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Autore: Cheshire_Blue_Cat    19/03/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Only a goodbye…

 
… Era diverso da tutte le altre volte, non vedeva con i suoi occhi, ne si muoveva con il suo corpo evanescente.
Il fisico era scattante anche se non ai livelli del suo corpo da Demone, poteva sentire la mano fare presa sull’elsa di una sciabola, aveva lo sguardo appannato e una rabbia cieca la dominava senza un preciso motivo.
C’era Lord Nene davanti ai suoi occhi, lo sguardo però le scivolò lungo la mano, non era la sua. Aveva i guanti però poteva riuscire vagamente a distinguere la carnagione ambrata della pelle: Non sono io… realizzò.
Era come se in un corpo convivessero due anime, riusciva a percepire l’altra affianco a se, era nera e covava una rabbia e un dolore incredibili. Se ne mantenne a debita distanza e rimase ad osservare…
C’erano gli evocatori che combattevano contro Nene, ma nessuno di loro era abbastanza forte da riuscire anche solo a colpirlo, non aveva neanche sfoderato l’Ombra e se ne stava comodamente seduto sul suo trono fluttuante.
Quando si fu stufato di lasciare piazza libera ai mocciosi si alzò, aveva due strani marchingegni attaccati alle braccia con cui afferrò due dei ragazzi facendoli svenire con delle potenti scariche elettriche: il drago e il minotauro scomparvero.
- Non vi è servito a niente distruggere il mio generatore di Ombre, dimmi… non trovi interessante che io riesca a manipolarle comunque? - chiese Nene.
… L’anima nera stava per saltargli addosso, ma Lirin la trattenne chissà per quale motivo…
Nene guardò entrambi i ragazzi e li lanciò con noncuranza da una parte: - Davvero credevi che la leggenda delle Ombre risiedesse in questi gracili corpi? -
… Una scossa la percorse da capo a piedi e udì un pensiero che non era il suo, molto probabilmente quello dell’anima nera, ma faticò a riconoscerne la voce perché distorta: È molto potente… è successo quello che temevo, non siamo ancora abbastanza forti…
Si trovava ora di fronte a Nene, i suoi compagni erano a terra eppure non riuscì a non guardarlo con disprezzo e gli sputò in faccia tutto il suo odio.
Nene rise: - Hai sviluppato una linguaccia davvero tagliente dall’ultima volta che ci siamo visti. Non è vero Zola? -
… Sussultò, quella che aveva affianco era l’anima di Zola. Quella consapevolezza gliela fece osservare con molta più attenzione…
- Mi chiedo cosa direbbe tuo padre se ti sentisse parlare in questo modo… - la provocò il tiranno.
Zola indietreggiò, completamente succube delle parole di Nene e di una furia sempre crescente da quando cercò di colpirlo con la sciabola, ma lo mancava sempre.
- Io e tuo padre eravamo lavoravamo nella squadra che si occupava degli scavi. Ricordi ancora il giorno dell’incidente. -  non era una domanda quella, solo un invito a lasciarsi sopraffare. E così fu.
… Lirin fu travolta da un fiume di ricordi, il dolore che la stava avvolgendo la soprafava eppure non riuscì a distogliere lo sguardo annebbiato da un improvviso pianto. Anche l’altra anima piangeva silenziosamente, senza far trapelare il dolore al di fuori della mente: il soffitto franava quando suo padre andò da lei per proteggerla e un masso lo colpì sulla nuca, uccidendolo. Era solo una bambina, che gridava al padre di non lasciarla sola…
Zola rimase immobile, solo per dare il tempo alla furia di sostituire la sofferenza poi evocò l’Ombra e attaccò con tutta la forza che aveva costringendo anche Nene a far ricorso alla sua creatura.
… la corrente d’odio che fluiva tra i due era troppo forte, tanto che fu costretta ad uscire da quel corpo per non essere sopraffatta. Si guardò intorno, era tutto improvvisamente luminoso.
Le sue gambe intangibili la guidarono da sole, corse verso gli evocatori riversi a terra. La ragazza con i capelli rossi era l’unica a non essere ferita, Zola l’aveva chiamata… Kluke, ma piangeva scuotendo il corpo di un compagno: - Svegliati! Se non lo fai Zola è spacciata… siamo tutti spacciati…-  ma parlava al vuoto: - Vorrei poter fare qualcosa oltre a stare a guardare…-
Lirin le appoggiò una mano sulla spalla, la ragazza sembrò riscuotersi in preda ai propri pensieri…
Zola venne sbalzata a terra: - Addio Zola. - Nene le puntò i palmi addosso e la sua Ombra caricò un’enorme sfera di energia, ma Kluke si mise in mezzo: - Non glielo permetterò! - gridò ignorando l’ordine di Zola di scappare via.
Nene la ignorò e scagliò la sfera, però all’ultimo momento apparve un’altra Ombra, l’attaccò di Nene andò ad  infrangersi sulle ali piumate di quest’ultima tenute piegate a proteggere Kluke.
… Stava per succedere qualcosa, lo sentiva, per questo tenne saldamente una mano sulla spalla della nuova evocatrice. Percepì uno strano calore invaderle il palmo, ma non proveniva dalla Fenice appena evocata, era suo. Non fece in tempo a capirci di più che il tutto fu avvolto da una luce bianca ed accecante…
E finì lì. Si ritrovarono da tutta altra parte.
 
L’ennesima visione si era conclusa con altri dubbi e altre domande, ma ora sapeva dove si trovavano gli evocatori.
Un’idea quasi folle le balenò nella mente, si, talmente folle che forse sarebbe arrivata da qualche parte.
Tentò di alzarsi, ma qualcosa le appesantiva i movimenti. Si guardò il fianco, dove ancora stava appoggiata la mano di An a tenerla stretta. La scostò dolcemente e, una volta in piedi, osservò il ragazzo addormentato. Lo stesso con cui si era sfogata la notte prima dicendogli ciò che aveva sempre nascosto persino a se stessa.
Cos’hai intenzione di fare Lirin?
Non lo so Kirillion, so solo che devo capire il perché di tutta questa guerra e soprattutto voglio sapere qualcosa in più riguardo la leggenda delle Ombre a cui ha fatto cenno Nene…
La dragonessa espresse chiaramente il suo dissenso agitandosi nervosamente nel su cuore: Sai cosa significa quello che vuoi fare?
Lirin annuì: Lo so e non ho paura, non sarebbe la prima volta che me ne vado…
Ma…
Non voglio dirlo né a Loghi né a nessun’altro… la interruppe lei trasformandosi in un giaguaro e cominciando a graffiare con le unghie il ramo subito di fronte ad Andropov.
Scrisse un breve messaggio:
 
La discussione di ieri mi ha fatto riflettere molto, facendomi capire che probabilmente non troverò mai me stessa restando qui.
Dì a Loghi che gli sono molto grata per questi anni e che probabilmente non starò via molto se riuscirò a trovare ciò che cerco.
Devo capire il perché di quelle visioni…
Per favore non cercatemi o lo interpreterò come una mancanza di fiducia nei miei confronti, ti prego di fidarti Generale.
 
Firmò il tutto con una L controllando accuratamente di non essersi riferita a Loghi come padre, era sicura che lui avrebbe notato quel piccolo particolare.
Guardò An che ancora dormiva e gli si sedette affianco ad osservarlo per alcuni minuti.
Non puoi nascondere che il ragazzo ti piaccia… la canzonò Kirillion, Lirin non badò alla provocazione rimanendo stranamente calma e mantenendo nello sguardo talmente tanti sottintesi che la sua Ombra si addolcì.
Ieri sera non riusciva a prendere sonno, parlava sottovoce con la sua Ombra… le rivelò.
Non credo che mi possa interessare quello che dice alla sua Ombra, brutta rettile pettegola…
Kirillion ridacchiò: Se ti dicessi che parlava di te?
Lirin si voltò confusa: C-che ha d-dett-o?
Di questo è meglio che ne parliate di persona, ma vuoi svegliarlo? si scusò l’Ombra eludendo d’improvviso l’argomento.
Lirin riprese le sembianze di un demone e scosse la testa: Ti prego, vai alle radici dell’albero e aspettami.
Puoi anche scendere con un salto e io ti prendo al volo…
La ragazza fece ancora di no: Fa come ho detto…
Subito dopo si udì un lieve tonfo ai piedi dell’albero, Lirin sospirò e tagliò ogni legame con la mente dell’Ombra, almeno per quel momento.
Si avvicinò nuovamente ad An, voleva svegliarlo, ma non voleva. Era una di quelle scomode situazioni in cui voleva fare entrambe le cose.
Sospirò e decise di non svegliarlo, ma rimase lì immobile senza sapere bene cosa fare, era nervosa per il fatto di non avere abbastanza tempo.
Lentamente gli si avvicinò posandogli un bacio sulle labbra, lieve come il battito d’ali di una farfalla, e saltò giù dall’albero atterrando sulla morbida membrana dell’ala destra di Kirilion. Un attimo dopo aveva spiccato il volo nel più completo silenzio mattutino. Non voltandosi prima di saltare non poté notare che An aveva socchiuso un occhio.
Non si era neanche accorta di aver fatto cenno alle sue visioni in quel messaggio, non aveva mai detto a nessuno di averle avute  e che erano la causa delle sue continue perdite di conoscenza, tanta era la fretta di andare via. Ma era sicura che se avesse tentennato ancora un solo secondo non avrebbe mai avuto il coraggio di muovere un passo.
 
- C’era scritto proprio questo? - chiese Loghi mettendosi una mano sulla fronte senza forze.
An era nervoso e stentava a nasconderlo, annuì rigido: - Si Generale, sono le parole testuali. - abbassò lo sguardo: - Quando mi sono svegliato se ne stava andando, non avrei potuto fermarla. Le chiedo scusa. -
- No, hai fatto bene a non fermarla. - gli fece segno verso la porta: - Puoi andare. -
Il ragazzo si portò militarmente la mano sulla fronte ed uscì chiudendosi la porta alle spalle, appena varcata la soglia quasi ci si accasciò sopra tirando un enorme sospiro di sollievo. Avrebbe giurato che il Generale se la sarebbe presa con lui per non aver fermato Lirin, ma forse era troppo presto per considerarsi salvo, in corridoio infatti lo aspettava Schneider.
- Che cazzo vuoi? - gli chiese rude, proprio in quel momento non aveva voglia di parlare.
Schneider si grattò il mento, sulla guancia aveva ancora il livido che gli aveva fatto Lirin: - Solo sapere che fine ha fatto la ragazza. -
An lo guardò sarcastico: - Come se lo sapessi. - lo sorpassò dirigendosi in camera.
- Vuoi compagnia? Voglio dire, ora che non c’è Lirin…- gli propose il biondo.
An strinse i denti: - Valuterò… - salì le scale senza voltarsi.
Entrato in stanza sbattendo la porta e si lanciò sul letto mettendosi il cuscino sopra la faccia.
Lirin se n’era andata, e lui non aveva avuto il coraggio di fermarla. Non aveva fatto niente, eppure prima di addormentarsi l’aveva ammesso a se stesso e l’aveva detto anche alla sua Ombra, con Lirin stava bene, con lei poteva essere se stesso e la sensazione di benessere che provava quando era con lei era una sorta di droga, più le stava vicino, più ne aveva bisogno.
Era incredibile quante cose fossero cambiate in sei giorni e poco più, forse troppe.
Aveva in quel tempo osservato come Lirin interagiva con la sua Ombra, la considerava quasi un’amica, non tanto un’arma da sfoderare al momento opportuno. Forse poteva provarci anche lui per ingannare un po’ gli avvenimenti di quella giornata.
Evocò l’Ombra, Alfain parve un po’ spaesato dato che non si trovava in un campo di battaglia e non c’era nessun nemico da combattere, guardò l’evocatore con confusione scrutandolo con l’unico grande occhio rosso.
- Volevo solo un po’ di compagnia… - si giustificò senza aspettarsi una risposta di particolare conforto, la sua Ombra non sapeva parlare, al massimo emetteva dei tintinnii alternati a deboli fischi che ogni volta che si annoiava si divertiva ad interpretare. Ora però gli serviva davvero sapere cosa avrebbe detto, non sapeva neanche se lo capisse quando parlava, era un’Ombra artificiale e il suo scopo principale era quello di essere un’arma più affiata delle altre.
Non gli importava: - Non so che fare… - mormorò sedendosi a gambe incrociate con il cuscino in grembo.
Alfain si avvicinò emettendo un lieve tintinnio, a quel suono An sorrise: - Non ti capisco… - gli disse dolcemente allungando una mano verso uno dei cristalli che componevano l’Ombra che tintinnò ancora.
- Vorrei che tu parlassi… -
L’occhio rosso della creatura lo guardò, in modo diverso da tutte le altre volte, gli guardava dentro, nel profondo.
An non riusciva a muoversi, sussultò sentendo la mente vuota. Subito dopo il vuoto fu sostituito da un’immagine di un foglio ingiallito con una scritta: Invece io vorrei che tu mi sentissi… era come un ricordo, ma non aveva mai visto niente del genere.
Alzò lo sguardo verso l’Ombra, esterrefatto:  - Alfain! Tu hai parlato!-
Lo raggiunse l’immagine di un altro foglio: Finalmente ti sei degnato di ascoltarmi…
- Io… Mi dispiace, è che non avrei mai pensato di poter… - balbettò An su di giri guardando la bestia-cristallo come se fosse la prima volta che la vedesse.
Pensavo che non ti interessasse parlare con un’Ombra… nella voce dell’Ombra scorse una nota di timidezza e rassegnazione. Era una voce strana, melodiosa e profonda allo stesso tempo. Fino a quel momento non avrebbe mai saputo stabilire il sesso della sua Ombra, ma dalla voce sembrava un maschio, poco aveva per dimostrarlo.
- Ho aspettato tanto mi parlassi. - disse quasi in un sussurro.
E io ho aspettato che tu parlassi a me…
An si portò una mano sulla fronte: - Scusa… Sono un idiota. Sono successe troppe cose da quando Nene mi ha messo nel… - un nodo gli chiuse la gola impedendogli di continuare. Ci pensò Alfain al posto suo: … generatore di Ombre artificiali, ricordo cosa hai provato…
- Per questo non ti sei mai fatto vivo? Perché ti sentivi in colpa? -
Nessuna risposta: - Non sono arrabbiato con te, il dolore di quelle scosse che ti hanno generato è stato una mia scelta… -
Ancora l’Ombra setacciò i suoi pensieri in silenzio: Niente a che vedere con quello di adesso… Ieri sera ti ho sentito mentre mi parlavi di lei, ma non ho potuto dirti il mio parere…
An si sdraiò sprofondando di nuovo la faccia nel cuscino così che le parole furono attutite: - Lo so già di essere un idiota, non mi serva una conferma. -
Alfain lo ignorò: Non credevo che ti piacesse fino a quel punto. Da questo punto vi somigliate molto, non riuscire ad affrontare il passato non è una debolezza…
Quella frase l’aveva già sentita: - …Solo voglia di andare avanti. - completò seppur con poca convinzione.
Subito dopo fu silenzio, nessuno dei due aveva altro da aggiungere quindi l’Ombra scomparve.
 
Dove hai intenzione di andare?
Lirin non rispose, osservando assorta l’orizzonte che si tingeva di rosso. Avevano volato per tutta la mattina e per tutto il pomeriggio senza mai fermarsi. Se si fosse fermata sarebbe tornata indietro.
La ragazza si limitò a guidare il drago verso la capitale del Gran Reame, quando vi arrivò però l’attese una brutta sorpresa: il palazzo di Nene era scomparso.
Ritirò l’Ombra ed esplorò la zona finché non arrivò ad una piccola sporgenza da dove si poteva ammirare tutta la Capitale, era il luogo della sua visione, quello in cui si era ritrovata dopo l’apparizione della Fenice. Gli evocatori erano feriti, non sarebbero andati lontano.
Camminò ancora, c’erano le rovine di un villaggio a qualche miglio di distanza, se fosse stata in loro si sarebbe sicuramente fermata lì. Preferì aggirarsi tra i ruderi in forma giaguaro, per camuffarsi meglio tra le ombre.
Era troppo distratta, fece molto più rumore di quanto ne avrebbe fatto di solito e questo la costrinse a fermarsi un attimo per riprendere fiato:Che mi succede?
Escluse immediatamente le visioni dato che ancora non aveva avuto dei giramenti di testa, Kirillion non rispondeva. In altre occasioni l’avrebbe lasciata al suo silenzio, ma adesso doveva sapere se lei era in grado di risponderle.
Dovresti guardare nei tuoi pensieri, non nei miei… le disse scocciata l’Ombra.
Lirin obbedì, ma non c’era nessun pensiero che poteva catalizzare così la sua attenzione poi però sentì una stretta al cuore e non vide niente oltre al bianco.
 
…C’era An nella sua stanza, appoggiato al davanzale della finestra e con uno sguardo cupo che non gli aveva mai visto, perso nel vuoto, ma rivolto verso il cielo. Lo stesso cielo dove lei era scomparsa. Lo chiamò a bassa voce, che stupida che era, non avrebbe potuto sentirla.
Ritrasse la mano che aveva teso verso di lui e pregò, pregò che la visione finisse perché la stava uccidendo…
 
Quando si svegliò dal suo stato di trance si alzò e riprese a camminare senza meta, intanto si dava della stupida: mai nessuna persona si era mai meritata le sue attenzioni. Ma An era diverso da tutti gli altri, lui la capiva.
Dette un’energica scrollata al pelo, era come se due parti del suo essere fossero in conflitto, le due vocine che aveva d tempo soprannominato orgoglio e verità o, molto più semplicemente, cervello e cuore. Aveva sempre dato ascolto alla prima dato che aveva il potere di non farla star male.
Adesso non sapeva a quale dare ascolto.
Il suo conflitto interiore fu interrotto da delle voci in lontananza, c’era una casa ancora integra da dove proveniva una debole luce.
Si avvicinò circospetta sbirciando all’interno da un buco del muro. Quasi le mancò il respiro quando vide all’interno Zola e gli altri ragazzi, Kluke era riversa a terra con una pezza sulla fronte. C’era anche un uomo con una vaporosa capigliatura color platino che non aveva mai visto, parlava con Zola.
In ogni caso avevano tutti un’espressione stanca e affranta sul volto, ognuno di loro portava almeno due fasciature e qualche decina di grossi lividi.
Aspettò che tutti uscissero poi si infilò in un buco abbastanza ampio nel muro ed entrò. Guardò la ragazza priva di sensi, aveva un animo buono, non si sarebbe dovuta meritare un dolore simile. Si avvicinò annusandole il viso pallido e le si accucciò sopra la spalla.
Nuovamente sentì quel calore arderle  infondo al cuore, non aveva paura e lo lasciò fluire fino alla punta del muso. Posò il naso umido sulla fronte della ragazza e chiuse gli occhi.
Ebbe un improvviso calo di forze e si staccò, la ragazza respirava, socchiuse le palpebre e per un attimo incontrò gli occhi viola di Lirin.
Il giaguaro si voltò sentendo una voce molto vicina: - Ho visto una luce brillare qui dentro! - apparteneva al ragazzo con l’Ombra-drago.
Lirin guardò ancora Kluke semicosciente, chinò la testa ed uscì con un balzo dallo stesso buco da cui era entrata, stavolta da umana.
Un secondo dopo si erano fiondati nella stanza gli evocatori e quello con i capelli neri si era letteralmente lanciato in ginocchio affianco a Kluke vedendola con gli occhi aperti.
- Kluke!!! Ti sei svegliata! - urlò quasi con le lacrime agli occhi.
Tirarono tutti un sospiro di sollievo, Kluke però non sembrava condividere appieno quel sollievo, si guardò spaesata intorno: - Dov’è quella ragazza con gli occhi viola? - biascicò.
Subito Bouquet saltò dentro al suo campo visivo: - Eccomi Kluke, sono qui. - le disse dolcemente prendendole le mani. La rossa sorrise, ma scosse la testa: - Non potevi essere tu… - disse sicura, anche se la capacità di trasformarsi di Bouquet poteva metterle qualche dubbio.
Lirin, di nuovo un animale, si appollaiò sul tetto disseminato di buchi di quel rudere per osservare la scena compiaciuta.
Ad un certo punto Kluke la indicò: - Eccola, è lei! - ma, il tempo degli altri per voltarsi che era già scomparsa nel buio della notte. I suoi occhi viola brillarono solo una volta, un luccichio che tutti interpretarono come due stelle cadenti.
Tutti tranne Kluke che, quando tutti furono di nuovo usciti per lasciarla riposare, si tirò su a sedere per guardare meglio il cielo che si scorgeva da quello squarcio nel soffitto: - Grazie… - mormorò.
Lirin si fermò in mezzo al labirinto di rovine senza però spostare lo sguardo dal terreno: Non c’è di che… e riprese a camminare fermandosi poco distante dalla casa dove erano accampati gli evocatori appisolandosi sotto un cumulo di macerie.
 
ANGOLINO VANEGGIO XD
Yheeeeeeee!!! Allegria!!! :D
Lo so, è deprimente, e anche un tantino(???) lungo… ma non riuscivo a trovare un degno seguito, questa improvvisa separazione mi ispirava molto…
- Sei senza cuore!!! - piagnucola An affianco alla mia scrivania.
*Me gli porge un fazzoletto sospirando rassegnata* XD
 
Alla prossima!!! *e ritornò la folla inferocita… -.-“*
 
P.s. Ho scritto sotto le note di “Keep holding on” di Avril Lavigne, penso che per questo capitolo calzi a pennello… Chi vuole si ascolti la canzone mentre legge… *cespuglio che rotola*
- Ehi!!! Dov’è finita la folla inferocita???!!! - *me disperata in mezzo al deserto…* ^.^ 
  
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