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Autore: sberio    22/03/2012    3 recensioni
Una Bella fisioterapista ed un Edward suo paziente alle prese con un problema di amnesia. Riuscira' lui a ricordare la loro breve ma intensa storia d'amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Era passata ormai una settimana da quando avevo iniziato a lavorare part-time in clinica come fisioterapista.

Nonostante l’assenza di Angela per la maternita’, ero ugualmente riuscita ad instaurare un buon rapporto con i miei nuovi colleghi. Spesso i miei pazienti erano vecchietti o vecchiette facoltosi che avevano bisogno di fare della riabilitazione in seguito a qualche intervento di protesi per un arto.
Mi piaceva lavorare con loro, avevano sempre voglia di chiacchierare, di raccontarmi episodi della loro vita passata mentre io li massaggiavo o li portavo fuori nel parco, per farli camminare.
Spesso accadeva che , a fine seduta, li riaccompagnassi io stessa nella loro camera in ortopedia, senza dover chiamare l’infermiera, e queste erano le occasioni propizie che avevo per osservare meglio il reparto e tutti i suoi degenti.
Il reparto era composto tutto da camere singole. I pazienti che decidevano di ricoverarsi in questa struttura avevano come priorita’ il rispetto della loro privacy. Fuori ad ogni porta, era comunque collocato un biglietto con il nome del paziente che occupava la camera, questo per facilitare il lavoro dei sanitari.
C’erano alcune camere pero’ la cui porta era priva di nome ed io mi ero convinta che fosse proprio una di queste ad ospitare quel bel ragazzo il cui viso mi era rimasto tanto impresso.
Sfortunatamente da quello che ricordavo, Edward aveva ancora una gamba ingessata, quindi non era certo in condizioni di fare della fisioterapia. Ne avrebbe avuto bisogno dopo, quando gli sarebbe stato rimosso il gesso....ma nessuno poteva assicurarmi che una volta tolto il gesso, lui sarebbe rimasto qui in clinica.
Un pomeriggio stavo riaccompagnando la signora Dumm nella sua camera. Avevamo fatto un lungo giro nel parco e la poverina si era alquanto stancata. Per questo motivo l’avevo fata sedere su di una sedia a rotelle e la stavo riportando in reparto. Lei non aveva mai smesso di raccontarmi della sua vita, della sua famiglia e di tutti i suoi nipoti. Era una persona molto piacevole, con una carica vitale notevole nonostante i suoi ottan’anni suonati. Mi stava appunto dicendo di quanto le piacesse essere circondata da persone giovani e che la cosa che la deprimeva maggiormente in quella clinica, era vedersi attorniata sempre da vecchietti decrepiti.
“Per fortuna che ci sei tu Bella” mi disse “Non sai quanto mi faccia piacere la tua compagnia”
“Grazie signora Dumm, lei e’ molto gentile” risposi io
“E’ la verita’ cara” mi disse “sei una boccata d’aria pura per me. Io adoro i giovani...te l’ho detto?”
“Si, signora Dummm” risposi io gentilmente, me lo diceva ad ogni seduta.
“Si, gia’...i giovani...loro sono il futuro..ah se avessi qualche anno di meno prenderei mio figlio e gli direi di riportarmi subito a casa”
“Ma..signora Dumm, non le piace stare qui?” le chiesi
“Assolutamente no....gli unici momenti piacevoli sono quelli che passo con te cara, per il resto mi tocca passare sempre la mia giornata in compagnia di vecchietti rimbecilliti....che chiamano l’infermiera per ogni schiocchezza e stanno sempre a lamentarsi...non sai che strazio. Se almeno potessi fare un po’ di conversazione con quel bel ragazzo della camera cinque....riuscirei sicuramente a sopportare meglio la mia degenza qui...ma lui se ne sta sempre chiuso in camera...e come dargli torto? Lo farei anche io se cosi’ giovane mi ritrovassi circondato da tanti vecchi decrepiti!”
“Scusi signora Dumm...di quale ragazzo sta parlando?”
“Come cara...non mi dire che non lo hai mai visto? Quel bel ragazzo con il piede ingessato. L’ho intravedo ogni tanto quando l’infermiera lo porta fuori per fergli qualche esame...almeno credo. Altrimenti e’ sempre chiuso in camera”
“E..senta signora Dumm...sa per caso come si chiama questo ragazzo?”
“uhmm...no, mi spiace. Non hanno messo il suo nominativo sulla porta...ma mi sembra di aver sentito l’infermiera rivolgersi a lui una volta come...aspetta...ah si, sig. Masen”
“Sig. Masen” ripetei io per imprimermi il nome in testa
“Si cara, lo conosci?”
“No...mi spiace. Non ne ho avuto il piacere”
“Peccato cara....e’ un gran bel bocconcino sai?”
“Ma signora Dumm!!” risi io
“Cosa c’e’? sono vecchia ma gli occhi mi funzionano ancora sai? e so riconoscere una cosa bella quando la vedo!” mi rispose lei
“Oh signora Dumm....lei e’ il mio mito...quando avro’ la sua eta’ spero tanto di essere come lei”
“Grazie cara, questo e’ un gran bel complimento”
E cosi’ dicendo la riportai in camera. Quando lasciai la sua stanza e feci per ritornare indietro, cercai con lo sguardo questa famosa camera numero cinque. Avevo scoperto qualcosa in piu’ sul misterioso ragazzo dal viso che ormai non riuscivo a dimenticare.
Trovai la porta numero cinque, era chiusa ovviamente e non c’era nessun nomitativo indicato.
Avrei tanto voluto bussare, con una qualsiasi scusa...ma quale?e poi cosa avrei fatto una volta che me lo fossi trovato davanti? come avrei giustificato la mia presenza?
Ero immersa nei miei pensieri quando sentii delle voci provenire dalla stanza. Voci molto concitate, voci maschili ....e ad un certo punto le voci si fecero piu’ forti.....qulcuno si avvicinava alla porta.
Fui presa dal panico, mi guardai intorno. Per fortuna non c’era nessuno in giro e cosi’ corsi a nascondermi dietro ad una rientranza del muro situata proprio di fronte alla stanza. Sbirciai e vidi la porta della camera aprirsi di scatto. Ne usci’ un uomo vestito in modo molto elegante con un impermeabile sul braccio. Aveva un’espressione alquanto contrariata.
“Sara’ meglio che me ne vada” disse mentre usciva spingendo la porta in modo deciso “ne riparleremo quando ti dimostrerai piu’ ragionevole” e cosi’ dicendo si allontano’.
La porta comincio’ lentamente a muoversi per ritornare nella sua posizione iniziale.
Io ne approfittai per cercare di sbriciare dentro la camera, e allora lo vidi di nuovo. Era proprio lui, Edward. Lo vidi di profilo, era seduto sul letto, la gamba ingessata stesa, l’altra raccolta al petto. Non aveva piu’ la fasciatura in testa, lo sguardo basso a fissare il lenzuolo, l’espressione contratta dovuta sicuramente alla visita che aveva appena ricevuto.
Poi la porta si richiuse del tutto e io mi ritrovai a fissarla per alcuni istanti. Chi era quell’uomo? perche’ stavano discutendo c osi’ animatamente? e poi ripensai a lui..ad Edward,al suo viso....i miei ricordi non gli rendevano il giusto merito...anche con quell’espressione seria e conratta era la cosa piu’ bella che avessi mai visto...e allora mi resi conto che il mio interesse era ormai oltre il lecito.
Volevo saperene di piu’,  di lui e di cio’ che stava passando...gia’ ma comeavrei potuto avvicinarmi a lui?
 

  
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