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Autore: Kodamy    15/10/2006    12 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: ossa spezzate? Posso dire che ci saranno ossa spezzate e stiaffi nel resto della fic, a dire il vero °_°” In questo capitolo non so, ora vediamo se prende vita da solo [ormai non mi fido più u.u”].
Inoltre, lo so di essere strana XD E so anche che, a furia di scriverla ora, mi ci sto affezionando. Sarà normale? Ç__ç Probabilmente ho qualche malattia mentale in stadio terminale. Vero? Vero? Ç__ç
Per oggi, strappo alla regola della canzone tosta per Sasu u.u
”Pale” – Within Temptation.

Semplicemente perché è perfetta XD Ecco tutto.  Ho aumentato il Rating nei prossimi capitoli, seguendo la mia povera testa bacata e le povere idee bacate che scaturiscono dai poveri neuroni bacati. I’m sorry ^^” Ma credo sarà veramente necessario alla fine -.-“ Date la colpa a… Parmenide ecco. Sempre colpa suaaa! °_° Con il suo essere che esiste e non esiste perché non può esistere. Mi ha fuso il cervello, ecco.
[Scusa bislacca, non funziona, vero? XD]

Per questo capitolo mi sono dovuta ripescare l’immagine della stanza di Sasuke. Ma te vedi un po’ come sono premurosa >_< [ehm… chiamasi pignoleria.] Inoltre, non ho la più pallida idea se in Naruto esistono i telefoni. Ma una sigla originale fa vedere tutte le ragazze col telefono in mano <_<. Inoltre, in camera di Sasuke c’è la tv. Avranno anche il telefono, no? I dubbi amletici che mi vengono ogni tanto o.ò
Purtroppo la Mail, L.A.D.L [il nome continua ad inquietarmi, e sinceramente sarei curiosa di sapere quale fisima mentale possa portare ad una tale elucubrazione >_<… Parmenide forse? XD] non mi è arrivata O_O. Non riesco a capirne il motivo, poi ò_ò”
P.S. Purtroppo ho una sorella ed una mamma patite, ergo mi devo sorbire gente che muore e resuscita in cliniche private che quasi quasi è peggio di dragonball.
Perché Beautiful non ha una fine. Comincio a temere siano immortali, il che mi spaventa ç__ç




 

 

"Ti odio."

"Sarebbe anche ora."

"Già. Sei un bastardo, fino alla fine. Poco più di un mostro."
"E tu?"

"Io cosa?"

"Lo sei anche tu. E’ questo il potere che cerchi?
Se pensi che le tue azioni possano essere giustificate allora... sei come me."

"Non paragonarmi a ..."

"...me? Lo sei. Hai sempre voluto esserlo."
"Sta' zitto."

"Non mi attaccherai? Cos'hai fatto, in tutti questi anni? Smettila di cercare scuse: non sei cresciuto affatto."
"Non so cosa ne sarà della tua anima, una volta morto, Itachi. Ammesso che tu ne abbia una"

[ i demoni non hanno un’anima.]

"Non accadrà nulla alla mia anima. Non ci saranno dei a giudicarla."

"Cosa te lo fa pensare?"

"Cosa ti fa pensare che per gli dei non siamo altro che giocattoli in un mondo che hanno creato per svago? Dopo la morte non c'è nulla. Quando un giocattolo si rompe, lo si cambia. Perchè continuare a tenerlo? La mia anima svanirà, e così anche la tua."
"E' quello che ti ripeti, per far finta di nulla."
"Ottenere la redenzione semplicemente con qualche preghiera imparata a memoria è troppo semplice. Non può essere vero… ottenere la redenzione in quel modo. Non c’è nessun giudizio, alla fine. E’ stata un'idea degli uomini, che così potevano continuare a nutrire la falsa speranza di finire in una qualche specie di paradiso, dopo aver vissuto a metà la vita concessa loro in questo inferno.”
”… non c’entra assolutamente nulla!”
” Non hanno goduto né di questa vita, né godranno di un'altra, perchè non ci sarà.
Questo mondo è inutile, e altrettanto vale per questa vita.
Nessuno fa nulla per cambiarla, aspettano che siano gli altri a farlo."

[ "… Sapresti dirmi per quale motivo si vive, se non per cambiare ciò che non ti piace?" ]
[ "... sei come me. La mia copia. E la copia non potrà mai sorpassare l'originale, dovresti saperlo."]
[Mai? Non potrà superarla mai? Non c'è nessuna probabilità che questo accada?]
[“... Forse potrai diventare come tuo fratello un giorno.”]
[Come tuo fratello...]
[... un giorno.]
[... lo so. L'ho sempre saputo.]
[… Avresti dovuto uccidere anche me quel giorno, ed impedirmi di diventare come te.]
[Non sei mai stato un buon fratello maggiore, tu.]
[Non dovresti dirmi queste cose. Non dovresti…]
[… Non dovresti esistere.]
[Mostro.]

 

 

VI – Pale

 

 

The world seems not the same,
Though I know nothing has changed.

 

Le strade sembravano quelle di una piccola cittadina fantasma, così come lo erano sembrate da anni a questa parte. Forse, si sarebbero potute ripopolare di vita, prima o poi: ma nessuno voleva veramente abitare in luogo dove era stato versato tanto sangue in così poco tempo.
Neppure Sasuke voleva veramente rimanere lì. Per le tracce di sangue invisibili, per le voci fantasma di un passato che sembrava essere sempre troppo vicino.
L’albero sotto il quale suo fratello gli aveva insegnato quell’unica tecnica shuriken, quell’unica volta che si era degnato di mantenere una promessa fatta.

”La prossima volta, Sasuke.”

 Lievemente rovinato dal tempo, era sopravissuto, come monito di un ricordo che era stato.
La casa della zia Uruchi, migliore amica di sua madre, dove da piccolo aveva passato tanto di quel tempo, quella casa che odorava di torte alla panna con sopra le fragole, che lui soleva togliere ad una ad una, per poi mangiarle alla fine. Rubando spesso quelle dal piatto di Itachi, che le odiava.
Una finestra era rotta, e probabilmente dentro ci abitavano ormai solo gli insetti.

I muri coperti dalle insegne dipinte degli Uchiha, e quel ventaglio infranto da quelle crepe sul muro, quel giorno in cui le crepe avevano infranto anche l’unica speranza di famiglia. Quell’unico ventaglio, davanti alla porta di casa loro.
Casa sua soltanto, ormai.

Era sempre lì, lo ammoniva.
E gli ricordava, stranamente, come Itachi si fosse fermato quel giorno, quando lui glielo aveva domandato.
Fermo davanti a quel muro, poggiato alla stampella, Sasuke si rimproverò.

Perché… mi vengono in mente solo cose piacevoli, ora? L’ho sempre saputo che era stato lui. No?
E’ peggio. E’ peggio così.
Dovrei pensare che quello è l’angolo in cui gli zii erano a terra…
che quello fu il giorno in cui Itachi era finalmente crollato, aveva ucciso il suo migliore amico…
che quello era il punto esatto in cui mi fermai, in cui gli chiesi di… di non…

- l’hai fatto perché te l’ho chiesto io, come quella volta?

… invece…

Invece, pensava alle fragole, e a quell’unica promessa mantenuta, e al primo giorno all’accademia.
Si lasciò cadere contro la porta di casa, che non era stata casa sua per tre anni. Giudicato lo stato della gamba, non fu un’ottima idea. Serrò le labbra, ignorò la fitta, fissando lo sguardo su quella crepa nel muro, guardandola fin quando non si sfocò a causa degli occhi inumiditi dal dolore..
Il respiro arrivava affannato, e, lentamente, tentò di calmarlo, di regolarlo.
Male. Faceva male.

 

It's all my state of mind,
I can't leave it all behind.

 

Lentamente, riuscì a dare al respiro la parvenza di qualcosa di sano. Serrò gli occhi, scostò lo sguardo da quel muro.
No, non voleva stare lì. Molte volte aveva pensato di andar via, non mancandogli certo il denaro. Si sarebbe accontentato di poco, se l’era ripetuto spesso.
Non aveva il coraggio di lasciare casa sua. Non l’aveva mai avuto, nonostante gli facesse male.

Se uno nasce codardo, morirà codardo.
Dovrai rassegnarti anche a questo, Sasuke Uchiha.
Prima o poi. A quanto pare hai tutto il tempo del mondo.

Girò su sé stesso, diede le spalle al muro, mattoni di ricordi. Riaprì gli occhi, guardando la porta. Rimase lì, incerto sull’accertarsi o meno che fosse aperta come quel giorno l’aveva lasciata, andando via.
No, non era chiusa a chiave. Probabilmente Naruto e Sakura non avevano la più pallida idea di dove fossero le chiavi.
Ottimo, anche perché non ce l’aveva neanche lui. Chissà dove le aveva buttate quel giorno.
Di quel giorno, ricordava davvero poco. Ricordava solo di come fossero passate in fretta, quelle ultime ore mentre decideva il resto della sua vita.
Deglutì, una due volte. Era incerto anche sul come afferrare la maniglia, dovendo mantenere una stampella e avendo un braccio – il suo braccio, il suo, non il loro, non avevano il diritto – ridotto a quel modo.
In fondo, me la sono cercata, è questo che pensate?
E’ la tua vita che sarà così, Uchiha. Abituati.

Forse, avrebbe preferito davvero, la morte. Sapeva solo che, per nessun motivo al mondo…
…avrebbe voluto rivedere suo fratello.
Non dopo quello che era successo, non nello stato in cui si trovava in quel momento.
Crucciò appena le sopracciglia, e poggiandosi con la spalla contro il muro, per controbilanciare la mancanza del sostegno della stampella, aprì la porta.
Posizione innaturale, del tutto innaturale.
Visto dove ti ha portato la tua ambizione, Uchiha?
Era un’ambizione morbosa. E ora… ora sei patetico, Uchiha.
Un insulto a ciò che è stato il tuo Clan, davvero.


I have to stand up to be stronger.
I have to try to break free
From the thoughts in my mind.

 

 

Dentro era buio, e non si preoccupò di chiudere la porta alle spalle. Non conosceva più quel posto, non lo conosceva.
Spostò lo sguardo assente sull’interno della casa, su quella struttura tradizionale, così cara ai Clan nobili di Konoha.
Non lo conosceva, non la guardava da troppo tempo.
Arrancò ancora all’interno, unico rumore quello sordo della stampella che cozzava contro il legno del pavimento. Cercò di non posare lo sguardo su nulla, di tenerlo dritto davanti a sé, su ciò che i suoi piedi – il suo piede – andava calpestando. Il suo segreto per non pensare, e per una volta fu grato di quel dolore.
Bravo, Uchiha, non pensare. Ecco, così.
Lo sai fare, se ti impegni.
Ignorò le foto, con i volti delle figure per sempre impresse su carta, in quei sorrisi eterni – figure morte, ormai; foto rivolte verso il basso, nascoste al mondo. Si stupì di ricordare, ancora inconsciamente, la strada per la sua stanza. Il suo corpo la percorse senza alcun aiuto da parte della mente, troppo impegnata a pensare di non dover pensare a nulla.
”Stare da solo ora non ti aiuterà affatto, Sasuke-kun.”
”Ti dico che preferisco stare da solo. Va’ via.”
”Ma...”
”Sakura...”
”Va bene, va bene. Però... mh.
Lascia stare. Abbi cura di te, Sasuke-kun. E, ti prego…
… fidati di me.”

Dopotutto, Sakura era quella che capiva sempre tutto, e sempre prima di tutti.
Sebbene lei stessa, spesso, non se ne rendesse conto.

 

Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.

 

Anche al villaggio del Suono aveva un luogo che, col passare del tempo e tanto coraggio, avrebbe potuto cominciare a chiamare casa. Una stanza tenuta buia – a lui piacevano le stanze buie, e dubitava di aver mai aperto le finestre in quegli anni di solitudine, a Konoha. Il buio lo aiutava a chiudere gli occhi, a non pensare, a riposare la mente.

Da piccolo il buio non gli piaceva. Affatto.

“… e non ci sono i mostri, poi?”
”... i mostri non esistono, non ti preoccupare.”

Bugiardo. Sei sempre stato un bugiardo.

Il letto era rifatto, talmente ordinato che lui non ricordava di averlo mai visto in questo modo, dalla morte di sua madre. Lui, personalmente, non era stato un maniaco dell’ordine. Ed il suo letto gli piaceva, gli piaceva sdraiarsi lì quando poteva. Il lenzuolo, tirato a quel modo, gli ricordava i piccoli rimproveri di Mikoto Uchiha.
”Insomma, Sasuke, l’ho appena rifatto! Potresti almeno aspettare un po’, no?”
”Ma a me così non piace, mamma.”

Scostò lo sguardo dal letto: fuori dal campo visivo. Non esiste, non esiste. Ignoralo.
Le tende erano tirate, così come le aveva lasciate. Sul piccolo mobile basso, di legno, i libri stavano prendendo polvere. Accanto, persino il piccolo schermo della vecchia tv era nella stessa angolazione in cui l’aveva lasciato. Dalla soglia, poteva vedere un’altra foto che rivolgeva i suoi sorrisi verso il basso, l’unica che aveva mai tenuto nella sua camera, perché non rischiava di tormentarlo in alcun modo. La foto della Squadra Sette.
Naruto e Sakura non l’avevano toccata, allora. Sakura non l’aveva toccata.
Chissà se le ha fatto male... vederla così.

Mh.
Non importa.
Sprazzi di pensieri di una mente ormai troppo stanca e provata per sostenere un intero dialogo con sè stessa.
Esistere, vivere, non significa necessariamente pensare.
Prendi Naruto, ad esempio.
Non pensare.
Ci riesce, lui, o finge fottutamente bene.
Perchè io non dovrei saperlo fare?

Non entrò nella stanza, piuttosto le voltò le spalle. Poco più in là, dall’altra parte del muro, la porta che era rimasta chiusa da quasi otto anni.
La stanza di Itachi. Non capì il motivo della vaga delusione che l’aveva colto, nel vederla. Forse aveva sperato che il tempo lontano da casa l’avesse cancellata.
Non gli importava controllare se Naruto o Sakura avessero violato anche quel luogo: quella porta continuò a rimanere chiusa, mentre il superstite del Clan vagava come i tanti fantasmi di un tempo fra quelle quattro mura, guardando tutto e negandosi di veder nulla.

 

Have to fight, cause I know
In the end it's worthwhile,
That the pain that I feel slowly fades away.
It will be alright.

 

Non resistette che poco più di un’ora in quell’ispezione sommaria, servita soltanto a trarre la conclusione che tutto, tranne il letto, era come prima. Un pensiero insopportabile, tenendo conto che quel “come prima” poteva risalire benissimo a tre anni prima, ma anche cinque, o sette. La casa, immutabile, aveva un che di accusatorio.
Aveva lasciato cadere la stampella da qualche parte nella penombra della casa – Sasuke Uchiha con una stampella, per l’amor di Dio! - usando piuttosto il muro come sostegno. Infine, si era lasciato cadere, con non poco dolore, su quel gradino formato dalla piattaforma che sopraelevava la casa dalla strada ciottolata.  
Lì, seduto, guardava per terra, facendo ciò che ultimamente sembrava saper fare così bene: cercò di rassegnarsi a quei nuovi limiti – voleva lasciare l’intero quartiere, per non vedere quei ventagli ovunque – pensando che, dopotutto, la situazione della gamba era temporanea.
Ch. Magra consolazione, davvero.

Poteva rassegnarsi a molte cose, ma mai ad un’umiliazione quotidiana. Mai.
Era furioso, era amareggiato, era del tutto inacidito: per il braccio, per il fallimento, per il ritorno forzato, per il dover rimanere lì, in quella casa, per quella vita che aveva preso ancora una volta una piega che non poteva controllare.
Per non poter pensare più, con sollievo, che presto sarebbe finito tutto.
Ho tutto il tempo del mondo. Purtroppo.

Non posso neanche contare su Orochimaru, adesso.
Nonostante tutto… nonostante tutto è stato un buon maestro.
Se non ci sono riuscito, è stata solo colpa mia.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Vorrei tanto che non avesse detto quelle parole. Ha l’orrenda abitudine di dire le parole giuste nel momento peggiore.
“… mi hai insegnato tu che essere soli  fa male! Lo capisco così bene, ora. Io ho una famiglia, e ho molti amici, ma… se tu non sei accanto a me, per me… sarà come essere sola…”

Nel momento più sbagliato.
”Stare da solo ora non ti aiuterà affatto, Sasuke-kun.”

E anche se avessi ragione tu, Sakura…
Anche se avessi ragione tu… cosa cambierebbe?
Sorrise, amaramente, e chiuse gli occhi, poggiando la schiena contro il muro. Gamba distesa, rigida, e il braccio sinistro privo di vita.

 

 

I, I know, should realise
Time is precious, it is worthwhile
.

 

“Merda! Oy, Sas’ke...  Sasuke? Ma dico, non puoi decidere di tirare le cuoia quando Sakura-chan non mi obbliga a venire qui?”

Aveva il braccio destro congelato, la gamba destra formicolava sospettosamente. Il vento sulla fronte sudata non era il massimo, così come non lo era la voce noiosa e pesante che sembrava non sapere cosa fosse il silenzio.

Cosa stavo facendo?
Su, andiamo, apri gli occhi, dai, sarà furiosa… Qual era il numero dell’ospedale, ora?”

Più che altro, cosa diavolo…?

La fronte era poggiata contro qualcosa di freddo. In poche parole, aveva freddo. E non capiva una parola di ciò che la voce andava blaterando: parlava troppo veloce, comunque. Non si disturbò di capire.
Sollevò lentamente le palpebre, cercando la fonte di quel rumore di sottofondo da sotto l’ombra delle ciocche brune.
Non ci volle molto, dopotutto. Non erano molte le persone patite di quell’arancione.
”Oh, sta’ un po’ zitto…” borbottò, piano salendo con lo sguardo, fino ad incontrare il viso di Naruto, apparentemente tutto concentrato nel ricordarsi qualcosa. Ed, in qualche modo, gli apparve agitato.

Chiuse ancora una volta gli occhi. Li riaprì, guardandosi attorno. Dietro Naruto, il ventaglio incrinato. Ah, ecco dov’era.
Casa.

Non si era accorto, a dire il vero, che Naruto aveva smesso di sproloquiare e lo stava guardando. Non che lo stesse ascoltando, comunque. Se ne accorse solo quando l’altro ragazzo si accovacciò di fronte a lui, espressione seccata sul volto. “Bastardo, che facevi? Dormivi? ”
”Secondo te?”
”Ma ti pare il modo di farmi prendere certi infarti? Sei sadico.”
Incredibile come fosse facile battibeccare come un tempo, senza neanche rendersene conto. Come se non fosse accaduto nulla. Probabilmente se ne accorsero entrambi, poiché seguì un lungo attimo di silenzio.
Unico rumore, il respiro ed il vento fra le fronde di quell’albero.
Nessuno dei due disse una parola, dopo essersene reso conto. E’ assurdo.
Non può essere giusto, così.
”Tieni.”
Sasuke sollevò lo sguardo, crucciato e vagamente perplesso, sulla mano protesa di Naruto.
Sul coprifronte di Konoha, con quella foglia graffiata a metà.
Spezzata.
Itachi.
... come lui.

Naruto interpretò male il suo silenzio.
“Mi ha obbligato quell’altra ossessionata a riportartelo, comunque. Ed io non lo voglio tenere mica per sempre, ecco.”
”Buttalo via.”
Naruto batté ciglio, ma Sasuke aveva scostato lo sguardo sui ciottoli della strada.
”Come scusa?”
”Buttalo via.”

Despite how I feel inside,
Have to trust it will be all
right.
Have to stand up to be st
ronger.

 

“Col cavolo che lo butto via. E’ roba tua. E la ridò a te.”
Sasuke sollevò ancora una volta lo sguardo, ma questa volta, in quegli occhi, c’era solo stanchezza.
E noia. Tanta.
Non rispose.
”Se poi lo vuoi buttare, buttalo da solo. No?”
Naruto lanciò il coprifronte verso di lui, ma Sasuke non lo prese al volo.
Cadde per terra, con un lieve rumore metallico. Sasuke si limitò a guardarlo, per terra, con aria disinteressata.
Come lui.
Per me può continuare a fare ragnatele come il resto del passato.
Tanto, non mi servirà più comunque.
Ancora una volta, calò quel silenzio scomodo, così diverso dai confortanti silenzi con Sakura: i silenzi di una persona che ha fiducia in te. Naruto probabilmente era venuto con buone intenzioni – costrette da Sakura, ovviamente.
Mi sa che si sta per arrabbiare.
Perfetto, ci mancherebbe solo quello.

“Sei sempre stato bravo a deprimerti e fare la vittima, tu. Mah. Fai quello che ti pare.”

“Faccio sempre quello che mi pare, stupido. Ormai dovresti saperlo.”

“…Lo pensavi davvero?”
Quella domanda gli fece batter ciglio, sollevare ancora una volta lo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli di Naruto per la prima volta, quella sera. “… cosa?”
”Che mi consideravi più o meno come il tuo migliore amico.”

Il tuo amico più caro…

Devi ucciderlo.

“Si.”
Una risposta secca, nulla di più. Data senza la più minima ombra di dubbio. Perchè mentire? Di amici non ne aveva mai avuti, e Naruto era la cosa più simile ad un migliore amico che avesse conosciuto.
Quella risposta secca non aiutò certo a sciogliere il silenzio.
”Tu sei pazzo” proclamò infine Naruto, dopo qualche attimo di quiete. Lo disse quasi solennemente, con quel tono che non gli si addiceva affatto.
Sasuke si lasciò sfuggire un suono divertito. “Oh, grazie. Onorato.”

“Hai il coraggio di negarlo? Sei pazzo, sei egocentrico, sei potenzialmente distruttivo e soffri anche di vittimismo. Sei tu il pericolo pubblico, non io. Come fanno le ragazze a dire che sei perfetto?”
”Chiedilo a loro.”
Era un’atmosfera fin troppo irreale.
Assurdo, totalmente assurdo. Dove sono finiti questi tre anni?
Ancora una volta, se ne accorsero entrambi. Ancora una volta, ricadde il silenzio.

 

I have to try to break free
From the thoughts in my mind.

 

Ancora una volta, fu Naruto a romperlo. “… E allora perché non l’hai fatto?”
”Come pretendi che io possa capire delle domande fatte così? Non ho fatto cosa?”
”Non mi hai ucciso. Quel giorno. Avresti potuto.”

”Te l’ho detto. In quel momento non mi andava.”

“Seriamente.”
”Non mi andava di farlo.”
”Seriamente.”
”Non avevo voglia di farlo. Capriccio, già detto. Ora puoi ripetermi che sono un bastardo viziato, e facciamola finita qui.”
”Seriamente.”
Sasuke sbuffò d’irritazione, assottigliando appena lo sguardo, ricambiando quello degli occhi chiari di Naruto. Che ostinato, lo guardava con quel broncio infantile.

“Vuoi sentirti dire che non ne ho avuto il coraggio?”
”Si. Perchè tu sei un codardo ed io lo so.”
”Non mi andava di farlo e non ne ho avuto il coraggio. Contento? Ora lasciami in pace.”
A dire il vero, non volevo diventare davvero come lui.
Non credo sia mancanza di coraggio, quella… vero?

“Nah, non mi accontento del contentino. E poi, in pace non ti lascio. Se Sakura mi chiede di venire a parlarti con quegli occhioni che ti dicono ‘ vacci, sennò prima piango e poi ti stronco ’, non posso lasciarti in pace. Tanto se la prende sempre con me, poi. Figurati se muove un dito sul suo Sasuke-kun. O se mi fa muovere un dito sul suo Sasuke-kun, oltretutto.” Protestò il ragazzino biondo, raccogliendo di nuovo il coprifronte da terra, come se non sopportasse di vederlo lì. Lo poggiò accanto a Sasuke, sul gradino.
Sasuke lo ignorò.
”Naruto, per quanto tu possa essere impaziente, avrai tutto il tempo del mondo per litigarci, per minacciarlo di morte, per pestarlo, quello che ti pare. Quindi, per ora ti prego di lasciarlo in pace, è evidente che non sta bene. In quanto a te… mh.”
Tanto se la prende sempre con me, poi. Figurati se muove un dito sul suo Sasuke-kun.”
Silenzio.

”Non starai pensando di andar di nuovo via, vero?”

“Forse.”

La seconda persona che me lo chiede. Non sanno badare ai fatti loro.
”Sakura vuole andare contro gli ordini della Godaime per colpa tua. Per farti vedere che puoi restare e fidarti di noi. Vuole darti una seconda possibilità. Non so di cosa si tratti, ma evidentemente lei ti vuole qui.”
”E allora? La vita è la mia. Non voglio restare qui.”

“Stai scappando, allora.”
”Non sono comunque affari vostri, quello che faccio.”
Non lo vide arrivare, dato che neppure gli stava prestando troppa attenzione.
Quel pugno, dritto in viso, piuttosto lo sentì dall’impatto.
Naruto non si era affatto trattenuto nel darlo, quasi fosse stato per lui uno sfogo da troppo tempo negato.
Sasuke sbatté la testa contro il muro, sentendo il sapore metallico del sangue in bocca. Un dolore acuto, insopportabile alla tempia, dove la ferita da poco rimarginata riprese a sanguinare a causa dell’urto.
Tossì via quella saliva mista a sangue, prima di riaprire gli occhi, incredulo.
Incredulo e furioso.
Naruto era lì, pugno destro serrato.
Ed a quanto pare, era incredulo e furioso anche lui.

 

Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.


”Non osare più dire una cosa del genere. L’unico idiota qui sei tu, Sasuke. Sono tremendamente affari nostri, perché noi eravamo una squadra. Potremmo esserlo ancora, secondo Sakura. Non ti è mai entrato in quel cervello che ti ritrovi, eppure dicevano che eri un genio.”
Quello di Naruto era solo un sussurro, eppure poche volte Sasuke aveva potuto dire di averlo visto più minaccioso di così.
Era furioso? Ottimo, erano in due, allora.
”E’ diventata tua abitudine colpire chi è appena uscito dall’ospedale? Suppongo le vittorie facili rientrino nel tuo stile.”
”Insomma, Sasuke!”
Il moro si pulì la traccia di sangue sul mento con il dorso della mano destra, con disinteresse, prima di sfiorare con le dita le bende che gli avvolgevano la fronte. Si era appena inumidita, che fosse a causa del sudore o del sangue. Si prese tutto il tempo per fare quella lieve ispezione, prima di sollevare lo sguardo su Naruto, che lo stava guardando dall’alto verso il basso.
Vorrei ricambiarlo quel pugno. Sarebbe più giusto così.
Eppure, non riesco neanche ad alzarmi.
Non è affatto giusto.

”Potresti almeno ascoltarmi, bastardo.” Rimproverò il biondo, con uno sbuffo contrariato.
”Oh, certo, potrei. Ma dopo aver sbattuto la testa contro un muro, non ho tutta questa voglia. Poi dubito tu possa dire qualcosa che possa interessarmi.”
”Non mi dire che te la sei presa.”
”Ma non mi dire… Non te lo dico, se proprio ci tieni.”

Rimasero ancora in silenzio, entrambi. Con gli ultimi colori del crepuscolo che andavano via via sfumando nel cielo.

Potremmo ancora essere una squadra. Potremmo…
L’emicrania gli stava tornando, così come quel formicolio, talmente intenso da trasformarsi in una fitta, al braccio. E così, anche l’effetto dell’ultima iniezione andava sfumando. La guancia vittima del pugno pulsava. La testa battuta al muro pulsava.
Ed il braccio bruciava. Benvenuti all’inferno.

“Hey, hey, non sentirti male adesso, perchè ti ho dato un pugno… So di essere fortissimo e tutto, ma davvero, fino ad un certo punto…”
In più, Sakura ti ucciderebbe, non è vero?
”E’ assurdo. Tutto questo è assurdo.” Si limitò a mormorare Sasuke, sorriso amaro sulle labbra, scuotendo il capo.
Naruto batté ciglio, accovacciandosi ancora una volta davanti a lui. Fece spallucce, abbozzando un sorriso rassegnato. “L’hai notato anche tu? Si, è vero. Stai bene?”
”Sempre meglio di te, ricordatelo.”

“Come sempre.”
”Come sempre.”
”Oy, Sasuke...”
”... cosa?”
”… Rientra dentro, ti lascio in pace.”
”Inizia col lasciarmi in pace, ed andrò dentro.”
Naruto non si mosse di un centimetro, però. Piuttosto assottigliò lo sguardo, poggiando entrambe le mani sui fianchi.
”Non stai affatto bene, vero?”
”Anche se fosse? Ci convivo, non mi lamento certo come te.”
”Non è nel tuo stile, mh?”
”Se lo sai, non chiedere. Vai via.”
”Tanto tornerò. Ho lasciato le mie confezioni di Ramen nel mobile della tua cucina.”
”Tu cosa?
Naruto si rialzò, eppure aveva ancora quell’espressione impensierita sul volto.
Possibile che li faccia preoccupare fino a questo punto, anche ora…?
Non si mosse ancora una volta di un centimetro.
“Va’ via.”
Incalzò il moro, chiudendo le palpebre.
”Tu non stai assolutamente bene.” Mormorò il biondo, accentuando l’assolutamente.
Lo sentì avvicinarsi, e si sentì tirato su dal braccio destro.
”Speravo andassi via. Non ho voglia di sentire la tua voce ora.”
”Ma smettila.” Naruto stava cercando di sostenerlo sulle due gambe, di farlo rialzare.
”Insomma…”
Va bene, va bene. Poi te ne vai, vero? Almeno sta’ in silenzio. Almeno quello.

 

Have to fight, ‘cause I know
In the end it's worthwhile,
That the
pain that I feel slowly fades away.
It will be alright


Sentì i passi allontanarsi, e dal ritmo dedusse che Naruto stava correndo.
Ogni passo riecheggiava nel dolore della mente.
Non sa essere silenzioso, non lo sa fare proprio.
Chissà perché ho il presentimento che andrà a chiamare lei, ora.

Perché…
… non sanno pensare alla loro vita?
Fra tante persone, si era dovuto far aiutare da lui per tornare dentro. Da lui.
E’ una cosa che mi rinfaccerà per tutta la vita.
Eppure la situazione era di un’assurdità quasi ridicola. Sdraiato su quel letto, che finalmente non era più perfetto, ma con il lenzuolo aggrinzito dal suo peso, aveva gli occhi chiusi.
“…Lo pensavi davvero?”
 “… cosa?”
”Che mi consideravi più o meno come il tuo migliore amico.”

“Si.”

Fin da quando si era svegliato, aveva avuto l’impressione che con Naruto non fosse cambiato nulla. Si comportavano entrambi come prima – e quel pugno lo avrebbe volentieri ricambiato. Se solo avesse potuto.
Era stato uno sfogo da parte di Naruto, ma anche una dimostrazione quasi istintiva di forza.
Va bene, stupido. Per oggi vinci tu.
Per oggi...
”Ti guarirò io...”
Per oggi.

Non era cambiato nulla. Non era cambiato assolutamente nulla. Davvero era giusto, qualcosa del genere? Che loro si comportassero come prima? A lui, personalmente, non piaceva quel comportamento.
Mi sembra stiano sempre fingendo. Preferirei di gran lunga se mi odiassero.
”Ti guarirò io.”
Davvero voleva che Sakura lo odiasse, dopotutto? Certamente sarebbe stato più corretto, dopo averla trattata a quel modo prima di abbandonare Konoha.
Basta, basta. Ci rinuncio. Non voglio più saperne niente.
Tentò di chiudere i pensieri così come aveva fatto per gli occhi, trovandolo leggermente più difficile della prima operazione. La ferita riaperta pulsava, ed era sicuro che dove era arrivato quel pugno ci fosse un livido invidiabile.
Ha tecnicamente dato un pugno ad un invalido.
Ed oltre al dolore fisico, c’era anche la vergogna di aver dovuto subire quel colpo senza fare nulla.
”Sei troppo orgoglioso, Sasuke-kun.”
Si, lo so.
Ma presto finirà tutto, no?
Dovrei dormire.
Il sonno addormentava anche il dolore, ne era sicuro. L’unica cosa davvero difficile era addormentarsi appunto con quel dolore. Non lo sopportava. Non lo sopportava.
Presto finirà tutto.
”Fidati di me, Sasuke-kun. Ti guarirò io.”

 

 

Oh, this night is too long.
I have no strength to go on.
No more pain, I'm floating away.

 

Non so cosa ho fatto per meritarmelo, Sakura. Spiegamelo.
Spiegamelo, Naruto. Perchè avete cancellato questi ultimi tre anni.
Spiegatemelo, perchè io non lo so.
Si rendeva conto del respiro che diventava sempre più frammentato, dal dolore e da quell’emicrania senza pietà. Sentiva la testa come se fosse stata spaccata in due, ma non aveva nulla da ridire. Era quello che aveva immaginato.
Che fossero almeno un po’ arrabbiati, se l’era aspettato. Si era aspettato anche di peggio, a dire il vero.
Calmati.
”Anche se fosse? Ci convivo, non mi lamento certo come te.”
Dimostralo, ora. A parole sei sempre stato bravo.
”Lo ucciderò.”

“ L o  u c c i d e r ò ”

A parole sono bravi tutti, dopotutto.
Quindi serrò i denti, serrò gli occhi, serrò le labbra e si passo la mano dal polso fasciato sulla fronte, scostando le ciocche scure. Tentò di calmare il respiro, di respirare regolarmente con il naso.
Ho l’orrido presentimento che sia andato da lei.
Non voglio che venga qui.
”Sei troppo orgoglioso, Sasuke-kun.”
Lo so, dannazione. Lo so!
Le bende sulla fronte diventavano via via più umide, cominciavano ad unire il fastidio al dolore. Sollevò le palpebre, troppo pesanti, posando lo sguardo sulle tende tirate della finestra, sul mobile basso, sulla foto rovesciata.
Allungò ingenuamente il braccio, quasi a volerla risollevare, ma si arrese a metà strada, accorgendosi dell’impresa impossibile.
Era troppo lontano.
Uchiha, non stai ragionando bene.
Si, lo so.
Non voglio che venga qui.
Riavvicinò il braccio destro al corpo, posando la mano sulla spalla sinistra, ed iniziando il secondo tentativo di calmare e schiarire la mente. A dire il vero era stupito di quanto a lungo fosse durata quell’iniezione. Quella donna di cui non ricordava il nome gli aveva detto che avrebbe dato una dose più consistente, ma probabilmente anche il corpo si era disintossicato, in quelle settimane di dolore.
Il corpo me lo doveva, almeno quello.
Deglutì un po’ di quella saliva mista a sangue che era rimasta in bocca, rabbrividendo appena al familiare sapore del sangue.
Me la paga. Giuro che me la paga.
Per oggi... per oggi va bene. Però...
 “Ti guarirò io.”
L’ha promesso, no?
L’ha…
Lasciò sfuggire un piccolo gemito frustrato, prima di riuscire a trattenerlo come avrebbe voluto. Ed ancora una volta si ritrovò a respirare male, troppo affannosamente.
Perché…
… perché il mio corpo è così difficile da controllare come vorrei?
Perché non lo considero più mio da troppo tempo?
”… ti logora i nervi quella roba.”
”Ma non sono miei quei nervi…”
Aprì lo sguardo, fissando gli occhi neri sul soffitto. “Si. Dopotutto… me la sono cercata.” Mormorò, con voce vagamente impastata, quasi assonnata. Un sussurro nel silenzio fantasma della casa vuota.

Ricordava di aver provato solo una volta un dolore maggiore di questo. Quando Orochimaru l’aveva morso e marchiato, quel giorno. Cercò di aggrapparsi a quella consapevolezza, coprendo gli occhi con il braccio destro, tentando di calmarsi con quelle poche parole.
Sei sopravissuto a cose peggiori. Se dormi andrà tutto meglio, lo sai anche tu.

 

 

Through the mist I see the face
Of an angel, who calls my name.
I remember you're the reason I have to stay.

 

Non udì la porta aprirsi, non udì la coppia di passi affrettati. Udì però le voci, dato che le stava aspettando.
Visto, non sbaglio mai. Merda, Naruto.
Ma non sai stare zitto, per niente?
”Ti guarirò io.”
”Sasuke-kun?”
”Fidati.”
”Sasuke-kun?”
Potrei... potrei anche provarci.
Sollevò appena le palpebre, voltando lievemente la testa verso la porta, sbirciando da sotto il braccio piegato contro la fronte. La vide affacciarsi alla soglia, sfocata, dapprima fare capolino in una timidezza che non le apparteneva, poi correre verso il letto. La pelle chiara nel buio della stanza.
”Sasuke-kun, te l’ho promesso, no?”
Poggiò qualcosa sul letto, ma non riuscì a capire cosa fosse. Sentì la mano di lei, fredda sul suo braccio.
E chiuse gli occhi.
Si, l’hai promesso.
E tu... Non sei bugiarda come lui, vero?
Lo so. L’ho sempre saputo.

 

 

I have to try to break free
From the thoughts in my mind.
Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.

Have to fight, cause I know
In the end it's worthwhile,
That the pain that I feel slowly fades away.

 

 


-  I t  w i l l  b e  a l r i g h t .  -

 

 






A/N: spero che l’incontro con Naruto non sia stato troppo OOC. Ma, ripeto, Naruto non lo so scrivere neanche se mi pagano. Io ci provo però ç__ç E azzardo, facendoci interi capitoli con lui ç__ç
Good luck to me >_<
Vediamo, vediamo, cos’ho da dire? Sasuke alla fine mi è crollato. Beh, penso che si sia reso conto alla fine in che situazione si trova, e si sia riscosso un pochino dalla rassegnazione assonnata. Spero di essere riuscita a tenere anche lui IC. Dio se lo spero, forse mi son fatta prendere un po’ la mano.
Ma a me il dialogo fra lui e Naruto è piaciuto, comunque. Ah, si. L’ultima parte l’ho scritta ascoltando “Ti vada o No” del film Disney di Hercules. Mi fa uno strano effetto.
Comunque, per i ricordi di Sasuke circa la casa e le fragole. E’ che mi capitava di mangiare la torta alle fragole e rubare qualche fragola dal piatto di mia cugina [che considero come sorella] – unica differenza è che lei le adora, era un’operazione un pochino pericolosa. Insomma, mi è saltata in mente la scena.
Sono stata troppo melodrammatica? E’ che mi faccio trasportare XD.
Se si, linciatemi. Oyo! °_°
Ah, si. La parte iniziale di oggi. Forse mi sono lasciata prendere la mano nel discorso che ha sfondato tremendamente il filosofico. Non ne avevo intenzione -.-"  

  
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