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Autore: Heaven_Tonight    22/03/2012    19 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro

"Jade Kuume"


Tepore. Benessere. Beatitudine.

Non svegliatemi...”

Braccia che la stringevano.

“Uhm... sì, voglio continuare a dormire... uffa...”

Aprì un occhio, circospetta, temendo chissà cosa. Era giorno, sì.

E due occhi verdi a qualche centimetro da lei la stavano osservando curiosi. Sbatté gli occhi cercando di mettere a fuoco. Occhi alquanto allarmati.

Per un lungo istante si fissarono a vicenda con disappunto. Poi un musetto peloso e nero che si muoveva come per catturare il suo odore.

«A quanto pare anche “Lei” ha nove vite come l'altro gatto...» - disse una voce maschile dietro di lei.

Oh, porco...”.

Saltò su per lo spavento. Maledetto lui e la sua voce.

Si girò con la grazia di una camionista e il solito umore, gioioso come quello di un becchino.

Valo era appoggiato allo stipite della porta, le mani in tasca e la guardava sereno.

«Buongiorno... ti senti meglio?» - le chiese avvicinandosi con passo elegante.

C'è qualcosa che non fa con eleganza e charme, questo?!”

«Sì, grazie, sto meglio, che ci fa lui qui?» - chiese senza pause, indicando il felino che si stava stiracchiando sul suo letto.

Il discorso più lungo che avesse mai fatto in vita sua a soli pochi attimi dal suo risveglio.

«Lei, - puntualizzò con voce bassa - non poteva rimanere sola stanotte su quel divano, quindi l'ho portata qui.» - sedendosi sul letto in modo naturale, come fosse una cosa che faceva tutti i giorni.

«Tu sei rimasto a dormire sul divano?» - chiese secca Lou.

«Sei di ottimo umore la mattina vedo... no, ovviamente mi sono infilato accanto a te, come tu mi hai chiesto, ti ho coccolata tutta la notte, mi hai fatto le fusa come la gattina che hai di fianco e quando hai cercato di toccarmi il sedere, di nuovo, ho dovuto tenerti le mani lontane da me... una faticaccia.» - disse guardando distrattamente il soffitto.

Lou annaspò boccheggiando indignata.

«Che cosa?!» - la voce le uscì gracchiante: sembrò quella di un corvo che stesse strozzando.

«Quale cosa vuoi sapere per prima? Della gatta, del perché ho dormito qui, o... ?» - chiese malizioso lasciando la frase in sospeso, guardandola con occhi brillanti.

«Che cosa avrei fatto io, scusa?!»

«Intendi la prima o la seconda volta?»

«INTENDO TUTTO!»

«Ah... sì, beh... dai... mi hai solo toccato il sedere, a dire la verità me lo hai strapazzato per bene, mi hai baciato, ti sei avvinghiata a me... e se non ti avessi svegliata, chissà che avresti fatto...»

Tirandosi le coperte addosso, gli sgranò gli occhi in faccia, incredula.

«Mi stai prendendo in giro, vero!? - chiese con un filo di voce - Non ho fatto nulla io...»

Tutta la rabbia e il fastidio di trovarlo ancora in giro per casa sua defluirono come acqua, al ricordo della notte e di quello che era successo.

Ricordava bene ora.

OH- MIO- DIO! Ho toccato il culo a Ville Valo!” - urlò nella sua testa.

Lui alzò le spalle con noncuranza.

«Non è mica la prima volta che lo fanno.»

«Umpfh!»

«Hai detto che ti ho baciato.»

«Sì.»

«Non è vero.»

«Sì, che lo hai fatto.»

«No.»

«Sul collo... ma mi hai baciato. E stavi quasi per infilarmi la lingua in bocca...» - disse cercando di non ridere.

«Piantala! Me lo ricorderei se ti avessi baciato!»- strillò Lou rossa fino alle orecchie.

«Davvero?»- si girò puntandole quei laghi di giada sul viso.

“Ok... qui si gioca sporco...” - pensò Lou senza fiato, affogando inesorabile.

«Umpfh... - sbuffò lei, scostando le coperte cercando di scendere dal letto. - ti dispiace farmi uscire?!»

Il piumino era bloccato dalle sue gambe lunghe e magre: lui non si scompose e rimase steso sul letto tornando a guardare il soffitto.

«Ville, sto morendo di fame... togliti!»

Con quanta facilità le veniva di pronunciare il suo nome ora?

Ville si alzò si scatto tendendole la mano.

«Vieni “Prinsessa”... non vorrei che tu ricadessi indietro come stanotte.»

Lei fissò la sua mano come un oggetto pericoloso ma si affidò, prendendogliela con aria diffidente.

Come mi ha chiamata?!”.

«Prometto di non mangiarti... per ora.» - disse lui con un ghigno e la voce cavernosa, guidandola in cucina-salotto.

«Grazie, è confortante saperlo... oh!»

Lou non riusciva a credere ai suoi occhi! Sul basso tavolino c'era un vero e proprio banchetto, ricolmo di dolci: croissant, biscotti e perfino una tazza con un delizioso profumo di... cappuccino!

Si girò verso il suo infermiere.

«Non dirmi che hai preparato tu?!»

«Ovviamente no. Ho ordinato tutto nel più vicino bar- caffè.»

Commossa ed eccitata come una bimba, si avvicinò alle cibarie e prese subito la tazza di cappuccino tra le mani come una reliquia... che delizia!

La gola le bruciava e riusciva a deglutire a fatica, ma si gustò quel sorso come un carcerato fa con una d'aria boccata.

Quanto le mancava l'Italia!

«Grazie... sei davvero gentile.»- gli sorrise per la prima volta sinceramente grata.

Che pensiero carino...

«Lieta di servirla, “Prinsessa”...» - rispose con un inchino che faceva eco alla sua riverenza.

Quando rialzò il viso, aveva un'espressione che le fermò il latte in gola... quegli occhi erano capaci di farle perdere del tutto il controllo sui suoi neuroni.

«Ora devo andare... è probabile che qualcuno abbia già chiamato la polizia non sentendomi e non trovandomi in casa... ho lasciato il mio telefonino a - esitò per un istante - … casa, ieri notte. La gattina, per ora lasciamola tranquilla ma se a te non spiace; vorrei portarla da un veterinario e assicurarmi che stia bene... tornerò nel pomeriggio.»

«Ma no... tranquillo, appena starò bene ci penserò io a lei. Tu avrai altro di più importante da fare che occuparti di una gatta...»

«Lou?»- il punto di domanda nella sua voce .

Oh signore com'era bello sentirgli pronunciare il suo nome!”.

«Sì?» - squittì lei.

«Lascia che sia io a decidere cosa è o no importante per me... ok?»

Il tono era gentile ma lei capì che era uno cui non si poteva dare ordini, a meno che lui stesso non lo volesse.

«Ok...» - rispose lei, mesta.

«Fai la brava... - le disse avvicinandosi - mettiti a letto e copriti bene...»

Le prese un lungo ricciolo oro rosso tra le dita accarezzandolo per tutta la lunghezza, lo sollevò alle labbra baciandone la punta, a occhi bassi.

La lasciò ricadere dolcemente e si allontanò verso l'uscita, senza dire nient'altro.

Lou rimase con il cuore in gola, la tazza di cappuccino in una mano e un croissant morso nell'altra, le gambe tremanti e lo stomaco pieno di falene impazzite.

Valo 1 – Lou 1”.

Ancora con le gambe molli tornò in camera da letto e guardò la creatura che nel frattempo si era appisolata di nuovo.

«E ora che ci faccio con te?!”

Stendendosi di nuovo sotto le coperte si mise a rimuginare come faceva sempre nei momenti di crisi.

“Allora: qui la situazione non mi piace affatto. Lou, pensiamo!".

Punto 1: che è sta confidenza che si prende? Viene a casa mia come se niente fosse, mi piazza un gatto e poi se ne va;
Punto 2: si appropria del mio divano e dice che gli sono saltata addosso;
Punto 3: dorme nel mio letto e mi ribadisce che l'ho molestato.
Punto 4: mi ordina una colazione che farebbe sciogliere i cuori più duri e poi mi lascia sola con la gatta ma promette di tornare.”

“Come osa?”

Lou era irritata, affascinata, spaventata, elettrizzata, lusingata... tutta colpa di quell'uomo. Aveva passato in sua compagnia meno di dodici ore e l'aveva gettata nella confusione più totale!

Si sentiva in colpa con Nur: come avrebbe detto alla sua amica di quello che era successo? Ok, non era stato niente di che.

“Ne sei sicura?” - le disse la sua vocina interna.

Si sentiva ancora avvampare al ricordo. Scosse la testa per scacciare le immagini che le tornavano in mente.

La sensazione dei loro corpi vicini le era stata fin troppo familiare...

Si erano incuneati come due pezzi di un puzzle, con il viso sprofondato nel suo collo si era sentita beata, ascoltando il ritmo del suo cuore che batteva oltre gli strati di pelle, vasi sanguigni e muscoli, contro le sue labbra...

E il braccio di lui che la stringeva...

Le veniva da piangere.

Tutto quello che lui aveva fatto e detto in quelle poche ore non le era sembrato per niente scontato, studiato... da come aveva reagito alle cure del gatto, a lei che gli si era avvinghiata in preda ai deliri da medicine e dei suoi sogni erotici, al fatto di essere rimasto quando glielo aveva chiesto, alla colazione, la promessa che si sarebbe occupato della creaturina mentre lei stava male... come può un uomo essere così diverso da tutti , speciale eppur così semplice?

Era grave che lei stesse lì nel suo letto a pensare a lui, dopo solo qualche ora passata insieme, a ricordare le inflessioni, le sfumature della sua voce e gli sguardi che le aveva lanciato per tutto il tempo.

E la cosa più grave ed irritante di tutto era che lei non vedeva l'ora di rivedere i suoi occhi di giada.


******


Qualche ora dopo il suo cellulare squillò insistente per lunghi minuti, ma lei ancora persa nelle sue elucubrazioni non aveva nessuna voglia di rispondere.

Alla terza volta che provavano a chiamarla lei guardò il cellulare, irritata: era Mat!

Aveva completamente dimenticato di chiamarla!

Ora l'avrebbe strigliata a dovere! Rispose dando alla sua voce un'aria sofferente per evitare la sfuriata della sua Draghessa.

«Matleena...»

«Lou. Stai bene?! Eravamo preoccupati: non ti sei fatta sentire. Come stai?»

“Eravamo?!”

«Sto meglio, Mat, ma ho ancora la febbre... se hai bisogno di me arrivo subito.»

«Non provarci neanche: non mi serve uno zombie febbricitante in giro per la galleria. Ho chi ti sostituisce e anche se non svolge il lavoro come faresti tu, ce la stiamo cavando.»

«Com'è andata l'inaugurazione?»

«Bene, molto bene, anche se Julian ha tenuto il muso perché mancavi tu... - disse abbassando la voce con tono cospiratorio – mi ha chiesto la tua mail: ho sbagliato a dargliela? Anzi mi aveva chiesto il tuo numero di cellulare ma non ho accettato, non sapendo come avresti reagito. Penso si sia preso una bella cotta per te.»

«Hai fatto bene a non dargli il numero Mat, non ho voglia di contatti di nessun tipo che non siano professionali...»

“Dimentichi la mano sul sedere del Valo?!”

«... e poi non ero in grado di avere nessuna conversazione decente e razionale ieri... stavo troppo male.»

«Sono spiacente tesoro, ora devo lasciarti. Ti ho chiamata per dirti che devi tornare solo quando starai meglio: hai sempre fatto tutto il possibile per me, so che se sei lì è perché stai male sul serio, non sentirti in colpa ok?»

«Grazie Mat, sei sempre così dolce con me...» - disse commossa.

«Shhht, non dirlo in giro o dovrò liberarmi di te!» - disse l'altra a bassa voce, in tono scherzoso.

Se solo i suoi colleghi avessero visto Mat in quel momento, avrebbero stentato a credere ai loro occhi.

«Va bene: sarà il nostro segreto!»

«Ehi, ora devo andare... rimettiti presto, ok? Ah: qui c'è Julian... mi ha chiesto se poteva passare da te, per salutarti e vuole accertarsi di persona che tu stia bene. Che cosa devo dirgli?»

“Oh cacchio!”

«Ehm... digli che sto bene e che non è necessaria una visita a domicilio, che presto tornerò al lavoro - disse esitante – Non voglio offenderlo, è stato così carino con me. Digli che risponderò alla sua mail non appena la leggo...»

Che bugiarda impenitente...”

«Ok, riferirò... a presto, Lou.» - attaccò senza aspettare risposta.

«A presto...»

In quella confusione ci mancava solo Julian e la sua solarità spiazzante!

La gattina di nuovo sveglia si stava lamentando e Lou ad un tratto si ricordò che forse era giunta l'ora di darle da mangiare. La prese con sé portandola in cucina e con una vaschetta dei surgelati vuota ne improvvisò una vaschetta per i bisognini e la riempì di riso: l'unica cosa che aveva in casa a fare da sabbia.

Fece mangiare la trovatella, che era molto più viva del giorno precedente: decisamente viva e vegeta, quando lei non avrebbe scommesso mezzo euro che se la sarebbe potuta cavare.

Subito dopo la sistemò su un cuscino nei pressi del calorifero, dove tornò ad acciambellarsi e a dormire.

Decise di fare una doccia e dare una pulita in giro, nel caso Valo fosse tornato.

Lo stomaco le si contrasse al pensiero dei suoi occhi, delle labbra che si stendevano lentamente in su per un sorriso.

Oh, al diavolo!”.

Si diresse in bagno a passo di marcia.

Fece una doccia calda, lavò i capelli che asciugò con cura e mentre si guardava allo specchio era quasi sul punto di darsi del trucco, ma reagì stizzita con se stessa.

Doveva rimanere a casa, no? Che senso aveva truccarsi? Solo perché Valo le aveva detto che sarebbe tornato e lei voleva apparire ai suoi occhi più carina? Decisamente la cosa le stava dando fastidio.

Decise di mettere solo della crema colorata, per coprire il colorito giallastro del viso e le occhiaie viola sotto gli occhi.

Imbrogliona...”.

Cambiò le lenzuola del letto: prima di toglierle fissò il punto del cuscino dove LUI aveva posato la testa e si diede della stupida idiota quando stava per prendere il guanciale e provare a sentire se c'era ancora il suo odore sopra.

Lou. Stai notevolmente esagerando: datti una calmata!”.

Tolse con uno scatto deciso la federa e la gettò stizzita sul pavimento.

Passò in cucina e mentre puliva alla meglio, sbocconcellava i biscotti e altre delizie che lui le aveva procurato.

“Valo... sei un mistero... e sei deliziosamente letale.”.

Si lasciò andare sul divano ma anche quello portava ricordi.

Cercò di arginare i sentimenti e le emozioni che arrivavano ogni volta che vi si lasciava andare. Con un sospiro pensò di distrarsi leggendo qualcosa ma il cervello si rifiutava di collaborare e vagava già dopo le prime righe...

Provò ad accendere la tv sintonizzandola su un programma musicale.

Andava decisamente meglio così, guardando distrattamente.

Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalla musica dolce dei Coldplay e di “Fix you” una canzone che le piaceva molto.

Un altro brano. Molto meno dolce, visti i suoni duri e rock.

E poi una voce che cantava. Spalancò gli occhi saettando con lo sguardo sullo schermo e... rimase a bocca aperta.

Il suo vicino di casa, salvatore di micette e infermiere improvvisato di donne stupide che giocavano nella neve come bimbe, cantava una cover di “Wicked game” di Chris Isaak.

Un Ville giovane, al centro di uno scenario gotico, con i capelli lunghi sulle spalle, degli orribili orecchini tondi a entrambe le orecchie... sempre magro e longilineo ma il viso più pieno di ora, come le labbra, carnose e sensuali.

La fessura tra i denti, e l'aria di bello e maledetto in mezzo a fiocchi di neve e dark lady con aria seria e vagamente tenebrosa.

Un tatuaggio sul basso ventre messo in mostra lasciando sapientemente scostata l'attillata maglietta nera... Abbracciato a donne vestite di lunghi abiti bianchi svolazzanti nella tempesta che infuriava intorno a loro... Ville bagnato sotto la pioggia...

"Che gioco cattivo da fare
Per farmi sentire così
Che cosa cattiva da fare
Per permettermi di sognarti
Che cosa cattiva da dire
Non ti sei mai sentito così
Che cosa cattiva da fare
Per farmi sognare te... ”

Per diversi minuti rimase ferma e immobile, anche quando sullo schermo iniziò un nuovo brano, lei continuava a sentire la voce di Valo e le parole del brano che sembravano una condanna e una predizione. Nascose il viso sotto il braccio e si distese.

Accidenti a lui: era ovunque intorno a lei!

Una smania improvvisa di conoscere le sue canzoni, la sua carriera, la sua vita e tutto quello che lo riguardava la travolse e si trattenne dal volare al pc per iniziare le sue ricerche.

Ogni volta che qualcosa la incuriosiva, si gettava anima e corpo in ricerche e per giorni o settimane intere non faceva che cercare nuove notizie, ogni cosa del passato e del presente, spulciando nella rete come un segugio.

Doveva rilassarsi.

“Rilassati Lou...”.

La sua voce dalla mente non voleva proprio andarsene.

Si alzò stancamente per prepararsi il pranzo; non aveva granché fame, vista la colazione più che abbondante, ma cucinare la distraeva e rilassava sempre.

In piena ondata nostalgica per la sua Italia preparò il sugo di pomodoro come le aveva insegnato la mamma e mise l'acqua per la pasta a fuoco molto basso così da impiegare tempo per arrivare a bollire e lasciarla vagare ancora nei meandri della sua testa già intasata.

Un suonare insistente al citofono la fece saltare dallo spavento.

Ville! - pensò con il cuore che andava a mille - Ok calma: respira Lou, respira...”

Fece un respiro che somigliava più a un singulto e andò ad aprire il cancello, per vedere che non era Valo ma Julian che le andava incontro con un sorriso a trentadue denti e in mano un enorme mazzo di rose bianche.


******


«Mia Eva... - le disse parandosi davanti con gli occhi scuri che vagavano sul suo viso - Hai ignorato la mia mail, per caso?»

«Julian, che ci fai qui? Non era necessario che tu venissi...- rispose tesa fissando le rose che le tendeva con gesto galante – Ti avrei risposto appena potevo!»

«Uhm... sbaglio o non sei felice di vedermi? Scusa, forse avrei dovuto evitare di seguire come sempre il mio istinto... ma avevo così tanta voglia di vederti e sapere come stavi. Perché stai meglio vero?»

«Sì grazie, sto meglio... accomodati Julian, non rimanere sulla porta.» - disse Lou, cercando di dissimulare il fastidio: non le piacevano le sorprese. Mentre stava per chiudere la porta, vide il Sig. Korhonen affacciato alla finestra che la salutava con la manina e lei, un po' perplessa gli rispose con un sorriso.

«Grazie per le rose... sono bellissime» – disse Lou piano, mentre le prendeva dalle mani di un Julian silenzioso e a disagio e le sistemava nell'unico vaso presente in casa.

“Accidenti a lei e al suo caratteraccio che non nascondeva niente a chi la osservava!”.

«Scusa.» - disse lui improvvisamente.

Colta in fallo e sentendosi in colpa Lou iniziò come al solito a cincischiare con parole senza senso.

«No, non volevo darti l'impressione di non essere gradito, ma non dovevi... hai tante cose da fare, non puoi perdere tempo.»

«Lou, cosa ti fa pensare che per me sia una perdita di tempo? E poi so che non “dovevo” ma “volevo”... c'è una bella differenza.» - rispose aggrottando le sopracciglia.

Ecco: sei sempre la solita genia.”

Come faceva a dire sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato, ancora doveva capirlo... avvicinandosi ai fornelli diede un giro di cucchiaio al sugo, che rischiava di bruciare, guardandolo di soppiatto.

«Allora grazie per essere passato...e per esserti preoccupato per me. Sei come sempre carino e gentile.» - disse con un tono che cercò di rendere il più possibile naturale e gioioso.

«Prego... sei sicura di stare bene? Sei tesa come una corda di violino, più del solito... - disse lanciando uno sguardo al pranzo che stava preparando – non vorrei aver sbagliato anche i tempi. Aspettavi qualcuno?»

«No! - rispose lei incespicando nella fretta di negare – No, non aspetto nessuno... sto solo preparandomi qualcosa da mangiare, visto che non lo faccio da due giorni... tu hai già pranzato?»

Forse fu per sentirsi meno in colpa e per farsi perdonare che lo invitò a restare a pranzare con lei, o forse era solo un modo per non sentirsi sola ed evitare di pensare a cose e “persone” che era meglio tenere lontano dalla sua testa.

Come si aspettava, Julian rispose al suo invito con gioia e si offrì di aiutarla in cucina, tornando immediatamente di buonumore e ciarliero.

Le raccontò emozionato dell'inaugurazione della mostra, dei fotografi e della bella giornalista che lo aveva intervistato, gongolando non poco del fatto che lei oltre tutto gli aveva fatto chiaramente intendere che era interessata ad approfondire l' “intervista” anche in forma privata e che avrebbe mandato il servizio quella sera sul canale nazionale.

Lou si rilassò pian piano, pensando che alla fine era un bene per lei che lui fosse lì; la stava come sempre corteggiando con allegria, ma nessun malessere e soprattutto nessuna farfalla impazzita nello stomaco.

Lei gli raccontò della gattina, evitando però di dire che non era sola quando l'aveva trovata e soprattutto omettendo che Valo aveva passato l'intera notte precedente con lei a farle da baby-sitter e infermiere... Julian coccolò distrattamente la gattina, che gli piantava le unghiette sulle mani appena lui si avvicinava per accarezzarla.

«Accidenti se è aggressiva...»- disse fingendosi offeso, per l'ennesima unghiata.

«Lasciala in pace, Julian: – disse ridendo Lou – ha avuto una nottataccia! Se vuoi fartela amica devi almeno provare a darle da mangiare!» - disse passandogli la siringa che conteneva il preparato.

«Anche tu non mi sembri in gran forma... sei stupenda ugualmente! – aggiunse subito notando l'aria scettica di Lou – Ma hai una faccia stanca come di chi ha dormito male... o fatto sesso tutta la notte!» - aggiunse ridendo malizioso, mentre schivava lesto le unghiate della selvatica gatta cercando di farla mangiare.


«Ah beh, mi hai scoperta, accidenti!» - rispose lei arrossendo, pensando al sedere del Valo.

«Non darmi questo dolore, ti prego! Lasciami credere che tu sia una principessa indifesa e che stai aspettando il pirata che ti porterà via con se per i mari del mondo!»

«Assolutamente sì, mio Diabolik!»- rispose pentendosi subito per le false speranze che forse gli stava dando, ma lui la guardava in maniera semplice, come se non avesse colto l'implicazione.

Il vino rosso che avevano aperto non la aiutava a rimanere seria, e questo unito ai farmaci e alla compagnia spensierata e solare di Julian le faceva girava la testa, ma si stava divertendo come sempre.

Dopo una notte movimentata e il risveglio “a sorpresa”, era a suo agio e non pensava a nulla se non alle baggianate che Julian le stava raccontando a raffica, sui suoi amori passati e su pirati affascinanti che erano alla ricerca di principesse dai capelli oro rosso e ricci da salvare.

Non si rese conto del tempo che passava e quando qualcuno suonò al citofono, guardò Julian con l'espressione di “E adesso chi è?” che lui ricambiò con quella “A me lo chiedi!?”.

Si avviò barcollando e ghignando ad aprire, pensando con un angolo della sua mente annebbiata che forse era Valo che veniva a prendere la gattina...

E, in effetti, un Valo ancora più affascinante di quella mattina, vestito di nero dalla testa ai piedi come un corvo, le veniva incontro sul viale coperto di neve, camminando con passo felino ed elegante.

Accidenti! - pensò Lou guardandolo a bocca aperta - Mi sono mancati i tuoi occhi... ”

«Ti avevo promesso che sarei passato, ma ho fatto più tardi di quanto volessi... ti senti meglio?» - le chiese con la sua voce da brividi, con un sorriso lieve sulle labbra.

«Ciao! Oh! Sì!Scto meglio!» – biascicò Lou.

Lui sollevò un sopracciglio, palesemente perplesso, guardandola in attesa che lo invitasse ad entrare.

«Oh. Sì, entra pure, vieni.» - gli disse facendosi da parte, improvvisamente lucida e sobria.

E ancora una volta mentre stava per richiudere l'uscio, c'era il Sig. Korhonen appostato dietro la finestra che la salutava.

È solo un caso o ogni volta che qualcuno viene a casa mia, lui è lì?!”

«Come sta la nostra amica?» - le chiese a voce bassa Ville mentre entrava disinvolto in salotto per trovare un Julian, che con un bicchiere di vino tra le dita scure e affusolate e la siringa nell'altra mano, dava da mangiare alla “loro amica”, spaparanzato sul divano.

Valo si fermò immediatamente.

Lou lo superò parandosi davanti agitata e con voce stridula fece le presentazioni.

Ville sembrava poco interessato all'ospite ma i suoi occhi mandarono lampi verdi nel vedere che stava toccando la “sua gatta”.

Julian dal canto suo, non appena mise a fuoco chi era appena entrato saltò su, versandosi metà bicchiere di vino sulla camicia bianca.

Risultato: una macchia viola all'altezza del cuore.


«Oh mio dio! Ma... ma lui...» - lo indicò a Lou tutto agitato, come se non le fosse abbastanza chiaro di fosse.

«Ville, lui è Julian Ramos, un bravissimo artista spagnolo che ospitiamo nella nostra galleria; esporrà qui per due mesi... Julian, tu sai bene chi è, è inutile che te lo presenti.» - disse Lou cercando gli occhi di Ville che continuava a tenere gli occhi fissi sulla micia, come se nessuno di loro due avesse parlato.

Silenzio.

Julian posò il bicchiere sul tavolino basso, posò la siringa e tese la mano, sorridendo a Valo, che ignorò la sua mano tesa per qualche istante di troppo.

Poi ritrovò a un tratto tutto il suo charme e gli sorrise, dandogli una stretta di mano.

«Piacere di conoscerti Julian e benvenuto in Finlandia.» - disse, lievemente ironico.

«Ma il piacere è mio, cavolo! Io sono un vostro fan! Davvero! Da sempre! Non ci posso credere!»

L'incontenibile entusiasmo non scalfiva affatto la calma del Valo che con eleganza glissò il fiume di parole e complimenti di Julian e si spostò verso il divano, piegandosi a controllare il fagotto.

Fagotto che iniziò a fare le fusa e amoreggiare con lui, non appena la toccò.

Lou e Julian lo guardavano in silenzio mentre con un sorriso quasi invisibile infilava le dita nelle fauci della micia che gli si strofinava contro la mano.

Accortosi forse del loro silenzio prolungato e imbarazzato, alzò la testa guardando in direzione di Lou, ma fissando un punto imprecisato dietro la sua testa.

«Hai detto la “nostra galleria”? Non sapevo che avessi una tua galleria...»

«Non è mia... - rispose Lou stordita per la sua freddezza - ci lavoro soltnto. E Julian è uno degli artisti che sono in esposizione al momento... è molto bravo sai? Dovresti visitarla...»

Ma che sto dicendo!?”

«Quale galleria?» - chiese ancora.

«Il Museum of Contemporary Art Kiasma- rispose Lou.

«Capisco. Verrò senz’altro a vedere le tue opere, Julian: è il minimo che possa fare per un fan così affezionato del resto...»

«Dice sul serio, Sig. Valo?! - chiese Julian, eccitato come un ragazzino sgranandogli gli occhi neri in faccia. Ma è stupendo! La ringrazio!»

«Non ringraziarmi e... chiamami Ville, per favore.» - disse, gentile.

«Ma certo! Ville... oh cavolo... – ridacchiò Julian, passandosi una mano tra i capelli neri – Ville! Lou! - si girò verso di lei che invece guardava le spalle di Ville - Lo accompagnerai tu non è vero, non appena starai meglio?»

Ville tornò ad abbassare gli occhi sul gatto, evitando di guardarla, mentre lei cercava una risposta sensata.

«Certo se al Sig. Valo va bene, lo guiderò con piacere alle tue opere, Julian...» - disse Lou mordendosi le labbra nervosamente.

«Perfetto! Allora è tutto a posto! Wow... ancora non riesco a crederci di averti conosciuto, cavolo!»

Julian continuava a blaterare senza sosta. Ville si alzò con il fagotto della maglia con gatto e si avviò alla porta, salutando Julian con un cenno della testa.

«Ci vediamo presto, Julian... buona... continuazione.» - aggiunse.

«A presto, Ville!» - ricambiò il saluto Julian scandendo il suo nome trionfante.

Lou gli andò dietro.

«Dove la porti? Voglio sperare che poi la riporti qui... vuoi che venga con te?»- gli disse mentre lui continuava senza fermarsi né voltarsi indietro.

«Ville?! - lo chiamò allarmata Lou – Mi hai sentita?»

Valo si fermò al centro del vialetto, voltando appena la testa nella sua direzione.

«Ho sentito Lou... la porto indietro, tranquilla... vorrei solo assicurarmi che stia bene.» - uscì dal cancello senza una parola in più.

Ma che cavolo... che ti prende Valo?!” - pensò Lou sbattendo gli occhi perplessa.

Richiuse piano la porta dietro di sé... tornando da un Julian ancora eccitato ed esultante per aver conosciuto il suo cantante preferito.

Lei sorrise del suo entusiasmo fino a che lui con un'occhiata all'orologio, mezz'ora dopo, le disse che Matleena lo stava aspettando in galleria e che l'avrebbe chiamata quella sera stessa (dopo averle strappato il numero di cellulare), per darle la buonanotte.

La salutò con un baciamano e andò via con una camicia rovinata ma l'umore alle stelle.

Uno strano mal di pancia le prese all'improvviso la bocca dello stomaco. Non riuscì a capire per molto tempo che cosa non le era piaciuto da quando Ville era entrato fino a che era andato via: poi alla fine le venne in mente che per tutto il tempo lui non l'aveva più guardata in faccia, negandole gli occhi.

E la giada.

******

Angolo di quella che pensa di essere autrice:

Bene eccoci qui... state ancora ridendo per Lou alle prese con le terga Villiche?! :D
La nostra eroina ha a che fare con Valo sempre quando non è in sè, a quanto pare!
Non che quando è sobria risolve meglio... e poi "Occhi di Giada" fa sempre questo effetto su noi povere donnine indifese... U,u
Julian non piace proprio a nessuna eh?! E se li facessi mettere insieme?!?! (sente l'urlo delle Sisko dietro la schiena e schiva lance e pugnali);
*me è sadica sisisi*
Doverosi i ringraziamenti come sempre per le mie due Beta: Cicci-Vivi e Pulci-Sara; come farei senza di voi?!

Grazie anche a SeleValo e alla grande Echelena "Sciamana degli Ormoni" e Arwen 85, aka Sistwer!!
Anche per te una menzione speciale Lady Angel 2002: grazie per i complimenti e per la fiducia, anche se non sei fan del Valo o degli Him! ;)
E invece tu si che sei fan: bacissimi e grazie anche a te Villina 92!
Un grazie enorme anche alle mie patatine: Tesò Nicky, aka Apina Curiosa, aka stalker, aka terza testa del "Cerbero", (le sue recensioni meriterebbero una fan fic a parte!!XD) ;

Ilaria, Margherita, Silvia-Love, Marianna e Fenghera (che oggi ha ribattezzato Julian = per gli amici Enzo...) O.O.... ancora rotoliamo dalle risate! XD

Grazie per i vostri commenti e il sostegno! <3
Grazie anche a chi legge, magari, e non commenta: sarebbe bello sapere che ne pensate di questa storia!


Non siate timidi e lasciatemi un commento o un messaggio privato!

*H_T*
*Per chi non conoscesse il video che fulmina Lou eccolo qui: Wicked Game - Him

   
 
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