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Autore: Wendigo    16/03/2012    4 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucia osservava in silenzio il raccapricciante spettacolo: il corpo di Andrea, nudo e mutilato, era stato inchiodato al muro, all’altezza delle spalle e del bacino. Ricoperto di sangue in ogni punto, il suo sguardo privo di vita dava i brividi quanto la strana scritta al suo fianco.
La ragazza avrebbe voluto urlare, rannicchiarsi al muro e sperare che tutto ciò fosse soltanto un incubo, come stava facendo in quell’esatto momento Francesco; ma era certa che, se si fosse abbandonata alla paura e alla disperazione, non ne sarebbe mai uscita viva, al contrario avrebbe solo facilitato il gioco malato dell’assassino. Si promise di vendere cara la sua pelle.
Cominciò dunque a ragionare sul significato della scritta, che, a suo parere, le avrebbe permesso di capire qualcosa sulla loro situazione. – “Soggetto 32” – lesse.
– è tutto inutile – urlò il ragazzo: benché fosse ancora rannicchiato a terra, aveva smesso di piangere. – Moriremo tutti! Loro verranno a prenderci e ci uccideranno! –.
Lucia corse verso l’amico e, come ne ebbe la possibilità, gli tappò la bocca con la mano libera. Dopodiché si inginocchiò e con tono fermo e deciso gli domandò – Come “loro”? vuoi dire che non ce n’era solo uno? –.
Francesco parve essersi calmato. La ragazza iniziò lentamente a togliergli la mano dalla bocca per lasciarlo rispondere ma, come lo fece, il ragazzo urlò nuovamente. Lucia indietreggiò per lo spavento e l’amico approfittò del momento per scappare via.
– Dobbiamo restare uniti! – gli disse Lucia, ma Francesco non volle darle ascolto e infine scomparve nell’oscurità del corridoio.
Stava per inseguirlo, quando un altro urlo, proveniente dalla parte opposta, attirò la sua attenzione – Maledizione! Sara e Anna, sono in pericolo –.
 
 
Le ci vollero cinque minuti per ritornare all’ingresso dove aveva lasciato da sole le due amiche; e altri dieci minuti per trovare i loro cadaveri in uno dei corridoi, appesi al muro nella stessa maniera e posizione di Andrea.
Solamente le parti mutilate e le scritte di sangue erano diverse: a Sara mancavano la testa e le gambe, mentre ad Anna i seni e il ginocchio sinistro. Mentre sul muro era stato scritto stavolta: soggetti 33 e 34 – terminate.
Stava per mettersi alla ricerca dell’ultimo amico vivo quando, improvvisamente, vide la luce di una torcia muoversi da lontano. Pensava, credeva, sperava che fosse Francesco, ma poi si ricordò di come questo fosse scappato senza una torcia.
Capì che si trattava degli assassini. Il suo buonsenso le diceva di voltarsi ed allontanarsi in silenzio, ma per la paura la ragazza fece l’esatto opposto: si mise a correre e così attirò la loro attenzione.
Lucia correva il più velocemente possibile ma, nonostante ciò, non riusciva mai a seminarli. Provò dunque di rifugiarsi dentro una stanza ma le porte erano tutte chiuse a chiave. Eccetto una, che una volta aperta, la richiuse col tutto il corpo.
Pensava di essere finalmente o per il momento in salvo finché non vide incredula un gruppo di persone bianche e con un solo occhio. Stavano intorno ad un tavolo di ferro su cui era stato messo il cadavere di Francesco.
– è il soggetto 36 – disse uno in mezzo a quel gruppo – perché è qui?! – chiese minacciosamente un altro. Gli uomini si guardarono fra loro coll’unico occhio di cui disponevano, come impreparati ad una simile eventualità.
La porta cominciò ad essere spinta dagli esseri di fuori, e, come si aprì un varco, spuntò un bianco braccio mal forme. Il tutto era accompagnato da dei versi agghiaccianti simili a quelli di un cane affamato.
– Richiamate i segugi! – ordinò uno del gruppo; le persone ubbidirono e improvvisamente i cosiddetti segugi smisero di spingere. O almeno la maggior parte: infatti qualcuno sembrava non voler assolutamente abbandonare la caccia e così, dopo un’altra spinta poderosa, era riuscito ad entrare.
Lucia non credé ai propri occhi: il segugio disubbidiente era Andrea; le parti mancanti erano state sostituite con dei pezzi metallici, mentre il resto del corpo era diventato bianco e quasi decomposto. Camminando a quattro zampe, l’amico si accostò al tizio con un solo occhio e venne accarezzato alla testa come un padrone fa al proprio cane.
Entrarono dentro anche le due amiche morte fino a poco tempo fa.
– Non ti preoccupare, soggetto 36 – disse lo stesso tizio di prima – tra poco starai nuovamente insieme ai tuoi amici –.
   
 
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