-Uruha-
[observe]
Sento che
Ruki oggi è diverso, finalmente. Lo vedo deciso, sicuro di
se, pronto ad
affrontare Reita e a dirgli tutto in faccia, senza alcun ripensamento.
Il suo
viso è rilassato, quello tipico della sua quiete
prima della tempesta, quello che, onestamente, non vorrei mai
fosse per
causa mia. È lo sguardo delle grandi, rare, occasioni in cui
deve darci un
taglio con qualcosa per sistemare questioni importanti. Non vorrei,
perché la
sua determinazione è sempre spiazzante, esplode
all’improvviso e ti entra nelle
ossa, io non potrei reggerla.
<<
Kou, stasera me ne vado >> esordisce inaspettatamente,
continuando a
fissare la tv << Vado a fare le valigie >>
E
così si
alza dal divano, con la fretta di chi non vede l’ora di
incominciare per finire
presto. Va in camera e non lo vedo più, ma, lo so, di sicuro
si sta guardando
in giro, per decidere da dove cominciare.
Afferro il
telefono di casa << Yuu >> chiamo il suo
nome, dall’altro capo del
telefono sento una risatina sommessa.
<<
Lo
so, è ora, vero? >> mi risponde, calmo.
<<
Già. Fai le valigie e ritorna da me >>
-Ruki-
[no doubt]
Oramai
è
tutto chiaro. Nella mia testa ogni cosa è al suo posto e mi
sento tranquillo, perché
so che stasera andrà tutto al meglio. La paura di stamattina
se n’è andata da
un pezzo. Rimane solo un po’ di rammarico per aver stressato
i miei migliori
amici per un mio capriccio -uno dei tanti-, sicuramente il
più azzardato di
tutti.
Esco dalla
doccia e afferro l’asciugamano. La radio del bagno, accesa su
una stazione a
caso, mi offre l’ascolto di “The LOVE
SONG” degli LM.C, probabilmente perfetta
in questo momento. Sorrido. Poi guardo l’orologio: sono le
sette e mezza, non
riuscirò mai ad essere pronto per le otto. Sorrido di nuovo.
Ryo, tanto, lo sa.
Difatti,
sono pronto per lasciare il bagno alle otto e un quarto. Raggiungo il
salotto
dopo aver raccattato le mie valigie in camera e trovo Reita ad
aspettarmi in
salotto, comodo, comodo, sulla poltrona << Sono arrivato
puntuale alle
otto, nonostante sapessi che non saresti stato pronto per uscire. Ne ho
approfittato
per fare un paio di chiacchiere con Uruha… >>
Probabilmente
si riferisce anche a quel fatto << Ah >>
rispondo, soltanto.
<<
Il
mio nano preferito ha fatto un po’ di casini, a quanto pare!
>> mi sorride,
e io faccio lo stesso.
<<
Andiamo, bassista dei miei stivali! Ho fame >> poi
continuo << Ah,
e aiutami a portare fuori le mie cose, se no non ce ne andiamo
più >>
Ce ne
andiamo dopo aver salutato di fretta Kou, tanto lo rivedremo domani
alle prove.
Il
ristorante è sempre il solito e ci accomodiamo nel solito
tavolo appartato, lontano
dagli altri clienti e possibili fans.
Veniamo
serviti quasi immediatamente e penso sia giunto il momento di chiarire
la faccenda.
Non sono agitato, né angosciato, le mie mani non tremano e
il mio respiro è
regolare. È tutto apposto.
<<
Beh, io sono agitato, sai? >> comincia Reita. Non pensavo
potesse
rivelare una cosa del genere << Tu non lo sei, si vede
chiaramente, ed è
proprio per questo che io lo sono >>
<<
Perdonami, non ho motivo di esserlo. E non dovresti neanche tu
>>
<<
Invece sì. Potresti dirmi di tutto in questo momento.
Potresti dirmi “Ehi, Ryo,
ti amo!” e io non saprei cosa fare, cosa risponderti. Ma,
probabilmente, anche
se dicessi “Ehi, Ryo, ti odio” sarebbe lo stesso
>> sputa tutto così,
evidentemente in ansia.
<<
Allora proviamo >> gli dico.
<<
A
fare che? >>
<<
Beh, io ti dico una cosa e vediamo che cosa mi rispondi, ok?
>> non
ricevo risposta << Ok, lo faccio >>
è preoccupato e non voglio
tenerlo sulle spine oltre << Però non mi
interrompere >>
<<
Ok…
>>
<<
Ti
amo >> annuncio, sotto i suoi occhi smarriti
<< Ma non ti
preoccupare. So che una cosa come questa non è
possibile… Infondo, anche Aoi e
Uruha ci hanno rinunciato, nonostante per loro un sentimento come
questo sia
reciproco. L’hanno fatto per la band e intendo farlo
anch’io. Non voglio creare
problemi, non più >>
È
rimasto
impietrito, ma è normale, lo sarebbe chiunque. Io sono
talmente convinto che
non ho avuto difficoltà a dire quello che ho detto, anche se
ora mi sento un po’
vuoto. Era una cosa che mi riempiva l’anima ed essermene
liberato così in
fretta mi ha lasciato uno spazio enorme da dover colmare con la sua
risposta. Che,
come previsto, non arriva << Non devi rispondermi per
forza, vorrei che
non ci pensassi >>
Alza di
scatto gli occhi dal suo piatto di sashimi perfettamente integro
<< Come
potrei non pensarci, Taka? Non dire stupidaggini. Però, ora
non ho niente da
dire >>
Annuisco e
gli sorrido << Direi che possiamo cominciare la nostra
cena >>
<<
Sono d’accordo. Buon appetito, nanetto >>
Per tutto il
resto della serata passata al ristorante, ho cercato di intrattenere
discorsi
del tutto fuori tema dall’argomento principale. Anche se
penso che sia stato al
centro dei pensieri di entrambi << Andiamo a casa,
Reikun? >> gli
chiedo, quando il pasto giunge al termine.
Fuori dal
ristorante, un vento freddo mi investe facendomi rabbrividire
<< Peccato…
>> sussurra il mio bassista, senza andare oltre.
<<
Cosa? >>
<<
Peccato che faccia questo freddo, volevo portarti in un
posto… >>
<<
Va
bene, sai? Guarda che non muoio mica per qualche grado in meno della
norma!
>>
<<
Non
ne sarei tanto sicuro! >> sogghigna. Vuole sempre farmi
arrabbiare, ma
stasera sono immune << Dai, andiamo >>
Le luci
della città mano a mano si fanno meno invadenti. Il centro
è ormai lontano da
un pezzo. Mi pare di conoscere questa parte di Tokyo <<
Reita, ma qui…
>>
<<
Sì.
Allora di qualcosa ogni tanto ti ricordi! >> intanto,
parcheggia l’auto.
<<
Non
fare lo scemo! Come potrei dimenticarmene! >> questa,
comunque, non me l’aspettavo.
Mi sta
portando nel parco in cui usavamo trovarci con la nostra vecchia band,
prima di
andare alle prove. Prendevamo una bibita fresca al chiosco e ce la
gustavamo in
riva al laghetto, tra un discorso idiota e l’altro.
<<
Mi
piace questo posto. Mi è dispiaciuto non venirci
più… >> senza neanche
pensarci, percorriamo insieme la stessa strada di un tempo, quella per
raggiungere la panchina più solitaria di tutte.
<<
Chissà perché avevamo deciso di starcene sempre
qui… >> pronuncio, mentre
mi accomodo sul legno malconcio.
<<
Sicuramente, sarà stato un tuo capriccio >>
La quiete di
questo posto mi affascina. Non pensavo potesse essere tanto rilassante
stare
qui di sera, ad osservare il cielo notturno illuminato da tutte quelle
stelle…
L’acqua immobile restituisce un riflesso perfetto della volta
celeste. E, anche
se questa parte di parco non è illuminata artificialmente,
riesco a scorgere
perfettamente il viso di Reita, sereno, in contemplazione
anch’esso di questo
angolo di tranquillità.
Si volta
è
incrocia il mio sguardo << Che hai? >>
fatico un po’ a trovare il
motivo di tale domanda.
Qualche lacrima
mi bagna il volto e le asciugo in fretta << Non lo so,
sarà che mi sono
emozionato… >>
… O
che la
sua espressione così distesa mi abbia colpito a tal punto.
<<
Penso che ti meriti una risposta come si vede >>
sentenzia << e
penso anche di volerti baciare >>
<<
Ora
mi sento un po’ triste… >> abbasso
gli occhi sulle mie mani. Non ci voleva,
adesso sto tremando e spero sia il freddo pungente.
<<
Perché?
>>
Sospiro
profondamente e punto lo sguardo dritto davanti a me <<
Perché ora che lo
so, non ci penserò due volte a baciarti. Però,
non so bene il perché, farei
meglio a non farlo >>
<<
Taka, io la penso così: credo che l’impulso debba
prevalere su tutto il resto. Non
voglio avere addosso il peso di qualcosa che non ho fatto o detto
>>
E le nostre
labbra
sono strette in un bacio passionale. Non avrei avuto un motivo valido
per non
lasciarmi andare. Un bacio contribuirà a renderci
più vicini, non potrà farmi
star male, di certo. Un bacio è sufficiente, non
c’è bisogno d’altro, un bacio
così non necessita di spiegazioni, un bacio che è
fatto da sentimenti puri, non
ha un secondo fine, non è l’inizio di niente, la
fine di nient’altro, un bacio
che non è un attimo, che non è interminabile, che
non è troppo o troppo poco,
che non è malinconico, non è lussurioso,
è un bacio e basta. È perfetto.
Stringo forte
la sua mano posata sulla mia guancia accaldata. Un bacio e basta,
però sono
arrossito, il cuore mi batte forte, la mia mano trema ancora, la mia
bocca non
vuole più staccarsi da quella di Ryo, il mio corpo vorrebbe
spingersi oltre… io
dico che così è come voglio che sia. Non mi sento
deluso quando i nostri visi
si allontanano, senza dir niente, ci guardiamo per un po’,
sorridiamo.
Un lasso di
tempo troppo breve per capire tutto quello che ho provato. Ma non
importa.
Ce ne
andiamo da quel luogo, che rimarrà tacito conoscitore del
nostro gesto.
Ryo mi
prende per mano, come a dirmi che per me ci sarà sempre.
Adesso
è davvero tutto apposto.
***************************
Note
dell’autrice:
due
aggiornamenti in un giorno, quasi
mi viene da piangere.
È
stato un parto, avevo in mente una
cosa e ho dovuto scriverla. Spero abbiate apprezzato.
L’unica
precisazione che voglio fare è
sul bacio tra i due. I pensieri
confusi di Takanori ho cercato di renderli mettendo in
un’unica, lunghissima,
frase tutto quello che gli passava per la testa (o che passava per la
testa a
me xD). Quindi, niente punti, solo virgole che non fanno ben intendere
il
tutto, ma è fatto volutamente. Volevo che entraste nella sua
testa e non nel
momento fisico.
Beh, ditemi se ho reso l’idea!
Ringrazio
Ninni_Chan e la mia Denki
Garl per aver recensito il chap precedente.
Ringrazio anche irtechi, j Gates,
LADY_youkai,
Ninni_Chan, Sasha22, Sebas__chan, shadowhuntersNihal, sicklymess ,
StrixOfNebula
per aver messo la mia fic tra i preferiti, un bacione a tutti
voi che seguite
la storia!
Consiglio
l'ascolto di "The LOVE SONG" degli ellemmeccì. È
tra le mie preferite.
^^Nami loves u^^