Sabato
Bar babbano in centro, ore 13,15
“Ginny mi ha scritto
un messaggio molto strano, ieri…” disse Ron addentando un panino. Quando lui e
Hermione volevano starsene un po’ in pace andavano spesso a pranzare assieme in
quel comunissimo pub, lontano da occhi indiscreti.
“Tipo?” rispose la
ragazza.
“Sostanzialmente mi ha
coperto di insulti dicendomi che presto sarei dovuto maturare. E poi ne ha
scritto uno simile a Harry.”
“Non ha tutti i torti…
ha insultato anche lui?”
“No, solo me.”
A Hermione scappò un
risolino, ma si ricompose non appena vide la faccia vagamente offesa di Ron. “A
dir la verità anche a me è sembrata strana…” ammise. “Ci siamo viste a pranzo,
ma non mi ha fatto il terzo grado che mi aspettavo. E mi fissava con uno
sguardo, non so, compassionevole… poi mi ha detto che lei era mia amica, e se
non ci si aggrappa agli amici allora che ci stiamo a fare, e che dovevo
sentirmi libera di confidarmi perché lei avrebbe fatto lo stesso, e bla bla
bla… Ah, ha anche insistito perché bevessi succo d’arancia, notoriamente ricco
di vitamine e calcio.”
“Lo dicevo che è
impazzita. A proposito ti senti agitata per stasera? Insomma, mi sembra logico
che dovremmo capitolare di fronte all’evidenza”
Hermione alzò un
sopracciglio. Come non lo sapessero già…
“Vabbè, sotto un certo
un punto di vista la storia segreta era anche divertente, ma è giusto così, non
credi?”
“Già. Però io sono un
po’ in ansia, sento che mi si sta chiudendo lo stomaco…” rispose Ron. Quindi
ordinò un altro panino, soprassedendo sullo sguardo di disapprovazione della
sua ragazza.
*
Diagon Alley – un pub, ore 22,00
Hermione e Ron erano
un po’ sopra le righe, quella sera. Si erano accordati di arrivare
all’appuntamento separati e
a) far finta di niente;
b) magari buttare lì con nonchalance il fatto
che si parlavano di nuovo;
c) ammettere la palese verità.
Se ne stavano tutti e
quattro seduti al tavolo di quel locale, e se non fosse stato che erano le
dieci di sabato sera e il posto era pieno, ci sarebbero mancate solo alcune
balle di fieno rotolanti e un paio di condor spennacchiati a completare il
delizioso quadretto: due ex, una sorella impicciona che si era fatta dei
colossal su presunte gravidanze, e una coppia non più scoppiata che aveva
invano cercato di rimanere segreta. Resa l’idea?
A proposito
dell’argomento ‘Ron e Hermione’, poi, i quattro erano rimasti bloccati al punto
(b), ovvero: d’accordo, vi abbiamo mentito, in realtà in questi giorni ci
siamo chiariti, ah-ah-ah (risolino isterico mentre sotto il tavolo volavano
calcetti e gomitate complici).
Ginny era un po’
incavolata.
Insomma, un
comportamento così immaturo poteva anche aspettarselo da Ron, ma Hermione!
Merlino, cercava di nascondere la storia con il padre del figlio che aspettava,
come si trattasse di un’avventura di poca importanza! Magari erano gli sbalzi
ormonali della gravidanza a giocarle dei brutti scherzi, chi lo sa.
“Allora ragazzi, cosa
vi porto?” chiese il cameriere.
I ragazzi presero un
paio Magic Mojito, Ginny un frappè alla fragola (“corretto, grazie”)e Hermione
una Burrobirra Breezer.
“Stai scherzando,
vero?!” tuonò la rossa, indignata dalla scelta dell’amica. Gli altri tre si
scambiarono delle occhiate perplesse, forse Ginny era veramente uscita di
testa.
“Scusa?” chiese
Hermione.
“Dico io, non solo fai
finta di niente, ma adesso bevi pure!”
“Ginny, ma cosa ti sei
fumata?” chiese Ron perplesso.
“Taci! E fossi in te
starei attento che sia Hermione a non fumare, perché di questo passo…” lo
zittì, in una maniera che ricordava molto da vicino la signora Weasley.
“Hermione, ma ti rendi conto?! È questo che vi insegnano al San Mungo?! I miei
complimenti!” Era sempre più indignata.
“Gin, mi stai
trattando come un’alcolizzata…” Hermione non avrebbe tollerato una ramanzina da
quella ragazza! Neanche avesse preso una brocca di grappa a 50°, poi.
Quando il cameriere
arrivò a portargli da bere tutti si fondarono sui bicchieri, dovevano
stemperare la situazione.
“Allora, precisamente,
quand’è che vi sareste rivisti voi due?” chiese Harry per cambiare discorso.
“Oh… è successo per
caso, mentre tornavamo da lavoro” rispose titubante Hermione, buttando giù un
sorso della sua bibita. Ginny la guardò disgustata e sbuffando si voltò
dall’altra parte.
“Ginevra, ora mi sto
stancando, è una bibita leggerissima!”
“Non importa, è il
gesto quello che conta. E comunque non è da te.” Sibilò acida l’altra. Intanto,
Ron sbatteva nervosamente un piede sotto il tavolo, cominciava a non reggere
più la tensione. Dovevano lanciarsi sul punto (c).
“Ok, mi sembra giusto
essere sinceri con voi, perché siete nostri amici e…” si interruppe per
concedersi un abbondante sorso di cocktail, aveva bisogno della giusta carica.
Al che continuò Hermione.
“… Sì, in realtà non
si tratta di una semplice riappacificazione in amicizia, perché noi…” ma mentre
Harry rideva sotto i baffi, Ron paonazzo andava in iperventilazione e Hermione
assumeva stoicamente il controllo della situazione, Ginny non riuscì più a
trattenersi e esplose.
“Ma insomma, la piantate
di comportarvi come due ragazzini che non vogliono farsi scoprire?! Per
Merlino, Hermione, tu aspetti un bambin…
ups!”
Resasi conto del danno
irreversibile che aveva fatto, la ragazza si tappò la bocca e lentamente si
rimise a sedere. Hermione spruzzò dalla bocca la Burrobirra che stava per
ingoiare.
“CHE COOOOOOSAAAA?!”
“Mi spiace Herm, mi è
scappato, non volevo…” cercò di scusarsi l’altra, più viola che mai.
Harry, da parte sua,
restò come paralizzato, vittima di uno slogamento di mascella corredato da un
“Cazzarola, questa sì che è una bomba!”
Ci fu qualche attimo
di silenzio, interrotto poi da un tonfo sordo: il corpo di Ron che cadeva dalla
sedia accasciandosi al suolo privo di sensi. Ma poiché le due ragazze non se ne
accorsero, fu Potter che se ne dovette occupare. “Ehm, scusatelo, ha un po’
esagerato con il Firewhisky…” spiegò a tutti quelli che si erano voltati
perplessi.
“Ginny, io NON SONO
incinta! Assolutamente NO!”
L’altra ragazza decise
di cambiare approccio. “Hermione, io non volevo farmi gli affari tuoi, ma ho
sentito che ne parlavi…”
Ma Harry le interruppe
nuovamente, dopo aver risistemato Ron sulla sedia. “Ehm, non vorrei sembrare
inopportuno, ma il vostro ragazzo-barra-fratello ha sbattuto la testa cadendo,
e…”
La guaritrice si voltò
verso di lui e poi, visibilmente irritata, si decise a controllare lo stato di
salute del rosso, che sembrava vaneggiare. Ci mancava solo che quello svenisse.
Certo che non era una reazione molto matura da parte sua… ma ora non era il
momento di pensarci. Sempre controllando Ron si rivolse a Ginny indispettita.
“E dove avresti
sentito una scemenza del genere, se posso saperlo?” chiese mentre guardava il
bianco degli occhi di Ron.
“Ne stavi parlando con
qualcuno al feletono. Tra l’altro avresti anche potuto confidarti con me…”
tentennò Ginny.
“Telefono, Ginny,
te-le-fo-no. E comunque non è possibile una cosa del genere perché io non
aspetto NESSUNISSIMO bambino! Senza contare che origliare le conversazioni
altrui non è il massimo dell’educazione” sbottò, lasciando ammutolita l’altra.
“Ragazzi, sarà meglio portare questo qua a prendere una boccata d’aria…”
aggiunse poi mentre Ron, che stava ricominciando a tornare in sé, biascicava
frasi mozze su bambini, chi, come, quando e perché.
“E mi vorresti
spiegare cosa avrei mai detto per farti credere una cosa simile?” continuò
Hermione uscendo dal locale.
“Ti giuro, è stato un
caso…”
Sì, ne avevano di cose
da chiarire!
*
Epilogo
Qualche tempo dopo - casa di Hermione, ore 18,00
Finalmente la vita di
Hermione aveva ritrovato quell’amato equilibrio che era stato messo duramente a
repentaglio. Tornò da lavoro un po’ prima del solito quel giorno, per via di un
cambio di turno, e arrivata a casa vide il suo fidanzato ufficiale
(wow!) inginocchiato davanti al microonde mentre cercava invano di averla vinta
contro quella macchina diabolica. Come si poteva non sentire l’impulso
irrefrenabile di strapazzarlo di baci?
E perché si ostinava a
voler usare tecnologie babbane? Era chiaramente un caso disperato.
“Che combini? Serve
una mano?”
“Allontanati, donna,
potrebbe essere pericoloso…” le disse, senza scollare gli occhi da quella
misteriosa scatoletta rumorosa.
“Mi dici perché ti
ostini a cercare di capirci qualcosa? Non puoi usare la magia?”
“Non puoi capire, si
tratta di una cosa tra me e lui, una questione di principio!” rispose,
smanettando a caso con manopole e tasti.
“Sarà…” commentò con
un risolino beffardo, avvicinandosi per vedere meglio. “Ma guarda che è un
elettrodomestico complesso, dovresti cominciare con cose più semplici!”
“Ho detto che ce la
sbrighiamo io e lui!”
Al che la ragazza alzò
le mani in segno di resa e si avvicinò al tavolo, su cui troneggiava
un’invitante fetta di crostata. La afferrò e le diede un morso.
“Uhm… buona!” commentò
con la bocca un po’ piena.
“Cosa?”
“Questa crostata! L’ha
fatta tua madre?” altro morso.
“Sì…” ma poi si voltò
di scatto. “Cosa stai facendo? La mia torta!”
Hermione rise. “La tua
torta?”
“Secondo te perché mi
sto ammazzando con quell’affare da mezz’ora? Volevo scaldarmi una tazza di tè!”
“Col microonde?!”
“Si può fare, è
scritto nel libretto! Una lettura interessante, sapevi?”
“Ok, ma…” e scoppiò a
ridere. Poi, con aria di sfida, si portò la fetta alla bocca e la addentò di
nuovo, molto lentamente, masticandola al rallentatore con un’espressione
beata, mentre lui la fissava allibito. “Mmm… è davvero squisita…”
La guerra era stata
dichiarata. Toccategli tutto ma non i suoi dolci! Ron cercò di braccarla per
strappargliela di bocca, ma Hermione riuscì a divincolarsi e a scappare verso
il soggiorno, mentre lui la inseguiva con terribili minacce di solletico fino
alle convulsioni. Rendendosi conto di non avere più via di scampo, la ragazza
si voltò verso di lui stringendo tra i denti quel che restava del dolce.
“Tregua!” mugugnò a denti
stretti. Ron morsicò la parte di crostata che sporgeva, poi i due si fissarono
ridendo e masticando. Quindi la sollevò di peso su una spalla a mo’ di sacco di
patate.
“Ron! Mettimi giù!”
“Mi dispiace, ma sarai
severamente punita!” con la delicatezza di un elefante sgraziato la trasportò
fino in camera e la fece rotolare sul letto.
“Ahio! Esattamente,
cosa vorresti fare?” ammiccò.
“Esaudire l’ultimo
desiderio di questa camicetta” rispose serio. “Sai, prima mi ha implorato di
sbottonarla…” le si sedette sopra a cavalcioni e cominciò a dimostrarsi
servizievole verso l’indumento.
“Immagino…” commentò
sarcastica Hermione.
“Davvero, era proprio
una camicia distrutta dal dolore!” rise lui. “Ecco, non trovi che così stia
molto meglio? Poi si intona perfettamente con l’azzurro” constatò quindi a
operazione finita, riferendosi al reggiseno.
“Sei un maiale!”
protestò, mentre stava cominciando a cadere vittima dei baci del ragazzo,
seriamente intenzionato a verificare molto accuratamente e da vicino
l’efficienza della biancheria intima femminile.
“Grazie del
complimento, ma lo sapevo già…”
“Ron? Posso chiederti
una cosa?” disse poi con la voce vagamente strozzata, approfittando del fatto
che lui aveva appena intrapreso la crociata personale di ridisegnare a baci e morsi
il profilo del corpo della ragazza. Magari non era il momento più appropriato,
ma era da un paio di giorni che voleva dirglielo, e se non si fosse tolta quel
dente sarebbe rimasta un po’ deconcentrata. Controproducente per entrambi, no?
“Hai perfettamente
ragione tu…” bofonchiò lui.
“Ron, tu non mi stai
ascoltando…” ridacchiò lei vagamente offesa. A quel punto il ragazzo riemerse,
interrompendo la delicata procedura che si era arenata nei pressi del seno,
zona dai contorni particolarmente ostici da ridefinire.
“’More, bisogna anche
dire che hai il tempismo di un bradipo morto per certi discorsi”
Questa volta lei non
poteva proprio biasimarlo. “Hai ragione, ma se non te lo dico poi rimango
distratta. E a meno che tu non voglia fare l’amore con un blocco di marmo che
sul più bello soccombe alle menate mentali…”
Ron a questo punto
sorrise e sollevandola delicatamente per le braccia la riportò a sedere.
“Ok, spara!”
“Ecco, ricorderai che
Ginny era convinta che io aspettassi un bambino…”
“E chi se lo scorda!”
esclamò. Poi il suo colorito subì di nuovo pericolose variazioni, dal rosso
acceso, al bianco cadavere, fino al verdognolo.
“Stai buono e lascia
perdere l’autocombustione, non sono incinta e per un po’ non intendo restarlo” lo
rassicurò. “Però è questo che dicevo, cioè la tua reazione… l’ho trovata
eccessiva. Non è stato molto maturo da parte tua.”
Ron tornò a respirare.
“Eccessiva… vabbè, considera che era un momento delicato.”
“Sei svenuto, caduto
dalla sedia, hai battuto la testa e ti sei anche slogato un polso.”
“Ma sono tutte
conseguenze dello svenire! E poi ci siamo appena rimessi assieme…”
“Lo so, ma certe cose
fanno riflettere una donna!”
Ron fece un bel
respiro. “E in quanto a riflettere tu non ci vai mai piano, eh?” disse. “Senti,
sturati bene le orecchie perché non so se me lo sentirai mai più ripetere. Io
ti amo, capito? Ti amo da pazzi e sono convinto che ritrovarci sia stata la
cosa migliore che mi potesse capitare. Certe notizie sparate così a bruciapelo
shockerebbero chiunque, ma non vuol dire che alla fine non sarei stato… l’uomo
più terrorizzato ma contemporaneamente più contento del pianeta” concluse un
po’ tentennante, ma sincero. “Mi spiace deluderti, bella, ma non ti libererai
di me tanto facilmente!”
Hermione sorrise (come
una stupida ebete, N.d.A.) e si fiondò al collo del ragazzo. “Vorrei ben
vedere” sussurrò, poi lo baciò mentre la famigerata camicia scivolava
finalmente via, chissà come.
“Ehi! hai sentito?”
“Cosa?”
“La tua felpa! Mi ha
detto che non può stare senza la mia camicia, e intende seguirla subito ai
piedi del letto…”
“Allora provvediamo
immediatamente!”
Sì, neanche lui si
sarebbe liberato tanto facilmente di lei, poteva starne certo.
In quanto ai bambini…
c’era ancora tempo, ma Elizabeth era proprio un bel nome e Hermione era certa
che la loro primogenita sarebbe stata una femmina.
Beh, se ne sarebbe
potuto riparlare più avanti, non pensate? Ma magari anche no. Insomma, il
dialogo in una coppia è importante, ma certe cose una donna deve imparare a
tenersele per sé.
Giusto?!
FINE!!
***
Campanelle tintinnanti, passerotti
cinguettanti, amorini che svolazzano, occhi a cuoricino, frecce di cupido e
zucchero filato.
Finale puccioso unito a un po’ di humor,
come piace a me; un happy ending è pur sempre un happy ending *__*! (tutta colpa del famigerato retroscena
culturale, non fatemi ripetere il concetto). Per un piccolo Weasley/Granger
vispo, lentigginoso e con i capelli rossi e ricci la tentazione c’è
sempre ma ho pensato che fosse un po’ egoistico. Si sono appena ritrovati,
lasciamoli in due per adesso!
Comunque, giunti alla fine di questa fan
fiction non posso fare a meno di ringraziare TUTTI VOI che avete letto
questa storia (eravate tanti, wow!), e anche chi l’ha commentata con costanza!
Adesso, egregi commentatori, immaginatevi
un elenco coi vostri nomi.
Non lo metto perché sono pigra e so che
dimenticherei qualcuno, ma è come se ci fosse, davvero!
Non lo vedete il vostro nick?! Ma come no,
è proprio qua!!
Un bacio a tutti!
Goldfish – Bea