzandosi di concentrarsi sulla situazione in cui si trovavano. Alice conosceva molto bene il francese e comprese immediatamente che, per qualche motivo, il gruppo di indiani che si stava avvicinando stava rifiutandosi di proseguire.

 “Non!”, ribadì uno di loro ad uno dei cacciatori francesi che li accompagnava.

 Alice capì che erano salvi e tirò un sospiro di sollievo. Uno ad uno, gli uomini che li minacciavano presero ad indietreggiare scomparendo nella foresta. Uncas la tenne stretta qualche altro momento, prima di lasciarla andare. Poi si mise a sedere, imitato da Alice.

 Ora che il momento di pericolo era passato, la ragazza cominciò a sentirsi imbarazzata per essere stata così vicina a lui, e ad averlo trovato per giunta così piacevole.

 “Stai bene?”, chiese Uncas gentilmente. Guardandolo negli occhi Alice si accorse che era veramente preoccupato, non lo stava chiedendo solo per educazione.

 “Sì, grazie”, si affrettò a rassicurarlo lei. “Stavo per tradirvi tutti...”, aggiunse poi, vergognandosi della propria debolezza.

 “Questo non è il mondo a cui sei abituata. Non devi scusarti”, rispose lui.

 Solo in quell'attimo Alice si ricordò di Cora, e la cercò con lo sguardo. Sua sorella era più avanti, sdraiata accanto a Nathaniel. Ma come? Si chiese Alice. Non aveva dichiarato fino a poche ore prima che era un uomo insopportabile? E per certi versi poteva esserlo. Era testardo e irritante, incline al sarcasmo e non sapeva tenere a freno la lingua ma, rifletté Alice, probabilmente lui e Cora si assomigliavano più di quanto sua sorella fosse disposta ad ammettere.

 Alice spostò lo sguardo su Uncas. “Perché quegli uomini ci stavano per attaccare?”

 “Erano Ottawa, gli stessi che hanno bruciato la capanna. Si muovono lungo la Frontiera per saccheggiare e depredare.”

 Immediatamente ad Alice tornarono in mente i corpi di quella famiglia e sentì lo stomaco chiudersi. “Quelle... quelle persone erano vostri amici, vero?”, chiese con un filo di voce.

 Uncas annuì, lo sguardo per un momento di nuovo triste.

 “Mi dispiace molto... dico davvero”, mormorò lei, evitando di insistere su un argomento che era chiaramente ancora così doloroso per lui.

 Uncas le sorrise. Alice non sapeva che le sue parole gli avevano ricordato James e Anna, i due bambini dei Cameron che lo adoravano e che rifiutavano di staccarsi da lui ogni volta che lui, suo padre e suo fratello erano in visita presso la loro famiglia. Questo gli riportò alla mente l'ultima volta che erano stati alla capanna, circa una settimana prima, e una frase che Alexandria Cameron aveva casualmente pronunciato. Come mai Uncas è con voi? Avrebbe dovuto sistemarsi con una donna e mettere su famiglia ormai. Anche se aveva solo venticinque anni sulle spalle di Uncas pesava il gravoso fardello dell'intero suo popolo, i Mohicani, praticamente scomparsi dopo due secoli di guerre con i coloni ed epidemie portate da questi ultimi. Erano rimasti solo in due: lui e suo padre. E Chingachgook desiderava con tutto il suo cuore che Uncas trovasse una moglie indiana e ricostruisse la loro stirpe. Uncas aveva sempre pensato che sarebbe andata così, che era suo dovere fare ciò che andava fatto. Ma ora, in quel terreno di sepoltura, in quella notte di fine estate, Uncas si trovò ad osservare la giovane donna accanto a sé e, per la prima volta, sentì il suo cuore vacillare. Certo, aveva avuto alcune donne nella sua vita di guerriero, ma nessuna aveva mai toccato le corde del suo cuore. Nessuna aveva mai scatenato in lui emozioni tanto profonde, come quella ragazza dal viso di porcellana e dai capelli dorati riusciva a fare.

 “Dovresti tornare a dormire”, le disse con voce tranquilla.

 Alice assentì col capo e fece per sdraiarsi di nuovo, poi ci ripensò e si mise di nuovo a sedere. Guardò Uncas, che ora era seduto con la schiena poggiata contro il tronco caduto, con il fucile tra le mani. Aveva il viso rivolto verso il cielo e le stelle. Sembrava che avesse intenzione di passare lì la notte, e Alice gliene fu grata. Si sentiva così al sicuro accanto a lui, come se non avesse più nulla da temere dal mondo. Sollevata, si sdraiò di nuovo sul terreno e dormì tranquilla per il resto della notte.

 

 Il giorno dopo trascorse più o meno come il precedente. Alice tendeva continuamente a rimanere indietro, ma non era da sola. Uncas era sempre accanto a lei, e la sua semplice presenza la confortava. Lui la sosteneva ogni qualvolta inciampava e l'aiutò ad attraversare alcuni tratti particolarmente difficili. Ma le stava accanto in modo discreto e l'aiutava solo quando ne aveva veramente bisogno. Alice era grata del fatto che non la trattasse come una bambina o come un'invalida. E scoprì con sua sorpresa, che bastava la semplice presenza di Uncas ad incoraggiarla a proseguire anche quando era esausta.

 Si fermarono solamente verso mezzogiorno per consumare un pasto veloce a base di carne secca e frutti di bosco e, nel tardo pomeriggio, Uncas andò in testa al gruppo in avanscoperta, dando il cambio a Chingachgook. Allora Duncan, ricordando i suoi doveri di gentiluomo, andò ad aiutare Alice. Soltanto che, a differenza di Uncas, Duncan la considerava debole e delicata, ed evitava di allontanarsi più di un passo da lei, tenendole costantemente il braccio. Alice avrebbe voluto protestare, ma non voleva offendere Duncan, che agiva così perché le era affezionato... e onestamente, a cosa sarebbe servito? Perfino Cora cercava sempre di proteggerla da tutto!

 Quando il sole era quasi al tramonto, e stavano camminando in mezzo al bosco, si levò chiara la voce di Nathaniel.

 “Dopo la prossima cresta, scendendo c'è il forte”, comunicò ai suoi compagni di viaggio.

 “Gli uomini del reggimento andranno al lago a prendere dell'acqua, la metteranno sul fuoco e provvederanno ad ogni genere di conforto”, disse Duncan ad Alice, continuando a tenerla per il braccio.

 “Che bello, non vedo l'ora di riabbracciare papà!”, esclamò Alice, contenta. Ma subito dopo averlo detto si rese conto che il loro arrivo al forte, forse avrebbe significato doversi separare dai loro compagni di viaggio. D'altra parte, che motivo avrebbero avuto i tre uomini di rimanere? Aveva sentito chiaramente Nathaniel dire che, prima di imbattersi in loro, erano diretti ad ovest. Probabilmente avrebbero ripreso il cammino una volta che loro fossero stati al sicuro a Fort William Henry. Inspiegabilmente, Alice provò una profonda tristezza a quel pensiero.

 E tuttavia non riuscì a ingannare se stessa al punto di non ammettere chi, tra i tre uomini, avrebbe rimpianto di più. Uncas li stava aspettando in cima alla cresta, ed anche a quella distanza, Alice percepì il suo sguardo su di sé, quello sguardo che sembrava leggerle nei pensieri. Le mancava non averlo accanto a sé... non sapeva perché – o forse semplicemente non era disposta ad ammetterlo – ma le mancava la sua presenza rassicurante. In quei due giorni aveva vegliato su di lei, che fosse stato per stringerla a sé e confortarla in vista del pericolo come era successo nel terreno di sepoltura, o per impedirle di inciampare o scivolare... lui era sempre stato lì.

 Le tenebre calarono in fretta. Il primo tuono comparve nel cielo senza preavviso, illuminando la notte di un innaturale bagliore arancione. I tuoni e i lampi si intensificarono man mano che il gruppo si avvicinava alle sponde del lago, sulla cui riva opposta si ergeva il forte. Ma non si trattava di una tempesta... era un bombardamento. Fort William Henry era sotto assedio. Alice e Cora rimasero a bocca aperta di fronte a quello spettacolo tremendo. Perché il loro padre le aveva invitate nel mezzo di una guerra? Si chiedeva freneticamente Alice. Chingachgook scansò Cora per passare avanti, e riuscire a vedere meglio la situazione, ed anche Duncan e Nathaniel lo seguirono.

 Uncas, che era in fondo al gruppo, voltò improvvisamente la testa e li vide. Vide ciò che aveva già percepito nelle ultime ore, ciò che la foresta, di cui lui era un buon ascoltatore, gli aveva rivelato. Un gruppo guerriero – probabilmente uroni – che li seguiva già da un giorno, li aveva quasi raggiunti. Non potevano indugiare, né tornare indietro. Così il giovane mohicano individuò al buio la figura vestita di rosa di Alice, che stava poco più avanti, sbalordita o forse terrorizzata dalle cannonate, e la prese delicatamente per un braccio.

 “Dobbiamo andare”, le disse. Raggiunsero Chingachgook e Nathaniel fermi sulla riva del lago, e Uncas disse alcune frasi in mohicano al padre e al fratello. Più avanti, tirata in secca sul bagnasciuga, c'era una canoa. Il gruppo si diresse verso di essa e gli uomini la tennero ferma, mentre aiutavano le donne a salire. Nathaniel disse a Cora e Alice di acquattarsi sul fondo, per non diventare facile bersaglio per coloro che li inseguivano. Le ragazze fecero come veniva detto loro. Poi la canoa si mosse e Alice si chiese perché gli uomini non fossero saliti con loro; poi comprese... i remi! Non c'erano i remi e i quattro uomini stavano spingendo l'imbarcazione a nuoto, due su ogni lato, probabilmente anche per attirare meno l'attenzione dei loro inseguitori.

 Mentre la canoa ondeggiava Alice si aggrappò al bordo, e la sua mano ne incontrò un'altra. Era più grande della sua, più scura della sua e il contatto con essa fu come una scarica di corrente per Alice. Allontanò la mano in fretta... che lui pensasse che l'aveva fatto di proposito? In ogni caso fu ancora una volta confortante per Alice il fatto che Uncas fosse lì accanto a lei.

 La canoa fendette le acque scure del lago, fino a toccare la sponda opposta. La superficie dell'acqua s'increspò quando Chingachgook camminò fino al bagnasciuga tirando in secca la canoa, subito imitato da Uncas e Nathaniel. Bagliori provenienti dai mortai francesi che attaccavano il forte rivelarono la posizione dell'imbarcazione e la forma delle ragazze che scendevano sulla spiaggia, aiutate da Duncan. Tre uomini che si trovavano più avanti – un Hurone e due soldati francesi - li videro e si lanciarono su di loro. Cora e Alice quasi gridarono dalla sorpresa e cercarono riparo dietro agli uomini. L'Hurone attaccò Nathaniel, che lo respinse piantandogli il tomahawk nel petto. Immediatamente dopo tirò fuori il suo coltello, la cui lama mandò un bagliore nella notte. Chingachgook abbatté il primo dei due soldati con la sua mazza da guerra, mentre il secondo fece in tempo a colpire Uncas al fianco con la baionetta, prima che lui lo spingesse a terra afferrando la baionetta stessa e, sovrastandolo, lo colpisse col tomahawk.

Senza indugiare oltre - visto che era chiaro che quel posto non era sicuro - il gruppo cominciò a risalire verso il forte. Un nuovo colpo di cannone esplose non molto lontano da loro, e Alice emise un piccolo strillo di paura e di sorpresa. Istintivamente, afferrò il braccio di Uncas, gli occhi spalancati e fissi sui bagliori nel cielo che a tratti illuminavano il forte. Uncas fu intenerito da quella manifestazione di fiducia da parte della giovane donna. Lei era diversa dagli altri due inglesi. La giubba rossa chiaramente ancora non si fidava di loro nonostante gli avessero salvato la vita, e lo dimostrava il fatto che passava ogni notte sveglio col fucile spianato; mentre l'altra ragazza non faceva altro che scontrarsi con Nathaniel approfittando di ogni pretesto. Ma Alice... lei era così gentile, così innocente, così dolce...

Si rivolgeva a lui senza neanche una punta di superiorità nella voce, senza cercare di far prevalere il suo punto di vista. E si fidava di lui, come nessuno aveva mai fatto. Nessuno si era mai aggrappato ad Uncas in quel modo, e qualcosa vibrò nel suo cuore quando Alice d'istinto lo cercò.

 Lungo tutta la salita verso il forte, Uncas l'aiutò sostenendola con il braccio. Davanti a loro, Nathaniel stava facendo la stessa cosa con Cora. Sebbene Uncas non si fosse lasciato sfuggire un grido quando la lama lo aveva colpito di striscio tagliandolo all'altezza del fianco, Alice si accorse, mentre risalivano il pendio, che la sua camicia era macchiata di sangue.

 “Ti ha ferito...”, mormorò la ragazza, la voce che vibrava di preoccupazione.

 Uncas le sorrise. “Non è niente di grave, non preoccuparti.”

Alice non si tranquillizzò molto, ma non poté ribattere perché erano nel frattempo giunti all'ingresso del forte, dove li aspettavano diversi soldati. Cora prese gentilmente Alice dalle mani di Uncas, mentre Duncan forniva nome e grado all'ufficiale che era appena uscito dal forte, il quale fece altrettanto. Tutto il gruppo varcò l'ingresso e si ritrovò in un ampio cortile, dove regnavano il caos, la confusione, le grida e i colpi di cannone che i francesi sparavano contro il forte inglese. 

   
 
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