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Autore: Black ashes    19/03/2012    4 recensioni
Sophie: diciassette anni, capelli rossi, occhi color cielo e vita normale. Scuola normale, casa normale, famiglia normale, fidanzato normale.
Il diciannovenne Jack è, invece, il contrario: è sempre stato anormale, è sempre stato diverso. La sua è una vita nomade, totalmente inadatta ai deboli, ai fragili.
Infanzia piena di tristezza, di dolore, di lacrime.
Tutti hanno sempre visto Jack come quello diverso, così lui ne ha fatto un lavoro, uno stile di vita.
Jack ha sempre colpito la gente, ma questa ragazza ne sarà colpita in modo diverso.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
Jack respirava piano, cercando di non farsi sentire.
Medici, medici e ancora medici.
Tutti accalcati intorno alla sua schiena nuda, a osservarla.
Lui non era un mostro. Lui era come tutti gli altri. Solo un po' diverso.
Non aveva mai fatto male a nessuno, e allora cosa volevano questi? Era solo un bambino, per la miseria!
Nell'orfanotrofio lo prendevano tutti in giro. "Dai Jack, facci vedere come voli via! Dai gallinella, vogliamo vederti sbattere le ali!"
Lui se ne stava zitto e subiva quelle frasi in silenzio, accumulando la rabbia sottopelle.
E poi medici, medici e ancora medici.
Studiosi che volevano capire se c'entrava qualcosa la genetica col suo 'problema'.
Ma la mamma non era così. E nemmeno il papà. Erano morti per sbaglio, non era stato lui.
Almeno di questo era sicuro.
Serrò i pugni e sbuffò. Dodici anni sono pochi per volare via. Sono pochi per andarsene.
Lui però poteva andarsene, volendo. Sarebbe bastato solo spiegare le ali e volare fuori dalla finestra...
«Su, Jack, entra. Da bravo...» Il dottore era appena uscito dalla stanzetta col lettino di pelle nera.
Jack si alzò e ubbidì, docilmente, come al solito.
Rimase lì, in piedi, mentre John, il suo 'tutore' firmava un sacco di scartoffie, seduto davanti al medico che faceva qualcosa con un blocchetto di carte.
Fu allora che vide la finestra aperta.
Spalancò gli occhi, deglutì.
Gli venne in mente cosa gli aveva detto Janice, una bambina dell'orfanotrofio: tupe fien, o roba del genere. Era latino.
Ma cos'era, cos'era... Carpe diem, ecco! Cogli l'attimo!
Il dottore e John si alzarono e gli sorrisero, poi il medico lo guardò. «Stenditi Jack.»
No, non proprio ora!
Jack strinse le labbra, poi sentì il familiare brivido alla spina dorsale, e gli oggetti sulle mensole caddero a terra.
Molti barattoli si ruppero, ma non gl'importava.
La maglietta si era squarciata nei due punti fra le scapole, lasciando che il freddo dell'aria sfiorasse la sua pelle.
Sia John che il dottore lo guardavano terrorizzati. «Jack, ti prego...» Supplicò il medico, le mani sporte in avanti come a fermarlo.
Jack sorrise. Gli piaceva fare paura.
«Oggi niente visita.» Rispose, in tono pacato. Poi strinse le ali a sè e corse verso la finestra, spiegandole quando sentì il vuoto sotto di sè.
  
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