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Autore: Cly995    16/03/2012    0 recensioni
Dal testo: "Non rideva da mesi. Forse non si ricordava nemmeno più come si faceva. Non il lusso di un sorriso, per mesi. E poi d’improvviso giù a ridere, da rivoltarsi le budella, una cosa mai vista. Le si era spalancata in faccia la gioia."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio del 19 gennaio conversavano a telefono Carolina e Stefania. Entrambe parlavano degli eventi lieti degli ultimi giorni: l’una discorreva di Diego, l’altra di Mauro.

Non si può definire quella che c’era tra Stefania e Mauro una vera e propria storia d’amore, no. Era un rapporto di pre-fidanzamento.

Tutto cominciò in un freddo sabato di novembre in cui per puro caso Mauro chiese a Carolina se lui piacesse o meno a Stefania. A quella domanda Carolina rispose con un forse e subito dopo pose lo stesso interrogativo all’amico e con grande sorpresa, il ragazzo annuì. In quel periodo, Carolina, suo malgrado, non era poi così contenta. Ma, dal momento che secondo la sua idea, era giusto che l’amore trionfasse in ogni caso, fece il possibile e l’impossibile per far sì che almeno il sogno dei suoi due amici si realizzasse. Lei, infatti, aveva successo nel far mettere insieme la gente: c’era riuscita più d’una volta, anche con Silvia ed Antonio. Aveva un particolare talento riguardo ciò; solo nella sua situazione era inetta e impotente, come del resto accade sempre di fronte al cospetto dei propri sentimenti, che, per quanto li si possano subordinare, prevalgono sempre.

Quel 6 novembre, appena rientrò a casa, telefonò subito a Stefania e le riferì l’accaduto. Stefania, in un primo momento non credeva alle parole dell’amica, ma quando si rese conto che Carolina le stava dicendo la verità, qualcosa nella sua vita cambiò: l’amore è sempre il responsabile di grandi rivoluzioni.

A partire da quel mese, Stefania e Mauro uscirono molte volte loro due insieme, da soli. Carolina faceva sempre compagnia all’amica, anche perché il paese dove abitavano loro era distante da Catania e viaggiavano continuamente insieme.

Aveva assistito a molte conversazioni tra Mauro e Stefania. I due erano accomunati da una tenace e incrollabile passione per i libri, la cultura e la musica classica, ma erano diversi per altri aspetti; Stefania, dal canto suo, poteva sembrare assennata, ragionevole e con la testa a posto, ma, in realtà, era una di quelle persone matte, anche se all’apparenza non si direbbe, ironiche e sempre pronte a ridere e a far ridere con la loro vena sarcastica. La caratteristica particolare che la contraddistingueva era la follia, che è sempre celata nella gente più improbabile. Ciò che la diversificava da Mauro era proprio il fatto che lui si comportava davvero da equilibrato, misurato, cauto e saggio. Incarnava l’esatto opposto di lei, e forse era questo il motivo per cui era nata quell’attrazione: tra due caratteri contrari nasce sempre la scintilla, come, potrebbe capitare che tra due personalità simili non vi sia mai coesione.

I luoghi in cui si recavano, quando erano da soli, erano bar o il palazzo reale di Catania.

Un giorno di dicembre, mentre passeggiavano tra le strade della città, Stefania interrogò Mauro riguardo i suoi gusti musicali e in modo particolare gli chiese se avesse ascoltato un’opera classica di cui citò il nome; subito dopo Carolina ruppe il silenzio esclamando: “Madonna!”. E Stefania scoppiò in una fragorosa risata. L’allegria non mancava mai a loro: erano folli, completamente folli, ed era per questo che si salvavano.

Una delle tante pazzie loro concerneva le telefonate, in cui le persone che discorrevano non erano due, come in tutti i casi normali; ne erano tre: Stefania, Mauro e Carolina.

Carolina fungeva sempre da tramite. Il suo metodo, in queste conversazioni telefoniche, del tutto fuori ordine, consisteva nell’usare due telefoni: uno in cui vi era la persona che doveva ascoltare, l’altro in cui vi era la persona che doveva parlare. I telefoni che utilizzava erano il cellulare che era munito di un vivavoce, per cui era ben udibile la voce di chi interloquiva e il telefono fisso che adoperava per le persone che volevano ascoltare.

Capitò che spesso sia Stefania, sia Mauro le chiedevano di effettuare questa strana operazione, che se solo l’andavi raccontando in giro, sarebbero morti dal ridere, per capire l’uno cosa pensasse dell’altra o viceversa.

Risultava, tuttavia, che, in realtà, gli interlocutori delle telefonate non erano tre, bensì quattro. Quando, infatti, il conversatore era Mauro e l’udente era Stefania, accadeva che, talvolta, alcune voci stranissime che insultavano Carolina, venivano fuori.

Tanti pomeriggi trascorsero così. Una volta, poi, si verificò che la mamma di Carolina colse la figlia in flagrante mentre era con due telefoni e da quell’occasione in poi quelle telefonate così strane, eppure così divertenti, non furono più effettuate.

Quei giorni freddi di dicembre erano scanditi proprio dalla stravaganza di quegli eventi. Accadeva, però, che a volte Carolina, nel bel mezzo di quelle conversazioni telefoniche, principiava dei discorsi straordinari sulla felicità e sull’amore. Ripeteva costantemente la frase: “voi che potete essere felici, siatelo”, perché, secondo lei, la bellezza della vita consisteva in questo: trovare la contentezza, quando meno te l’aspetti, proprio com’era accaduto ai suoi due amici. Li invidiava tanto, in quel periodo precedente a gennaio, quando poi, in seguito, fu lei a dominare la scena della gioia. Voleva provare l’ebbrezza di Stefania, la gaiezza di Mauro, l’allegria che solo un sentimento così grande può conferire.

Durante i tragitti a Catania, Carolina discorreva sempre con Stefania riguardo la fortuna che aveva avuto e, quando l’amica era scoraggiata, le ripeteva costantemente che sono poche le persone prescelte dalla felicità, e lei era una tra quelle.

Con Mauro, invece, intratteneva un rapporto contrastante ma contemporaneamente amichevole, determinato dal fatto che lui, attraverso quella voce che compariva al telefono, la insultava, ma allo stesso tempo le leggeva anche belle frasi d’amore che lei amava e si dimostrava affettuoso.

L’amicizia tra Mauro e Stefania crebbe soprattutto durante le vacanze natalizie, in cui si incontrarono per ben due volte; la prima fu in occasione di una festa organizzata da una loro compagna di classe, Rosita, la seconda, invece, quando Mauro invitò tutta la classe a casa sua.

Da Rosita, tra schiamazzi e baldoria, lui le propose di salire al piano di sopra del palazzo, solo loro due, in modo che avrebbero potuto discorrere più a lungo e più tranquillamente.

Stefania, con la contentezza che le si leggeva in volto, accettò. E quando si recarono al piano superiore, cominciarono a suonare il pianoforte. Il loro amore si accompagnava sempre alle sinfonie. Erano un tutt’uno. Loro e la musica classica. A volte trascorrevano intere giornate senza dirsi una parola e le uniche conversazioni che intrattenevano erano scandite dalle note che scivolavano su quegli ottantotto tasti, dolcemente, come se il tempo si fosse fermato in quell’istante che sapeva di eternità.

Musica e letteratura: secondo loro, le due meraviglie per cui valeva davvero la pena vivere. I loro colloqui erano sempre popolati da Catullo, Voltaire, Goethe, D’Annunzio o Dante. Il loro rapporto confluiva in straordinarie poesie, letture di frasi o di interi monologhi.

Quando leggevano insieme, era come se quelle lettere che si accavallavano davanti ai loro occhi, li trasferissero in un’altra dimensione, uno spazio noto solamente a loro due.

La seconda volta in cui si incontrarono fu a casa di Mauro. In quell’occasione, Stefania attendeva e, soprattutto, voleva che finalmente lui si dichiarasse.

Ma le sue aspettative furono deluse. Nonostante tra loro vi fossero affinità elettive, attrazione intellettuale e tutti gli elementi affinché il desiderio di Stefania andasse in porto, la timidezza ostacolava quell’intesa, quella complicità propria solo di quei due.

Ma, sebbene Mauro non le avesse esposto i suoi sentimenti, le aveva dedicato una poesia e aveva cominciato a parlarle d’amore. E’ sorprendente come quando tra due persone innamorate, appena una di loro comincia a discorrere del sentimento che muove il mondo, l’altra ne rimanga perdutamente affascinata. Ed è proprio per quel fascino, che l’ultima persona soccombe sempre alla volontà dell’altro. L’amore è un dittatore che non ha eguali.

Inoltre, durante le vacanze natalizie, spesso si erano telefonati. Avevano trascorso interi pomeriggi con l’orecchio attaccato all’apparecchio telefonico e quello era un metodo per ricoprire la distanza che li separava.

Talvolta in queste conversazioni telefoniche interveniva anche Carolina con il suo astuto stratagemma.

Una volta, si verificò che Mauro volendo sapere se veramente Stefania l’amasse, chiese a Carolina di chiamare l’amica e mentirle riferendole che lui fosse uscito con un’altra ragazza. Stefania, accecata dalla gelosia, rispose con feroci e improrogabili insulti, rivelando, attraverso l’ira, l’immensa affezione che nutriva per lui.

Accadeva ripetutamente che Mauro dedicava alla ragazza che gli piaceva delle frasi meravigliose. La preferita di Stefania era: “Ascolterei sempre la tua voce melodiosa, anche a costo di diventare sordo”.

L’anno nuovo, il 2011, anche per lei era iniziato positivamente.

Non ho molte notizie su ciò che accadde tra i due nell’intervallo di tempo tra le vacanze natalizie e quel 18 gennaio dannatamente importante, perché Carolina non mi riferì più nulla oltre ciò che ho scritto.

Ma durante quel freddo martedì, Stefania oltre a parlare con Diego, riguardo Carolina, aveva discorso a lungo anche con Mauro.

Quei colloqui ebbero luogo in un parcheggio al chiuso di Catania, in cui gli alunni della II D si recavano dopo le lezioni. Era accaduto, precisamente, che Carolina volendo lasciar soli Mauro e Stefania, propose a Diego e Monica, la migliore amica di Stefania, di accompagnarla a comprare da mangiare. Entrambi però avevano rifiutato e Carolina si diresse da sola dal pizzaiolo. Fu proprio in quel momento che Diego e Stefania interloquirono riguardo quest’ultima. Stefania, oltre a chiedere al suo compagno di classe chi preferisse tra Carolina e Lorenza, notò anche che Diego aveva tra le mani l’iPod di Carolina, sul quale voleva scoprire, attraverso una password di accesso, tutti i segreti della sua amica. Aveva tentato più volte di indovinare il codice richiesto ma mai c’era riuscito, come del resto con i suoi stati d’animo e i cambiamenti repentini. Inoltre, aveva contato anche quante applicazioni concernenti l’amore ci fossero, ed erano ben nove. Grazie a ciò, imparò a conoscere il lato nascosto del carattere della sua compagna di classe, pian piano cominciò a capirla e comprese che quella sensazione strana che provava quando il suo pensiero era rivolto a lei, non somigliava all’amicizia, ma a tutt’altro.

Quando Carolina arrivò con tutto il cibo possibile in mano, Stefania andò da Mauro e Monica e Diego, invece, consumarono ciò che la loro compagna di classe aveva comprato. Tutt’ad un tratto, giunse in quel parcheggio anche la madre di Diego, che parlò con Carolina del più e del meno, e, come se non bastasse, riferendosi al figlio, le chiese: “Ma come lo fai a sopportare?”. Il rossore pervase le gote innocenti della ragazza innamoratissima, e a quella domanda rispose con un semplice sorriso.

Quando tutti andarono via, Stefania raccontò dell’accaduto a Carolina, che ora traboccava di gioia e sorrideva beatamente. Inoltre le riferì anche cosa lei e Mauro si fossero detti. Negli occhi di chi ama, c’è sempre una luce, che in tutti gli altri sguardi del mondo, non si può cogliere. E’ quel bagliore proprio di chi si mette in gioco ogni giorno, di chi affronta il destino e soprattutto di chi, dopo tanto buio, scorge anche un solo raggio di sole. Così erano Carolina e Stefania in quel momento.

Il giorno dopo, il 19 gennaio, mentre dialogavano a telefono, Stefania riferì a Carolina che Mauro l’avrebbe dovuta chiamare, avendoglielo detto quella stessa mattina. La sera poi le due amiche si sarebbero risentite.

- Stefaniaa! Finalmente!!! Allora? Com’è andata?

- Carolina! Mi ha invitata domani a palazzo reale! Domani mattina perché non si va a scuola…

- Ah, giusto! E tu ci vai, vero?

- Carolina, veramente c’è una notizia anche per te. Mauro mi ha detto di far venire anche te alla reggia, e ha accennato a Diego. Forse c’è pure lui…

- No! Stefania, è impossibile!

- Carolina, sto dicendo per davvero! Fammi compagnia, in quello che potrebbe essere il percorso verso la felicità.

- Io ti farei pure compagnia, ma devo chiedere ai miei genitori, e poi se non c’è mi innervosisco.

- Sei sempre la solita!!!

- Sì, lo so! Però tu che puoi, non perdere questo treno! I treni passano raramente nella vita di qualcuno. Non arrivare troppo tardi alla stazione, altrimenti sarai costretta ad aspettarne un altro e chissà quando sarà che viaggerà su quei binari! Non puoi permetterti di commettere un delitto del genere; hai la felicità a portata di mano e non puoi non vederla. Vai, corri! I treni passano e non tornano più…!!!

La mattina del 20 gennaio, né Stefania, né Carolina si recarono a Catania.

Ma fu sorprendente la contentezza durante quei giorni.

Lo stesso pomeriggio Stefania telefonò a Mauro, per scusarsi di non essere andata all’appuntamento quella mattina e per interrogarlo su Diego. Voleva scoprire se veramente il ragazzo provasse qualcosa per la sua amica o meno. Con gran sorpresa, Mauro rivelò a Stefania che Diego aveva mostrato i segni della sua gelosia. Ma lui aveva un modo tutto suo di raccontare i fatti: faceva trapelare delle verità attraverso citazioni, minimi indizi e tu eri sempre in dubbio se stesse dicendo cose reali o stesse mentendo.

Il genio della II D intrattenne Stefania per ben tre ore a telefono, durante le quali, oltre a dedicarle poesie, suonò al pianoforte anche delle opere classiche stupende e forse lei proprio di questo s’era innamorata: della fantasia e dell’insanabile romanticismo. Una volta, osservando il cielo durante una sera, le aveva persino detto: “I tuoi occhi sono come le stelle” e Stefania gli aveva regalato uno dei suoi più bei sorrisi.

Quei freddi giorni di gennaio erano scanditi dall’imprevedibilità degli eventi: mai Carolina avrebbe immaginato di essere così felice all’improvviso e mai Stefania avrebbe pensato di vivere una storia d’amore così tremendamente meravigliosa.

Anche il 21 fu una data da ricordare. Appena Carolina giunse in classe con un astuccio in mano, Diego glielo rubò e la sua amica fu costretta a rincorrerlo per l’aula e per il corridoio. In contemporanea, quasi fosse uno scherzo del destino, Mauro afferrò il libro di latino di Stefania, e anch’ella lo inseguì.

Durante quei minuti, la bocca di Carolina era costantemente inarcata all’insù, con quel suo sorriso così bello ed, ora, così felice. A Diego piaceva irritarla e farla sempre innervosire. Si divertiva particolarmente con quella sua amica così stravagante eppure così misteriosa. Voleva scoprirla, voleva conoscerla, come non aveva mai fatto in 2 anni interi. E, scoprendola, pian piano nacque in lui un sentimento simile all’amore. Nella stessa giornata, oltre ad aver agguantato il suo astuccio, prese di nascosto anche un bacio perugina che Carolina comprava abitualmente. La ragazza se ne accorse e, quando Diego notò di essere stato colto in flagrante, le rivolse un sorriso.

La loro era una di quelle storie che assomigliava tanto ad una favola, con tanto di principe azzurro, principessa, fate e, soprattutto, streghe cattive. E, come ogni favola, era ricca di dolore e di felicità.

 

 

 

 

  
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