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Autore: Strega_Mogana    18/10/2006    8 recensioni
Elena e Alessandro (Querthe) Hanno unito I loro cervelli per Creare una nuova fic! Un regno di pace scosso da un amore non corrisposto e una guerra Che stravolgerà tutto. Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Usagi! Ti odio quando fai così! Vieni qui immediatamente! - urlò la donna correndo quanto poteva, il busto e le braccia strette in un fasciante abito quanto le gambe erano ingombrate dall’ampia gonna sostenuta da crinoline.
- Ma le hai sentite anche tu! Le trombe, le hai sentite? - rise la ragazza, incollata alla finestra della sua camera, il sottile corpo coperto solo in parte da un vaporoso abito bianco ornato da passamanerie in oro, a fare a gara per lucentezza con i lunghissimi codini che sfioravano il suolo, fermati a lato della testa da due fermagli in argento e smalto rosso circolari.
- Certo che le ho sentite, ma non è conveniente che la principessa si affacci seminuda solo per un militare. - borbottò Luna raggiungendola e ricominciando a stringere i lacci lungo la schiena per chiudere l’abito. Quasi con nervosismo spostò dal volto una ciocca dei lunghi capelli neri e ondulati, in netto contrasto con la carnagione quasi diafana e l’abito nei toni del giallo e del bianco avorio. - E’ solo il nuovo capo delle guardie di palazzo, dopotutto…
- E’ pur sempre una novità in questo castello. Speriamo che sia biondo, magari con un sorriso come le perle e gli occhi color del cielo d’estate.
Luna sorrise.
- Hai letto troppi romanzi d’amore, mia principessa. In genere i capi delle guardie sono rudi guerrieri, gente che conosce il termine cortesia solo per sentito dire. Avrà l’aspetto di un orco, con denti storti e l’alito puzzolente quando urlerà con la sua voce roca gli ordini alle truppe.
- Lo fai apposta. Dillo che lo fai apposta per rovinarmi l’evento. Sei una megera… - singhiozzò come una bambina piccola la principessa, la stessa luce negli occhi che Luna poteva ritrovare in un bambino in un negozio di caramelle.
Si concesse un sorriso appena abbozzato constatando come le gravose responsabilità che il ruolo di reggente al trono comportava non avessero rovinato il carattere ancora giovane, e per certi versi infantile, della principessa.
- Sarò anche una megera, - disse tornando a mostrarsi rigida e severa - ma sono pur sempre la tua tutrice e la tua dama di compagnia. Ora spostati da quella finestra e lascia che ti aiuti a vestirti, o non potrai davvero vedere il nuovo capitano.
La giovane diede ascolto alla donna, dell’età di circa trenta, trentacinque anni, il fisico minuto ed aggraziato che però mancava di quel tocco di morbida compostezza che invece aveva Usagi e che la rendeva a tutti gli effetti la signora del Regno della Luna da quando i suoi genitori e suo fratello minore erano mancati in un incidente di caccia, quasi dieci anni prima. Il consiglio degli Anziani e le maghe di corte avevano deciso di gestire il regno fino alla sua maggiore età, mentre a lei era toccato l’arduo compito di crescere una bambina che aveva sulle spalle la responsabilità di un regno enorme, ricco di bellezze come di pericoli. Quando chiuse l’ultimo bottone sotto il collo della principessa, Luna non poté fare a meno di congratularsi per un istante con se stessa per l’ottimo lavoro che aveva compiuto in quell’occasione e in quegli anni.
- Sono a posto?
- Si dice “Sono in ordine”. Non sei un soprammobile che può essere fuori posto…
- Va bene. Allora, come sto?
- Sembri una principessa… - la prese in giro la donna, accarezzandole la guancia sinistra e approfittando per lisciare un’ultima volta il tessuto bianco come la neve che componeva il davanti dell’abito, di seta preziosa che cadeva morbido sulle curve della giovane donna, i ricami d’oro sulla gonna e formavano complicati arabeschi che si intrecciavano tra di loro in un continuo groviglio di fili da sembrare quasi impossibile seguirlo senza perdersi.
- Grazie. Dici che è già arrivato?
- Immagino di sì. Penso inoltre che converrà sbrigarsi, o quei poveri trombettieri finiranno il fiato a forza di annunciarlo.
Usagi annuì e si mise a camminare con a fianco la sua dama lungo i corridoi del castello, scortata inoltre da quattro guardie, due che la precedevano annunciandola, e che seguivano. Arrivarono dopo quasi cinque minuti di porte, stanze riccamente addobbate e corridoi ornati di quadri, arazzi e oggetti antichi e di pregio davanti alla porta che permetteva l’accesso alla sala del trono da parte dei regnanti. Tale porta era nascosta dietro un grande arazzo che rappresentava la mappa del regno e che sovrastava i troni, uno dei quali vuoto e inviolato dalla morte del vecchio re. La principessa si mosse verso lo scranno più piccolo, ma cesellato da dita di rara abilità, e si sedette dopo aver salutato con un tenue gesto della mano i presenti, che fino a quel momento erano genuflessi o inchinati, con il capo chino rivolto verso il terreno.
- Ho convocato questa riunione come vogliono le consuete leggi stabilite da mio padre, e dal padre di mio padre, e dai miei antenati fin dall’inizio della casata degli Tsukino. – esordì la giovane, mentre Luna prendeva posto su una poltrona della fila di destra, riservata alle carche più importanti. Accanto a lei le due maghe di corte, Ami della casta dei Mizuno e Rei, erede della saggezza degli Hino, i sacerdoti più potenti del satellite. – Oggi tra di noi c’è una persona che sicuramente impareremo ad apprezzare per la sua forza, il suo coraggio e la sua fedeltà al regno, doti che ogni nostro soldato…
Luna si accorse che Usagi non aveva ancora posato gli occhi sulla figura ancora genuflessa e coperta da un mantello di seta nero ornato di segni distintivi bianchi, il capo nascosto dall’elmo intero da parata, brunito fino a sembrare fatto di notte coagulata e lucidata. La principessa doveva finire il discorso rituale, ma aveva deciso di completarlo senza farsi travolgere dalle emozioni che fino a dieci minuti prima mostrava tanto apertamente.
- Brava piccola. Hai imparato una lezione importante che non ti avevo mai insegnato. – sorrise compiaciuta la dama, tornando ad ascoltare la voce della bionda.
- …e quindi io, Usagi degli Tsukino, principessa del Regno della Luna, reggente dello stesso, ti chiedo di mostrati e di presentarti a noi, Endimion dei Chiba, nostro nuovo capitano delle guardie di palazzo.
La figura si alzò lentamente, con un movimento del corpo e della testa che denotava tanto carattere quanto consapevolezza del proprio ruolo in quel momento, e si avvicinò di alcuni passi al trono, separato dal pavimento della stanza da tre gradini semicircolari. L’uomo era alto circa un metro e ottanta, dal fisico asciutto ma vagamente muscoloso, visibile a tratti quando il mantello si apriva per mostrare la corazza a piastre da parata, realizzata come l’elmo con una brunitura particolare e intarsiata da leggeri motivi geometrici argentati che l’alleggerivano fino a farla diventare una sorta di opera d’arte. Fermatosi nuovamente gettò indietro le due falde del mantello, mostrando tutta la parte anteriore della protezione, quindi si sfilò la copertura del volto, ponendosela tra il fianco e il braccio sinistro.
- Mia principessa, mi presento a voi e alla vostra corte per tentare con tutte le mie forze di essere il vostro capitano delle guardie. Che la mia vita riscatti il mio eventuale fallimento. Sono Endimion della casata dei Chiba, al vostro servizio.
Usagi era senza parole, e dallo sguardo generale che aveva gettato Luna, non era l’unica. Molte delle ragazze e delle donne, sposate o meno, erano rimaste affascinate dall’aspetto e dai modi dell’uomo. Aveva corti capelli neri, tagliati forse un po’ troppo corti per essere il taglio adatto al suo viso regolare e sbarbato. Sorrise mentre pronunciava il suo giuramento rituale, mostrando denti bianchi e modi gentili anche solo in un gesto così apparentemente semplice.
- Per gli dei… - mormorò Rei, sperando nel momento in cui l’aria usciva dalla sua bocca di non essere stata udita da nessuno, ma l’occhiata della maga di palazzo accanto a lei la convinse del contrario, e arrossì di imbarazzo per alcuni secondi.
- Tranquilla. – le sussurrò Ami. – Posso capirti.
Rei fece finta di non averla sentita e riprese a concentrarsi sulla cerimonia.
- Che la corte sappia che da oggi voi sarete il responsabile della sicurezza per il regno. Accettate quanto vi sto chiedendo come principessa, come reggente e come rappresentante del popolo?
- Ne sono onorato. – rispose guardandola negli occhi per un secondo più di quanto prevedeva l’etichetta, facendo sollevare un debole brusio di alcuni dei presenti.
- Ha faccia tosta, devo ammetterlo… - pensò Luna. – La sfrontatezza può essere sintomo di coraggio o stoltezza. Mi auguro la prima.
Endimion si voltò per ricevere lo stendardo del palazzo dalle mani del capitano in carica fino a quel momento. Makoto, una delle ultime rappresentanti della razza dei Kino, formatasi nei tempi remoti quando gli uomini e le forze della natura scotevano incontrare, pose il vessillo piegato tra le braccia stese dell’uomo, e sorrise inchinandosi in modo marziale davanti a lui, anche lei indossando l’armatura di cerimonia tipica della sua razza e fusa con gli elementi tipici del regno. La pesante protezione a larghe scaglie di bronzo scurite dal tempo si fece sentire nel silenzio della stanza, come si poterono sentire i vari gioielli, bracciali e ciondoli metallici che indossava e che ne indicavano il suo status nella comunità sempre sfortunatamente più minuta dei suoi simili.
- Sarò ai suoi ordini fino alla morte e oltre, capitano Endimion. – gli sussurrò mentre retrocedeva lentamente di tre passi prima di voltarsi e avvicinarsi alla porta a due battenti che fungeva da entrata ufficiale.
- Grazie, sarà un onore morire in battaglia accanto a voi. – le rispose lui sempre sottovoce, sorridendo prima di tornare a guardare la principessa e terminare il rituale, che continuò per circa cinque minuti ancora.
Mentre la sala si svuotava, la dama di compagnia della principessa si avvicinò a lei visibilmente soddisfatta.
- Sono felice di dirvi che avete assolto ai vostri compiti in maniera egregia, mia principessa. – le disse sapendo che altre persone stavano ascoltando. – I suoi genitori ne saranno felici.
- Vi ringrazio, dama Luna. Vorrei ritirarmi, ho alcune doveri improrogabili a cui devo assolvere. – rispose ugualmente a tono la bionda, sparendo con lei dietro l’arazzo, da dove iniziarono a percorrere nuovamente i corridoi per tornare alle loro stanze.
- Sei sicura che sia andato tutto bene?
- Certo Usagi. Sei stata perfetta, anche quando lui ha contravvenuto alle regole e vi ha osservato più a lungo del necessario.
- Sempre troppo poco… - mormorò sorridendo Usagi.
- Ma… - quasi urlò tra lo spaventato e lo sbigottito la dama. – Usagi! Non puoi dire certe cose.
Usagi ridacchiò divertita. Luna era sempre stata rigida e severa sulle regole di corte e sul protocollo e lei si divertiva moltissimo a stuzzicarla in quel modo.
- Sai... non mi sembrava un orco... come l’hai definito tu.
- Hai visto solo quello che lui voleva mostrarti Usagi, - le rispose la dama continuando a giocare alla dama cattiva e arcigna, ben sapendo che l’impressione che tutti avevano avuto dal capitano Endimion era oltre ogni aspettativa. – Sono certa che sarà un arrogante pallone gonfiato con i suoi subalterni.
Nello stesso momento, ma in altri corridoi, due figure tra di loro incredibilmente dissimili stavano chiacchierando sottovoce.
- Non ti spiace? – chiese la maga, avvolta nel suo ampio mantello azzurro che le copriva anche la fronte con il largo cappuccio a nasconderle i capelli corti e color turchino.
- Che cosa? – rispose Makoto, che la sovrastava di quasi trenta centimetri, essendo lei alta circa due metri. – ah, dici di non essere più il capo delle guardie ma il suo secondo?
- Già. – C’era una nota di tristezza nella voce. – Sei stata responsabile dell’esercito per così tanti anni…
- Forse troppi. Forse è per questo che sono molto felice di aver scaricato delle responsabilità sulle spalle robuste di quell’uomo… Endimion. Ora avrò più tempo libero per dedicarmi a quello che mi piace.
- A parte accogliere a palazzo trovatelle sopravvissute a un massacro dei demoni Tenzo e accudirle e farle diventare le maghe di corte?
- Ah, beh, quello è stato uno sbaglio che mai ripeterò in tutta la mia lunga vita. E dire che i miei centoventi anni di esperienza non mi hanno impedito di fare quella sciocchezza… - scherzò la guerriera.
- Ah, allora io sarei uno sbaglio e una sciocchezza? Vuoi conoscere la potenza distruttiva dei miei incantesimi unita alla rabbia di una donna?
- No. Voglio sperimentare le tenere labbra di una ragazza ormai troppo impegnata per avere tempo per un capitano delle guardie ora quasi in pensione… - le rispose osservandola con i suoi enormi e profondi occhi marroni e stringendola leggermente a sé.
- Non qui, non ora. Come sempre, questa sera dopo la quarta ora del tramonto. – le sussurrò, la sua bocca a pochi millimetri da quella di Makoto, che ne aspirò l’alito fresco e profumato di fiori primaverili.
- Spero di resistere fino a stasera. A dopo, Ami dei Mizuno. – la salutò con un gesto marziale prima di accomiatarsi.
   
 
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