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Autore: rora17    15/03/2012    8 recensioni
Sherlock e John, dopo tre anni di allontanamento, si sono finalmente ritrovati e dopo aver portato scompiglio al matrimonio di John, fuggono per la loro personale " Luna di miele."
Come si comporterà Sherlock? E John riuscirà a lasciarsi andare?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ho bisogno di te.

 
 

Che rumore fa la felicità.

Come opposti che si attraggono,

come amanti che si abbracciano.
(Che rumore fa la felicità-Negrita.)

 
 
 
 
-Signor Holmes, cosa le prende… mi lasci subito!-
Sherlock non ascolta. Gli risulta estremamente inutile. Continua a trascinarla per un braccio verso il boschetto che costeggia la spiaggia.
-Signor Holmes… la prego!- Sta quasi per mettersi a piangere. Quell’uomo è pazzo e appena tornata a casa, se mai ci tornerà, striglierà Emma per averla lasciata sola.
-Signor…-
-La smetta! La sua vocetta stridula mi distrae, sto cercando di pensare.- sbotta Sherlock, mollando la presa sul suo braccio. Si trovano in una radura. Probabilmente non hanno via di scampo. Spera solo che chiunque lo stia seguendo, sia interessato a lui e non a John. Anche se lasciare John, solo con quella vipera forse è peggio di un inseguitore con dubbie intenzioni.
Si porta rapido le mani alle tempie, chiudendo gli occhi. Deve concentrarsi… intuire chi è e che cosa vuole…
-Perché ci siamo fermati qui?-
Per l’amor di Dio.
Sta per risponderle quando avverte, tra decine di rumori, quello che cercava. È vicino, terribilmente vicino.
Con uno scatto affianca la giovane, mettendole rudemente una mano sulla bocca.
La giovane tenta in ogni modo di liberarsi ma l’altezza e la prestanza fisica di Sherlock, gli rendono il compito impossibile. Con le lacrime agli occhi, che il Consultive Detective non degna nemmeno della sua attenzione, si rassegna a morte certa. Serra con forza le palpebre ma quello che sente, è solo l’uomo che, da vero pazzo qual è, scoppia a ridere.
-Sei ridicolo. Avresti almeno dovuto avere l’accortezza di cambiare profumo- dice Sherlock, lasciando la presa e avvicinandosi al centro della piccola radura.
-Sai che sono estremamente vanitoso.- risponde la voce di un uomo, dal folto degli alberi.
-Mpf! Fin da quando eri piccolo, Mycroft!- sbotta, calcando pesantemente il nome dell’uomo, con disprezzo.
L’uomo di nome Mycroft esce finalmente allo scoperto con pochi passi elegantemente studiati, poggiandosi poi al suo ombrello intonato al completo a due pezzi che indossa.
-Sei diventato lento fratellino…-
Alla parola –fratellino- la ragazza strabuzza gli occhi. “Questo matto ha anche un fratello?” si ritrova a pensare con orrore.
-Sarà che sei troppo occupato a scervellarti sul bel dottorino per accorgerti di me.-
Centro!
-Baggianate.- mormora Sherlock, muovendosi a disagio.
 “John, cosa starà facendo? Dio, ti odio, mi distrai…”
-Perché mi stai seguendo di persona? Le tue piccole e sudice spie sono in vacanza?-
-Non ti sto seguendo Sherlock! Mi sto solo accertando della tua salute. Sai, hai destato un putiferio, presentandoti al matrimonio del dottor Watson.- fa una pausa, guardandosi le unghie ben curate – Un putiferio che IO ho dovuto sistemare.-
-Nessun te l’ha chiesto!- inveisce, dandogli le spalle.
Priorità: cacciare via il fratello fastidioso. Cercare John.
Si rigira con uno scatto, cercando di ritrovare la solita compostezza. Incrocia le mani dietro alla schiena. Facendo due calcoli veloci ha circa sette minuti e 35 secondi prima che la ragazza tenti di saltare addosso al suo John. Un minuto e 35 secondi per liberarsi del fardello e sei minuti per cercarli.
Perfetto!
-Bene Mycroft. Come puoi notare sto una meraviglia. Ah… anche John. Si è ripreso bene, dopo lo shock iniziale. Ecco sei contento? Bene, puoi andare ora!-
Sherlock fa giusto per avviarsi quando Mycroft, non contento, lo interrompe, risollevando i dubbi che più lo stanno uccidendo in questi giorni.
-Il dottore è felice?-
Il Consultive detective si blocca, impietrito.
-Certo che lo è! Ha tutto ciò che desidera. Lui voleva me ed io sono tornato!-
-Ne sei sicuro?- chiede il fratello maggiore, visibilmente compiaciuto di vedere il suo geniale fratellino nel panico.
La giovane, rimasta dove Sherlock l’aveva lasciata, non sa più cosa pensare. Continua a spostare gli occhi tra i due uomini come se ci fosse in atto una partita di ping pong, incredibilmente movimentata.
-Se ti desidera così tanto come dici tu, in questo momento dovrebbe esser qui con te e non con un’altra donna che, a quanto sembrerebbe, ha catturato la sua attenzione più di te in tre giorni di avance esplicite.-
Adesso è  Mycroft che ride, sicuro di avere la situazione in pugno come non gli capitava più da vent’anni. Considera di mandare un pacco al dottore non appena farà ritorno in Inghilterra.
-Sei un disastro. Non hai imparato niente da me?-
-Non farmi ridere. Cosa avrei dovuto imparare da te? Come lasciare una ragazza dopo una settimana? O i dieci trucchi migliori per portarsela a letto entro un paio d’ore?-
Ora è Mycroft a essere in difficoltà e Sherlock è tornato ad avere la partita in pugno.
-Uh, Touché fratello.-
Il detective sorride, facendo un buffo inchino con la testa. Controlla l’orologio.
Sta perdendo tempo.
Al fratello maggiore non sfugge.
-Hai fretta?-
-Molta.-
-Io, al contrario, ho un sacco di tempo libero.-
-Ripeto, non m’interessa! Lasciami andare, Mycroft o sarò costretto a usare le maniere forti.-
L’uomo sposta il peso sull’altra gamba, perforando il detective con quegli occhi così simili ai suoi e sorridendo. Questo momento gli ricorda terribilmente le cene di Natale a casa… lì però c’è anche la mamma, che non è da sottovalutare. Fu cintura nera di karate durante la sua gioventù.
-Non mi tentare Sherlock. Potrei accettare la tua offerta.-
Sherlock, un sorriso a fior di labbra, si avvicina al fratello, con calma.
A pochi centimetri si ferma…
-L’hai voluta tu Mycroft!-
 
 
 
Sherlock e una ragazza.
Se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto. Sarebbe stato più fattibile Sherlock e un cadavere, non Sherlock e una ragazza!!
E poi che ragazza. Normale, normalissima. Lui detesta la normalità!
Potevo quasi capire quella Adler. Bella, sfrontata e intelligente. Quasi più furba di lui… insomma una Donna con le palle!
Invece quella con cui si è appartato, che poi non lo vedo proprio Sherlock ad appartarsi con chicchessia, è carina, sì, ma senza espressione, senza carattere. Non avrei mai immaginato che un genio come lui preferisse donne così.
A dirla tutta non pensavo fosse attratto dalle donne e nemmeno dagli uomini…
 
-John… John? Hai sentito quello che ho detto?-
Oh Dio, ha per caso detto qualcosa??
-Ah… si certo! La penso anch’io allo stesso modo.- tento di dire, senza sapere minimamente l’argomento. Sfuggo il suo sguardo, impegnandomi a togliere ogni microscopico granello di sabbia attaccato ai miei pantaloni. Impresa ardua, visto che siamo seduti nella sabbia in riva al mare.
-Su mia sorella? Ma se non la conosci?-
Sorella?? Quale sorella?
Ma perché stiamo parlando di sua sorella?
-Ah no, non intendevo…- Faccio una risatina a metà tra l’imbarazzato e l’isterico, sbottonandomi leggermente la camicia. Sento davvero troppo caldo.
-Non mi stavi ascoltando vero?- mi chiede con naturalezza.
Scuoto la testa – No, mi dispiace Emma.-
-Lo capisco! Starai pensando a che fine abbia fatto il tuo amico.- suggerisce candidamente, incrociando le belle gambe abbronzate. Per un nanosecondo anche Sherlock esce dalla mia mente, interamente occupata dalle gambe di Emma.
Mi riprendo subito comunque.
-No, assolutamente no. Mi preoccupo per la tua amica. Sherlock sa essere davvero terribile quando ci si mette.-
-Ahaha. Non fatico a immaginarlo!-
Rimaniamo un secondo in silenzio, ascoltando solo i rumori del mare.
È un’atmosfera da cartolina, di quelle che gli innamorati di ogni dove vorrebbero assaporare. Niente di più perfetto; L’atmosfera, la compagnia di una dolce e simpatica donna, però…
Mi manca qualcosa.
Il vero problema è che so esattamente che cosa…
-Posso farti una domanda?- chiede, sorprendendomi e poggiando la sua testa sulla mia spalla. Il suo respiro caldo mi solletica la pelle nuda delle braccia. È piacevole, ma non eccezionale!
-Dimmi pure.-
-Tu e il Signor Holmes…- fa una piccola pausa. Deduco in tempo cosa vuole dirmi…
-Vuoi chiedermi se siamo una coppia?-
Alza la testa, fissandomi. I suoi occhi castani riflettono tutto il suo stupore.
-Come facevi a saperlo?-
Sospiro involontariamente, umettandomi le labbra.
-Ce lo chiedono tutti. Chi in modo esplicito e chi meno…-
-Beh è lecito. Da quello che ho capito siete sempre assieme, abitate nello stesso appartamento…- afferma, ritornando nella posizione di prima, carezzandomi lievemente il braccio, quasi distrattamente.
-Certo. Ma questo non fa di noi una coppia di fatto!- dico, cominciando a infervorarmi senza un particolare motivo. Anzi c’è un motivo, ed è più che lecito.
-E con ciò? Non c’è niente di male nelle coppie di fatto, anzi, ti sorprenderesti di sapere quante persone sposate hanno un amante dello stesso sesso.-
-E con ciò? Nessuno ha il diritto di insinuare certe cose così alla leggera.-
La scruto con rabbia, cercando di carpire la sua espressione, riuscendoci ben poco dalla posizione in cui si trova.
- Da quello che ho visto in una sola serata, mi sembra ci siano delle basi ben solide per le supposizioni della gente.-
Non è affatto vero!
Spalanco la bocca, pronto a dire qualcosa, ma non mi viene in mente nulla d’intelligente. Così ripenso alla serata e constato che io non ho fatto nulla che un amico non farebbe. Quando siamo usciti, gli ho solamente sistemato due riccioli ribelli dietro l’orecchio, trovando l’approvazione del mio coinquilino; Abbiamo camminato vicini come due amici qualsiasi farebbero, sfiorandosi di tanto in tanto, niente di illecito; Durante la cena ho solamente fatto in modo che si nutrisse, lasciandolo rubare dal mio piatto e toccandolo dentro ogni tanto. Tutto incredibilmente innocuo.
Nel mio cervello c’è il nulla più totale, così decido per chiudere la bocca e non dire niente di stupido.
Sherlock che cosa avrebbe detto?
Mi lascio cadere all’indietro, portando con me Emma e facendola accoccolare al mio petto. Osservo il cielo. Il rosso e l’arancione del tramonto stanno scomparendo, lasciando il passo alla notte con il suo manto blu scuro e le piccole stelle che cominciano ad affacciarsi, timide e pallide nella volta celeste ancora rischiarata dal sole morente.
 
La contemplazione del cielo mi fa riflettere, in fondo, penso che raccontarle per sommi capi la mia avventura con il minore degli Holmes sia il modo migliore per cercare di farle capire la situazione, alquanto ingarbugliata.
 
Ci metto più del previsto. Il sole ormai è completamente sparito al di là dell’orizzonte e la luna ha fatto capolino nel cielo.
Emma si è districata da me e mi sta guardando poggiata a un gomito.
Scuote la testa lentamente.
-Oh John, John…-
Mi sollevo anch’io su un gomito, preoccupato.
-Cosa c’è?-
-Tu sei malato…-
Come?
-No… io-
-Tu sei malato d’amore!- m’interrompe, mordendosi le labbra nel tentativo di non ridere, presumo.
Sono malato d’amore?!
Rimugino in silenzio su quello che mi ha detto.
 In anni e anni di medicina non ho mai sentito di questa patologia, ed è strano soffrire di qualcosa a te sconosciuto.
Le accarezzo il viso senza nessuna malizia, sistemandole i capelli dietro la spalla. Non dice niente del mio silenzio. Ha capito di aver fatto centro.
Sto per ritirarla al mio fianco quando la sua attenzione si sposta alle mie spalle. Mi giro e tento di seguire il suo sguardo nel buio sempre più fitto.
-Cosa hai visto?-
Il suo volto viene illuminato da un sorriso che mi mette in allarme. È di quelli che usa anche Sherlock quando ha in mente qualcosa.
-John, c’è bisogno di muovere un po’ le acque-
-C-che intendi?- chiedo, ancora più allarmato, balzando in piedi.
Mi guarda da sotto in su, sempre con il medesimo sorriso. Sembra pronta a saltarmi addosso e, istintivamente faccio un passo indietro, alzando le mani.
-Emma?-
Avevo ragione.
Con un balzo agile mi è addosso e mi getta a terra. Colpisco di piatto la sabbia e per un momento la mia vista è leggermente appannata.
Avverto però, con eccessiva chiarezza, il corpo caldo della donna premuto contro il mio tant’è che mi si blocca il respiro.
È audace da parte sua, troppo audace.
-Emma- dico, afferrandole i polsi –non credo che sia il caso…-
Mi guarda, il sorriso che si estende agli occhi e li illumina.
-Non hai capito Dr. Watson… ma non ti preoccupare, sarà tutto più chiaro tra qualche minuto.-
Rivolge ancora una volta lo sguardo lontano per poi chinarsi e poggiare le sue labbra fini sulle mie.
 
Il bacio dura si e no due secondi, ma mi sembrano ore.
Chiudo gli occhi mentre un vago ma doloroso, senso di colpa mi chiude lo stomaco, immobilizzandomi.
Sherlock, cosa penserà di questo bacio?
Conoscendolo archivierà la cosa come “normale esigenza di soddisfare i bisogni sessuali”, ma visti i recenti sviluppi… il dubbio mi assale.
Il dubbio mi assale fino a quando, come per magia, non sento più nulla che mi preme le labbra.
Quando spalanco gli occhi, sarei ritentato a richiuderli e accertarmi prima di non stare sognando visto che la scena assomiglia molto a uno di quei film che si vedono in tv, quando il tuo unico e vero amore viene a salvarti.
Solo che stiamo parlando di Sherlock Holmes e non di uno qualsiasi e soprattutto io non devo essere salvato e c’è una bella differenza.
-Buonasera Signor Holmes!- commenta Emma allegramente, rimanendo a cavalcioni sopra di me.
Con diversi tentativi degli di un acrobata, mi rimetto in piedi, sempre rimanendo avvinghiato alla mia amica che ora, più che a un essere umano, assomiglia molto a una piovra.
-Per l’amor di Dio, Sherlock! Perché hai il labbro spaccato?- chiedo, tentando di rompere il pesante silenzio del mio amico, terribilmente inquietante.
Non mi fila nemmeno di striscio, continuando a fissarla come un falco.
-Sherlock, ti stai sporcando la camicia…- ritento, preoccupato per le sue condizioni.
Vuoi vedere che la ragazza gliele ha suonate?!
-Stai zitto John.-
Mi zittisco. La sua espressione mi fa desistere.
-Signorina, le sarei grato se lasciasse andare John.-
-E per quale motivo?- chiede, sollevando il mento in segno di sfida, per nulla preoccupata del tremore anomalo delle mani del mio coinquilino.
-Perché lo sta infastidendo-, ringhia, sbilanciandosi in avanti. Sembra pronto ad azzannarla, e un po’ mi preoccupo, anche se sotto sotto, ne sono davvero lusingato.
Sherlock sembrerebbe, e dico sembrerebbe perché avere una certezza su di lui è davvero arduo, che sia geloso
-A davvero?!-
Emma non si trattiene più e scoppia a ridere, beccandosi una raggelata da parte del Consultive Detective.
Comunque tutta questa ilarità le fa mollare la presa dai miei fianchi, il che non è male.
Poi, spiazzandomi completamente, si avvicina a Sherlock e alzatasi in punta di piedi, gli sussurra qualcosa all’orecchio.
Spalanca gli occhi, sorpreso e poi muovendo a malapena la bocca, restituisce il sussurro. Emma annuisce con il capo.
Io osservo la scena con lo stesso stupore di Sherlock, forse un po’ più seccato di lui per essere stato lasciato da parte.
-Scusate… ci sono anch’io!- tento, avvicinandomi alla “coppietta”
Sherlock sembra in trans…
-Oh John, sono stato stupido, stupido…- mormora a fior di labbra cominciando a camminare avanti indietro, infuriato con se stesso per la sua cecità mentale. È incredibile come riesca a cambiare umore da un momento all’altro. Fino a un secondo fa era saturo di rabbia. Potevo quasi vedere il fumo uscire dalla orecchie; Ora è in fibrillazione, come quando scopre qualcosa che potrebbe nutrire il suo cervello già stracolmo.
Sposto lo sguardo su Emma, alla ricerca di un po’ di sostegno ma al momento ha deciso di ignorarmi anche lei…
Favoloso!
-Beh, è il caso che io vi lasci soli. Avrete tanto di cui parlare…- afferma, raccogliendo le scarpe abbandonate nella sabbia.
-Dimmi solo una cosa…- adesso si danno anche del “tu”, davvero fantastico –l’anello è suo?- urla alla figura della donna, ormai a parecchi passi di distanza.
Ma suo di chi?
-Emily- risponde, voltandosi e camminando a ritroso. La consapevolezza si fa strada sul bel volto del mio amico. Nella mia, invece, c’è il nulla.
-è stato un piacere conoscerla Sherlock Holmes! John, un piacere come sempre-
Mi manda un bacio con la mano prima di venire inghiottita dal buio.
 
Mi giro verso Sherlock che sta sorridendo, gli occhi fissi sulla spiaggia fino a dove, poco fa, c’era la mia compagna di scuola.
-Ragazza interessante.-
-Avevi detto che era volgare- affermo piccato, dando un’occhiata critica al suo labbro sempre più gonfio.
-Mi devo ricredere.-
Rimaniamo in silenzio un attimo, anche se la tentazione di tartassarlo di domande è forte.
-Avanti… cosa vuoi sapere?-
Alzo gli occhi al cielo.
-Che cosa è successo al tuo labbro? Dov’eri sparito? e Emma? Cosa ti ha detto?-
Solleva un angolo della bocca, facendo una buffa smorfia. Poi, di scatto, di afferra una mano.
-Che ne dici? Camminiamo un po’?-
 
 

Bene, bene! Rieccomi, con un capitolo un po’ più sostanzioso del precedente. Il prossimo sarà l’ultimo e già sento che mi mancheranno da matti! Sniff sniff!
Beh, allora… penso di non aver nessuna nota in particolare da fare, perciò mi dileguo, sperando che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima
Rora

  
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