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Autore: Cly995    08/02/2012    1 recensioni
Dal testo: "Non rideva da mesi. Forse non si ricordava nemmeno più come si faceva. Non il lusso di un sorriso, per mesi. E poi d’improvviso giù a ridere, da rivoltarsi le budella, una cosa mai vista. Le si era spalancata in faccia la gioia."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era lì, seduta a quel terzo banco, fila adiacente al muro, mentre faceva una di quella solite versioni di latino che la professoressa Brancacci aveva assegnato alla classe. Carolina era una di quelle ragazze adolescenti a cui piaceva studiare, sì, ma non eccessivamente. O meglio, studiava solo le discipline che le garbavano perché le altre, secondo lei, erano perfettamente inutili. Affianco a lei c’era Pietro, uno di quei ragazzi che solo a guardarlo in faccia, ridi a crepapelle. Pietro, però, a differenza di Carolina, non apriva mai un libro e quindi quei 6 in pagella erano solo dovuti alla sua compagna di banco. Avanti a loro, invece, c’erano Diego e Antonio, amicissimi anch’essi di Carolina e Pietro. Diego era uno di quei tipi che appena lo guardavi ti dicevi “ha la faccia da bravo ragazzo, quello” e, in effetti, era davvero così. Però sapeva scherzare, sapeva far ridere e soprattutto sapeva far battere il cuore a Carolina. Ne era sempre stata innamorata, fin dal primo momento in cui l’aveva visto. Lui le aveva chiesto se avessero frequentato l’asilo insieme e lei gli aveva risposto che si era sicuramente sbagliato perché veniva da un paesino di provincia molto lontano da dove si trovava il liceo.

Era una storia, quella, che di più strane e complicate non potevano esistere. Lei lo amava da quasi tre anni. Lui, dal canto suo, non sapeva bene cosa provasse per lei, ma sicuramente non era amicizia, quella. Tante volte l’aveva difesa, protetta, le aveva dedicato canzoni e si era messo contro i suoi stessi amici per aiutarla. Spesso le rivolgeva dei complimenti che solo a sentirli, sarebbero sembrate delle avances, ma lui, quando doveva corteggiare qualcuna, preferiva buttarsi sullo scherzo, piuttosto che dichiararsi da persona seria.

Carolina ne aveva passate tante, per colpa sua. Aveva sofferto per ben un anno e mezzo, anche perché durante l’estate del loro primo anno del liceo, Diego si fidanzò con Flavia, una ragazza che Carolina odiava terribilmente. Ma quella, più che una storia fu un avventura perché si lasciarono dopo sole due settimane, dal momento che il vero obiettivo di Flavia consisteva in quello di far ingelosire un altro ragazzo.

Carolina, dal canto suo, sapeva che quell’amore così violento e meraviglioso che nutriva per Diego, era probabilmente ricambiato, ma non ne aveva la prova certa.

Lei era di natura una di quelle inguaribili romantiche che amava le poesie, i libri, i film e le canzoni d’amore e questo aspetto del suo carattere piaceva molto a Diego, anche se sembrava che lui pensasse tutto l’opposto di lei, ma quello era un modo per attirare la sua attenzione e poi finire per ridere.

Antonio, invece, era uno di quegli adolescenti tranquilli e simpatici, ma in amore era un indeciso cronico. Fin dal primo anno, il suo grande amore era stato Silvia. Ma il loro rapporto non piaceva a molta gente, prima tra tutti Pamela, che per Antonio sarebbe andata in capo al mondo.

In quella classe, insomma, succedeva ciò che nelle altre classi sarebbe apparso improbabile. Erano tutti uno più folle dell’altro, ognuno con le proprie passioni, ma tutti mossi da uno stesso sentimento: l’amore.

Avrei voluto tanto essere anche io una di loro, dato che la III D era famosissima in tutto l’istituto per l’unità che c’era tra gli allievi, per la bravura di Mauro, un ragazzo le cui vocazioni erano il pianoforte e lo studio, ma soprattutto, per le storie incredibili che vi accadevano.

In quella classe, ero molto amica di Carolina, dal momento che tutte le mattine ci incontravamo nel pullman su cui viaggiavamo per arrivare a Catania, dove si trovava la scuola, e conoscevo di vista Pietro, Antonio, Silvia e anche Diego.

In seguito, strinsi amicizia anche con Stefania.

Stefania era una di quelle ragazze che, all’inizio, può sembrare una che studia sempre, ma l’apparenza inganna. In realtà era una di quelle adolescenti che di più ironiche e pazze non ce n’erano. Anche lei, ben presto, intrattenne uno di quelli che si possono definire “pre-fidanzamento” con Mauro. Ma, purtroppo, questa storia ebbe esito che più che negativo, oserei definirlo surreale.

Ma adesso, torniamo a quella classe, in cui tutti erano intenti a svolgere quella versione di latino.

Era il 10 febbraio. Un giorno qualunque, così come tutti quanti gli altri. Sarebbero usciti alle 11:40, poiché avevo detto a Carolina di occuparmi un posto nel pullman, che ogni volta, traboccava sempre di gente.

Quando, però, constatai che, purtroppo, la mia grande amica non aveva occupato proprio niente, capii subito che in quella situazione c’entrava Diego.

Quando l’incontrai, con un sorriso scolpito sulle labbra e con quegli occhi, che se tu li guardavi intensamente, ti trasmettevano tutta la contentezza e l’allegria di questo mondo, lei mi disse: “La vita è bella!”. Era la sua frase preferita, quella che andava divulgando a tutti. La ripeteva sempre, ogni qual volta succedeva anche una sciocchezza con Diego. Lei si accontentava di quelle che comunemente le persone definiscono “piccole cose”. Infatti, secondo le sue idee, la felicità sta nel dettaglio. Sono i dettagli quelli che fanno la differenza. Senza dettagli ogni cosa sarebbe sempre uguale.

La vidi così trepidante d’allegria, quando cominciammo a parlare.

-“Lo sai, oggi ho accompagnato Diego lungo tutto corso Garibaldi e abbiamo parlato del più e del meno!”

-“Per esempio?”

-“Beh, della band musicale che vuole fare e poi come al solito mi ha sfottuto”

-“E quando mai?!”

-“Eh, vabbè, ma lo sai com’è! Anzi a me, in fondo, piace proprio perché è così!”

-“E riguardo la band, cosa ti ha detto?”

-“Che sarà composta da Pietro, che avrà la funzione di manager, e poi da Gabriele, che come tu ben sai io non sopporto”

-“Gabriele??”

-“Si quello snob che sta in classe mia, e che, purtroppo, è molto amico di Diego!!”

-“Ah sì! Ho capito.”

-“Ah e poi oggi ci scambiamo le versioni. Lui mi invia quella di latino e io gli invio quella di greco”.

-“Eh, vedo che in questo periodo sta andando molto meglio rispetto a due mesi fa.”

-“Hai proprio ragione! Guarda non mi far ricordare neanche quel periodo”.

Carolina, infatti, durante il mese di dicembre aveva vissuto quello che lei oggi definisce “il periodo più brutto della sua vita”. Era quella settimana che andava dal 15 al 22 di quel mese, in cui Antonio aveva deciso, così, all’improvviso, che lui e Diego

avrebbero cambiato posto. Carolina, appena seppe ciò, versò lacrime peggio di una fontana, tanto era l’amore che provava per Diego. Per lei il fatto di stare dietro di lui era fondamentale e Antonio la fece soffrire in modo inconsulto. Durante quella settimana litigò con il suo amico, perché lui voleva che lo dimenticasse, ma non aveva capito che quell’amore non aveva limiti e sarebbe stato capace di superare il tempo e lo spazio. A rendere ancora più triste la situazione era stato Diego che non esprimeva la sua opinione. Per lui era uguale stare lì o cambiare. E ciò acuiva terribilmente la sofferenza di Carolina.

Fortunatamente, però, accadde che il nuovo anno, il 2011, aveva portato una ventata d’allegria e soprattutto di cambiamento. Vedevo Carolina che ora era realmente contenta. Si era rappacificata con Antonio, inventandosi che si era fidanzata con un tizio di nome Daniele. Antonio ci aveva creduto e tutto tra loro era tornato come prima.

Ma questa cosa che aveva detto, che non era affatto vera, oltre a farla ritornare amica di Antonio, suscitò anche la gelosia e le attenzioni di Diego.

Era per questo che adesso sul viso di Carolina c’era quel bagliore che si può trovare solo sul volto di chi, dopo averne passate di tutti i colori, comincia ad assaggiare quella pietanza dal gusto agrodolce che si chiama felicità. Non rideva da mesi. Forse non si ricordava nemmeno più come si faceva. Non il lusso di un sorriso, per mesi. E poi d’improvviso giù a ridere, da rivoltarsi le budella, una cosa mai vista. Le si era spalancata in faccia la gioia.

Era cambiata. Ora era contenta. Da quando Diego si era accorto di questa gelosia, Carolina non faceva altro che sorridere, perché lui le aveva restituito la speranza e la contentezza, che da troppo tempo, lei non provava più.

Poi, erano sorprendenti le coincidenze che le accadevano. Ricordo che il 13 gennaio, camminando con lei lungo la strada per recarci al luogo dove di solito prendevamo il pullman, il clacson di una macchina suonò, lei si voltò e vide Diego che la salutava. Dopo cinque minuti, su un muro leggemmo la frase che un anno prima lui le aveva dedicato e che recitava “domani sarà troppo tardi per rimpiangere la realtà, è meglio viverla”. Lo stupore di Carolina in quel momento non lo potrò mai più dimenticare. Cinque minuti prima lo aveva incontrato e cinque minuti dopo aveva letto la frase che lui le aveva ascritto. I primi frammenti di contentezza erano questi per lei. Guardacaso, proprio lo stesso giorno Diego aveva dato i segni della sua prima gelosia. Aveva trovato nel suo diario, una foto di questo presunto Daniele e l’aveva gettata per terra e Carolina aveva finto di irritarsi, ma in realtà, in quel momento era contentissima.

Ma la vera felicità cominciò il 18 gennaio.

Quel giorno, infatti, ricordo che Carolina sembrava la ragazza più gioiosa del mondo.

Era successo che Stefania aveva chiesto a Diego chi preferisse tra Carolina e Lorenza, una ragazza che stava in classe loro ma che entrambe non sopportavano. Diego rispose che senza dubbio e mille e mille volte preferiva Carolina. Carolina per lui era diversa da Lorenza. Lorenza gli si attaccava addosso e lui per questo non la tollerava tanto. Carolina, invece, era riservata eppure da quel momento gli faceva uno strano effetto. La cominciò a guardare con occhi diversi. Prima, si può dire, che le

voleva bene. Infatti le aveva sempre voluto bene. Ma da quel 18 gennaio, qualcosa cambiò. Iniziò a provare una lieve gelosia per Carolina e piano piano quest’ultima si trasformò in un vero e proprio attaccamento.

Carolina notò subito questo mutamento e se prima era sfiduciata nei confronti della vita, da quel giorno la vedevi diversa, sorridente, ottimista e piena di vitalità, che prima le mancava.

Perché quando una persona rinasce, nella sua personalità tutto cambia. E’ come se dall’inverno si passasse alla primavera. Una strana luce accecante che solo nei loro occhi, nei loro sguardi si può rinvenire, sul sorriso di chi finalmente approda all’isola della felicità, che fino ad allora era sconosciuta e ignota.

In quel periodo Carolina irradiava allegria, emanava ilarità. E’ un qualcosa di divino assistere allo spettacolo di chi ti sa trasmettere contentezza e gioia. E Carolina era proprio così. Era l’espressione del romanticismo portato agli ennesimi livelli, lei, ma senza mai sfiorare la sdolcinatezza. Era il sorriso, era la gaiezza, era la passione.

Avrei voluto spesso vivere come lo faceva lei. Invidiai spesso la sua vita. Perché la vita di chi soffre e combatte è sempre da ammirare. Il dolore ti cambia profondamente, e quando poi si trasforma in felicità, allora in quel caso, non bisogna aver paura di soffrire.

Dopo quel 18 gennaio, l’esistenza di Carolina si rivoluzionò.

Rammento ancora il suo sorriso durante i giorni che susseguirono.

Il 19 gennaio la III D avrebbe dovuto assistere ad uno spettacolo di musica che si sarebbe tenuto nel teatro vicino la nostra scuola.

Se ora raccontassi ciò che mi disse Carolina a proposito di quel giorno la maggior parte di voi lettori penserebbe: “E che sarà mai?”… e invece no. Invece è proprio qui l’errore! Si sbaglia, a volte, credendo che le piccole cose siano proprio come sono definite: piccole. E’ quel poco che ti permette la felicità, altrimenti, senza nemmeno questi minimi brandelli di piacere, l’umanità sarebbe davvero disperata.

Ciò che fu sorprendente durante quel freddo mercoledì, fu la rapidità del cambiamento con cui gli eventi si avvicendavano, l’uno dopo l’altro, ininterrottamente, con un’atmosfera senza respiro.

Carolina trascorse il pomeriggio di quella giornata a casa sua, come faceva sempre, tra libri di poesie e musica. Aveva il sorriso stampato sulle labbra per quello che era accaduto il giorno prima. Ma non era niente in confronto a ciò che di lì a poco sarebbe successo.  

  
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