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Autore: Daicchan    16/03/2012    0 recensioni
E se Rachel, Puck, Quinn, Kurt e tutti gli altri fossero studenti di Hogwarts? Raccolta AU di one shot seguenti ordine casuale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NDA Grazie per le recensioni agli scorsi capitoli, vedrò di rispondere a tutti voi :)

Scusate l'attesa.

 

 

 

 

 

 

 

Tina.

 

 

Capitolo: IV

Anno: 3° (Maggio)

Personaggi: Tina Cohen Chang, Mike Chang, Artie Abrams, Quinn Fabray, Altri.

Raiting: Verde

Genere: Introspettivo, Commedia.

 

 

 

 

 

 

Tina si è resa conto di due cose:

1)      i gruppi di studio sono inutili

2)      i gruppi di studio di sole ragazze sono terrificanti.

Come si è trovata in questa situazione? Ah sì: Quinn le ha chiesto di studiare insieme dato che sono le due Corvonero del loro anno che hanno i voti più alti, Quinn si è portata appresso Mercedes –la quale è spuntata con Kurt Hummel… che, ok, non è una ragazza, ma il portamento e il viso delicato rappresentano dei fattori a suo vantaggio-, e Brittany Pearce, improbabile Corvonero come loro, a sua volta inseparabile da Santana Lopez, terrificante Serpeverde. A loro, si è unita Rachel Berry che, nonostante nessuno l’abbia invitata, incontrandole in biblioteca ha arbitrariamente deciso che hanno bisogno della sua “impeccabile guida” e del suo “enorme talento” per portare a termine la ricerca per Lumacorno. E va bene che lei e Kurt sono i più bravi del terzo anno, in Pozioni, ma anche Tina se la cava. D’accordo, non ama mettersi in mostra, ma un po’ di sale in zucca ce l’ha.

Non che lo studio sia rimasto a lungo l’argomento d’interesse della riunione, comunque. Come prevedibile, difatti, le sue compagne hanno colto al balzo l’opportunità di trasformare la biblioteca in un salotto di pettegolezzi da vecchie comari.

<< Secondo me il più carino della scuola è Flannegan. >> decreta Brittany, mentre con calma, seduta dietro Santana, le intreccia i capelli scuri. Kurt, a sua volta, appare indignato: << Il Tassorosso? Ma va al primo anno! >>

Santana, finora ad occhi chiusi mentre l’amica le passa le mani tra i capelli, ne apre solo uno, per squadrarlo malamente: << A te che importa, scusa? Tanto sei un maschio. >> dice quindi, forse un po’ troppo duramente. Kurt, difatti, abbassa lo sguardo, arrossendo.

<< Anche Noah Puckerman era carino, prima di rasarsi i capelli. >> dice allora Quinn, un po’ incerta. << Peccato che sia uno sciocco. >>

Mercedes si volta verso l’amica, stupita: Quinn è sempre stata un tipo molto serio e riservato, di poche parole, ma è da qualche tempo che, ogni volta che ha modo di interagire con persone quali la Lopez, Hudson e Puckerman, diventa estremamente loquace e assurdamente interessata agli argomenti più futili. << Come fai a dire che è stupido? Nemmeno lo conosci. >> dice allora, con un misto di curiosità e scetticismo. La infastidisce il fatto che si atteggi tanto a fare la snob solo per impressionare gli studenti più popolari. Quinn deve avere avvertito la sua disapprovazione, perché nel rispondere appare in difficoltà, in imbarazzo. << Io… Basta vedere i suoi voti, è impossibile averli così bassi. >>

<< Magari non si impegna e basta. >>

<<  Chi non s’impegna e basta non è così scemo da tagliarsi i capelli a mo’ di barboncino. >>

Mercedes non replica, spiazzata dal tono secco ed infastidito con cui Quinn ha pronunciato queste parole; Santana, invece, scoppia a ridere.

<< Comunque, ti posso dare ragione: io lo conosco, ed è un vero idiota! >>

La bionda sorride, contenta che la Serpeverde sia d’accordo con lei. Quella ad avere qualcosa da ridire, come al solito, è la Berry. << Credo che sia impossibile giudicare l’intelligenza di una persona solo in base al suo rendimento scolastico. >> inizia, con la solita aria da maestrina che tutti –ma proprio tutti- trovano insopportabile, << Io, per esempio, ho voti molto alti, ma è soprattutto il mio talento in campo artistico che denota il mio enorme potenziale. A mio avviso… >>

<< Oddio, Berry, piantacela. >> sbotta Santana Lopez, storcendo il naso, e Tina trova che sia davvero molto Serpeverde. << Sul serio, non ce ne frega niente di quel che pensi tu. >>

Rachel fa una serie di facce strane, che passano dall’indignato all’offeso, fino all’imbarazzo. Rimane in silenzio, orgogliosa, ma Tina –che nel capire le persone ha un certo talento-, nota subito che ci è rimasta male. << Forse dovremo continuare a studiare… >> tenta, timida come sempre, ma nel tentativo di cambiare discorso e risollevare il morale generale. Manco a dirlo, ovviamente, non le da retta nessuno, probabilmente nemmeno l’hanno ascoltata –o sentita, considerato il tono di voce effettivamente basso che ha usato.-

<< Invece la tua opinione sì che è importante, vero, Lopez? >> s’introduce Kurt, ironico. Odia la Berry, ma anche le cattiverie immotivate dei bulletti popolari. Senza contare che, alle parole “campo artistico”, nella sua testa si è accesa una lampadina: magari Berry è come lui interessata alla musica e al teatro, e sente nei suoi confronti un improvviso moto di complicità.

Proprio lei lo guarda di nascosto, e forse Kurt Hummel lo immagina, quanto sia difficile essere una Nata Babbana nella casata di Salazar Serpeverde?

<< Sicuramente conta più della tua, Hummel. >> precisa Lopez, imperturbabile. << E, per piacere, stammi lontano: la quantità industriale di lacca per capelli che hai in testa mi sta mandando a fuoco i polmoni. >>

<< Meglio, magari così non dovremo sentirti più parlare. >> s’intromette Mercedes, protettiva come sempre nei confronti dell’amico. La Serpeverde la guarda malissimo.

Tina vorrebbe buttarsi sotto il tavolo o scappare via, ma se che in entrambi i casi farebbe la figura della scema, e se ne vergognerebbe a morte.

<< Anche Hudson è carino. >> trilla Britttany inaspettatamente, rimasta un po‘ indietro nella discussione. << Sembra un orsacchiotto teneroso, magari se gli premo la pancia ne escono fuori fragranze profumate. >> aggiunge, con un sorriso.

Alle sue parole, Tina nota qualcosa di strano, ossia che Kurt, Quinn e Rachel arrossiscono contemporaneamente.

La Lopez prima rivolge all’amica uno sguardo perplesso, poi alza gli occhi al cielo: << Certo, un orsacchiotto tappo e ciccione. >>

<< Finn non è grasso. >> commenta Quinn, quasi senza pensarci, e subito si pente di averla contraddetta.

Inoltre, le fa male la pancia, e forse è la gonna che si stringe: pensa che non avrebbe dovuto accettare quella Cioccorana a merenda e che ora dovrà saltare la cena, se non vuole riprendere i chili che ha perso.

La Lopez la guarda in modo strano, piegando la testa di lato: << Ah no? >>

<< No. >> s’intromette nuovamente Berry, che a quanto pare proprio non può starsene zitta. Santana pensa che stanotte dovrà soffocarla nel sonno, sempre sperando che l’enorme naso della ragazza non buchi il cuscino che userà come arma.

<< E non è nemmeno basso. >> continua l’altra, frattanto. << O meglio, forse lo era all’inizio dell’anno, ma sta crescendo rapidamente. A Dicembre arrivava alle spalle di Puckerman e a metà busto di Shuester, mentre ora raggiunge il mento del primo e la clavicola del professore. Dovrebbero essere più o meno sette centimetri e sette millimetri e mezzo. >>

Gli altri la guardano inorriditi.

Kurt, che intanto è sempre più rosso, non può trattenersi dal rivolgerle un’occhiata spaventata, e commentare: << E’ da pervertiti, te ne rendi conto? >>

Berry arrossisce.

<< Sono solo un’attenta osservatrice. >> borbotta, abbassando lo sguardo.

<< No, è da malati. >>

<< Da sfigati, direi piuttosto. >> afferma Santana << Ma non me ne dovrei sorprendere, dato che qui lo siete tutti, a parte me, Brit e qualche rara eccezione. >> aggiunge, e Quinn si compiace dell’occhiata di intesa che le ha rivolto la Serpeverde. Pensa che dovrà schiarirsi i capelli con qualche infuso, quest’estate, e attribuirne la causa al sole, magari.

Mercedes nota l’espressione appagata della Corvonero, ed è sempre più perplessa.

<< Direi che i parametri con cui voialtri decidete il valore di un persona siano piuttosto irrilevanti. E stupidi.  >> replica Kurt, noncurante. E’ abituato ad appellativi simile, e anche ad altri ben peggiori e, onestamente, non gliene potrebbe fregar di meno.

Certo, all’inizio faceva male, ma era sempre stata una persona forte, lui, col tempo vi è divenuto avvezzo.

Rachel lo guarda con ammirazione. Nemmeno lei si reputa una perdente solo perché i suoi compagni la definiscono tale, e sa di essere destinata a grandi cose. Ma l’assenza di approvazione e riconoscimento delle sue alte capacità da parte dei suoi coetanei certe volte l’atterrisce.

La discussione s’accende, i toni si alzano, e mentre Madama Pince le guarda con l’aria di chi sta scoccando un ultimo avvertimento, Tina s’estranea, come è solita fare nelle situazioni scomode. Pian piano, le parole delle sue compagne si trasformano in suoni ovattati e nella sua mente cala un freddo e razionale velo di tranquillità.

E’ troppo timida per partecipare a conversazioni simili, forse è troppo timida per partecipare a qualunque cosa.

E sa che se solo aprisse bocca per dire qualcosa, nessuno l’ascolterebbe, proprio come prima. Forse tentare d’interagire con gli altri è inutile, e allora tanto vale rinunciare e concentrarsi nello studio, perché deve finire questa ricerca, sennò prenderà un brutto voto e sarà rimproverata davanti a tutti ed oltre che muta sembrerà anche scema, e sarebbe tutto molto, molto umiliante.

Raccoglie le poche cose che ha sul tavolo e le infila nella borsa a tracolla.

Nessuno le da conto.

Mentre qualcuno –Santana, Rachel o Mercedes- sbraita come un Ungaro Spinato inferocito, si alza ed esce dalla Biblioteca.

Forse non se ne accorgerà nessuno, della sua assenza, ma va bene così.

 

 

***

 

 

Si sta dirigendo verso la Sala Comune dei Corvonero, quando accade qualcosa piuttosto spiacevole.

Se l’avesse saputo prima, Tina avrebbe fatto di tutto per evitare l’imbarazzante incontro, magari facendo una sosta al parco, o magari buttandosi giù dalla Torre di Astronomia.

Ma, sua sfortuna, in Divinazione fa pena, e in compenso è dotata della sorprendente abilità di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e di incontrarvi persone ancora più sbagliate.

Per questa sfortunata serie di fattori, non appena volta l’angolo, Tina sbatte letteralmente contro un ragazzo che viene dalla direzione opposta.

Ovviamente cadono entrambi a terra, doloranti, e magari in un universo alternativo, dove regnano piacevoli cliché, sarebbero finiti l’uno sopra l’altro, in una posizione imbarazzante ma perlomeno non dannosa.

Ma questa è la realtà, e Tina ne conosce fin troppo bene il sadico senso dell’umorismo.

Dentro la borsa ha qualche fiala di pozione preparata per la ricerca, ed anche se la borsa è a tracolla lei ovviamente l’ha infilata solo su una spalla, e ovviamente la borsa cade, ovviamente non su di lei.

Per la precisione, sulla persona contro cui si è scontrata.

Persona che, ovviamente, non può essere altri che Mike Chang.

Tina trattiene il respiro: per fortuna nella pozione vi è solo qualche innocuo ingrediente messo alla rinfusa, ed è del tutto innocua, sebbene ora il Corvonero si ritrovi un enorme macchia fucsia sulla camicia e i pantaloni.

Tina si sente morire, vorrebbe scusarsi, ma non ne trova la forza: Mike già la odia, ed adesso la detesterà ancor di più.

La guarda coi suoi occhi neri, di solito sempre vispi e allegri, ma che si raggelano ogni qualvolta che i loro sguardi s’incrociano.

Tina cerca di farsi piccola piccola, e dice: << Scusa… >>

Lui stringe lo sguardo, si rimette in piedi e, senza spiccicar parola, inizia ad allontanarsi.

Tina rimane di stucco, batte le palpebre un paio di volte.

E prova rabbia.

E’ vero, non è quasi amica di nessuno e se ne sta sempre nelle sue, ma proprio per questo non ha mai fatto niente di male a nessuno e sicuramente non a lui, e non capisce perché debba trattarla in quel modo.

O meglio, la causa di quell’odio la conosce fin troppo bene, ma non è colpa sua.

La frustrazione diventa ira, e persino la sua insormontabile timidezza si rivela nulla dinnanzi a questa forte, prorompente sensazione di rabbia.

<< Pensi che a me faccia piacere?! >> gli urla, quasi senza rendersene conto.

Il ragazzo si ferma di scatto, pare irrigidirsi, ma non dice nulla.

Con inusitata determinazione, Tina si alza.

La borsa rimane sul pavimento, grondante di pozione, ma non le importa.

Stringe i pugni, freme.

<< Anche io muoio all’idea, ma non per questo te ne faccio una colpa. >> sbotta, la mascella serrata, gli occhi fissati sulla schiena di Mike. Questi, come colpito, si volta lentamente.

<< Non ho alcuna intenzione di sposarti. >> dice, freddo. << Non m’importa quello che hanno deciso le nostre famiglie. >>

Tina odia quel tono, e anche quell’espressione.

Cosa crede, lei si trova nella sua stessa situazione.

 Eppure, ora inizia a sentirsi triste. Nonostante l’astio del ragazzo, nessuno dei due ha scelta, nessuno dei due l’ha mai avuta, fin da quel giorno di quattro anni fa.

E dire che un tempo, potevano quasi dirsi amici. Le loro famiglie s’incontravano di tanto in tanto in importanti riunioni di famiglie Purosangue, e loro si erano spesso trovati a giocare insieme.

Andavano d’accordo, e a Tina, Mike piaceva, con quell’ingenuo sentimento che può provare una bambina di sette anni.

E anche Mike era bendisposto nei suoi confronti. Le diceva che era simpatica, e carina.

Ma, poi, l’avevano saputo.

Avevano nove anni, e gli avevano detto che erano promessi sposi.

Era tutto programmato fin da prima che nascesse Mike, di due mesi più piccolo; per questo li facevano giocare assieme.

Avevano nove anni, e gli avevano detto che erano schiavi di un matrimonio organizzato, strumenti per preservare la purezza di sangue.

I Purosangue asiatici sono forse ancor più rigidi di quelli britannici.

A nove anni, Tina capì che non avrebbe mai potuto sognare il vero amore.

A nove anni, Mike iniziò ad odiarla.

E la detesta tuttora, perché simboleggia le sue catene, quelle che gli impediranno di essere libero, di amare chi vuole, di scegliere della propria vita.

Spera inconsciamente che il suo odio possa cambiare le cose.

Tina, invece, si è rassegnata. Sa che non c’è modo di ribellarsi alla famiglia, e vorrebbe almeno che lei e Mike andassero d’accordo, sarebbe più facile per entrambi.

E invece no, quel cretino deve contribuire a rendere quell’inferno peggiore di quanto non sia già.

E’ questo, il suo destino?

Non solo una vita priva di amore, ma anche piena di odio, rancore?

Non è estranea a pensieri simili, tuttavia non può fare nulla per bloccare quella lacrima solitaria le scenda lungo il viso.

Non sa che altro dire, e guarda Mike.

Lui china lo sguardo, in silenzio.

Poi, dice: << Fatti dare una controllata alla mano. >>

<< …Eh? >> domanda Tina, confusa, abbassando lo sguardo sulla mano destra: solo si accorge di essersi ferita con le schegge della fiala, e di stare sanguinando.

Stupita, solleva di scatto la testa verso il ragazzo, per ringraziarlo.

Ma Mike Chang è già sparito, lasciandola lì, da sola, in mezzo al corridoio.

Rimane là, ferma e stupefatta, per qualche istante, prima di giungere alla conclusione che starsene lì è da sciocchi e che farebbe meglio a seguire il consiglio del ragazzo.

Si asciuga le lacrime col dorso della mano.

Si sente libera, svuotata. Tuttavia, non sa che pensare.

Tutto ciò di cui è a conoscenza è che la sua vita si prospetta sempre più triste e solitaria.

“Avanti, Tina. Dovresti averci fatto l’abitudine, ormai, no?”

Sospira, con profonda malinconia.

Con la mano sana, estrae la bacchetta.

<< Evanesco. >> pronuncia, e i residui della pozione si dissolvono nel nulla. Poi, si china a raccogliere la borsa, sistemandosi i lunghi capelli neri, che altrimenti gli ricadrebbero sul viso, dietro l’orecchio.

Geme: nel farlo, alcune ciocche hanno sfiorato il lungo taglio sulla mano, e cavoli se fa male.

<< Tina! >>

Ancora piegata sulle ginocchia, solleva lo sguardo.

Artie Abrams, sulla sua sedie a rotelle, le si avvicina, con un sorriso amichevole.

<< Che ci fai… Cos’hai fatto alla mano?! >>

Tina abbassa lo sguardo, arrossendo: Artie è intelligente e gentile, e dolce.

<< N-niente. >> replica, con una balbuzie per una volta non fittizia, ma dettata dall’imbarazzo. E’ rossa come un peperone, poco ma sicuro.

Ah, Artie.

A volte Tina lo identifica con la sua unica speranza, a volte in qualità di amico, a volte in qualità del ragazzo per cui ha una cotta pazzesca dall’anno scorso.

Perché è fiero, nonostante il suo handicap, e procede a testa alta. Sarebbe stato un ottimo Grifondoro, di questo Tina ne è sicura.

Vorrebbe affrontare la sua timidezza con la stessa determinazione con cui lui sembra fronteggiare il suo difetto fisico e le derisioni degli altri.

Lo ammira.

E le piace.

Non dice che si tratti del vero amore, ma sarebbe bello, davvero bello, se potesse stare insieme a lui, o a qualunque ragazzo, liberamente.

Ed anche se non sta scritto da nessuna parte che prima del matrimonio non possa avere un ragazzo, sa che sarebbe sconveniente.

E inutile, e profondamente triste.

A che pro amare qualcuno, se si sa che di non potere nemmeno fantasticare puerilmente su un futuro assieme?

Forse Tina è un’inguaribile romantica, o soltanto una pessimista senza speranze, eppure non se la sente di abbandonarsi a tali illusioni di felicità.

Il suo compagno di Casa la guarda per qualche istante, e anche sul suo viso si spande un lieve rossore. Malgrado ciò, sorride, gentile: << Andiamo da madama Chips, ok? >>

Tina solleva lo sguardo, insicura.

Per un attimo le ritorna in mente l’aria ostile di Mike, e invece Artie è così buono…

Sorride di rimando, involontariamente.

D’altronde, si tratta solo di essere accompagnate in Infermeria.

<< D’accordo. >> e, mentre lo dice, sente riscaldarsi l’animo, in un dolce torpore di felicità.

Nonostante tutto.

 

  
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