Ora che arrivo a scuola mi sono addirittura dimenticato di tutti questi miei pensieri pessimisti, ma ci vuole poco per farmeli tornare in mente. Comincio subito a cercare i miei amici, non ne vedo nemmeno uno, così mi dirigo dai miei amici coetanei in attesa degli altri. Ok, i miei riflessi non sono dei migliori, specialmente di mattina; mi ci vogliono un paio di minuti per ricordare che questo è l’inizio di una nuova vita. Alcuni della mia vecchia vita rimangono, ma tanti sono dovuti andarsene. Ah, com’è difficile.
Decido di unirmi alla discussione in corso nel gruppo, anche se non ho la più pallida idea di cosa stiano parlando, così provo ad ascoltare un po’ cercando di capire.
Troppo tardi, è arrivato il fatidico momento di rientro in quella classe di un antico castello oramai mezzo distrutto che hanno tentato e ritentato di ristrutturare. Poco alla volta, ovvio. Prima un lampadario, poi una porta, poi il bagno delle ragazze e così via.
Svogliatamente mi avvio verso la porta di ingresso. Non so ancora in che classe siamo quest’anno. Spero al piano terra, perché dopo due anni al piano di sopra con un ascensore che non potevo usare che mi passava di fianco (una di quelle tentazioni proibite in stile Adamo ed Eva, solo un po’ più inutile e modesta) ne ho veramente abbastanza.
Desiderio avverato, almeno potrò essere fiero che in questo giorno pessimo almeno una cosa positiva è successa. E non immagino neanche quanto in realtà questa giornata si rivelerà in futuro meravigliosa per me.