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Autore: FairLady    20/03/2012    2 recensioni
Roxie e la sua vita. Tanto soddisfacente nel lato professionale, quanto incasinata e sconnessa in quello privato. Chissà se certi muri, eretti con tanta volontà e determinazione, riusciranno un giorno ad essere abbattuti?!
Revisione in corso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera !!!!
Ecco un nuovo capitolo fresco fresco....scusate se un pò noioso...ma è di stallo...altrimenti le cose non possono partire come dico io!!! :)))
enjoy !!!!


Quella sera mi accoccolai sul divano con la mia cena giapponese “a portar via” e un bicchiere di vino rosso. Un Chateux Latour del 2001 da farsi piegare le ginocchia. Avevo ereditato l’amore per il buon vino da mio padre, pensai. 
L’assegno che mi aveva lasciato lo zio di Ariel, riposava sapientemente sul tavolino di fronte a me ed ogni tanto lo guardavo, per poi tornare a bere. Sarebbe stato meglio che quello fosse l’ultimo bicchiere, se l’indomani volevo riuscire a restare in piedi.
Mi alzai e presi quel foglio di carta così piccolo, ma così prezioso, tra le mani. 
Mi avvicinai alla finestra sospirando e guardai all’esterno. Franklinton, la piccola cittadina dove ero nata e cresciuta, era di fronte a me, frustata da una forte pioggia. 
Pensai a quanto mi fosse costato lasciare il mio luogo natio per studiare Medicina alla Johns Hopkins e quanto poi fui felice di tornare in questi luoghi per aiutare la mia città.
Mi sentivo in missione. E sapevo che aiutare il Riverside era il mio scopo nella vita. 
Ed è vagando tra quei pensieri che mi venne l’idea. A quell’uomo dagli occhi di ghiaccio, avrebbe fatto piacere che i suoi soldi sarebbero serviti davvero, dopotutto.
 
La mia sveglia trillò per l’ennesima volta alle quattro in punto.
La radio esplose con Jailhouse Rock mentre mi preparavo la colazione. Ero allegra. Anzi, mi sentivo ebbra di gioia, al pensiero di quello che avrei fatto solo qualche ora più tardi.
Quando Jill, una delle infermiere del mio turno, mi vide arrivare con in mano una busta di Buck’s e un sorriso che mi divideva in due il volto, mi seguì circospetta. 
“Jilly, è inutile che fai Sherlock Holmes…” sorrisi, voltandomi. Fingeva di controllare qualcosa nel carrello delle emergenze, che neanche a farlo apposta, stazionava proprio tra me e lei. 
“Sto andando da Richardson a parlargli e tu non ne saprai niente!”
Mi fece sorridere il suo volto da luna piena, disilluso.
“Eddai, Rox. Almeno fammi dare una sbirciata nel sacchetto!” mi implorò.
“Ma non ti eri messa di nuovo a dieta?” continua imperterrita a tenerla alla larga.
Nel frattempo giunsi di fronte all’ufficio di Richardson, il primario di pediatria. Il mio capo. 
Sapevo che era già al suo posto, seppur fosse molto presto. A volte in reparto si accettavano scommesse riguardo al fatto che avesse o meno dormito in ospedale!
“Avanti!” sentii la sua voce profonda provenire dall’interno.
Aprii la porta lentamente e intrufolai solo la busta di Buck’s contenente la nostra colazione preferita. 
“Roxie… entra pure!” sentivo la sua voce incrinarsi in un tono paterno. Stava sorridendo quando varcai la soglia. 
“Speravo proprio di trovarla qui, capo.”
“E io speravo che venissi con la colazione…” tappò la penna con la quale stava scrivendo e sistemò ordinatamente i documenti che stava valutando. Li spostò, come faceva sempre, per lasciare posto a cappuccini e donut. 
“Come stai Roxanne? Va tutto bene?” mi chiese poi, quando già stavamo addentando i Donut più buoni della città.
Annuii sorridendo. “Si, capo. E’ tutto ok… e lei? Ha dormito qui anche stanotte?”
Solo io potevo realmente vincere le scommesse del reparto riguardo al capo. Perché con me parlava. 
“No, sono arrivato semplicemente presto.” Guardò un messaggio sul cellulare, poi alzò gli occhi su di me.
“Adesso dimmi, avevi qualcosa di cui parlarmi o è stata semplicemente una colazione di cortesia?”
Quello che imparai appena approdata al Riverside e conobbi il capo, fu che a lui non potevi nascondere niente. Lui capiva, lui sapeva, lui intuiva sempre tutto.
Indossai il miglior sorriso che avessi in repertorio. I miei occhi brillarono.
“Avrei un regalo da fare al Centro.”
 
Quando finii di raccontare la breve storia di quell’assegno, mi fissò per un lungo istante. Poi giunse le mani davanti a se, appoggiandosi meglio allo schienale della poltrona.
“Quei soldi sono una bella cifra, Roxie.”
Capitan Ovvio era atterrato. 
“Lo so, capo.” Sospirai. Presi quel pezzettino di carta da 25.000 dollari e glielo porsi, dopo averlo firmato con la sua stilo. 
“Sei sicura di volerlo regalare all’ospedale?”
Annuii. Non ero mai stata più sicura di qualcosa in vita mia.
“Abbiamo bisogno di una nuova area per la radioterapia. La stanza dei giochi va sistemata e se riuscissimo ad avere anche il macchinario per la Total Body sarebbe davvero grandioso…”
Mi stavo esaltando al pensiero di quante cose saremmo riusciti a fare con 25.000 dollari. 
Il capo mi sorrise e prese in mano l’assegno.
“Lo accetto solo se ti occuperai di tutto tu.”
“Sarà un grande onore per me, capo!” 
   
 
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