“Wau,
ma avete visto che casa?”esordì entusiasta
Shuri,quando mise piede fuori dall’auto.
“Ricordami
perché lei è qui”disse Zero esasperato
“Perché
Kaito chiederebbe a lei per avere
informazioni su Kerin ed Electra, quindi tecnicamente, anche lei
è in
pericolo”rispose Yagari con lo stesso tono.
“Guarda
che giardino!E’ addirittura più grande di
quello dell’accademia!Hai visto Kerin?...Kerin?”ma
la ragazza non rispose, se
ne stava in silenzio con la fronte corrugata e un’aria
tutt’altro che
amichevole.
“Che
cosa c’è Kerin?” domandò
preoccupata Shuri
“No
niente, non preoccuparti”rispose Kerin piatta.
Electra guardò la sorella; già sapeva a cosa
stava pensando: voleva
combattere,vendicarsi. Anche lei ci aveva pensato,ma per ora non
potevano fare
niente.
“Andiamo
nelle nostre stanze,sono sfinita”disse
Shuri cercando di cambiare discorso. Anche se voleva fare qualcosa per
l’amica,
sapeva che in quel momento era meglio non badare al suo malumore, non
doveva
essere semplice rimanere a guardare mentre delle persone stanno
combattendo per
proteggerti.
“Già,deve
essere snervante” pensò mentre saliva
per le scale con l’amica.
Nel
frattempo Electra,Yagari e Zero si sistemarono
in salotto per decidere come procedere da lì in avanti.
“Ti
ringrazio per aver accettato di ospitare me e
mia sorella, so che ti stiamo creando non pochi
problemi”disse Electra seria
“Non
preoccuparti Electra,l’importante è che voi
siate al sicuro. Ma…”fece una breve pausa
“La ragazza è a conoscenza della loro
vera identità?”
“Si,sa
tutto”rispose Yagari “Abbiamo dovuto
rivelarle ogni cosa per portarla con noi. All’accademia era
troppo pericoloso”
“E
come l’ha presa?”
“A
dir la verità…”disse Electra soffocando
una
risata “Pensa che sia figo”
“F-figo?”disse
sorpreso il vampiro
“Già.
E’ meglio che l’abbia presa così, non
trovi?
Comunque si è fatto tardi, sarà meglio andare a
dormire”disse Electra
stiracchiandosi.
I
tre si congedarono con il vampiro e uscirono dal
salotto dirigendosi nelle rispettive stanze. Zero svoltò a
sinistra,
dirigendosi sicuro verso la terrazza, sapeva già che lei era
lì.
Kerin
guardava il cielo stellato,pensando a tutto
quello che stava succedendo. Trovava inconcepibile che lei era
lì al sicuro
mentre Cross e tante altre persone innocenti erano in pericolo. Doveva
fare
assolutamente qualcosa.
“Se
continui così ti verranno le rughe”disse Zero
avvicinandosi a lei e appoggiandosi al parapetto
“Che
simpatico” rispose l’altra irritata
“Non
essere arrabbiata”
“Io
non sono arrabbiata”
“Se
lo dici con quella faccia di certo non mi
convinci ” rispose lui accarezzandole i capelli
“Che
ci posso fare se non riesco a nascondere
quello che provo come fai tu!”
“Che
vuoi dire?” domandò il ragazzo confuso
“Anche
tu sei preoccupato per quello che sta
succedendo” rispose Kerin guardando il sole che placidamente
scomparivo dietro
le montagne “Però, nonostante questo, rimani
impassibile come se la cosa non ti
riguardasse”
Zero
rimase in silenzio a fissare il volto della
ragazza. Non si conoscevano da neanche un anno, ma quel poco tempo le
era
bastato per farle capire quasi tutto di lui, i suoi pensieri, il suo
modi di
comportarsi, le sue pene, e anche i suoi lati negativi, ma nonostante
questo
gli era rimasta accanto senza farsi scoraggiare dalla sua freddezza.
Era
davvero una ragazza straordinaria.
“Già,
hai ragione sono preoccupato” esordì dopo un
po’ di tempo “Ma non sono preoccupato per Cross,
quello ha più vite di un
gatto, E’ un’altra la persona per cui mi
preoccupo…”
Kerin
si voltò di scatto, il viso lievemente
arrossato.
“Quindi
ti prego, non far aumentare ancora di più
la mia preoccupazione e rimani qui tranquilla senza cercare di
scappare”
continuò spettinandole i capelli, poi si avviò
verso la sua stanza.
“Zero!”
lo fermò Kerin prendendolo per la giacca,
poi, alzandosi sulle punte, gli diede un lieve bacio sulla guancia.
“Grazie.”
“Tz!...
Se vuoi davvero ringraziarmi vai a
dormire!” rispose l’hunter visibilmente
imbarazzato. Che tipo!
“Cavolo,
da che parte era la mia stanza?! Eppure
ero sicura che fosse da questa parte!” disse Shuri da
sé e sé mentre camminava
tra i corridoi della villa “Perché questa casa
deve essere così dannatamente
grande?!”
Era
già da un po’ di tempo che girava senza meta,
subito dopo aver sistemato i bagagli Kerin era andata in terrazza, lei
l’aveva
seguita, ma vedendola così pensierosa aveva deciso di
lasciarla sola a sbollire
la rabbia.
“Allora
prima abbiamo girato a destra, poi a
sinistra e poi dritto quindi, secondo i miei calcoli, la stanza
dovrebbe essere
questa.” Pensò mentre fissava la porta che aveva
di fronte, la aprì lentamente;
effettivamente la camera era del tutto simile alla sua… se
non fosse stato per
un ragazzo dai capelli rossi steso su uno dei due letti. Appena si rese
conto
della sua presenta il giovane si alzò di scatto e le si
avvicinò.
“Che
c’è, è successo qualcosa?”
chiese allarmato
“No,
no! E’ che credevo che questa fosse la mia
stanza…” disse arrossendo visibilmente
“La
tua stanza?” rispose Kain un po’ confuso
“Ma
le vostre stanza sono nell’altra ala della casa”
“Oh…
davvero?” disse Shuri sorpresa “ Ho sempre
avuto uno scarso senso dell’orientamento, ma non credevo fino
a questo punto!”
continuò ridendo. Il vampiro sorrise.
“Vuoi
che ti accompagni?”
“Eh?...oh…va
bene…”
I
due giovani si incamminarono verso l’ala ovest
della casa. Shuri osservò attentamente il ragazzo che aveva
al fianco. Era
alto, con un fisico abbastanza muscoloso, i suoi capelli erano di un
colore tra
il rosso e l’arancione rigorosamente spettinati, ma quello
che più le piaceva
erano gli occhi, erano rossi e profondi e con uno sguardo talmente
penetrante
da non riuscire a sostenerlo. “E’ indubbiamente
figo” pensò tra sé e sé
“Dimmi
una cosa…” esordì il vampiro dopo un
po’
“Tu sai che io e gli altri delle night class
siamo…cioè…”
“Vampiri?
Si lo so, e se mi stai per chiedere se
mi fate paura, beh… direi di si”
Kain
rimase in silenzio, era rimasto spiazzato,
quella ragazza era così sincera, forse anche troppo.
“Però
questo non significa che vi odio”
“Perché,
tu non odi quello che ti fa paura?”
“Beh…sì…”
rispose pensandoci su “Però questo vale
per le cose, per quanto riguarda le persone la cosa è
diversa, se una persona
ora mi fa paura questo non significa che conoscendola meglio la mia
opinione
non possa cambiare. Per questo non posso dire di odiarti,
perché se fosse così
non avrei mai l’occasione di conoscerti meglio.”
Kain
la guardò pensieroso poi sorrise
accarezzandosi i suoi capelli ribelli.
“Che
c’è?” chiese la ragazza interrogativa
“Sei
la prima che mi considera una ‘persona’ e non
un ‘mostro’” rispose sorridendole.
“Allora
devi aver conosciuto della gente molto
maleducata!” disse lei sorridendogli di rimando.
“Oh! Ecco la mia stanza!
Grazie di avermi accompagnata, spero che potremo diventare
amici!” continuò
salutando il rosso e entrando nella sua camera. Kain rimase per un
po’ a
fissare la parta, indeciso su quello che dovesse fare. Era la prima
volte che
un’umana gli parlava in quel modo, anzi, era proprio la prima
volta in assoluto
che qualcuno gli parlava così.
“Che
strana ragazza!” pensò con un sorriso mentre
ritornava in camera.
“E
con questo anche l’ultima valigia è
disfatta!”
disse Electra buttandosi sul letto, era notte fonda ma, non riuscendo a
dormire, la giovane aveva deciso di mettere a posto le sue cose.
“Chissà per
quanto tempo dovremo restare qui…”
pensò fissando la sua fidata Excalibur, la
spada che le era stata tramandata da suo padre “Odio rimanere
qui con le mani
in mano, ma se io andassi a dare una mano a Cross, Kerin verrebbe di
sicuro con
me quindi devo resistere…”
Electra
rimase a fissare il soffitto cercando di
prendere sonno, ma d’improvviso sentì un suono di
passi provenire da fuori alla
porta. Si alzò di scatto e, impugnando la sua spada,
aprì leggermente la porta.
“Hai
preso tutto quello che ti serve?” disse una
voce profonda mentre il suono dei passi si faceva sempre più
vicino
“Ma
questo è Yagari!”
“Si
ho preso tutto, ma ora…” Non riuscì a
concludere la frase. Electra spalancò la porta guardando i
due hunter con aria
grave.
“Avevi
detto che saresti rimasto qui…” disse con
un filo di voce abbassando lo sguardo e stringendo convulsamente i
pugni.
“Zero
va avanti…” sentenziò
l’hunter rivolto al
suo ex allievo. Quando se ne fu andata si avvicinò alla
ragazza cercando di
abbracciarla, ma lei si sottrasse con un gesto di stizza.
“Cosa
credi di risolvere con questo?!” urlò Electra
mentre le lacrime incominciavano a rigarle le guance.
“Non
urlare, o sveglierai tua sorella” rispose
freddo l’hunter “Entra.”
I
due entrarono nella stanza, illumina solo dalla
luce della luna.
“Dove
andrete?” domandò la ragazza con la voce
rotta dal pianto
“Da
Cross. Non posso lasciarlo marcire in prigione”
“E
poi?”
“Poi
vedremo di risolvere la situazione…con le
buone o con le cattive”
Quest’ultima
parte della frase la fece
rabbrividire, l’idea che Yagari potesse rimanere ferito per
proteggere lei era
una cosa che non poteva sopportare, nonostante la freddezza del suo
compagno,
lei lo amava, e lo avrebbe sempre amato.
“Bene,
allora vai!” disse cercando di trattenere
le sue emozioni mentre le lacrime diventavano sempre più
copiose.
“Electra…”
Yagari la abbracciò da dietro, lei
cercò di divincolarsi ma la mano salda del hunter la
costrinse a girarsi verso
di lui.
“Cosa
stai aspettando?! Vai!” urlò tra un
singhiozzo e l’altro. L’hunter però non
sembrava volersene andare, anzi, le
prese dolcemente il mento e, come aveva fatto giorni prima, la
baciò.
“Sposami”
disse poi sciogliendosi dal bacio.
Electra sgranò gli occhi e rimase a fissarlo incredula
“C-che
hai detto?!”
“Sposami.
Quando tutto sarà finito, ovviamente”
ripetè lui guardandola serio. Lei arrossì
violentemente e si sciolse
dall’abbraccio.
“T-ti
sembra il modo di fare una proposta di
matrimonio?!”
“Non
sapevo ci fosse un modo specifico per farla!”
rispose lui stizzito “Se non vuoi non fa niente, me ne
vado!” continuò aprendo
la porta, ma la ragazza lo fermò abbracciandolo da dietro.
“Va
bene.” Disse con un filo di voce “Ma non farmi
aspettare troppo!” poi chiuse la porta lasciando Yagari fuori.
“Aspettami,
presto ritornerò da te ed allora ti
farò mia per sempre.” Disse convinto che Electra,
dal lato opposto della porta,
stesse ancora ascoltando.
Ora
aveva un motivo in più per concludere in
fretta questa faccenda.