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Autore: Gulminar    18/03/2012    4 recensioni
Tanya Cindy Larsson, nata a Londra da madre russa e padre scandinavo. Diplomata a Hogwarts con ottimi voti. Fra le più promettenti reclute dell’Accademia Auror londinese. Entrata giovanissima nella Squadra Phoenix, il corpo scelto del comandante Harry James Potter. Medaglia del Ministero della Magia per servizi resi alla comunità magica. Trasferitasi a Liverpool in seguito allo scioglimento della Phoenix. Incaricata ufficiale per il caso della Cacciatrice.
Sembrava proprio un angelo, stesa in quel letto d’ospedale. I boccoli biondi come un velo che copriva il cuscino, il volto sereno, lontano dalle preoccupazioni, nel sonno indotto dalla magia.

Liverpool, anno 2021. L'Auror Tanya Larsson si dibatte fra un passato che non riesce a dimenticare e un presente da incubo, può darsi che i vecchi amici ed ex colleghi di Londra siano i soli in grado di aiutarla.
Delirio post Doni della morte, escludendo l'Epilogo "19 anni dopo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Collegamenti mentali

Quella bruma appiccicosa, che non si poteva definire nebbia, gli ricordava in maniera inquietante un autunno di parecchi anni prima, trascorso come un animale braccato insieme agli amici più cari. Nero e silenzioso come una pantera, si aggirava sul ponte del traghetto senza riuscire a scrollarsi di dosso l’agitazione. In testa l’immagine del piccolo vano passeggeri, Ron in un angolo, la schiena appoggiata alla parete e le braccia conserte. Tanya seduta al centro, la squadra intorno a lei in una sorta di testuggine difensiva.
Aveva scommesso sul cavallo giusto. Quella mattina, Tanya si era presentata nella hall dell’albergo molto più rilassata. A colazione e per tutta la giornata, a nessuno erano sfuggiti gli sguardi di complicità che lei e Lionel si scambiavano, le piccole attenzioni reciproche. Il pensiero di aver dato il via a una possibile storia poteva essere piacevole, peccato che stessero per affrontare una missione potenzialmente mortale e non ci fosse tempo per tali distrazioni.
Salvare Hermione.
Quel ritornello era entrato in testa a tutti, diventando quasi odioso.
È più probabile che serva qualcuno che salvi noi da lei.
Non poteva dare torto a Ron, per quanto stentasse a credere che il suo più caro amico avesse raggiunto tali vette di cinismo.
Il cinismo è il futuro di ogni sognatore.
Questa doveva averla sentita alla radio.
Tentò di svuotare la mente scrutando il nero che lo circondava, immaginando il fiume limaccioso, di cui percepiva solo l’umido mormorio. Avrebbe pagato per un diversivo qualsiasi, il tempo andava a rallentatore e nell'oscurità Liverpool attendeva con le sue minacce silenziose.
“Ci siamo quasi, comandante.”
Il nostromo venne in suo aiuto. Harry annuì meccanicamente. Le luci della città erano un baluginio ancora distante nella bruma notturna.
Andò alla porta della cabina e batté quattro colpi nella successione convenuta, si aprì quasi all’istante e il volto di Ron apparve nello spiraglio.
“Muoviamoci.”
Ron annuì e fece un gesto verso l’interno. Harry riuscì a vedere Tanya nella posizione in cui l’aveva lasciata, Lionel e Kendra seduti ai suoi fianchi, gli altri, in piedi intorno a loro, parevano un’agguerrita compagine di guardie del corpo, con una star in attesa di salire sul palco.
Uscirono come stabilito, Tanya confusa fra loro, tutti con il cappuccio tirato sopra la testa. Harry si augurò per l’ennesima volta che quelle precauzioni servissero a qualcosa.
Nel momento in cui Tanya rimetterà piede a Liverpool, la Cacciatrice lo saprà.
Altre parole di Ron che bruciavano come un anatema.
Collegamenti mentali.
Di certo Tanya non possedeva parte dell’anima della sua avversaria, Hermione doveva aver trovato un altro modo per chiedere aiuto, ma quale? La domanda lo tormentava, probabilmente Ron si stava chiedendo la stessa cosa. Non dovevano dimenticare che, dopo Hogwarts, Hermione si era dedicata allo studio di Golconda, aveva raggiunto livelli che loro, e persino Tom, non potevano nemmeno immaginare. Essere sotto controllo magico, eppure riuscire a mettersi in comunione mentale con una persona al punto da farla quasi impazzire.
Cosa sei diventata?
Montarono su due scialuppe, cinque in una e quattro nell’altra, che furono fatte sollevare magicamente e depositate sul pelo dell’acqua. I remi furono spinti fuoribordo e Harry osservò il fianco del traghetto allontanarsi nell’oscurità verso Liverpool. Nella quiete notturna, lo sciabordio della voga gli parve assordante.
Uno stretto pontile si protendeva sul fiume. Harry notò due figure incappucciate in attesa al termine di esso, quella in piedi fece loro cenno di fermarsi, quando furono a portata di voce. Sentì Ron e lo sconosciuto scambiare l’interminabile serie di formule convenute.
“Bene, sbrigatevi!” Ordinarono aspramente dal pontile, quando ebbero finito.
La voce era rauca, inacidita dall’ansia, quegli uomini erano spaventati. Harry non si sentì in grado di dare loro torto, mentre cercavano di individuare Tanya con occhiate preoccupate.
Le barche furono ormeggiate magicamente, dovevano aver reso silenzioso il pontile, perché i loro passi non fecero rumore sulle vecchie tavole. Le guide li condussero attraverso un canneto ad alcune baracche di pescatori, nessuna luce indicava presenze all’interno. Un pertugio si aprì in silenzio e Harry fu fatto passare per primo.
Si trovò in una stanzaccia puzzolente di pesce, fiamme magiche erano sospese sotto il soffitto a illuminare tenuemente la scena. Alle sue spalle, l’intera squadra fu fatta entrare, soltanto le guide rimasero all’esterno.
“Comandante Potter, benvenuto a voi e alla vostra squadra.” Lo salutò Leo Larkin, seduto oltre un tavolaccio sgangherato.
Rispetto all’uomo che gli aveva parlato attraverso il camino, sembrava invecchiato di un’era geologica. Lo sorprese il fatto che non si alzasse per accoglierli più degnamente, appariva terribilmente stanco e abbattuto.
“Spero abbiate fatto buon viaggio.”
“Nei limiti del possibile.”
“Vogliate perdonarmi l’accoglienza in questo postaccio.” Proseguì Larkin. “Purtroppo la Cacciatrice si aggira ormai liberamente nella Liverpool magica e nessuno è al sicuro. Può colpire dove vuole e in qualsiasi momento, spero abbiate un piano per fermarla perché noi siamo allo stremo delle forze. Abbiamo messo al sicuro più persone possibile, anche adesso si sta facendo il massimo in questo senso, purtroppo siamo rimasti in pochi.”
Harry sentì le gelide mani dell’inquietudine insinuarsi. Con la coda dell’occhio cercò di scrutare i compagni, ancora incappucciati, quasi subito individuò un dettaglio che poteva essere fondamentale. La mano di Tanya, doveva essere sua, essendo lei la sola del gruppo a conoscere bene il comandante Larkin. Aveva le dita chiuse a pugno, tranne indice e medio che erano piegati a uncino. Un segnale in codice della vecchia Phoenix.
Qualcosa non va.
Sperò che anche Ron lo avesse notato, o qualcuno fra Drew e Jack. Si augurò che i nuovi fossero stati attenti nel pomeriggio, quando erano stati spiegati i vecchi segnali.
Non siamo neanche arrivati e siamo già nei problemi.
“Se volete seguirmi, abbiamo approntato per voi una base operativa, da cui potrete dirigere le operazioni.” Proseguì Larkin, alzandosi a fatica.
Tutto pareva andare secondo i piani, il traghetto, le scialuppe, il pontile e la baracca da pescatori, ma il Leo Larkin che lui e Tanya conoscevano avrebbe avuto un diavolo per capello, sarebbe andato su e giù saltellando per la stanza, stritolando mani, battendo pacche sulle spalle, parlando troppo in fretta per spiegare loro la situazione, mangiandosi le parole.
“Ci materializzeremo in una sede Auror in disuso, che è stata riattrezzata per l’occasione.”
“Un momento.” La voce di Ron parve spezzare un incantesimo di sospensione. “Jack, la porta! State all’erta voi altri!”
Il rosso, consapevole del segnale di Tanya, doveva aver deciso di vederci chiaro subito. Harry annuì, convenendo silenziosamente, diverse bacchette furono sfoderate. Se erano già caduti in una trappola, tanto valeva fare la voce grossa.
“Non vi offenderete, capitano, se facciamo qualche accertamento.” Proseguì Ron. “Lionel, controlla che quest’uomo sia effettivamente Leo Larkin.”
“Ah, questo intendete, niente in contrario ovviamente.” Disse in tono stanco Larkin, porgendo la bacchetta a Lionel.
Harry sentì i nervi di tutta la squadra tendersi, mentre lo Spezza Incantesimi faceva le sue verifiche. Leo Larkin si lasciò esaminare senza batter ciglio, con aria quasi annoiata.
“È lui, senza dubbio, e non è sotto incantesimo.” Decretò alla fine Lionel.
Un’ombra di delusione si palesò per un istante sul volto di Ron, solo Harry dovette notarla. Nessuno però ripose la bacchetta e Tanya continuò a lanciare il suo silenzioso segnale d’allarme.
“Se volete disporvi intorno al tavolo, è una Passaporta.”


Passaporta che forse non era stata approntata con le dovute cure, perché si schiantarono malamente nell’erba alta. Alla luce della luna attraverso uno squarcio fra le nubi, Harry intuì il profilo di un grande cancello in ferro battuto, al culmine del quale stava come sospesa un’iniziale non più leggibile, ma forse era solo per via dell’oscurità. Oltre doveva esserci una villa con relativa tenuta, ma le condizioni del cancello lasciavano intuire che tutto fosse in abbandono.
“Sarebbe questo il posto?” Volle sapere, rivolto a Leo Larkin.
“Non esattamente.” Rispose questi, emergendo da dove era caduto.
“Che significa non esattamente?” Si inserì Ron.
“La Passaporta era… come dire, manomessa.”
Lo stridio metallico, prodotto da Ron che sfoderava la spada, sconvolse la quiete della brughiera. Senza più remore, puntò l’arma alla gola di Leo Larkin.
“Non è il momento adatto per prenderci per il culo.” Sibilò. “Che sta succedendo?”
La squadra si era ricomposta con ottima efficienza, ebbe tempo di notare Harry.
“Suvvia, Leo.”
Gli sguardi di tutti conversero al sommo di una delle colonne che sostenevano il cancello, dove una piccola figura stava appollaiata, un bastone di qualche genere adagiato sulle ginocchia. Il cuore di Harry perse un colpo, era come Tanya l’aveva descritto. L’iniziale in cima al cancello era una J, ora gli appariva chiara come fossero stati in pieno giorno.
Gli anelli all’estremità del bastone di Juggler tintinnarono lievemente, quando parve voler assumere una posizione più comoda.
“Alla tua età non dovresti essere così in imbarazzo. I nostri ospiti ti hanno chiesto dove ci troviamo, perché non ti spieghi meglio?”
“Vi chiedo scusa.” Disse grave Leo Larkin. “Sono dovuto scendere a patti con loro, per evitare altri morti, mi dispiace. Mi hanno detto di portare qui la New Phoenix, in cambio della pace per Liverpool, non mi hanno lasciato scelta.”
“Come hanno saputo della New Phoenix?” Sibilò Harry.
“La Cacciatrice vede e sente tutto quello che succede a Tanya, anche se sono molto distanti. Se avessi saputo che il collegamento fra loro è così forte, non le avrei permesso di venire a Londra.”
“Ma quanto siamo melodrammatici!” Esclamò Juggler. “Signori, questa è una notte per divertirsi, cosa sono quei musi lunghi? Allora, chi è abbastanza coraggioso per entrare nella Casa dei giochi di Juggler?”

 

*


Next time: Jugglershow

   
 
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