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Autore: Querthe    16/10/2006    1 recensioni
Esseri che non dovrebbero esistere se non negli incubi, misteri e un po' di sano spargimento di sangue durante una caccia in cui i ruoli non sono mai definiti e di cui non sembra essere visibile una fine... Una quest per la salvezza di due razze, dell'umanità ignara e di un'anima marchiata da un'eredità non richiesta.
Ringrazio Alyssa85 per avermi prestato alcuni tratti del suo personaggio (Alyssa Morville) che usa in un gioco di ruolo e mi scuso per averne stravolto la psicologia, il passato e il futuro.
Alcuni riferimenti ai clan dei vampiri sono prese dalla mia poca esperienza con il gioco di ruolo "Vampiri the masquarade".
Il mondo in cui è ambientata la storia è praticamente il nostro, se non per pochi particolari che mi servivano per la trama o per l'ambientazione.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alyssa'
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Erano ore che attendeva inerte. Al buio. Nel buio più assoluto, quello che puoi avere solo se le tue palpebre sono state cucite alla pelle della faccia come era stato fatto con lei.
- E' passato almeno un intero giorno, o non avrei tutte e due le braccia. Mi ricordo benissimo che durante lo scontro con il Dorian una mi è stata tranciata di netto all'altezza del gomito da una sua sfera di energia. Il bastardo era forte, molto forte. Ma ora non sono nelle mani di un Masticaformule. Non farebbe mai una cosa del genere. Sono nelle mani di vampiri, e se ho ragione, molti tasselli vanno al posto giusto, e io sono nel posto sbagliato.
Udì una serratura elettrica scattare, e una porta metallica cigolare leggera sui cardini. Un passo, poi un altro. Scarpe con un leggero tacco, maschili.
- Mmmmghttt... - mormorò, le labbra sigillate dai vari giri di filo da pesca che era stato usato anche per le palpebre.
- Non ti lamenterai mica, spero? - chiese ironicamente Igor, chiudendo la porta alle sue spalle e accendendo la luce. - Dovresti ringraziarmi, visto che non ho seguito le procedure che mi erano state suggerite, ovvero strapparti la lingua e cavarti gli occhi. Mi sono limitato a cucirti tutti i punti che potrebbero rivelarsi utili per formulare un incantesimo.
- Non ci sarei mai arrivata... - pensò la vampira rimanendo in ginocchio sul pavimento di lucide piastrelle bianche. - Labbra e occhi bloccati, le dita infilate in sacchetti che sono stati riempiti di cemento. Proprio un bel lavoro...
- Non fare quella faccia, chiunque avrebbe fatto lo stesso, considerando la tua pericolosità. Ho disobbedito al Consiglio, lasciandoti tutta intera.
- Cmmmllloooh? - domandò lei, stupita.
- Esatto, il Consiglio. Sono appena tornato da una bella riunione speciale che il Consiglio ha indetto dopo che io ho portato loro le prove che una Scrivana si era alleata con i Pulciosi, e peggio ancora che proprio la Cacciatrice si era alleata con la Preda. - rise mentre con un coltello estremamente affilato le tagliava il filo che le bloccava le labbra. - All'unanimità, ad eccezione del vecchio Potter, il tuo mentore, hanno votato per la tua morte diurna.
- Bastardo!
- Detto da te, che non sai nemmeno il nome di tuo Padre, direi che è quasi un complimento. - rispose secco sfilandole le stringhe di plastica che danzarono sopra e sotto la sua bocca mentre parlava.
Alyssa emise dei deboli gemiti di dolore. Il sangue uscì per qualche secondo dai fori prima che la sua particolare fisionomia li richiudesse, ricostruendo la pelle e i muscoli.
- Il Consiglio non può aver deciso di farmi fuori. Cosa stai combinando, Fighetto bastardo?
- Vuoi sapere tutto, eh? Ti accontento, così ti farai un'idea di quello che è successo dopo che i miei uomini ti hanno ritrovata praticamente sull'orlo della Seconda Morte. Il bar era distrutto, uno scoppio di gas, sembrerebbe, causato dalla lotta avvenuta all'interno e da una scintilla forse provocata dalle armi da fuoco, forse dai tuoi incantesimi. Tu eri fuori dall'edificio, senza un braccio, la faccia e altre parti del corpo ustionate. Nessuno è sopravvissuto allo scoppio, sembrerebbe.
- E io certamente credo a queste panzane. Ho combattuto contro il tuo amichetto. E' lui che mi ha ridotto come ero. Non sapevo che te la facessi con i Magoi, Igor.
- Farò finta di non aver sentito l'offesa, carissima Alyssa. - sibilò lui
- Vaffanculo.
- Comunque, i miei Servitori ti hanno prelevato e ti hanno portato da me, dove hai ricevuto un po' di sacche di sangue della mia riserva personale. Solo il meglio per te, mia cara.
- Scusa se non mi butto ai tuoi piedi e te li lecco...
- Scuse accettate, potrai farlo dopo, se mi andrà. Ma oltre a te, mi miei Servitori mi hanno portato alcune interessanti foto di un uomo morto a causa di un licantropo, per non parlare dello stato della macchina che ti stava seguendo. Sul cofano ci sono i segni di artigli e abbiamo trovato alcuni peli.
- Ho un cane molto grosso, e allora? - rispose acida, ma nella sua mente iniziava a capire a che gioco era stata utilizzata come pedina fin dall'inizio, e perché il Consiglio aveva decretato la sua morte diurna.
- Decisamente grosso, sì. - sospirò lui. Ma se sommi anche le tracce lasciate da Misha su dei miei Servitori, uno dei quali ucciso però da un incantesimo che solo tu hai il piacere di lanciare, vedi che i tasselli di un puzzle un po' macchinoso iniziano a sistemarsi al posto corretto.
- Già. Corretto per un pazzoide megalomane come te. Chi ti ha convinto a unirti ai Magoi? Che cosa ti hanno promesso per tradire la tua razza?
- Proprio tu mi parli di razza, Sanguemarcio? Tu che sei la figlia bastarda di un vampiro che non ha avuto nemmeno il coraggio di presentarti al tuo Clan, ben sapendo che i legami di sangue per loro sono vitali? - si arrabbiò l'uomo, ponendosi di fronte a lei.
- Ti ho punto sul vivo, eh? Anche tu però, se non sbaglio... - sorrise Alyssa con fare cattivo. - ...hai avuto le tue difficoltà ad arrivare dove sei, visto che non hai un albero genealogico pulitissimo, caro il mio Igor. - si fermò, sfoderando il suo sorriso migliore, quello che solo nelle grandi occasioni utilizzava. Si seccò di non avere gli occhi aperti per poterli rendere dolci e mielosi. - Sai benissimo che sarai sempre considerato meno degli altri, visto che non sei di razza certa. Chi è il vero bastardo ora? - disse in tono angelico, sapendo che la domanda avrebbe fatto andare su tutte le furie il non-morto.
Il vampiro la colpì in faccia con un calcio ben piazzato, facendola finire a terra, riaprendole le ferite alla bocca che ancora non si erano rigenerate completamente.
- Cagna francese, vedremo se riderai ancora quando scoprirai la tua vera fine. Non quella decretata dal Consiglio, ma quella che ti ho riservato. - Urlò. - Tu sarai la chiave di Volta per il mio potere, la colonna portante del mio nuovo regno dove il Consiglio non sarà altro che un lontano ricordo e dove chi deciderà per questa zona di Italia sarò solo io.
- Non te lo permetteranno mai. - tossì lei, succhiando il sangue freddo che le colava in bocca. - Sei meno di una nullità. Anche se sei il più importante Fighetto di Milano, sei meno di nulla ai loro occhi.
- Vedremo. Chi sarà contro di me sarà morto, definitivamente. - sembrò calmarsi Igor. - E dopo che avrò preso il potere, direi che i Pulciosi dovranno emigrare molto, molto lontano. - Alyssa riuscì a capire dal tono che stava sorridendo. - E anche alcune umane. Almeno una, questo è certo. Se sarà ancora viva.
- Che cosa stai...
- Credevi che non mi fossi accorto di nulla? Del tuo... come possiamo definirlo? Affetto. Sì, direi che affetto è la parola giusta. Affetto per una misera umana, per una comunissima ladra chiamata Rose?
- Tu sei pazzo.
- Può anche darsi. Molte volte genio e pazzia sono confusi dalle menti ottuse. Ma al contrario tuo, io so esattamente dove e cosa i miei nemici stanno facendo, e quindi conosco lei, le sue amicizie, dove abita, chi frequenta, e molto altro. Arrivare a lei è avere un'arma contro di te migliore di molte lame affilate. L'unico problema delle umane è che sono molto fragili. Si spezzano per un nonnulla. E lei non fa eccezione.
- Se l'hai anche solo toccata con il pensiero... - ringhiò lei, mostrando i denti e tendendo le catene metalliche che le bloccavano i polsi e i gomiti.
- Non mi minacciare. - le intimò Igor, ma dal rumore si era alzato di scatto facendo cadere qualche cosa, molto probabilmente una sedia. Era spaventato. - Non hai nessun diritto e nessuna possibilità di farlo. - la porta si riaprì. - No, comunque, non l'ho ancora toccata, se questo ti può consolare, ma ho già mandato degli uomini a chiedere informazioni al tuo nascondiglio e ad una amica della tua puttanella. Vedremo se è una masochista come alcuni dei suoi clienti o se dirà tutto quello che sa prima che la ammazzino di botte.
- Sei malato. Sei un pazzo malato! - gli disse lei.
- Può essere, ma per adesso io sono ancora libero. - ridacchiò lui. - Ricucitela. Punti piccoli e dolorosi. - sibilò.
- Igor, uccidimi qui, ora. Non fuggire come ogni volta delegando le cose agli alghhh... - mugugnò mentre un ago iniziò a passarle la carne delle labbra fissandogliele con il filo plastico che ancora le sigillava gli occhi. - Ehhhi nnnn bbbbssthddohhh!
- Come ho già detto, se c'è un bastardo qui dentro, non sono certo io. - mormorò il vampiro, chiudendo la porta e dirigendosi al suo studio, dove entrò pochi minuti dopo.
Si sedette nell'ampia e comoda poltrona di pelle invecchiata dagli ani e allungò una mano, aprendo un portasigari decorato con lamina d'oro ed estraendo un Avana. Con calma lo accese, assaporando ogni passaggio, godendosi il profumo delle foglie di tabacco lavorate a mano, invecchiate e mantenute alla perfetta temperatura ed umidità fino ad arrivare a lui. Lo accese, ben sapendo che quello che cercava era solo un magro e debole sostituto delle sensazioni che gli forniva il sangue.
- Non potendo bere vino o alcolici, non potendo accedere alle meraviglie della cucina mondiale, sono costretto mio malgrado a ricadere sull'unico vizio che ho mantenuto dalla mia vita come diurno. Certo non è paragonabile alle fresche pulsazioni del collo di una ragazza appena maggiorenne, o alla delicatezza delle membra di una bambina appena di ritorno dai giochi. Il loro sangue non ha eguali. Eppure è sempre più raro ottenerlo, è sempre più raro poter godere di tali prelibatezze. Ma quando il mio piano sarà completato, allora credo che potrò togliermi qualche sfizio in più. Nessuna Machera, nessun tentativo di nascondersi agli occhi degli umani. Solo quello che possiamo fare, ovvero tutto. Noi siamo nati padroni, loro sono nati schiavi...
- Sempre perso nei tuoi deliri di onnipotenza, vampiro da operetta?
- E' inutile che mi prendi in giro, e poi certe offese non mi toccano, se dette da una voce viscida e senza volto. Chi è più da operetta? Io o un fantasma sussurrante? - domandò alla voce che si era manifestata nella sua stanza.
- Non hai voglia di scherzare. Fai bene, non è il momento. Cosa ha deciso il Consiglio?
- Quello che immaginavamo. Con le prove che ho raccolto e che ho mostrato a quei cadaveri ambulanti, il Consiglio ha deciso all'unanimità di uccidere Alyssa.
- E lo ha fatto?
- No, ovvio che no. E' stata condannata alla morte diurna, che io avrò il piacere di eseguire.
- E' al sicuro in questo momento?
- Come un pisello nel suo baccello. - Cadde di tono il vampiro per un secondo. - Tra pochi minuti la muoveremo in una macchina dai vetri oscurati, dove i miei Servitori hanno già provveduto a sistemare un membro degli Anarchici. Una giovane ragazza che stavamo pedinando da settimane.
- Le assomiglia?
- Direi di sì. Sicuramente le sue ceneri saranno identiche. Avrà su anche i suoi vestiti.
- Sembra che tu stia facendo un buon lavoro. E le due alleate della Sanguemarcio?
Igor inspirò una lunga boccata dal sigaro mentre gli tremava il labbro superiore.
- Me ne sto occupando. Nessun problema.
- Fai che sia vero. Ora non ho il tempo di occuparmi di due mine vaganti. Se colpiscono, il primo che va a mare sei tu.
- Me lo hai già detto. Sembra che tu voglia convincere più te stesso che me. - si rilassò il vampiro. Una luce lampeggiante sul telefono richiamò la sua attenzione. Sollevò il ricevitore e ascoltò per alcuni secondi. - Benissimo. Sapete cosa dovete fare. Poi riportate ad Alfred. - Mise giù la cornetta e schiacciò uno dei tasti dell'apparecchio. - Alfred. Stanno uscendo. Quando tornano, sai cosa fare.
- Certo signore. Sto preparando in questo momento l'acido. Lasci fare a me. - disse pacato il Servitore prima di chiudere la comunicazione.
- Amo quando tutto fila per il verso giusto.
- Te lo auguro. Per te. - esclamò dura la voce, svanendo come era apparsa.
Il Magos riaprì gli occhi e sorrise, solo nella sua stanza rischiarata solo da poche, strategiche candele che gli permettevano tra le altre cose di potenziare i suoi incantesimi. Aveva la fronte imperlata di sudore, lo sforzo per parlare a distanza con Igor era molto alto, ma era un male necessario per lui.
- Quello schifoso non morto è esattamente quello che avevo bisogno per completare il mio progetto. - pensò alzandosi dal pavimento su cui era seduto, la lunga tunica scura orlata di intricati disegni rossi e dorati seguì i suoi movimenti mentre si spostava nella sala dove aveva già attrezzato il necessario per il rito.
- E' tutto pronto? - chiese l'uomo che aveva combattuto contro Alyssa la notte prima.
- La stanno trasportando ora. Recati al luogo convenuto. Il tuo doppio?
- Sta abbastanza bene, nonostante tutto. Credo di avere ancora una settimana, forse due di vita.
- Bene. Era quello che mi interessava.
Uscito il suo servitore, il Magos ricontrollò che tutto fosse al posto giusto, e soddisfatto si concesse di accarezzare il bacile in piombo che avrebbe contenuto l'ultimo ingrediente per la sua più grande magia. Sorrise, prendendo in mano da un vicino tavolo un teschio deforme, sbiancato di recente, simile all'idea di lupo di un malato di mente.
- Non mi auguri buona fortuna, Markus? - chiese, per poi scoppiare in una risata malsana.
   
 
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