Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: Ashbear    18/03/2012    1 recensioni
Rinoa e Squall. È la caduta che definisce il tuo cammino attraverso la vita. È come continui a vivere dopo la caduta che definisce chi sei. In un secondo, un proiettile ha cambiato tutto. Se le parole che hai confessato non dovevano essere sentite, non sarebbe abbastanza cancellare il passato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AFTER THE FALL
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo XX: Lonely Among Us ~

Questa era probabilmente la cosa più nauseante che aveva mai dovuto sopportare. Si trascinava all'infinito e non sembrava mai distaccarsi dal suo nauseante ciclo di orrore. Persino ascoltare una delle svariate lezioni di Quistis sarebbe stato preferibile rispetto a vivere quell'inferno. Avrebbe volontariamente assistito a tutte le sue lezioni due volte prima di augurare questa tortura a chiunque. Certo, per rendere le cose molto peggiori, ogni accozzaglia di elogi era presumibilmente su di lui.

Per la prima ora della funzione, il Comandante scrutò i video e guardò a casaccio tra i partecipanti. Dopo che quei compiti divennero banali, iniziò a contare il numero di uomini calvi nella folla. Non era il modo migliore per usare il tempo della missione, né il più politicamente corretto, ma a Squall non poteva interessare di meno. Non sapeva che cosa diavolo avrebbe dovuto teoricamente cercare, tanto per cominciare.

Come doveva fare a capire quello che non sapeva?

Era un mercenario addestrato, non un detective addestrato. C'era qualcosa di orribilmente invertito in tutta quella faccenda. Quistis e Selphie erano candidate di gran lunga migliore per le difficoltà del leggere e capire la natura degli esseri umani. Lui, d'altra parte, non era un fan delle maggior parte degli umani in generale.

Sentì vagamente l'elogio di Cid. Il Preside disse qualcosa a proposito di seguire una luce, una candela, o qualcosa del genere, nell'aldilà. Stronzate simboliche. Quando la SeeD si era inventata quella roba? Poi guardò mentre il Preside apriva la bara. Fu aperta solo per poco, ma fu abbastanza perché la gente vedesse un corpo, di certo non il suo.

"Wow, amico! Sembri davvero morto," boccheggiò Zell, ovviamente colto di sorpresa da quella scena. "Voglio dire, chi c'era là dentro? Sapevi che avevano pianificato di farlo? Voglio dire, è seriamente incasinato!"

Se la reazione di Zell poteva essere un indizio, le persone in lutto avrebbero probabilmente creduto allo stratagemma senza farsi domande. L'esperto di arti marziali si avvicinò al monitor, in una sorta di speranza disperata che il Preside facesse di nuovo quel giochetto. Era sicuramente una magica tecnica di gioco di mano, ma lo intrigava moltissimo.

Si chiese come Squall potesse essere così indifferente alla cosa. C'era il cadavere di una persona, o una qualche specie di essere, o cosa, nella bara, che in teoria doveva essere lui. Eppure il Comandante si comportava come se vedere cadaveri non identificati e falsi fosse una cosa che succedeva tutti i giorni.

Squall guardò con disinvoltura il monitor, prima di guardare uno schermo secondario che non aveva nulla di importante. "Sì, sapevo che avrebbe fatto qualcosa del genere. Il Preside ha pensato che avrebbe dato credibilità." Squall enfatizzò con tono cattivo l'ultima parola. "A quanto pare, vedere soffrire tutti quelli che mi hanno mai conosciuto non basta. Conosci il Garden, sempre disposto a girare il coltello un po' di più nella piaga."

Senza mostrare emozione, a parte la minuscola sfumatura che vagava nel suo tono di voce, si sporse in avanti e cambiò la fonte audio. Ci doveva essere qualcosa d'altro da ascoltare oltre al discorso infinito di Cid. Dannazione. Perché non poteva esserci Quistis nella stanza accanto a dare una lezione sulla Junction Attacco Elementale? Era sempre molto meglio di queste stronzate sulle candele dell'aldilà.

Zell era ancora turbato dal finto cadavere. Era anche preoccupato dalla non-chalance che il Comandante aveva usato in quella situazione. Non sembrava giusto. Prima, Squall aveva espresso rabbia e disgusto, ma persino allora stava mostrando emozione. Ora non c'era altro che indifferenza.

"Non ti mette totalmente a disagio, amico?

Squall scrollò le spalle, apatico. Tutta quella situazione non era niente di meno che surreale; come poteva essere più macabro aggiungere un cadavere falso alla questione?

"Immagino che abbiano trovato qualcuno con una corporatura simile, o abbiano usato un manichino. Non mi interessava chiedere i dettagli." Dopo una breve pausa, Squall ammise poi, "in più ero sotto pesanti sedativi quando mi ha spiegato questa nuova rivelazione."

"Fa paura e basta."

"Chissenefrega," borbottò il Comandante. Era piuttosto difficile sentire la sua risposta, se non ci si sforzava di sentire.

Squall era quasi sorpreso che Cid non avesse insistito sul fatto che lui dovesse 'giacere' personalmente nella bara. Almeno, in quel caso, avrebbe potuto farsi un riposino. Di certo non stava ottenendo molto rimanendo sveglio.

Rimaneva il fatto che il Comandante aveva di meglio da fare che discutere sulla semantica, o persino contemplate cose irrilevanti; c'erano uomini calvi da contare, il suo nuovo passatempo preferito. Non gli interessava proprio un cazzo di chi c'era nella bara a quel punto. Poteva sembrare brusco, ma per dio, era l'onesta verità. La realtà di cosa c'era nella bara non faceva alcuna differenza per nessuno dei partecipanti alla funzione; era solo chi credevano che ci fosse là dentro che importava.

...E loro credevano che fosse lui.

Di nuovo sporgendosi in avanti, guardò il monitor in alto a destra, quello più vicino a dove sedevano Rinoa e Laguna. Ovviamente cercò di far sembrare di non stare guardando quel particolare monitor. Per un po' era in realtà riuscito a non guardarlo, ma i suoi occhi seguivano sempre un sentiero invisibile fino a lì.

Il Presidente e Rinoa erano appena fuori dalla visuale e lui desiderava così tanto poter far spostare il monitor di pochi centimetri. Avrebbe colpito quel dannato aggeggio se fosse servito; invece la realtà si prendeva gioco di lui. Sembrava che le fonti fossero concentrate sulle entrate e le uscite; una buona strategia tattica, ma comunque non utile in quella situazione.

Dopo alcuni minuti, una figura emerse da fuori dello schermo e si diresse a una delle uscite. Non poteva vedere i dettagli del viso, ma non ne aveva bisogno: l'avrebbe sempre riconosciuta. Corrugò la fronte mentre lei scivolava calma in una porta laterale. Dio, voleva seguirla, dirle che scemo era stato e scusarsi per le sue scelte. Diavolo, non era tipo da implorare, ma dopo tutto quello che stava facendo passare a tutti, avrebbe potuto doverlo fare... questa farsa era del tutto imperdonabile e priva di motivi morali.

Dove stai andando? si chiese.

Avrebbe dovuto turbarlo il fatto che lei se ne stesse andando? Dannazione, avrebbe dovuto essere grato del fatto che lei avesse avuto abbastanza buon senso da andarsene da quel dannato posto. Eppure un altro sentimento gli diede uno strattone al cuore; in qualche modo non diventava mai più semplice guardarla andarsene - anche attraverso un monitor.

*~*~*~*~*

Con tutta la forza che aveva, piantò la vanga nella terra. Se si fosse fermata a pensare al dolore, l'avrebbe quasi uccisa.

Forse non sarebbe così male...

Rinoa scacciò il pensiero dalla mente. Da dove era venuto? Perché diavolo tutto questo le stava strappando l'anima a metà? Certo, erano stati amanti, erano stati - queste erano le parole chiave. Rinoa aveva trovato il suo status sociale, il suo posto e la sua indipendenza senza di lui. Prima aveva contato sul trovare forza con gli altri, ora contava sul trovare forza in se stessa. Era più sicuro così. Faceva la guardia alla sua vita; faceva la guardia al suo cuore. Non si sarebbe permessa di sentirsi debole di nuovo.

Continuò a lavorare il terreno, chiedendosi se questo sentimento indescrivibile fosse dovuto al loro ex legame. Ex... era davvero nel passato? Alcune parole infuocate e realtà dure negavano le promesse della loro giovinezza? Quando lui aveva davvero smesso di essere un Cavaliere, o quando lei aveva smesso di essere la sua Strega? Questa sarebbe davvero stata la fine per lei: i dubbi, le domande, le incertezze che non avrebbero mai avuto risposta, almeno in quella vita.

Quindi, invece di fare ordine nel caos, lavorava e basta, lavorava come aveva fatto negli ultimi tre anni. Se dimenticava il dolore, allora non c'era. Quello era stato il suo motto, il suo credo. Lei stessa ci aveva quasi creduto pienamente, fino a quel momento. Ogni giorno, ogni notte alla sua scrivania a Timber. Da sola. Beh, non davvero sola fisicamente; aveva Zone, Watts e Angelo. Aveva più di questo, in realtà, aveva la vita che aveva costruito contro ogni probabilità. Suo padre era quasi orgoglioso di lei; ma lei non si sarebbe mai permessa di avvicinarsi a qualcuno, soprattutto a qualcuno che l'aveva ferita così profondamente in passato.

Quello lo aveva imparato nel periodo vissuto a Balamb.

In qualche modo, aveva lasciato che poche persone selezionate le rimassero vicine emotivamente. Non si era resa conto fino a quel giorno che Laguna era stata una di quelle persone che aveva tenuto vicine. Ironico, giusto? La persona che l'aveva ferita di più era legata dal sangue a quest'uomo. Eppure, proprio come quel giorno, lei e il Presidente avevano trovato forza dalle loro avversità. Insieme, erano uniti da una perdita comune.

Ogni volta che la sua mente iniziava a vagare, sfogava la frustrazione sulla terra. La vanga incontrava il terriccio con forza enorme. A quel punto non era così difficile scavare; la maggior parte del lavoro era già stata fatta. Eppure sentiva il bisogno di andare più in profondità, di scavare ancora un po' più lontano dal mondo.

"Sa, finirà per rompere la mia vanga se va avanti così," cercò di scherzare leggermente il giardiniere.

"Mi scusi," rispose lei con tono dispiaciuto. "Lascio vagare la mente a volte... starò più attenta."

"Va tutto bene, sono solo preoccupato per lei. Non sembra che lei la stia affrontando bene."

Lei annuì, concordando. Non c'era utilità nel cercare di negarlo, se era ovviamente evidente persino a uno sconosciuto. Distogliendo lo sguardo dall'uomo, Rinoa guardò l'albero da piantare.

"È una lunga storia, credo."

"Tutte le storie che vale la pena raccontare sono lunghe, secondo me."

Lei rispose con un sorriso triste. "So di alcune storie brevi che erano piuttosto magiche."

"Abbastanza vero. Credo che niente nella mia vita sembri mai breve."

"Nemmeno nella mia," concordò lei.

"Pratica molto giardinaggio? Sembra che lei abbia un talento naturale."

"Stavo sempre in giardino con mia madre," iniziò, ma rifiutò di ricordare il passato. "Ora come ora il mio giardino non è affatto grande. Fondamentalmente... abito in una casa a schiera con un piccolo cortile. È molto piccolo, ma mi piace. Si vede il giardino dal salotto e dalla sala da pranzo. Ho una di quelle case senza un vero cortile sul retro, ma almeno il patio interno è grande abbastanza per contenere qualche cespuglio, fiori, e un salottino da esterno."

"Sembra che lei se ne prenda molta cura. Sembra piuttosto orgogliosa di quello che ha ottenuto."

"Ci lavoro quando posso, credo... se devo fermarmi a pensarci, credo di essere piuttosto orgogliosa. È qualcosa che sono riuscita a fare da sola. Onestamente, sa, fino a quando non l'ha detto lei non ci ho mai pensato, ma sì, sono piuttosto orgogliosa. In più ad Angelo piace davvero molto."

"Angelo è suo marito?"

"No." Riuscì, in realtà, a trattenere una risata. "Nemmeno simile. Il mio cane."

"Ah, beh, sono sicuro che lui apprezza il suo lavoro comunque."

"Lei," corresse Rinoa. "Angelo è una lei."

"Oh, mi scusi, signorina. Ho pensato che con un nome come Angelo..."

Rinoa minimizzò la cosa con disinvoltura. "Non si preoccupi; è un'altra lunga storia."

"Le migliori," ripeté il giardiniere, come se la conversazione fosse ora tornata al punto iniziale.

Questa volta Rinoa sospirò. "Suppongo di sì."

L'uomo si tolse i guanti da lavoro e li gettò in una piccola carriola lì vicino. "Beh, mi fa piacere che lei apprezzi la vera bellezza di tutto ciò che la circonda. Troppe persone oggi, soprattutto i giovani, danno le cose per scontate. Preferiscono tagliare un albero piuttosto che piantarne uno."

"Ne ho tagliati troppi... forse non fisicamente, ma piuttosto, metaforicamente. Penso sia ora di imparare ancora a ricostruire."

Anche lei aveva visto la sua parte di distruzione fisica della natura. Durante l'infanzia, aveva visto alberi sradicati dalla forza impietosa degli elementi; aveva visto con i propri occhi i lampi scivolare nel cielo come serpenti vendicativi. Ricordava lo schianto che faceva quando tagliava un ramo da un albero, proprio quello che sua madre aveva piantato. Ricordava ogni simbolico momento della sua devastazione.

In quel momento, non aveva alcuna intenzione di lasciare che altre faccende sue personali venissero alla luce. Quest'uomo non sapeva proprio nulla di lei. Non era lì per fare terapia, anche se dio sapeva che probabilmente aveva bisogno di visite settimanali. Quel giorno non riguardava lei, ma si chiedeva, a volte, quando riguardasse Squall... era persa nel turbine delle emozioni.

Guardò l'albero alcuni metri più in là; era l'albero di Squall a tutti gli effetti. Non poteva pensarlo a quel modo, in quel momento. Non ancora. Non era pronta ad ammetterlo - un qualcosa di commemorativo era troppo finale. Si permise invece di credere alla bugia ancora un po'.

Con un cenno all'albero, chiese all'uomo, "quello è un Frassino, vero?"

"Lei è brava. È un Frassino Bianco, più precisamente. Sa, il suo legno è uno dei più flessibili che si conosca, eppure è comunque forte. In più è un albero da ombra dannatamente buono; prospererà, qui fuori. Crescerà in pochissimo tempo, ne sono sicuro. Credo sia per questo che il Garden l'ha scelto."

"Sembra giusto."

La voce le si strozzò in gola. Di nuovo, non riuscì a sfuggire alla ragione per cui stavano piantando un albero. Non importava quanto cercasse con forza di dimenticare, il fato non glielo avrebbe concesso. Squall Leonhart aveva sempre voluto paragonarsi a un leone, quindi non poté evitare di chiedersi a quanto si sarebbe offeso se lei lo avesse paragonato a un albero. Non così clamoroso o minaccioso, credeva, ma era decisamente più accurato, secondo lei.

*~*~*~*~*

Da quando Rinoa aveva lasciato la funzione, non riusciva più a concentrarsi. Non che prima fosse il SeeD modello, ma in quel momento la sua mente era lacerata in svariate direzioni. Era arrivato a questo tipo di bivio nella sua vita prima di vederlo, dato che la situazione rifletteva l'incertezza dei suoi anni adolescenziali. Si era sempre sentito intrappolato tra due parole, tra le cose che avrebbero dovuto essere e le cose che sfortunatamente erano. Si era sempre sentito come un metronomo, che a un certo punto veniva tirato in due direzioni opposte, a cui però non veniva mai concesso di perdere un colpo.

Fidanzato. SeeD. Cavaliere. Comandante.

C'era ancora differenza tra i due lati? O il ritmo era diventato un miscuglio infinito di fallimenti da tutte e due le direzioni? Ora si trovava spinto nello stesso fatidico ritmo di dubbio. Aveva passato così tanto tempo a essere qualcosa per tutti gli altri; non si era mai davvero fermato a pensare a chi voleva essere. Nella sua stessa vita i suoi desideri erano irrilevanti.

E così aveva seguito una direzione nella sua vita, non per scelta, ma per debolezza. Poteva non essere stata la canzone che aveva voluto, ma almeno la sua vita era stata composta da qualcun altro. Nulla di tutto quello aveva più importanza. Per una volta nella sua vita, si sarebbe fermato per capire cosa voleva, anche se sfortunatamente non era quel giorno. Quel giorno era costretto a nascondere la vita all'interno di un furgone con i lati decorati da rose.

Stava impazzendo. Essere intrappolato a quel modo come un animale in gabbia non aiutava affatto.

Per nessun'altra ragione a parte la noia più pura, si avvolse un cavo al dito. Ecco a cosa era arrivata la sua vita... irrilevanza e noia. Pregò per qualche specie di salvezza da quel purgatorio. Stava pensando a un modo di scappare da quell'inferno quando uno squillo familiare risuonò di nuovo.

"Mi chiedo che c'è adesso..." chiese Zell ad alta voce, cercando la fonte dell'interruzione.

Squall, a quanto pareva, era riuscito a camuffare la posizione dell'apparecchio con il suo ultimo lancio arrabbiato. Almeno sembrava ancora utilizzabile. Anche se, vista la forza con cui era stato lanciato, dubitava onestamente che quel telefono da quattro soldi avesse abbastanza resistenza.

"Forse il Preside ti sta solo chiamando per informarti che ti è stato assegnato il mio parcheggio," rispose infine Squall, senza provare ad aiutare il suo compagno.

Dopo alcuni secondo di ricerca frenetica, Zell trovò il telefono. Era un po' danneggiato. C'era una grossa crepa circolare all'esterno, ma sembrava ancora funzionante. Zell avrebbe risposto, ma intuiva che la chiamata non era per lui. Stavolta non diede possibilità di scelta al Comandante, spingendogli l'apparecchio in mano.

Squall non protestò troppo; scelse di fare una smorfia di odio all'aggeggio. In ogni caso, aprì il cellulare senza salutare. Se era il numero giusto, non c'era bisogno di convenevoli; sapevano chi diavolo era. La sua sensazione era corretta. Il Preside cominciò subito a parlare.

"Ho appena sentito per telefono un ufficiale di Dollet. Uno dei loro consiglieri è stato appena trovato morto."

Squall trattenne una risata amara, pensando, l'assassino è la fuori e noi siamo qui a grattarci il culo. Comunque il Comandante cercò di essere diplomatico con il Preside. Quell'uomo si era almeno guadagnato quello... ma proprio a malapena.

"Vuole che torniamo laggiù?"

"No, fammi finire," continuò Cid. "Dicono che il suo corpo è tornato a riva con la marea. Il consigliere doveva essere in vacanza - è morto da svariati giorni."

"È stato fatto dal nostro tizio?"

"Beh, gli hanno sparato. Comunque, non sembra che i proiettili coincidano con quelli delle altre sparatorie. Stanno aspettando la prova balistica."

"Certo che no, perché cambiare schema adesso."

"Voglio solo che rimaniate lì e continuiate con la sorveglianza. Vi passerò qualsiasi informazione non appena arriva. Volevo solo tenervi informati."

Squall spense il telefono e lo mise su una mensola. Questo era il quarto omicidio con arma da sparo, incluso il suo. Ognuno era diverso e unico; mai lo stesso calibro, nessun legame ovvio, e a quanto pareva, eventi casuali. Ad ogni modo, una cosa rompeva lo schema: le sparatorie solitamente distavano mesi una dall'altra. Ora l'assassino aveva colpito entro giorni, o forse ore, a seconda dell'ora del decesso di quell'ultima vittima.

Il suo desiderio di uccidere stava aumentando, come il desiderio di Squall di prendere quel bastardo.

*~*~*~*~*

L'albero era stato piantato; una nuova vita nasceva dalla tragedia. Almeno era quello di cui Rinoa cercava di convincersi. Era contenta di quell'opportunità di dare una mano. Era una fuga da se stessa che le era necessaria, quel giorno. Ad ogni modo, ora che aveva finito, non c'era molto che la trattenesse nel Giardino, a parte la sua testardaggine innata. Sapeva che la funzione era finita, dato che molti studenti del Garden e visitatori erano usciti.

Aveva trovato il coraggio quella mattina di andare alla bara, ma la volontà di tornarci era velocemente svanita, insieme alla sua forza. C'era anche la piccola faccenda con Shu. Rinoa le aveva detto che l'avrebbe incontrata alla sera, ma forse la Preside di Trabia poteva vederla subito. La Strega sarebbe solo diventata più ansiosa più l'incontro fosse stato rimandato. Le esperienze di Rinoa con i Presidi non avevano i migliori precedenti.

Dopo alcuni altri minuti passati a procrastinare, Rinoa si era costretta a tornare al salone. C'era sempre questo senso di colpa che la mangiava che lei non riusciva mai a scrollarsi di dosso. La maggior parte del tempo, evitò contatto visivo con chiunque. Forse era un segno di debolezza, ma non le interessava proprio niente. Vide la Preside che parlava con Cid, ed entrambi sembravano parlare in modo molto professionale. Era lavoro per loro, lavoro come sempre, persino quel giorno. Rinoa si chiese se Cid avesse mai sentito del rimorso; il suo linguaggio corporeo non sembrava affatto alludervi. Sapeva che era ingiusto, ma lo era anche tutta quella situazione.

Si mise contro un muro, nel buio, e aspettò che i due finissero la loro conversazione. Sì, stava evitando il Preside. Forse era immaturo e infantile, ma in quel momento sentiva che era completamente nei suoi diritti. Quando vide la possibilità, la Strega si mosse velocemente e seguì Shu prima che fosse raggiunta dal prossimo politico futuro.

"Shu," chiamò Rinoa, facendo del suo meglio per attirare l'attenzione della donna, senza attirarne su di sé.

Funzionò. La SeeD si voltò e si avvicinò a Rinoa. "Salve," iniziò Shu con un sorriso sincero. "Posso esserti utile in qualche modo?"

Di nuovo, Rinoa fu felice che Shu non parlasse della funzione funebre... di come fosse stata meravigliosa, di come fossero belli e commoventi gli elogi. Rinoa stava trovando nuovo rispetto per Shu, attraverso la difficoltà della situazione. La Preside sembrava sempre sincera; non c'era alcuna aura di falsità intorno a lei. Portava Rinoa a chiedersi a quanto le cose sarebbero finite diversamente se lei fosse stata capo di Balamb tre anni prima, non Cid Kramer.

"Shu, mi chiedevo se fosse possibile parlarti adesso?" Rinoa guardò il pavimento di marmo, sperando che la SeeD avrebbe capito. "Onestamente, non so quanto a lungo posso restare qui... è solo..."

"Non c'è bisogno di spiegazioni," cercò di consolarla Shu quando le parole della ragazza si spensero. "Capisco che è difficile stare qui, per più di una ragione." Posò una mano sulla spalla di Rinoa. "Farò in modo di avere tempo adesso. Penso che sia il minimo che possiamo fare per te. Andiamo in un posto più privato, così possiamo parlare."

La Strega annuì in silenzio. Mentre iniziavano a camminare, Rinoa si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Non avrebbe permesso alle sue paure e insicurezze di avere la meglio su di lei. Non ora. Non dopo tutti quegli anni di duro lavoro. Eppure non poteva evitare di chiedersi perché non riuscisse a sentire nessuna separazione fisica del legame; pensava che ci sarebbe stato qualcosa di più concreto, qualcosa di più definitivo. Forse erano solo le sue emozioni a parlare, e quando tutto fosse finito, avrebbe sentito la connessione recisa con il passare del tempo.

Shu la guidò in un piccola stanza lungo il corridoio del salone. Era una sala d'attesa, usata a volte per accogliere i visitatori, i dignitari e ospiti simili. Quando la porta si chiuse, si sentì di certo a disagio. L'ultimo suo incontro con un Preside non era stato di buon auspicio. Poi si rimproverò per quel pensiero: questa SeeD era diversa.

Shu tese la mano, offrendo a Rinoa un posto in cui sedersi. Di nuovo, la Strega annuì e si mosse verso una sedia lì accanto. Desiderava onestamente non essere sola; la distrazione di qualcun altro sarebbe stata una consolazione. La Strega si convinse che avrebbe affrontato questa cosa con sicurezza e dignità. Non era quella bambina spaventata di anni prima.

"Grazie per avermi incontrato," iniziò Shu. La SeeD poi si accomodò su una sedia di fronte a Rinoa. "So che è un momento molto difficile, e sarò diretta. Devo discutere le proprietà di Squall con te, o più precisamente le sue finanze personali e le sue cose. Come forse ricorderai, è il mio lavoro qui a Balamb occuparmi di queste cose. Senza Comandante, mi occuperò sia di Balamb che di Trabia fino a quando troveranno un sostituto adatto."

"Questo che cosa ha a che fare con me?"

"...Rinoa?" chiese Shu, senza capire confusione dell'altra ragazza.

"Voglio dire, gli affari personali di Squall... perché li stai dicendo a me?"

Il suo cuore aveva quasi smesso di battere all'idea che lui avesse potuto lasciarle qualcosa. Non lo avrebbe fatto, vero? Di certo non si erano lasciati in buoni rapporti. Onestamente non le sarebbe sembrato giusto se lui le avesse davvero lasciato qualcosa. Non aveva nemmeno pensato a qualcosa di simile; non riusciva nemmeno a concepire l'idea che lui se ne fosse andato, figurarsi che potesse averle lasciato qualcosa.

Per la prima volta dal loro incontro, Shu si sentì leggermente a disagio. Non era sicura di come avrebbe dovuto dirlo. Sembrava che Rinoa stessa non ne avesse idea.

"Rinoa, tu sei l'unica erede citata nel testamento."

*****
Nota della traduttrice: mi scuso enormemente per il ritardo. Insieme a questo capitolo è stato aggiornato il XIV, perché Notorious mi ha segnalato in una recensione su EFP che mi ero scordata la nota (come sempre, del resto, dannate note!!). Attenti come sempre agli spoiler nelle recensioni, per favore, ok? Sono scene un po' particolari e fanno più colpo se non si sa prima cosa succede.
Altra cosa: mi servirebbe un fan di Star Trek (o Star Wars? Non ricordo O_O). Ashbear mi ha detto che i titoli dei capitoli sono ispirati a episodi di queste serie, per cui avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse a rintracciarle, considerato che io non le conosco minimamente. Contattatemi pure in pm :)
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Inoltre, è da poco attiva anche la pagina fan su Facebook! La trovate qui, e gli aggiornamenti verranno segnalati anche tramite la pagina fan (sia in italiano che in inglese!). Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: Ashbear