A/N:
Prende vita da sola
questa fic ç__ç Non è giuuusto, è fuori controllo >_< Mei dei mei deii, ehm si.
Che dire? Con questo capitolo finisce la seconda parte della fic. Poi inizierà
la terza con un’ospite d’eccezione. Anche due. Sperando che riesca a farli IC
°__°” [Soprattutto uno dei due mi preoccupa, dato che lo trovo alquanto
inquietante. Fisicamente parlando, ecco.]
Ehm si. Non avrei mai immaginato che il ristorante cinese potesse essere peggio
di Parmenide.
Mi devo ricredere, il che è inquietante. Credevo che Parmenide fosse il peggio
al mondo, seguito subito dopo dalla Pupa ed il Secchione. Non si smette mai di
imparare, davvero.
Comunque,
Itasaku, io sono contro i rapimenti , decisamente [ Mwah, mi devo sempre
distinguere, io! XD Anche perché scrivendo di Sakura la mia opinione di lei si è
alzata, ecco X°°D] ma era già mia intenzione far fare piccola [beh, insomma
>_>”] apparizione ad Itachi. Con Sakura e Sasuke annessi. Sennò l’avrei fatto
fuori, sisi.
[Cioè, non l’ho fatto fuori perché non mi andava. Se poi torna utile, tutta
fortuna y.y]
Anche
perché con questo capitolo finisce il secondo “arco” della fic, e col prossimo
inizia il terzo. E mi sento parecchio… come dire… sanguinolenta ecco. Date la
colpa a chi vi pare [infatti ho alzato il rating per questo u.ù Amen, sempre
colpa di Itachi, l’ho sempre detto!]
Se si possa poi definire davvero situazione principe salva principessa…
Vedremo! Chissà. Ghghghgh. [Mente, sisi.
Ha già tutta la fic progettata
ù_ù”””]. ... Ultimamente mi piace la Bella e La Bestia. Chi ha orecchie per
intendere intenda XD. Ed ecco nuovo capitolo. Ho il vago sospetto che sarà…
problematico. Ma di solito riesco a scrivere Sakura più velocemente di quanto
non faccia con Sasuke.
Non lo guardava negli occhi.
Lo Sharingan era fisso sui movimenti del corpo del fratello, ed il suo stesso
corpo si muoveva di conseguenza.
[ Ti ho mai visto muoverti così tanto? Preferisci non sporcarti le mani, tu.
]
Perché Sasuke Uchiha impara dai suoi errori, perché Sasuke Uchiha sa che, se lo
guardasse negli occhi,
avrebbe già perso in partenza.
Era difficile resistere a quella tentazione, ed ancora una volta quella
battaglia sembrava già priva di speranza.
[ Soltanto quando ti spiavo, mentre ti allenavi con nostro padre ]
Occhi dello stesso rosso prevedevano gli stessi movimenti, l’uno dell’altro, in
un circolo vizioso senza fine.
[ Non ha fine. Non avrà fine. ]
[ Non potrei sopportarlo. Avrà fine. E la fine sarà oggi. ]
Sul volto del fratello minore, nient’altro che odio. Sul volto del fratello
maggiore, quell’indifferenza che altro non faceva che fomentare quel rancore.
[ Nonostante tutto, mi ignori? Pensi… che anche oggi, anche oggi fallirò? ]
[ Guardami, Itachi. Perché non sono più quel moccioso che ti ha implorato di
risparmiargli la vita. ]
[ Non lo sono più, dannazione. Ammettilo. ]
[Devi ammetterlo!]
Evitò all’ultimo momento il
calcio di Itachi, mirato dietro le ginocchia, saltando all’indietro con un
movimento fluido, con la velocità acquisita durante quei tre anni di
allenamento, allenamento e null’altro.
Lasciò andare il sospiro che aveva trattenuto senza rendersene conto.
Un momento più tardi, e quelle gambe avrebbero potuto essere rotte, ormai.
Itachi aveva gli occhi posati su di lui.
[Guardami!]
Indifferenza. Ancora indifferenza in quegli occhi del color del sangue.
Entrambi erano ancora illesi.
”... tutto qui?”
Sasuke affondò il canino nel labbro inferiore, senza guardarlo in viso.
[ Lo sta facendo apposta, Uchiha. ]
[ Lo so. ]
”A me sembra solo che tu abbia imparato a scappare.”
Silenzio.
”Sebbene sia un netto miglioramento rispetto alla tua inettitudine, non è
abbastanza.”
”Deve
esserlo. Abbastanza. Lo sarà.”
Nient’altro che un sussurro dalle labbra del superstite al
Massacro del Clan, mentre la mano destra s’andava a posare sull’elsa della
Kusanagi, simile a quella del suo maestro.
Con un movimento del tutto naturale, fluido, la estrasse dall’elsa.
[ Non sono stato senza far niente, Itachi! ]
[ E farai bene a rendertene conto, invece di sottovalutarmi. ]
[ … Perché ho venduto la mia anima in attesa di questo momento. ]
“Spero tu abbia qualche trucco
da mostrarmi. In caso contrario, fratellino…
Non ho tempo da perdere con te.”
[
Ottimo, Itachi. Neanche io.]
Nel richiamare il chakra, sentì la familiare sensazione del
segno maledetto che lo divorava dall’interno, e non ebbe bisogno di guardarsi la
pelle, per sapere che quelle gocce, simili a mille lacrime di inchiostro, si
andavano espandendo su tutto il corpo.
L’espressione di Itachi non mutò affatto.
[Ammettilo!]
”Chidori Nagashi!”
VII – Just Call my Name [I’ll be There…]
I’ll be there,
close your eyes...
... and you’ll see me.
( Just call my name. )
So many nights
I sat here waiting:
there were times I couldn’t go on.
“...
Sakura?”
”Si, mamma?”
”Quel tipo è di nuovo qui.”
Sakura non aveva mai avuto il bisogno di chiedere chi fosse quel tipo, quando
sua madre usava quelle parole, cauta, quasi avesse paura d’esser davvero
sentita.
Sakura non sapeva perché sua madre sembrava detestare Naruto così tanto. Perché
suo padre sembrava detestarlo allo stesso modo: non aveva mai chiesto.
Da piccola, era stata abituata ad odiarlo anche lei. Quando aveva saputo di
essere in squadra con lui, si era disperata senza neppure conoscerlo davvero. E
si era unita alla scenata di sua madre, ed entrambe erano state di pessimo umore
per tutta la giornata.
Beh, Sakura un po’ meno a dire il vero: considerando il fattore Uchiha, e la
felicità d’essere l’unica kunoichi a potersi vantare di essere in squadra con
lui. A quel tempo, aveva preso la presenza di Naruto come una prova al quale il
suo “amore” era stato sottoposto.
Che stupida che ero.
Ora, in questi anni, più volte Sakura aveva cercato di spiegare che Naruto
aveva il cuore al posto giusto: il suo unico difetto era che il cervello non
fosse lì a fargli compagnia.
Nessuno è perfetto.
Tuttavia, sua madre non lo chiamava mai per nome.
Sua madre aveva sempre quel tono, quando Naruto veniva a trovarla. Con un
sospiro, Sakura sollevò lo sguardo dal foglio scarabocchiato, comprensibile solo
a lei. “Cosa vuole?”
”Non gliel’ho chiesto.”
”Sakura ~ chaaaan!!”
Quel richiamo, fatto probabilmente dalla soglia della porta, raggiunse anche la
sua camera. Vide un sopracciglio sulla fronte di sua madre tremare leggermente.
Con uno sbuffo saltò giù dal letto, facendo slalom fra i piatti e i libri
aperti.
Scalza, corse verso la porta, cipiglio lievemente irritato.
”Naruto! Lo sai che qui non devi far casi…”
Si interruppe a metà della frase, vedendo Naruto spostare il peso da una gamba
all’altra, espressione da cucciolo bastonato in viso.
”… cosa hai fatto?”
”… lui è caduto! Ha battuto la testa e…”
”… cosa?”
”… e ha cominciato a parlare strano e poi…”
” Calmati un attimo! ”
”… e poi ha cominciato a sanguinare e a trattarmi male anche se era
ovviamente colpa sua se è caduto. Cioè era colpa sua non
mia, è lui che va in giro con una gamba rotta ed inciampa, ecco.
Se lui non fosse…”
”Naruto…”
”… si…?”
”… l’hai colpito non è vero?”
”…”
”Naruto…”
”… Mi ha istigato!”
”… Sei morto.”
Ma la ragazza, stranamente, non mantenne sul momento la parola. Gli voltò le
spalle, correndo velocemente verso la sua camera, ed una volta lì raccogliendo
tutti i libri e gli strumenti sparsi per la camera.
Tutto, Sakura, prendi tutto…
E’ la tua occasione Sakura.
Le sue mani non erano del tutto accurate nella fretta, e molte cose le
sfuggivano di mano prima che potesse riporle nell’ormai fidata sacca monospalla.
Ma imperterrita le raccoglieva di nuovo, senza lasciarsi sfuggire neanche la più
minima imprecazione.
Cosa che, in altra occasione, avrebbe fatto tranquillamente. Ignara di sua madre
che, con cipiglio preoccupato, la osservava. Non disse nulla. Si infilò alla
meno peggio i sandali, raccolse la sacca pesante, ed abbandonò la stanza.
Non degnò sua madre di uno sguardo, ma la donna la seguì con gli occhi verde
foglia fino alla porta.
Porta che si chiuse senza neppure un saluto.
Still my heart
was anticipating...
... It made me be strong,
Made me hold on…
“Naruto, come hai potuto soltanto pensare di fare una cosa del
genere?”
”Ah, certo, lo sapevo che avresti dato la colpa solo a me!”
”E di chi altro sarebbe, scusa?”
”Voi due non mi dite mai nulla! Che cavolo ne so io, di quello che ha! Tu parli
soltanto per enigmi, hai preso quell’orrida abitudine a stare fra quegli
strizzacervelli!”
”Sono medici, Naruto!”
”E’ la stessa identica cosa! Io vado a riportargli quel dannato coprifronte, e
lui mi dice di buttarlo via. Io cerco di essere civile, e lui si incazza. Allora
non sono civile, e lui si incazza lo stesso. Gli do’ un pugno, e quasi si mette
a frignare come una bimba! Che cavolo ne so io di quello che ha? Non è la prima
volta che si rompe un braccio o una gamba, no? Se stesse davvero così male,
dovrebbe restarsene in ospedale!”
”Sasuke-kun non frigna, Naruto!”
”Oh, certo. Davanti a te, forse.”
Si concessero quella discussione mentre attraversavano in corsa le strade di
Konoha. Poche battute scambiate, Naruto appena più avanti di lei.
Non devo essere arrabbiata con lui… vero? In fondo gliel’ho detto io di
andare a trovarlo.
Lui non voleva, e Kakashi-sensei glielo stava impedendo.
Credo fosse per questo.
”Dovresti andare a trovarlo.”
”Va’ da lui, ti prego.”
Ma è colpa sua, se ha l’autocontrollo di un neonato!
I cancelli del Clan Uchiha erano socchiusi, e la ragazza rallentò appena la
corsa per spingerli, ed aprirli. Riprendendo appena il fiato.
”Gli hai dato un pugno mentre non poteva fare nulla per evitarlo o ricambiarlo.
Vuoi farmi credere che tu non ti saresti arrabbiato? Sei soltanto un bambino, a
volte!”
”Oh, beh, lo è anche lui! Bisogna essere in due per litigare, sai?”
”Siete sempre stati due bambini, tutti e due!”
La ragazza dai capelli chiari si lasciò alle spalle il cancello aperto, ed un
Naruto piuttosto perplesso.
”… tutti e due?” mormorò incredulo il biondo, inarcando un sopracciglio.
“Sakura, hai appena parlato male di Sasuke, per caso?”
”Sta’ zitto e corri! Idiota.”
… l’ho appena chiamato idiota? Forse sto passando troppo tempo con lui.
Bah, che importa.
Non può essere colpa di un pugno, probabilmente anche l’effetto
dell’antidolorifico si sta affievolendo.
Sasuke-kun… forse… questa sera manterrò la mia promessa.
Fai il tifo per me, okay? Non farmi essere la sola a volerti qui.
Per favore, pensa di voler stare accanto a me. Non ti deluderò più.
Ho aspettato tanto… sono abbastanza forte per starti accanto, ora.
Guardami, Sasuke-kun.
Non pensare che non ce la farò. Non sono più la ragazzina che ti ha implorato di
non andar via.
Guardami. Devi ammetterlo.
Guardami. Guarda solo me, Sasuke-kun. Per favore.
E abbi fiducia. In me.
[ S o n o u n a t a l e e g o i s t a . . . ]
There were
some calling me crazy.
I’ve been accused of being naïve.
La
porta era aperta, come sempre, anche se Sakura non notò questo piccolo
particolare. La spalancò senza curarsi d’altro, entrando nella penombra della
casa. I suoi piedi non esitarono nel seguire il percorso fino alla stanza di
Sasuke, dopo anni che la teneva per lui, che non permetteva alla natura di
prenderne possesso.
”Sasuke-kun?” chiamò, la prima volta, a metà del corridoio. Non ottenne
risposta. Non si accorse di Naruto, che aveva rallentato appena il passo.
”Sasuke-kun?” chiamò, la seconda volta, sulla soglia. Si affacciò alla porta,
lasciò scorrere lo sguardo silvano all’interno della stanza buia. Si soffermò
sulla figura sul letto, che in quel momento aveva voltato lo sguardo scuro verso
di lei. Il braccio era piegato sulla fronte, quasi a proteggersi da una luce
troppo intensa, ed inesistente.
”Sasuke-kun, te l’ho promesso, no?” corse verso il letto, senza prestare la
minima attenzione a Naruto, che si era fermato sulla soglia, e guardava da lì
entrambi.
Poggiò la sacca in un angolo del letto, cercando a tentoni la pergamena che le
serviva. Gli occhi fissi in quelli di Sasuke-kun, che si chiusero mentre lei
poggiava la mano sul braccio, in un tentativo di conforto.
Le salì il cuore in gola.
Sii un
medico, Sakura. Pensa alla sua salute, prima. Poi a te stessa.
Non ce la faccio. Non ce la faccio!
Sentiva il respiro irregolare di lui, vedeva il suo viso contratto nel dolore.
Ed aveva paura.
Per un orribile, lunghissimo, eterno momento, ebbe paura di fallire.
Di poter peggiorare le cose.
Si è sempre fidato di me. Sempre.
Si fidava di me, lui che non si fidava di nessuno, si fida di me, di Sakura
Haruno, ragazza inutile che non ha mai fatto nulla di buono nella sua vita!
… non ce la faccio…
Ho promesso, dannazione. Ho promesso!
”Non dovresti promettere queste cose…”
“Sakura-chan…”
Naruto,
dietro di lei, poggiato allo stipite della porta, la osservava. Espressione
preoccupata sul volto.
Respira, Sakura. Sii un medico, e respira. E’ nelle tue mani.
Il resto della sua vita, come sarà… è nelle tue mani.
Deglutì, una,
due volte. Raccolse tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo –
oggettivamente, in quel momento, era molto poco. Poi, scostò lo sguardo dal
volto di Sasuke, dalla medicazione macchiata di rosso.
Si concentrò su quel braccio.
Medico. Sii un medico.
But I don’t
need no one to save me
’cause I got you, you make me believe.
Liberò quello
che un tempo era stato un braccio, coperto dalla stessa pelle chiara che
ricopriva il corpo del ragazzo, dalle strette garze che lo proteggevano
dall’esterno. Vulnerabile.
Vulnerabile e Sasuke-kun non dovrebbero mai essere nella stessa frase.
Questo braccio, così ridotto… non gli appartiene.
Deglutì ancora, quando le garze asettiche cominciarono a rivelare la pelle
bruciata fino al muscolo, annerita in più punti, priva di vita.
Medico, sii un medico. Ce la fai, Sakura, ce la fai…
l’hai promesso, devi farcela, devi…
hai un’altra possibilità… usala. Usala!
Scostò lo
sguardo da quella vista – ribrezzo, solo ribrezzo, un’altra parola mai da
associare con Sasuke-kun – cercando di regolare il respiro. Con calma quasi
surreale, srotolò la pergamena con i suoi appunti, ed il disegno dei simboli che
lei stessa aveva fatto. Affondò la mano nella sacca, cercando a tentoni il
sottile coltellino di metallo.
Eccolo. Coraggio, Sakura.
Ce la puoi fare.
Era consapevole degli occhi di Naruto, fissi sulla sua schiena. Degli occhi
chiusi di Sasuke.
Portò la lama del coltellino sull’incavo del suo stesso braccio sinistro, poi,
una piccolissima pressione, fino a far comparire le prima gocce di sangue.
Piano. Piano.
Si trattava di un lavoro di precisione, e lei sapeva di non dover esagerare.
Già dover eseguire un’operazione del genere, da sola, era rischioso. Lei non
aveva le riserve di chakra di Naruto. Nemmeno quelle di Sasuke.
Piano, piano…
Il sangue
cominciò a gocciolare, lento, sul lenzuolo. Ma Sakura prestava attenzione
soltanto al disegno.
Sangue, come tramite tra me e te. Ci unisce, ci…
Mi unisce, a te.
Inizia dalla mano. Stai attenta.
Attenta, attenta. Puoi solo peggiorare le cose, se non stai attenta.
La mano le tremava, mentre posava l’indice su quel piccolo taglio, tingendolo di rosso.
I’ll be there
in the night
when you need me....
( Just call my name )
I’ll be there close your
eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )
Quel sangue
andò a colorare il dorso della mano – era ancora la sua mano, nonostante
quell’aspetto… vero? - di Sasuke-kun di rosso, in una piccola striscia che
partiva dall’attaccatura tra l’anulare ed il medio, ed andava a formare un
piccolo triangolo.
Il movimento si fermò, lì, e lo sguardo chiaro di lei si posò sulla pergamena.
Sentiva il respiro di Naruto, il respiro di Sasuke. Il suo stesso respiro.
E riprese, in altrettanti piccoli simboli, iscritti col sangue su quella mano
inerme, in quella che all’occhio inesperto sarebbe apparsa solo come un macabra,
macabrissima forma di body art.
Stai calma. Non tremare.
Se tremi, se tremi rovini tutto.
Ma non riuscì a frenare i tremori, non con la consapevolezza che un suo più
piccolo errore avrebbe distrutto la fiducia rinnovata, avrebbe infranto quella
promessa fin troppo affrettata...
Sasuke-kun non concede la sua fiducia tre volte.
Non commette lo stesso errore tre volte, a prescindere dall’errore… vero?
Spero… spero di no.
“Na-
Naruto…?”
Quella voce scossa, che voleva sembrare sicura a tutti i costi, scosse il biondo
dal suo torpore. Naruto battè ciglio, espressione indecifrabile sul volto che
venne sostituita prontamente da un accenno di sorriso.
”… Si Sakura?”
”Potresti… cucinare un po’ di Ramen, giù? Avrò… avremo fame. Io e Sasuke-kun.
Si, avremo fame.”
Non fissarmi così, Naruto. Non fissarmi come se fossi impazzita.
Non lo sono, sai? Non voglio che tu mi veda esitare.
Voglio che tu veda solo il risultato, non la mia debolezza.
Che tu veda il risultato e dica: “Ce l’hai fatta, Sakura-chan”.
Non vide l’espressione di comprensione sul volto abbronzato del ragazzo:
gli dava le spalle. Non vide quegli occhi velarsi di una lieve rassegnazione per
quel velato invito ad andar via.
Sentì solo quel sorriso, falso –visto così tante volte da riconoscerlo senza
vederlo – e quelle parole pronunciate con la solita disinvoltura, così
sbagliate e pesanti nel silenzio della casa vuota.
”… certo, Sakura-chan.”
”Grazie.”
”Sakura-chan?”
”…si?”
”Buona fortuna. Sta’ tranquilla, sei bravissima così come sei.”
Colse allora un velo di tristezza nella voce, mentre lo sentì allontanarsi per
il corridoio in penombra. Sentì anche le lacrime salirle agli occhi, offuscarle
la vista.
Da sola, nella stanza, le lasciò cadere. Prima di asciugarle con il dorso della
mano sporca, piccole strisce di sangue a dipingere il viso pallido.
Morse il labbro, per evitare di emettere alcun suono. Occhi verdi fissi su
quell’imitazione di braccio, sul rosso del suo sangue, del sangue di Sakura
Haruno che ornava la mano di Sasuke Uchiha in quei disegni macabri.
Cosa credo di fare? E’ sbagliato. E’ tutto sbagliato.
Nel, cuore, fissa la paura, l’ineluttabilità che non ce l’avrebbe fatta.
I don’t need to
know the answers.
I don’t
want to understand.
Questo
non le impedì di continuare a tentare, nonostante tutto.
Di continuare a dipingere quelle piccole gocce di sangue sul suo braccio, con i
canini affondati nel labbro inferiore per frenare le lacrime, per frenare i
singhiozzi dati dalla tensione. In quelle piccole gocce, orribilmente simili a
quelle piccole lacrime nere che lo avevano portato lontano da lei, tre anni
prima.
La sua memoria non la tradì neanche stavolta.
Ricordava perfettamente ciò che in queste due settimane aveva studiato.
Ricordava perfettamente la posizione di quei simboli, dei punti focali situati
in corrispondenza dei canali della circolazione del Chakra.
La teoria era una cosa. La pratica era un’altra.
La mano le tremava, e più volte si ritrovò a sussultare nel sentire Naruto
imprecare qualcosa dai meandri della casa, che ormai sembrava appartenere ad
un’altra dimensione.
Il suo mondo era permeato d’ovatta, il silenzio attutiva ogni rumore che la sua
mente concentrata tentava di cancellare. Dalla mano passò all’avambraccio,
dall’avambraccio al gomito, e via, su, fino alla spalla.
La tensione, il sangue, quel braccio. Le girava la testa.
Non devo… come potrei…
come potrei sperare di diventare un medico, se non riesco salvare nemmeno la
persona a cui tengo di più?
Io…
Quando le
lacrime dell’ansia e dello sconforto minacciavano di sopraffarla, si fermava.
Rimaneva lì, a gocciolare sangue sul lenzuolo. Ad ascoltare il respiro
irregolare di Sasuke-kun, ad osservare il suo viso cereo, quella maschera di
dolore.
Sorridi… sorridimi…
E, con il viso rigato da quelle lacrime involontarie e silenziose,
riprendeva. Nonostante la paura, riprendeva.
Quella vista le stringeva il cuore in una morsa, le dava il coraggio di
andare avanti.
Nella speranza di vedere un sorriso.
Nella speranza di sentire di nuovo quel grazie.
We were born
to take the chances
I know the truth when you hold my hand…
Sentiva la testa leggera, si sentiva leggera e vagamente inebetita. Si sentiva
come se le gambe la reggessero appena.
”E’ una tecnica che è preferibile eseguire con un aiuto esterno.”
Non era così che diceva, il libro?
Non importa. Ormai, non importa davvero.
Qui ci sono solo io.
Mentre l’indice si sollevava dalla pelle bruciata, in quell’ultimo ghirigoro
di spirale sulla spalla, osservò distrattamente la piccola pozza di sangue rosso
– come i suoi occhi, quando bruciano – sul letto. Sulle lenzuola che lei
stessa aveva cambiato.
Le osservò, qualche attimo, con distacco. Come se quel sangue non fosse il suo.
Lungo l’avambraccio, le gocce continuavano a formare quei piccoli rivoli,
cadendo, una dopo l’altra. Senza che lei ne sentisse il rumore.
Deglutì, come se quel gesto potesse calmare i battiti del cuore. Impazziti,
totalmente impazziti.
Ora cosa doveva fare? Doveva fare qualcosa.
Ah, si. La promessa.
Sono stata brava, vero, Sasuke-kun? Non sono più un peso, vero?
Lo so, che sei fiero di me. Lo so…
Non me lo dirai. Ma io…
… sorridimi. Mi sorriderai, vero?
Sulle labbra nascose un sorriso, serafico. Rassegnato.
Mentre andava a piegare le mani nei sigilli, provati così tante volte, fino alla
nausea. Tentò di ignorare le gambe che le tremavano, che rischiavano di smettere
di sorreggerla da un momento all’altro.
Serpente, Tigre, Dragone, Tigre, Serpente, Coniglio…
Ratto, Cavallo, Tigre…
… Cane.
Movimento fluido, quello con cui puntò indice e medio, ancora sporchi di
sangue, al centro del triangolo sul dorso della mano di Sasuke-kun. Era fredda.
La mano di Sasuke-kun era fredda.
Serrò gli occhi, deglutì.
Sorridimi…
Poi, un’unica emissione di fiato, un’unica supplica.
”Chikatsu no Jutsu!”
I’ll be there
in the night
when you need me....
( Just call my name )
I’ll be there close your eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )
La
trama creata con il sangue adempì il suo dovere. Poiché, immediatamente, Sakura
potè sentire il chakra quasi venirle tirato fuori dal corpo, abbandonarla con
tanta velocità quanta violenza. Come un fiume in piena.
Risucchiato via da quelle lacrime di sangue, risucchiato via da quel braccio,
risucchiato via da Sasuke-kun. Il lieve bagliore illuminò, sottile, la penombra
della stanza, ma lei aveva gli occhi chiusi.
Sentiva il respiro di Sasuke farsi più affannato di quanto non fosse prima.
Ti prego…
Sentì il suo stesso respiro venire, lentamente, a mancare.
Ti prego…
Sentì il rumore del materasso, quando Sasuke-kun si lasciò sfuggire un
gemito di dolore, corpo contratto in uno spasmo involontario.
Ti prego…
Sentì la forza delle gambe venirle a mancare, le sentì perseverare solo per
pura forza di volontà.
Ti prego…
Apri gli occhi…
Sorridimi…
Sentì quello stesso gemito di dolore abbandonare le sue stesse labbra,
mentre con la mano su quella di Sasuke, le ginocchia cedettero e colpirono il
pavimento.
Non lasciò andare la stretta.
Avido, smanioso, il corpo di Sasuke-kun assorbiva da lei il chakra di cui quel
braccio, quel braccio parassita, aveva bisogno. Quell’energia che quelle
lacrime di sangue, quel tramite, indirizzavano verso i canali del chakra,
bruciati dall’interno, che avrebbero dovuto guarire grazie a lei.
Ti prego… fa che sia forte abbastanza per… per…
ti prego…
Corrugò le sopracciglia, sforzandosi di ritornare in piedi, senza più
preoccuparsi delle lacrime frustrate sul viso. Non sapeva se le sue riserve di
chakra sarebbero state all’altezza.
Non lo sapeva.
”E’ una tecnica che è preferibile eseguire con un aiuto esterno.”
Si rialzò su quelle due gambe tremanti, mentre sentiva la pressione di quel
risucchio farsi sempre meno violenta. Finché il dolore scomparve e venne
sostituito da una totale, riluttante insensibilità.
Finché non scomparve il respiro affannato di Sasuke, e nella camera regnò il
silenzio.
Non si mosse di un millimetro. Affondò i denti nel labbro inferiore, serrò gli
occhi, e non si mosse di un millimetro.
Tremava, soltanto, nel silenzio.
… Sasuke-kun?
Nel silenzio surreale, privo di quel respiro irregolare, tremava.
”Sa…” …suke-kun?
Non mosse la mano da quella del ragazzo, bensì la strinse, come ultima
ancora dove appigliarsi a costo della vita.
”… Sa- Sasuke-kun?”
Con il cuore in gola, stretto da una morsa, aprì gli occhi.
I had waited a
lifetime lost on the open sea,
praying for an angel to be sent to me…
So come to me.
Il
braccio, ancora coperto da quei segni di sangue, aveva un aspetto vagamente più
umano. Certamente non più la pelle chiara di un tempo, piuttosto coperto da una
ragnatela di cicatrici sotto il velo di quelle macabre iscrizioni.
La ragazza serrò le labbra, senza muovere la mano da quella di Sasuke.
Non…
Non ce l’ho…
Non è stato abbastanza?
Non è…
In quell’istante, la mente si svuotò del tutto. Rimase lì, a fissare quel
braccio vagamente più umano, quel braccio mortificato, mentre la sua ferita
continuava a colare sangue sulle lenzuola, sul pavimento.
Lo fissava come se, da un momento all’altro, potesse scomparire, e tornare come
un tempo.
”Sasuke-kun?”
Ricadde in ginocchio, poggiando l’altro braccio sul materasso. Spostò lo sguardo
chiaro sul petto del ragazzo.
Respirava.
Sasuke-kun respirava.
”… Sasuke-kun… perdonami… Io…”
Si interruppe, senza riuscire a tirar fuori le parole, soffocando un singhiozzo.
Poi… Poi si accorse che la mano di Sasuke-kun, quella mano sporca di sangue, era
stretta in un pugno.
Sasuke-kun…
Non avrebbe dovuto essere priva di vita?
Invece… lui l’aveva mossa.
Fra le lacrime, Sakura scoppiò a ridere. Riluttante, venne scossa dai singhiozzi
e da quella flebile risata.
La promessa, Sasuke-kun…
La promessa, io…
Io…
Affondò il viso fra le lenzuola, nascondendo quel sorriso sollevato dal
terrore di non avercela fatta.
Non è perfetto, Sasuke-kun. Mi dispiace, ma…
Io… Ci sono riuscita.
A mantenerla... Sakura Haruno è riuscita a…
Mi sorriderai?
Mi sorriderai, vero?
Now the night
don’t last forever.
Every moment is a song.
Cause we face the night together…
Something so right could never be wrong.
In quel momento, non pensò affatto di aver ignorato gli ordini espliciti della
Godaime.
Non pensò affatto di aver commesso qualcosa di sbagliato. Non c’era spazio nel
suo cuore, nella sua mente, per quello.
Come una bambina, piangeva di sollievo, piangeva per la tensione di quella lunga
nottata.
Non sapeva che ore fossero, non le interessava.
Si alzò, facendo perno con le due mani sul materasso, traballando sulle gambe
deboli. Deboli per il chakra consumato, deboli per il sangue che continuava a
scorrere.
Ricadde sul letto bagnato di rosso e di sudore, senza sapere quale dei due fosse
il suo. Di lì, più vicina al ragazzo, ne osservò il viso.
Per la prima volta, da quando l’aveva rivisto, così calmo e tranquillo.
Così sereno.
Sorrise e lasciò che le lacrime liberatorie scorressero, senza essere interrotte
dai singhiozzi. Si alzò sui gomiti, avvicinandosi appena, poggiando la fronte
contro la sua.
In quella calma venata di pianto, osservava quell’espressione che era tornata
tranquilla per merito suo.
Quell’espressione che avrebbe potuto di nuovo donarle un sorriso, per quanto
vago, per quanto accennato.
Sentiva il respiro di lui, pacato, sfiorarle le labbra.
Rimase così, come incantata, ipnotizzata, la mente che piano piano scivolava via
sotto il velo della coscienza.
Le palpebre calarono sugli occhi verde foglia.
Ricadde su di lui, testa poggiata sul cuscino, quando venne a mancare anche
quella poca forza che la teneva attaccata alla veglia.
I’ll be there in the night
when you need me....
( Just call my name )
I’ll be there close your eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )
Naruto non
era stupido. Sebbene tentasse in ogni modo di sembrarlo.
Nonostante il Ramen fosse già pronto da più di un’ora, lui rimaneva lì, con la
sua ciotola vuota davanti. Le altre due raffreddate. Sakura non voleva che lui
fosse lì da lei.
Naruto non era stupido, e lo aveva capito. Lo aveva capito e, a malincuore, lo
aveva accettato.
L’aveva sentita piangere, aveva sentito i suoi singhiozzi.
Ma non si era mosso di lì, da dove Sakura l’aveva confinato con quella sua
richiesta, fatta con quel tono capace di far spezzare il cuore.
Con le bacchette, batteva sul contenitore.
Uno, due. Uno, due.
Poi, il tonfo.
Lo fece sussultare, lo fece spaventare. Lo fece alzare di scatto da quel tavolo
tradizionale, e voltare istintivamente verso la porta.
”Sakura-chan?”
Non ottenne risposta, ma non se n’era aspettata davvero una.
Con un sospiro, corse verso la stanza di quello che, un tempo, poteva chiamare
migliore amico.
E ora, ora non lo so più.
Si fermò sulla soglia, con l’odore metallico ed acre del sangue.
Con la vista di Sakura-chan, priva di sensi e sdraiata sul letto, accanto ad
un Sasuke privo di sensi, e sdraiato sul letto. Sangue sul braccio di lui,
sangue sul braccio di lei. Sangue sulle lenzuola.
”... Sakura-chan, mi chiedi se so mantenere un
segreto?”
”Più o meno.”
”... dipende. Spara.”
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e l’Hokage anch’io.”
”Sakura-chan…” nient’altro che un sospiro, malinconico. Chi dei due stava
sanguinando?
Nonostante l’aspetto del braccio del moro, tutto quel sangue proveniva dalla sua
compagna di squadra, dalla sua migliore amica, dalla ragazza che aveva più cara.
Con un sospiro rassegnato,
[per lui daresti anche l’anima]
cercò frettolosamente le garze dalla sacca abbandonata ai piedi del letto.
Le trovò, e intonando distrattamente un motivetto messo a punto sul momento, si
sedette sul letto accanto a lei.
Le sollevò il braccio, e cominciò a tamponarle alla meno peggio la ferita, in un
risultato molto simile a quello di un bambino che gioca ad improvvisarsi
dottore.
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e
l’Hokage anch’io.”
Naruto non
voleva pensare, in quel momento, a cosa esattamente aveva fatto la ragazza.
Avevano tutto il tempo del mondo.
Se Sakura e Sasuke non volevano dirgli cosa stava succedendo, andava bene lo
stesso.
Fa niente, davvero.
…
Davvero.
I’ll be there. (Just call my name).
A/N:
Ed ecco anche
questo, è stato una pena.
Comunque, piccolo appunto. Il nome della tecnica usata da Sakura è ripreso dal
Chikatsu Seisei no Jutsu, utilizzato da Shizune e l’equipe medica su Neji, per
fargli ricrescere la carne, insomma. Quello dove usarono i capelli come tramite.
Diciamo che questa sarebbe una variazione [inventata da me, da principio a fine.
Che mal di testa.]
Mi scuso se il risultato rasenta il macabro.
Ora, finita seconda parte della fic. Towards the third part we gooo~!