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Autore: Hyorangejuice    15/03/2012    11 recensioni
Tentare di descriverlo senza sembrare banali o offensivi nei suoi confronti sarebbe stato molto difficile, quindi Minho si limitò ad osservarlo senza affibbiargli aggettivi come ‘carino’, nonostante lo fosse, anche dalla sua del tutto eterosessuale prospettiva, né ‘dolce’ nonostante avesse un sorriso da carie, né bello perché… Perché sarebbe stato ‘troppo gay’ dalla sua eterosessuale prospettiva.
Sul petto aveva una targhetta con il suo nome sopra, si chiamava… .
“Taemin-ah!” Key salutò il ragazzino con uno dei suoi migliori sorrisi.
c'è un Minho indeciso, un Taemin che è una caramella mou, un Kibum che è più di quello che sembra, un Jonghyun canterino e un Onew sbadatamente se stesso, tutti alle prese con le proprie vite, tra caffè alla canella e scelte che cambieranno per sempre la loro vita.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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salve a tutti, ce l'ho fatta, finalmente! *posa plastica della vittoria*
capitolo travagliato, ma alla fine ce l'abbiamo fatta...
ho dovuto riscriverlo tre volte e non ne sono soddisfatta, ma vedrò di fare meglio la prossima volta...
In ogni caso. SHINEE IS BAAAAAAACK.
allora per descrivere i miei sentimenti in proposito non basterebbero 100 pagine
e neanche tutti i tasti della tastiera compresi numeri e simboli...
la mia mente in questo momento è così --->

in ogni caso, tornando a noi, sono cosciente del fatto che Kibum vi sembrerà bipolare, ma abbiate pazienza..
in ogni caso, buona lettura e scusate l'attesa...


              

Capitolo 8:
Mi fido di te


C’era qualcosa di strano nell’aria quella mattina, una sorta di strana calma, che come una patina oleosa ricopriva tutta la casa, scendendo le scale Taemin si sentiva come se fosse dovuto scivolare su quella patina da un momento all’altro.

Lasciò la cartella coi libri nell’ingresso e si diresse in cucina sperando di avere abbastanza tempo per bere un bicchiere di latte e mangiare qualche biscotto.
Aprì il frigo con il bicchiere in mano e notò che il frigo ormai era quasi vuoto, probabilmente dopo il lavoro avrebbe fatto meglio ad andare a fare un po’ di spesa al Seven/Eleven lungo la strada. Una volta Jinki-hyung lo aveva accompagnato e aveva insistito per portare la spesa fino in casa, Taemin aveva rischiato l’aneurisma mentre girava la chiave nella toppa, se suo padre fosse stato in casa probabilmente non sarebbe andata a finire bene. Fortunatamente la casa era deserta e Jinki aveva da fare, non si era fermato e Taemin, nonostante si fosse sentito la peggior persona sulla terra, lo aveva praticamente spinto fuori con un sorriso tirato.

“Che cosa ci fai ancora qui?” la voce di suo padre gli arrivò alle orecchie come il rumore dei freni di un’auto subito prima di un incidente, spaventoso, troppo limpido e potenzialmente micidiale.


Inspirò profondamente e richiuse il frigo cercando di non fare niente per indisporlo ulteriormente.


“Stavo per uscire”


Rischiò di strozzarsi con il latte, ma non lo diede a vedere, lavò il bicchiere prima di riporlo nella credenza sopra il lavandino, sempre sotto l’occhio vigile di suo padre.


“Ci vediamo stasera”


Suo padre fece schioccare la lingua e gli diede le spalle, avvicinandosi alla finestra della cucina.

Taemin corse al piano di sopra e prese da sotto il letto il borsone che usava per andare a lezione di danza e ci infilò il pigiama, lo spazzolino da denti e un cambio, avrebbe chiesto a Kibum di rimanere da lui.
Prese il caricabatterie del cellulare, giusto per stare sul sicuro e controllò di avere abbastanza soldi per l’autobus nel portafogli, poi tornò al piano di sotto.
Suo padre era in piedi sulla porta della cucina, non appena lo vide scendere con la borsa in spalla sputò fuori una risata rauca che gelò Taemin sul posto.

“Io lo so cosa sei, lo so” disse ridendo di nuovo, una risata stridente e Taemin si sbrigò a raggiungere la porta. “Non pensare di poterti nascondere da tuo padre! Non pensare di poter scappare come ha fatto tua madre!”


Taemin infilò le scarpe e prese il giubbotto e la sciarpa dall’attaccapanni, senza neanche preoccuparsi di vestirsi si gettò nel freddo di Dicembre senza perdere altro tempo. Appena ebbe svoltato l’angolo, poggiò le borse a terra e si vestì prima di congelare. Un signora passando lo guardò storto, ma probabilmente stava solo guardando il figlio del pazzo che abitava infondo alla strada.

Si rimise le borse in spalla e camminò fino alla fermata dell’autobus giusto in tempo per prendere il solito autobus pieno di studenti che gli permetteva di varcare il cancello giusto in tempo per non essere troppo in ritardo.
Si sistemò vicino alla porta centrale reggendosi ad una delle maniglie che scendevano dalla barra di metallo e dalla borsa tirò fuori l’ennesimo stropicciato libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca scolastica nel tentativo di non addormentarsi durante il tragitto verso la scuola.
Era arrivato giusto in tempo per suonare la campanella e, seduto al suo banco alla sinistra dell’aula, Taemin stava cercando di isolarsi del tutto da qualsiasi cosa stesse succedendo durante la lezione di biologia.
Non che non amasse la scuola o studiare, non era quello il problema, da quando si era dovuto trasferire dalla sua vecchia scuola emergere in quella massa indistinta di indolenza non era stato per nulla difficile, e il problema era stato proprio quello. Con poche eccezioni l’intero corpo studentesco era composto da adolescenti svogliati e i professori avevano smesso di preoccuparsene. Di certo però Taemin non poteva lamentarsi quando proprio quella situazione gli permetteva di far passare inosservata qualche assenza di troppo.
La campanella della quarta ora lo colse di sorpresa, salutò il professore mentre stava uscendo, unendosi al coro di voci e tirò fuori da sotto il banco il suo quaderno degli appunti insieme all’enorme libro di storia.
Distrattamente Taemin iniziò a scarabocchiare su un angolo del quaderno un sole, una nuvola, un cuore in un angolo e una spirale che sembrava non finire mai e che, ben presto, si trasformò in un buco nero in cui Taemin avrebbe voluto gettare tutte le sue preoccupazioni.
Il professore entrò pochi minuti dopo e Taemin si alzò insieme agli altri e si inchinò dando il buongiorno. Il professore, l’ennesimo Kim che calpestava il suolo della Corea del Sud, controllò le assenze e poi disse di aprire il libro, sempre che qualcuno si fosse degnato di portarlo, a pagina trecentodue e ordinò di fare silenzio.
Quando il professore iniziò a scrivere alla lavagna, Taemin spense il cervello e si limitò a copiare, ripetendosi come un mantra ‘mancano solo due ore alla pausa pranzo’.


Mentre faceva la fila al self service della mensa Taemin si guardò intorno alla ricerca di un posto libero in cui sedersi, ma sembrava che ormai tutti i posti fossero presi e stava quasi per rassegnarsi a tornare in classe a mangiare il suo misero pezzetto di pizza, quando un paio di mani che si agitavano ossessivamente attirarono la sua attenzione. Jin Ri, seduta in angolo, vicino all’uscita d’emergenza gli sorrise indicando un posto libero di fronte a lei. Taemin sorrise e si sbrigò a pagare.

Jin Ri era una delle poche cose che rendevano la sua vita scolastica meno spiacevole di quanto non fosse, era una ragazzina carina e solare ce frequentava la sua scuola di danza, durante il saggio era nel gruppo della primavera. C’era qualcosa nel suo viso dolce e nel suo sorriso che mettevano Taemin a suo agio, e non faceva male avere qualcuno con cui parlare durante il pranzo, odiava mangiare in silenzio.

“Grazie” disse facendo scivolare il vassoio sul tavolo. Jin Ri sorrise agitando la mano mentre cercava di non strozzarsi con il chapchae che sembrava così delizioso che Taemin quasi si pentì di non aver preso il bento optando per la pizza.


“Non mi piace mangiare da sola” aggiunse la ragazza con un sorriso complice.


Dopo aver preso un morso di pizza Taemin tirò fuori il cellulare dalla tasca e chiamò Kibum. Al terzo squillo Kibum rispose.


“Che cosa è successo? Devo venirti a prendere a scuola?”
la voce preoccupata di Kibum fece sorridere Taemin, nonostante ci fosse ben poco da ridere.

“No, hyung, va tutto bene. Volevo solo sapere se stasera potevo fermarmi da te”


“Certo, lo sai che non c‘è problema. Hai ripetizioni con Minho oggi, vero?”


“Alle sei” annuì Taemin come se Kibum potesse, in effetti, vederlo.


“Bene, allora ti passo a prendere, chiamami quando avete finito”


“Grazie, hyung”


“Di niente Taaemin-ah. Ti voglio bene e fa il bravo a scuola”


“Sì, hyung” .


“E se qualcuno ti da fastidio vallo subito a dire ai professori…
” continuò Kibum e Taemin poteva sentire una nota di divertimento nella sua voce. “E non accettare…”

“Ti voglio bene anche io, hyung, ci vediamo più tardi” disse Taemin sbrigandosi a riattaccare.


Jin Ri assottigliò lo sguardo “Quindi è oggi che hai ripetizioni con l‘amico di Kibum-oppa?”


Taemin annuì prendendo un altro morso di pizza, alla fine non era preoccupato dal fatto che probabilmente si sarebbe ritrovato da solo nell’appartamento di Minho. Minho sembrava molto più rilassato e a suo agio in sua presenza, nonostante sembrasse sempre che qualcosa lo tenesse a freno dal dimostrarsi troppo amichevole con Taemin.

Taemin all’inizio aveva pensato che avesse a che fare con Kibum e la sua iper-protettività o con il fatto che Minho avesse scoperto la sua sessualità, ma non sembrava quello il caso.

“È ancora strano? Voglio dire strano-freddo?”


Taemin scosse la testa e prese un sorso d’acqua. “Non è mai stato freddo, voglio dire a volte sembrava che gli dessi fastidio, come se si costringesse a parlare con me per qualche motivo che non riesco ancora a capire, ma ora va bene, voglio dire è normale”


“Fantastico, no?” disse Jin Ri, prendendo uno dei mini-pancake allo zucchero di canna dalla scatola del bento.


“Sì, fantastico” rispose Taemin, anche se non era certo che ‘fantastico’ fosse l’aggettivo giusto. C’era qualcosa nell’atteggiamento di Minho che non riusciva a spiegarsi e che lo infastidiva, a volte sembrava che fosse felice di vederlo e scambiare quattro futili chiacchiere, mentre altre volte sembrava che solo la buna educazione gli impedisse di non piantare Taemin in asso a metà conversazione e andarsene, ma ultimamente le cose sembravano essere migliorate, Minho sembrava più a suo agio e… E Taemin probabilmente avrebbe fatto meglio a fare attenzione.


“Oppa, c‘è qualcosa che non va?” chiese Jin Ri.


“No, niente” rispose Taemin dopo un attimo di esitazione.




Minho si era svegliato presto quella mattina, nonostante non avesse corsi da seguire né esami da preparare si era alzato alle nove e aveva fatto una colazione veloce prima di uscire. L’idea di poltrire tutto il giorno sul suo divano a guardare film spazzatura o televendite non lo allettava, così aveva deciso di fare un giro in biblioteca, giusto per controllare se quei libri di statistica di cui aveva bisogno erano rientrati, e si era ritrovato a scrivere un quarto del saggio sulle previsioni di vendita dei giocattoli elettronici nel periodo natalizio.

A volte si sarebbe preso a schiaffi da solo.
Allungò le gambe sotto il tavolo e stirò la schiena, si sentiva come se fosse rimasto accartocciato dentro una scatola per almeno sei ore e, come se non bastasse sentiva un fastidioso pizzicorino agli occhi dopo aver cercato di decifrare i minuscoli caratteri dei libri.
L’orologio sopra il bancone della biblioteca segnava le cinque, sospirando soddisfatto Minho raccolse le sue cose e impilò i libri della biblioteca sistemandoli sul carrello del bibliotecario prima di avviarsi verso l’uscita.
Voleva arrivare al Romantic in tempo per prendersi qualcosa da bere prima di tornare a casa con Taemin per le ripetizioni. Di certo l’idea di rimanere da solo con Taemin lo innervosiva, e non poco, ma si consolò pensando che avrebbero avuto qualcosa di cui parlare, evitando lunghi e imbarazzanti silenzi e pensieri inutili.
Nelle ultime settimane Minho era sceso in qualche modo a patti con i suoi sentimenti e l’idea che Taemin gli piacesse in maniera “speciale” non gli faceva più rischiare attacchi isterici, ma aveva ancora bisogno di tempo per digerire del tutto la cosa. Non doveva dimenticare ciò che gli aveva detto Kibum, voleva evitare in tutti i modi di ferire Taemin con il suo comportamento.
Rimaneva, però, il fatto che sarebbero stati da soli davvero per la prima volta e Minho non poteva non esserne almeno un po’ spaventato. Prese un profondo respiro e cercò di distrarsi pensando al caffè alla cannella di Jinki e quanto gli sarebbe piaciuto avere un bianco Natale.
Quando arrivò al Romantic Jinki stava ripulendo il bancone da una pozza di caffè, sentendo la porta aprirsi Jinki sollevò lo sguardo e Minho gli sorrise cercando in qualche modo di rassicurarlo. Kibum aveva spostato il suo sgabello a due passi dal bancone e teneva la sua tazza di caffè mezza vuota stretta fra le mani poggiate sulle ginocchia.
Jonghyun seduto al piano si volt appena per fare un cenno di saluto e riprendere a suonare.

“Taemin?” domandò Minho avvicinandosi al bancone.


“Si sta cambiando sul retro” rispose Kibum avvicinandosi di nuovo al bancone.


Mentre Jinki si affrettava a portare le ordinazioni al tavolo, scusandosi ripetutamente, per poi tornare dietro il bancone.


“Ti preparo qualcosa, Minho?” chiese Jinki mettendo da parte il vassoio.


Minho annuì “Un americano da portar via, per favore”


In quel momento Taemin uscì dal retro cercando di sistemarsi i capelli come meglio potè. “Hyung!” esclamò non appena vide Minho seduto al bancone “Hai aspettato molto?”


Minho scosse la testa “No, Taemin-ah, sono appena arrivato”


Taemin sorrise infilandosi il parka verde e raccogliendo la cartella da dietro il bancone, dove l’aveva lasciata all’inizio del suo turno.


“Andiamo?” chiese.


Minho si alzò dallo sgabello e pagò il suo caffè. “Andiamo” disse e si voltò a salutare Kibum e Jinki.


“Ciao, hyung!” sorrise Taemin nella direzione di Jonghyun.


“Taemin-ah, chiamami quando hai finito” gli ricordò Kibum.


“Sì, hyung” rispose Taemin agitando la mano mentre si avviava all’uscita, seguito da Minho, il quale, non appena furono usciti si preoccupò di prendere la cartella di Taemin.


Kibum sbuffò tornando poi al suo caffè freddo. Era il quarto e non era certo di poterne sopportare un altro senza iniziare ad avere qualche strano tic nervoso all’occhio, ma non voleva ancora andare a casa. Con la coda dell’occhio osservò la schiena di Jonghyun curva sul piano mentre si concentrava su un punto più complicato, per poi distendersi di nuovo. Tendendo l’orecchio poteva sentirlo canticchiare seguendo la melodia.


Sospirò. “Un altro, per favore” chiese a Jinki che stava sistemando le tazze nel cestello della lavastoviglie. Jinki lo guardò per un lungo momento, poi sospirò e riempì di nuovo la tazza.


“Jinki-hyung, a preoccuparti troppo finisce che ti vengono le rughe, lo sai?”


Jinki scosse le spalle e caricò la lavastoviglie. “Jonghyun-ah! Vado a sistemare i conti in ufficio, quando chiudi la cassa porta tutto di là”


“Sì, hyung” rispose Jonghyun chiudendo il piano.


Mentre Jonghyun finiva di sparecchiare uno dei tavoli vicino al piano, Kibum tirò fuori dalla borsa il suo libro di design e iniziò a sfogliarlo cercando il capitolo sulle texture che il professore gli aveva chiesto di leggere per la lezione successiva, visto che doveva rimanere lì almeno per un’altra ora tanto valeva che mettesse il tempo a frutto.

A metà del primo paragrafo Jonghyun scivolò dietro il bancone e tirò fuori le tazze pulite dalla lavastoviglie mettendosi ad asciugarle. Kibum sentiva lo sguardo di Jonghyun su di sé e la cosa lo metteva a disagio, ma cercò comunque di ignorarlo concentrandosi ancora di più su ciò che stava leggendo.

“Posso avere il tuo numero?” domandò Jonghyun di punto in bianco, mentre stava asciugando una tazzina da caffè.


Kibum alzò gli occhi dal libro e studiò l’espressione seria di Jonghyun. “Perché dovrei darti il mio numero?” chiese infine.


Jonghyun ripose la tazzina sopra la macchina del caffè e poi sbuffò come se fosse ovvio. “Perché mi farebbe piacere vederti fuori da questo bar”


“Vedermi? Intendi uscire?” Kibum aveva aspettato questo momento, il momento in cui Jonghyun gli avrebbe chiesto seriamente di uscire e il momento in cui lo avrebbe rifiutato senza possibilità di appello.


“Sì, qualcosa del genere”


“Senti… ” iniziò Kibum, ma Jonghyun fu chiamato ad un tavolo e si scusò allontanandosi.  


Kibum riprese a fissare il suo libro di design, domandandosi chi o cosa gli impedisse di prendere le sue cose e andarsene invece di rimanere lì.

Sospirò e prese un altro sorso di caffè cercando di non ascoltare Jonghyun flirtare con una che poteva essere sua madre al tavolo vicino.



Taemin si sedette al tavolo della cucina di Minho e si guardò intorno. Minho si era sparito in quella che Taemin suppose fosse la sua camera, per mettersi qualcosa di comodo, dando modo a Taemin di guardarsi intorno liberamente.

L’appartamento non era grande e c’era quel leggero disordine che lo faceva sentire abitato, anche se, forse, se lo era immaginato diverso. La cucina era molto piccola, c’era giusto lo spazio per il tavolo e tre sedie ed era piuttosto pulita, Minho sembrava una persona piuttosto ordinata.
Sul frigo, attaccate con delle calamite colorate, c’erano delle cartoline che provenivano da posti che Taemin non si sarebbe mai sognato di andare a visitare, e post-it scribacchiati con la grafia di Kibum. Uno in particolare, rosa shocking, risaltava in mezzo agli altri.

“Everything will be all right, if it‘s not all right it‘s not the end” Taemin lesse nel suo inglese stentato.


“Kibum, non lo ammetterebbe mai, ma è un inguaribile romantico” disse Minho entrando proprio in quel momento in cucina.


Taemin annuì sorridendo e iniziò a tirare fuori i suoi quaderni dalla cartella.


“Ti va qualcosa da bere?” chiese Minho aprendo il frigo. “Non che ci sia molto, succo d‘arancia, acqua o latte alla banana”


Il sorriso di Taemin si allargò ancora di più “Il latte alla banana è il mio preferito” disse senza pudore.


Minho prese l’ultimo banana-milk rimasto e lo porse a Taemin che lo ringraziò entusiasta.


“Fammi vedere cosa avete fatto” chiese Minho prendendo una sedia e sistemandosi vicino a Taemin.


“Più o meno fino a qui” disse sfogliando l’enorme libro verde fin quasi a metà. “I logaritmi e le loro proprietà”


Minho scorse qualche pagina, “E per il compito che cosa vi hanno detto di studiare”


Taemin si spostò sulla sedia avvicinandosi involontariamente a Minho, iniziando a scorrere le pagine del libro fino a quella dove aveva segnato gli argomenti del compito. Mentre Taemin sfogliava il libro con le sopracciglia corrucciate e le labbra appena imbronciate, Minho si umettò le labbra e distolse lo sguardo, non era certo di riuscire a rimanere per così tanto tempo vicino a Taemin.


“Ecco hyung” disse infine Taemin porgendo la pagina a Minho.


Scribacchiati nell’angolo in altro c’erano gli argomenti del compito in classe e qualche commento maligno sull’utilità dell’alfabeto nella matematica. Minho non potè fare a meno di sorridere di nuovo, poi guardò Taemin che lo stava fissando e si portò una mano alla guancia.


“Ho qualcosa in faccia?” domandò e Taemin si sbrigò a scuotere la testa arrossendo appena.


Minho si schiarì la voce e non potè non essere almeno un po’ soddisfatto nel sapere che, alla fine, sembrava non essere del tutto indifferente a Taemin.


“Cominciamo?” chiese.


Per due ore intere Minho cercò di concentrarsi su numeri e formule, tenendo gli occhi fissi sul libro degli esercizi e non sulle mani di Taemin, sulle labbra di Taemin, negli occhi di Taemin, perché davvero, sarebbe stato troppo.

Per due ore Taemin seguì alla lettera le istruzioni di Minho, pensando che Minho-hyung aveva davvero delle belle labbra.
Erano quasi le otto quando il cellulare di Taemin squillò.

“È Key-hyung” disse a Minho prima di rispondere. “Hyung?”


“Taemin-ah, avete finito?”


“Sì, hyung, quasi”


“Allora vengo a prenderti, parto adesso dal Romantic”


“Va bene hyung, ci vediamo tra poco”


Taemin riattaccò e raccolse i suoi libri e tutti i preziosi fogli su cui Minho aveva segnato formule e trucchetti per non sbagliare e li infilò tutti nella cartella, mentre Minho si versava un bicchiere d’acqua fresca.


“Spero di esserti stato utile” disse Minho.


“Molto ut- …” lo stomacò di Taemin brontolò e Taemin si coprì il viso per la vergogna. “Che cosa imbarazzante” disse e Minho si lasciò scappare una risata.


“Hai fame?” domandò e Taemin annuì spiando l’espressione di Minho attraverso una fessura tra l’indice e il medio. “Ramyeon? Non ho altro in casa”


“Non voglio disturbare, davvero, e Key-hyung… ” cercò di protestare Taemin, ma Minho gli fece cenno di lasciar perdere e tirò fuori una pentola dove far bollire l’acqua.


“Sono certo che Kibum sarà felice di trovare qualcosa di caldo e appetibile appena arriva, non preoccuparti. Pollo o manzo?” domandò poi aprendo la credenza.


Taemin si avvicinò e diede un’occhiata alla credenza e timidamente rispose “Manzo”.





Kibum bevve l’ultimo sorso di caffè prima di chiudere il libro di design e rimetterlo nella borsa e cercare il portafogli.


“Vai a prendere Taemin?” domandò Jonghyun sistemando le ultime sedie, aveva lasciato che Kibum rimanesse mentre finiva di sistemare.


Kibum annuì e Jonghyun si affacciò nel magazzino per prendere la suo chitarra.


“Ti accompagno per un po‘”


Kibum lo fulminò con lo sguardo, ma Jonghyun fece finta di nulla, prese il suo cappotto dall’attaccapanni e se lo infilò, dalle tasche del cappotto prese un cappello grigio di lana e una sciarpa.


“Andiamo?” chiese e sorrise.


E davvero c’era qualcosa di spaventoso nel sorriso di Jonghyun, almeno per Kibum, perché c’era qualcosa di totalmente sbagliato nel modo in cui lo faceva sentire totalmente disarmato e… perso, ed era qualcosa che non avrebbe dovuto e non doveva succedere, perché Kibum era ancora sulla via della guarigione e, davvero, non poteva lasciarsi trascinare nel valzer impazzito che era Kim Jonghyun.

Nonostante tutto però, si alzò dalla sedia e si vestì, seguendo Jonghyun fuori dal locale. Jonghyun chiuse con la sua copia delle chiavi e con un sorriso guidò Kibum verso la fermata dell’autobus.

“Come va l‘università?” domandò Jonghyun casualmente affondando il naso nella sciarpa grigia che aveva intorno al collo e sistemando meglio la custodia della chitarra sulla spalla destra.


“Gli esami sono finiti e sto tirando un respiro di sollievo” rispose Kibum, non molto incline alla conversazione.


“È da molto che vivi a Seoul?”


Kibum lo guardò storto e Jonghyun sorrise. “L‘accento, ogni tanto…” spiegò.


“Sono quasi cinque anni, ho frequentato qui le superiori e poi mi sono iscritto all‘università, ormai è più casa che Daegu, anche se lì c‘è ancora la mia famiglia”


“Li vai a trovare spesso?” domandò Jonghyun spostando la chitarra sulla spalla sinistra.


“Insomma, io e mia madre ci telefoniamo spesso però”


“Mia madre avrebbe voluto che studiassi al conservatorio” disse Jonghyun fissandosi la punta delle scarpe e Kibum non si fece scappare la leggera nota di dispiacere nel tono di Jonghyun.


“Che cosa fa tua madre?”


“Mia madre è una pianista, molto brava suona in posti importanti con gente importante, non le piace quello che faccio, ma non ci posso fare niente”


Il cellulare di Jonghyun suonò, Jonghyun rispose sorridendo. “Noona!” esclamò. “Sì, sono libero dopo… le dieci? Solito posto? … Sì, ho capito, va bene, va bene, ci vediamo dopo”


Jonghyun si voltò a guardare Kibum ancora con lo stesso sorriso sulle labbra e Kibum sentì lo stomaco stringersi e, davvero, avrebbe voluto prendere Jonghyun a pugni per nessuna ragione in particolare. Continuò a camminare, vergognandosi per quanto si stesse comportando in maniera ridicola. Non era gelosia la sua, per qualunque ‘noona’ ci fosse all’altro capo del telefono, o verso Jonghyun, no la gelosia non c’entrava niente, era che Kibum si era improvvisamente ricordato perché Kim Jonghyun era la persona sbagliata per cui provare certi sentimenti.

Jonghyun affrettò il passo per raggiungerlo e lo prese per il polso costringendolo a fermarsi e guardarlo in faccia.

“È successo qualcosa?” domandò Jonghyun guardandolo dritto negli occhi e Kibum avrebbe voluto trovarsi dentro un film di fantascienza per poter lanciare raggi mortali dagli occhi.


“No, niente lasciami, non voglio perdere l‘autobus”


“Kim Kibum qual è il tuo problema?” domandò Jonghyun lasciando la presa sul polso di Kibum.


Kibum si morse la lingua, perché altrimenti si sarebbe messo a gridare e l‘ultima cosa che voleva in quel momento era fare una scenata in mezzo alla strada, si sentiva già abbastanza ridicolo così.


“Hai mai pensato che, forse, a certe persone semplicemente non piaci?”


Jonghyun ride, una risata stridente che fa male alle orecchie di Kibum. “Pensavo fossi migliore di così”


“Migliore di cosa? Non mi conosci, non comportarti come se fosse il contrario”


“Qual è il tuo problema Kim Kibum? Perché penso di non essere così importante per te da poter essere considerato un problema”


“Tu sei il mio problema, Kim Jonghyun” rispose Kibum a denti stretti prima di riprendere a camminare.




“Vuoi romperli in due o in quattro?” chiese Minho avvicinandosi alla pentola dove l’acqua stava ormai bollendo.


“In due” rispose Taemin osservando attentamente mentre Minho rompeva gli spaghetti a metà prima di buttarli nell’acqua bollente.


“Kibum mi ha detto che avete una pausa per la scuola di danza perché a gennaio ci sono le audizioni per non ho capito cosa” disse Minho cercando di fare conversazione.


“Sì, le lezioni sono in pausa ma ci ritroviamo una volta alla settimana comunque. I sunbae però in questo periodo lavorano più che durante il resto dell‘anno”


“E tu non partecipi alle audizioni?” domandò Minho mentre versava i condimenti nella pentola.


Taemin scosse la testa. “Non quest‘anno almeno, forse l‘anno prossimo se Yunho-saesangninm mi lascia partecipare. Vorrei fare la scuola d‘arti sceniche”


Minho annuì e un sorriso pieno d’affetto gli si dipinse sulle labbra. “Spero che tu ci riesca, te lo meriti, Taemin-ah”


Quando si voltò a guardare Taemin, Minho notò un leggero rossore sulle guancie di Taemin, il suo stomaco fece una capriola e distolse subito lo sguardo. Si schiarì la voce e si passò una mano tra i capelli.


“Apparecchiamo? Ormai Kibum sarà qui a momenti”


Taemin prese le ciotole dalla credenza che Minho gli aveva indicato, mentre il padrone di casa prendeva bicchieri e posate.


“Che cosa… Che cosa vuoi fare da grande, Minho?” domandò esitante Taemin mentre cercava di non far cadere le ciotole per terra.


Minho sistemò i bicchieri sul tavolo, poi assunse un‘espressione assorta e si morse il labbro inferiore. “Da piccolo volevo fare il calciatore, poi l‘astronauta, poi il medico”


“E ora?” domandò Taemin “Ora che cosa vuoi fare?”


Minho lo guardò sorridendo, quasi tristemente e Taemin avrebbe voluto mordersi la lingua. “Ora spero solo di non deludere nessuno”


Dopo un momento di silenzio in cui si sentivano solo i rumori delle stoviglie, Minho indicò il televisore sistemato di fronte al divano.


“Ti va di guardare un film mangiando?” domandò, Taemin annuì. “Allora scegli qualcosa dallo scaffale là infondo, prima che arrivi Kibum, a meno che tu non voglia piangere guardando Julia Roberts che perde l‘amore della sua vita”


Taemin guardò Minho assottigliando gli occhi e con uno sorriso divertito “E se anche a me piacesse vedere Julia Roberts che piange il suo amore perduto?”


Minho ci pensò su e poi rispose sicuro “Mi fido di te”


Il sorriso di Taemin si allargò fino a mostrare i denti e Minho ricambiò altrettanto entusiasta. 
   
 
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