Film > L'Ultimo Dei Mohicani
Segui la storia  |       
Autore: Eilan21    20/03/2012    1 recensioni
Una ri-narrazione del film dal punto di vista di Alice, con delle scene aggiunte. Centrato sulla storia d'amore tra Alice e Uncas, e con una piccola sorpresa nel prologo. Adoro il film e volevo contribuire... Enjoy!
NOTA: In fase di revisione. A breve ne pubblicherò una versione ampliata e riveduta!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Uncas era sdraiato sul suo giaciglio nella stanza che divideva con suo padre, suo fratello e alcuni Mohawk. Se ne stava con le mani sotto la testa ad osservare il soffitto e a riflettere. Rifletteva su quello che era successo quella sera. Non poteva sposarsi, non si sarebbe mai sposato. Se avesse sposato un'altra avrebbe tradito il suo cuore, anche se questo avrebbe significato tradire la sua gente. Lei era il suo destino. Lo aveva capito (anche se all'inizio si era rifiutato di ammetterlo) fin dalla prima volta in cui l'aveva incontrata. Era lei il motivo per cui in quegli anni aveva rimandato la decisione di sposarsi... era lei che inconsciamente stava aspettando.

 “Vedo che il tuo cuore è turbato, figlio mio.”

 Uncas sobbalzò. Non si era accorto che Chingachgook si era seduto accanto a lui, silenzioso come un soffio di vento. Il giovane Mohicano si mise a sedere in fretta.

 “Padre, io...”

 “Non interferirò con le tue scelte, Uncas”, lo interruppe suo padre. “Non si possono imbrigliare i sentimenti. Ma ricordati che lei non appartiene alla nostra gente, e se la tua scelta cadrà su di lei temo che dovrai sperimentare la sofferenza...”

 Lo sguardo dell'indiano più anziano si velò di tristezza, e Uncas provò una fitta di rimorso perché non avrebbe voluto in nessun modo deludere suo padre. Ma, come egli stesso aveva detto, non si poteva cambiare il cuore di una persona. E il suo cuore apparteneva ad Alice. Uncas desiderava con tutte le sue forze che suo padre potesse accettarlo.

 “Dov'è mio fratello?”, chiese improvvisamente Uncas. Era da parecchio che non vedeva Nathaniel.

 “Senza dubbio con Capelli Scuri”, rispose Chingachgook, tranquillamente.

 Uncas rimase a bocca aperta. Cora? Nathaniel era con Cora?

 “Sì, lo so cosa stai pensando. Quei due sembrano scontrarsi su tutto, ma in realtà sono molto più simili di quanto tu creda. Sembra che mio figlio bianco abbia trovato la sua metà perfetta...”

 Uncas evitò di guardare il padre. Sapeva cosa volesse intendere: non gli importava neanche lontanamente su quale donna cadesse la scelta di Nathaniel, quanto gli stava a cuore quale scegliesse Uncas. In fin dei conti, anche se cresciuto come un Mohicano, Nathaniel restava comunque un bianco, e su di lui non pesava il fardello di essere l'ultimo della sua stirpe.

 “E tu? Provi lo stesso per Capelli Biondi?”

 Lo stesso e anche di più, pensò Uncas. Se anche questo gli avesse portato dolore e sofferenza... ebbene, per Alice valeva la pena affrontare qualsiasi cosa. E non ebbe bisogno di rispondere, perché suo padre glielo lesse negli occhi.

 

 Alice si era chiesta dove fosse sua sorella, quando, al suo rientro, non l'aveva trovata nella stanza. Allora si era gettata sul letto, aveva nascosto il viso nel cuscino e finalmente era riuscita a piangere. Di felicità o di dolore, Alice non lo sapeva... ma probabilmente entrambe. Felicità perché ormai era consapevole che il suo cuore apparteneva ad Uncas; dolore perché presto sarebbe tornata in Inghilterra e non l'avrebbe mai più rivisto. Avrebbe sposato qualcuno che suo padre avrebbe scelto per lei e trascorso il resto della vita a cercare Uncas negli occhi di un altro uomo. Fu sempre piangendo che, infine, Alice si addormentò.

 Quando aprì gli occhi impiegò qualche attimo a ricordare perché si trovasse in una stanza priva di finestre; poi ricordò ogni cosa. Capì che era mattina dal fatto che Cora sedeva sul letto, spazzolandosi i capelli con lo sguardo fisso davanti a sé.

 “Cora”, la chiamò Alice.

 Ma la sorella le rivolse solo un breve sguardo con occhi vacui, poi tornò a fissare il muro. Alice la raggiunse e si sedette sul letto accanto a lei.

 “Cora”, la chiamò di nuovo in un sussurro, prendendole una mano. “Cora, che cos'hai?”

 A quel contatto, Cora inaspettatamente rabbrividì. Poi nascose il viso nelle mani e scoppiò a piangere. Alice la strinse a sé, accarezzandole i capelli scuri.

 “Nathaniel”, disse Cora, quando si fu calmata. “Lo impiccheranno.”

 Alice credette di aver capito male. “Lo impiccheranno?”, ripeté, scuotendo il capo in un tentativo di negazione.

 “Sì, è così.”

 “E perché?” Alice ancora non riusciva a crederci. Cosa poteva aver mai fatto un uomo dal cuore buono come Nathaniel per meritare una simile condanna?

 “Ha incoraggiato i coloni a disertare per tornare a proteggere le loro famiglie”, rispose Cora con voce incrinata.

 Alice non comprese immediatamente la situazione. Ovviamente non sapeva nulla della discussione tra suo padre e i coloni, spalleggiati da Nathaniel, a cui sua sorella aveva assistito. Per l'ennesima volta, Cora si era premurata di tenerla all'oscuro, solo che questa volta - per la prima volta – la maggiore delle sorelle Munro provò una punta di vergogna. In fretta, la mise al corrente di quello che era successo in quella riunione e della decisione del Colonnello di non rilasciare la milizia coloniale nonostante apparisse chiaro che nessuna famiglia era al sicuro sulla Frontiera.

 “Ma come può nostro padre mandare a morte l'uomo che ci ha salvato la vita?”, fu il grido scandalizzato di Alice, allorché Cora ebbe terminato il suo racconto. “E per un crimine che non esiste, poi!”

 Mentre Cora si asciugava gli occhi, Alice fu colpita da una rivelazione.

 “Provi qualcosa per lui, non è vero?”, chiese dolcemente. In quel momento sembrava quasi lei la sorella maggiore, e l'idea la fece sorridere.

 Cora annuì, ma non disse niente. Alice non chiese altro – non ce n'era bisogno – e strinse la sorella in un abbraccio.

 “Ho rifiutato Duncan ieri sera”, disse Cora quando si separarono. “Non potrei mai sposarlo.”

 “Davvero?”, chiese Alice, attonita. “E lui come l'ha presa?”

 “Inizialmente credevo l'avesse presa bene. Poi stamattina, quando sono andata a parlare con nostro padre, lui non mi ha affatto sostenuta... anzi, ha lavorato in senso opposto! Come se Nathaniel non avesse salvato anche la sua di vita!”

 “Hai parlato con nostro padre? E lui ha comunque intenzione di far impiccare Nathaniel?”

 “Non mi ha dato minimamente ascolto, Alice”, disse Cora con voce dura.

 Alice era incredula. Aveva sempre adorato suo padre, l'aveva posto su un piedistallo con la forza della sua adorazione fanciullesca. Dopotutto era l'unico genitore che le era rimasto, e da bambina Alice era stata veramente convinta che Edmund Munro fosse infallibile. E ora quell'eroe idealizzato cadeva dal suo piedistallo e si mostrava per quello che era: un uomo. Un uomo imperfetto e debole, che sapeva mostrarsi anche crudele e ingiusto.

 “Credi che se provassi a parlargli io cambierebbe idea?”, chiese Alice. Non lo espresse ad alta voce, ma entrambe sapevano che la parola di Alice – la preferita del loro padre – aveva un altro peso rispetto a quella di Cora.

 Ma Cora scosse la testa. “Non questa volta, Alice. Stavolta non possiamo fare niente.”

 

 Quella sera, Cora sgattaiolò fuori dalla stanza, lanciando un'occhiata significativa ad Alice. Alice annuì; sapeva dov'era diretta Cora, e non poteva biasimarla. Se Uncas fosse stato condannato a morire entro pochi giorni, anche lei avrebbe cercato ogni singolo momento per stare con lui. Eppure in un certo modo quella era anche la loro situazione: certo, Uncas non sarebbe stato impiccato, ma quando suo padre l'avesse messa su una nave e spedita a casa, lui sarebbe stato come morto per lei. Non l'avrebbe mai più rivisto, e sarebbe rimasto vivo solo nei suoi pensieri, giorno dopo giorno, per il resto della sua vita. Alice sentì il cuore contorcersi di pena, poi una voce dentro di lei si ribellò. No! Sarebbe andata da lui! Nella sua ingenuità non comprendeva appieno cosa questo avrebbe significato, ma non le importava più nemmeno di ciò che suo padre avrebbe pensato se lo avesse saputo.

 Ma forse Uncas neanche voleva vederla più, visto che era la figlia dell'uomo che stava per uccidergli il fratello. Se era così, a maggior ragione doveva assolutamente parlargli! Doveva spiegargli che lei non avrebbe mai condannato Nathaniel, che non era d'accordo con suo padre. Uscì in fretta dalla stanza e si diresse verso il cortile esterno del forte. Percorse alcuni metri, voltando la testa a destra e a sinistra, ma non vide Uncas da nessuna parte. Fu così che la prima cannonata la sorprese, colpendo il muro poco distante, che esplose in una miriade di frammenti. Alice gridò, riparandosi il viso con le braccia. Subito si susseguirono altre esplosioni, una dopo l'altra, sparate a raffica contro il forte. La gente che si trovava nel cortile come lei cominciò a gridare e a correre da tutte le parti, scatenando il caos. Alice si guardò intorno freneticamente, ma si era allontanata troppo e non riuscì più a ritrovare la strada per tornare agli alloggi del padre. Come le era venuto in mente di uscire proprio quella sera?

 Improvvisamente qualcuno la afferrò per le spalle, facendola voltare. Quando vide che si trattava di Uncas, Alice gli si gettò tra le braccia, nascondendo il viso nel suo petto. Uncas la strinse per qualche secondo, grato di averla trovata sana e salva, poi la staccò delicatamente da sé.

 “Vieni, dobbiamo allontanarci da qui. È pericoloso!”, le disse prendendole la mano e portandola via con sé. Le sue parole vennero sottolineate dall'ennesimo assordante colpo di cannone che colpì uno dei bastioni, facendo saltare in aria alcune delle sentinelle appostate lassù.

 Alice non seppe dire per quanto avessero corso, né quante persone urlanti e ferite videro colpite dai detriti e dalle schegge delle esplosioni. Era davvero l'inferno. Uncas la fece entrare dentro una delle baracche e chiuse la porta.

 “E' meglio aspettare che il fuoco sia cessato”, le disse.

 Alice annuì, senza dire niente. Non si sarebbe avventurata lì fuori per niente al mondo, non dopo aver visto quello che stava succedendo. Uncas si sedette per terra, con la schiena contro il muro. Alice rimase indecisa solo per un attimo, poi lo raggiunse. Si sedette anche lei a terra, con la schiena poggiata contro di lui. Il giovane indiano l'avvolse tra le sue braccia e la strinse a sé; poi sembrò avere un ripensamento e, allungando una mano, afferrò una delle coperte che si trovavano sulle mensole sopra di loro, coprendo entrambi mentre continuava a stringerla a sé. Alice appoggiò la testa contro la sua spalla e nascose il viso nel suo collo. E nonostante tutto quello che stava accadendo lì fuori, nonostante gli assordanti colpi di cannone, Alice dimenticò ogni paura e si addormentò pacifica e beata tra le braccia di Uncas.

 Doveva essere ormai notte fonda quando Uncas la scosse dolcemente per svegliarla. Alice protestò nel sonno, aggrappandosi di più a lui. Uncas sospirò e la chiamò. “Alice, svegliati.”

 “Cosa... cosa succede?”, chiese la ragazza debolmente, aprendo gli occhi.

 “Ascolta...”, disse Uncas, facendo cenno con la testa verso l'esterno. “I francesi hanno cessato il fuoco. Ora uscire è sicuro... posso riaccompagnarti alle tue stanze.”

 Alice, ancora abbandonata contro di lui e con il capo contro la sua spalla, alzò leggermente lo sguardo sul suo viso e non disse nulla. Uncas la scrutò per qualche secondo, confuso.

 “Vuoi andare?”, le chiese infine, scostandole dolcemente un ricciolo biondo dal viso.

 “No”, mormorò Alice in un soffio.

 Uncas si chinò su di lei e le catturò la bocca in un lungo bacio affamato. Alice si sentì svenire dalla felicità, e quando lui la lasciò andare comprese che tra loro stava per succedere qualcosa che non aveva il potere di fermare. Sapeva che nessuno l'avrebbe cercata quella notte; non Cora che l'avrebbe trascorsa accanto alla cella di Nathaniel, né tantomeno suo padre che era troppo impegnato per curarsi di loro.

 Uncas stese a terra la coperta che aveva usato per coprirla e ve l'adagiò delicatamente sopra. Lentamente, ma con gesti decise, la liberò del suo abito e Alice arrossì al pensiero di trovarsi per la prima volta nuda davanti a un uomo. E distolse lo sguardo imbarazzata quando anche lui si spogliò. Uncas lo notò e sorrise, e chinandosi su di lei le sussurrò nell'orecchio: “Sei bellissima.” Alice sentì il cuore farle una capriola nel petto a quelle parole e, mettendogli le braccia intorno al collo, l'attirò a sé, mentre lui le copriva il collo di baci che ardevano sulla sua pelle. Alice non si era mai considerata bella... graziosa sì, certo, ma mai bella, né tantomeno bellissima. E ora lui, con quelle semplici parole, la fece sciogliere come se fosse fatta di fuoco liquido. I loro corpi uniti creavano un meraviglioso contrasto, pelle d'alabastro contro pelle bronzea, capelli d'oro che si intrecciavano con capelli neri come l'ala di un corvo... così diversi in apparenza, così simili nel profondo. Quella notte, tra le braccia di Uncas, ad Alice sembrò di essere giunta finalmente a casa.


 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > L'Ultimo Dei Mohicani / Vai alla pagina dell'autore: Eilan21