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Autore: Alessia NightOwl    23/03/2012    11 recensioni
"Non dire mai no all'amore fino a quando non sarai certa che non possa più farti battere il cuore."
Questa è una semplicissima storia, è la storia di una donna e i suoi problemi nella vita reale.
Riuscirà ad affrontare le nuove avventure che gli si presenteranno davanti, oppure deciderà di mollare tutto, ancora una volta?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buonasera a tutti. Eccomi di nuovo qui per aggiornare, il dodicesimo capitolo.

Vorrei ringraziare come sempre tutte quelle persone che passano di qui e mi fanno felici con le loro recensioni, ma anche quelle persone che leggono in silenzio senza dire niente. A me fa sempre piacere sapere che la mia storia viene letta.

Questa volta non ho molto da dire, questo capitolo vi farà capire ancora meglio la forte e profonda amicizia che legga Elly e Clay.

Buona lettura a tutti voi e buon ascolto. Questa canzone mi fa venire i brividi da quanto mi emoziona.
 





Capitolo 12. (Living in a Fairytale?)

Mi svegliai con il rumore forte dei tuoni, aprii un occhio alla volta cercando di mettere a fuoco la stanza, era leggermente illuminata, girai lo sguardo verso la finestra e notai che le persiane erano aperte e che fuori c’era la tipica luce bluastra dei temporali.

Mi alzai appoggiandomi su un gomito e notai che di fianco a me appoggiato sul piumone c’era un foglietto bianco.

Guardai l’orario per capire dove fosse Mark, improvvisamente mi sentivo a disagio in quella casa non mia senza la sua presenza.

Dormivi così bene che ho preferito non svegliarti. Faccio il turno di mattino oggi e così sono uscito da casa mia come un ladro per non disturbarti J

Fai come se fossi a casa tua, preparati la colazione, fatti una doccia… Insomma, tutto quello che vuoi e ricorda che la giornata di ieri sarà per sempre nella mia memoria e nel mio cuore. Un bacio dolce stella.”

Strinsi quel piccolo foglietto al petto ripensando a quell’uomo che mi aveva fatto perdere la testa, ma mi aveva fatto ritrovare il cuore; finalmente lo sentivo battere di vero amore, ero certa di esserne innamorata, era palese. Ma come sempre un velo di paura invase i miei pensieri.

Non conoscevo molto di Mark, ma nonostante questo ero riuscita a fidarmi ciecamente, proprio come se lo conoscessi da una vita. Avevo paura che tutto fosse troppo perfetto, avevo paura che fosse uno di quei bellissimi sogni che facevo, avevo paura che con uno schioccare di dita tutto sfuggisse al mio controllo e scomparisse nel nulla.

Sbuffai innervosita da quei pensieri che mi rovinarono quel bel momento. Riguardai il foglietto e lo accarezzai con due dita.

Quello che si dice della scrittura dei dottori non apparteneva di certo a Mark, la sua era comprensibile, fluida, regolare e precisa. Mi piaceva, anche quello mi piaceva di lui. Avrei mai trovato qualcosa che non mi andasse bene di quell’uomo?

Decisi di alzarmi e provare a vedere di prepararmi qualcosa da mangiare, notai che Mark aveva lasciato i miei vestiti accuratamente piegati ai piedi del letto. Non li indossai, vidi la sua vestaglia e decisi di mettermi quella. Mi avvolsi in essa sentendo il suo profumo che mi inebriò all’istante, rimasi qualche attimo ferma a coccolarmi in quella stoffa morbida e profumata.

Non mi piaceva curiosare nelle case altrui, ecco perché cercai di aprire solo gli sportelli necessari per prepararmi un tè con qualche biscotto, aprii le persiane e mi sedetti di fronte alla finestra.

Il panorama era mozzafiato, si vedeva la scogliera in lontananza e tutto il territorio collinare e verdeggiante, pensai a come sarebbe stato svegliarsi ogni mattina in quel posto; era rilassante e paradisiaco.

Pensi già ad una vita insieme a lui? Non credi sia un po’ troppo presto Elly? Stiamo bene insieme, ma non per questo vuol dire che lui voglia una relazione seria.

Ed ecco che quel pensiero mi colpì e affondò. Forse la mia paura continua dipendeva da questo dubbio, di certo non potevo andare da lui e chiedergli se avrebbe voluto convivere con me. Non eravamo ragazzini, avevamo dei figli e prima di tutto doveva interessarci il loro benessere.

Pensai subito a Sophie e decisi di chiamare mia mamma, erano già le dieci di mattina e speravo fossero sveglie.

Mi rispose Sophie dopo pochi squilli… “Ciao mammaaaaaa. Non vedevo l’ora di sentirti, la nonna mi ha detto che ieri hai chiamato che ancora dormivo.” Mi vennero gli occhi lucidi a sentire la sua voce squillante e allegra, mi mancava come può mancare l’aria.

“Piccola mia, come stai? Continuano bene le tue vacanze?”

“Sì, vanno benissimo e sai finalmente ho quasi finito i compiti così pensavamo di sentire Jinny e i suoi nonni per i primi giorni di gennaio; così per passare un po’ di tempo insieme. Tanto di posto qui a casa della nonna ce n’è tanto.”

Ero felice di sapere che la mia piccola Sophie si impegnava e si ricordava sempre della sua amica. Sicuramente sarebbero riusciti ad organizzarsi e poi finalmente l’avrei rivista.

“Sono contenta che ti stai divertendo e che le cose vadano bene. La nonna sta bene, vero?”

“Sì, è un po’ raffreddata, ma è sempre lei quella che ha idee per passare il tempo, mi sta facendo divertire un sacco. E tu mamma, come stai?”

Decisi di iniziare a parlarle di Mark, non mi piaceva tenere nascoste le cose, meno di tutti a lei.

“Va tutto bene tesoro, come sempre. Sai che ho conosciuto il papà di Seth, è un uomo molto simpatico e ci ha invitato ad uscire tutti insieme al ritorno tuo e di suo figlio. Ti andrebbe?”

Mi sembrava il modo migliore per iniziare il discorso, ma dall’altra parte del telefono mi colse inaspettatamente il silenzio di mia figlia.

“Sophie, ci sei? Guarda che se non ti va basta che me lo dici, sai che non ci sono problemi.”

Un urlo mi ruppe quasi un timpano. “Mamma, sei impazzita? Non mi va, ma certo che mi vaaaaaaaaaaa. Wow, una serata insieme a Seth. Ci divertiremo tantissimo, non vedo l’ora dunque mettetevi d’accordo per giorno e ora.” Rimasi sbigottita, ecco la piccola adolescente precoce che usciva in Sophie.

Iniziai a ridere e non riuscivo più a smettere.

“Ok… ahahahah… piccola va bene, ci organizziamo così quando tornate saremo pronti per questa bellissima uscita.”

Sophie in balia di un ‘isterismo pre – appuntamento mi passò mia mamma, probabilmente facendo cadere il cellulare perché sentii un tonfo.

Appena mia madre rispose al telefono mi ritornò in mente la fantomatica riapparizione di mio padre, purtroppo non era argomento di cui volevo parlare al telefono, anche se era un peso che in certi attimi mi opprimeva.

Cercai di ristabilire un tono di voce accettabile e iniziammo a parlare della data di rientro, mi serviva per far passare prima i giorni che ancora mancavano. Decidemmo che probabilmente sarebbero tornate il 5 gennaio, qualche giorno prima di quello che avevamo pensato all’inizio. Poi mia madre si sarebbe fermata da me per un paio giorni prima di tornare a Londra per il lavoro.

Quando conclusi la telefonata mi diressi verso il bagno e aprii l’acqua per farla scaldare un po’.

Come sempre sotto la doccia i pensieri fluivano veloci.

Mi sentivo inesorabilmente sua, volevo essere sua con tutta me stessa. Il mio cuore voleva trovare un rifugio caldo e accogliente in lui. Il respiro mi mancava quando non ero vicino a lui e il mio cuore perdeva dei battiti per la sua assenza. Possibile che fossi caduta nel vortice della ‘dipendenza’ così in fretta? Forse ero troppo esagerata, ma dovevo avere pazienza. Lui era coinvolto, potevo percepirlo, ma non fino a questo punto, almeno così pensavo io.

Uscii dalla doccia e mi vestii per uscire, presi con me il biglietto di Mark e lo infilai nel portafoglio, proprio come fosse un piccolo tesoro.

Quando passai di nuovo per le scale mi soffermai di fronte alla foto del matrimonio. Le domande tornarono a tamburellare la mia mente e decisi che appena avessi rivisto Mark gliene avrei parlato; avevo già troppi dubbi su questa ‘relazione’ e di certo pensieri aggiuntivi non mi facevano bene.

Era un problema facile da risolvere, sperai.

Sentii per sms Clay e decidemmo di incontrarci per una pizza al centro commerciale. Avevamo cose da raccontare tutte e due.

Eravamo ancora nel parcheggio a parecchi metri di distanza che iniziammo a correre una contro l’altra. Immaginavo quelle scene a rallentatore che si vedono nei film, quando due persone si incontrano dopo anni… Beh, noi non ci eravamo viste per un giorno.

Ci abbracciamo così forte che pensai ci saremmo stritolate a vicenda e parlammo nello stesso istante.

“Ho così tante cose da raccontarti.” Ci guardammo e iniziammo a ridere.

Una volta sedute davanti ad una pizza e una bella birra ci calmammo e smettemmo di parlare contemporaneamente.

“Allora com’è andata con Sean? Come avete passato il pomeriggio?” Capii subito dallo sguardo sognante di Clay che le cose erano andate alla grande, ma non avevo mai avuto un dubbio che sarebbe stato il contrario.  Quella ragazza era splendida e ti trascinava nel suo mondo meraviglioso, era impossibile non amarla.

“Siamo andati in giro per l’isola, gli ho fatto vedere la piccola cattedrale, la piazza e gli altri tipici monumenti, poi l’ho portato ad ammirare il panorama dal faro. In tutto questo non ci siamo mai fermati un attimo con le chiacchiere, lui mi ha raccontato la sua vita e io la mia. E’ un uomo meraviglioso.”

Continuavo a fissarla in attesa di news più succulente, ma Clay taceva.

“Ma allora, vuoi continuare? Poi cosa è successo? Dai, non tenermi sulle spine.” Con un’alzata di spalle mi guardò ridendo.

“Come sei curiosa amica mia. E poi niente, abbiamo cenato insieme e siamo andati a vedere un film, insomma niente di che per un primo appuntamento.”

“Tu dai della curiosa a me quando tu vorresti sapere ogni secondo dei miei incontri con Mark? E comunque una tranquilla serata, al cinema col buio……..” Iniziai a prenderla in giro e lei mi tirò un paio di calci da sotto il tavolo.

“Sì sì, prendimi pure in giro. Tanto stasera dopo il turno mi ha invitato a ballare in un locale di Dublino.” Rimasi sbigottita, la mia amica era molto più audace di me, speravo solo prendesse tutto molto alla leggera, non volevo vederla soffrire.

“Ah bene, andate già a ballare, bravi… Immagino come vi struscerete.” Lo sguardo di Clay cambiò repentinamente.

“E tu invece cos’hai combinato piccola strega?” Le spiegai quello che era successo la sera e notte prima e la reazione di Claire fu quella di saltarmi addosso per abbracciarmi dalla gioia urlando.

“La mia piccola zitella che si innamora e trova l’uomo della sua vita.” Ci scambiammo sguardi di intesa, i suoi erano veramente felici per me e i miei erano persi fra il ricordo dei baci appassionati di Mark.

“Non mi va di parlare ancora d’amore Clay. Sai ci conosciamo da poco e per ora le cose sono ancora molto strane. Voglio conoscerlo meglio prima di dire che lo amo.” Abbassai lo sguardo contorcendo le dita, ecco di nuovo quella fitta di paura.

“Beh le tue parole dicono questo, ma il tuo sguardo dice esattamente il contrario. So che hai paura, ma prova a vivere le cose come vengono. Non farti troppe domande, non farti venire dubbi. Le cose vanno come vuole il destino e se voi siete destinati a stare insieme così avverrà. Non voglio più vedere sguardi tristi o persi nel vuoto ora che c’è lui.” Ed ecco la mia migliore amica che mi confortava come solo lei poteva fare.

“Clay, io ho paura perché Mark è diventato il centro del mio universo troppo velocemente. Non doveva accadere così, abbiamo un passato complicato e nel nostro presente e futuro ci saranno sempre i nostri figli. Dobbiamo pensare a loro prima di tutto.”

“Elly, tu non hai mai pensato per prima a te. Anche quando non c’era Sophie il tuo benessere è sempre stato all’ultimo posto delle tue priorità ed ora è arrivato il momento di pensare a Eloise, solo a lei. Concediti un po’ di egoismo. Pensa al tuo benessere, perché poi questo si rifletterà anche su tua figlia e soprattutto non pensare al tuo passato, ormai è andato e finito; non serve a niente rimuginare su fatti ormai secolari. Vivi il presente così come ti viene mandato dal destino.”

Guardai Clay e la strinsi con le lacrime a gli occhi. Sapevo che aveva ragione, ma sarei riuscita a pensare solo a me lasciando da parte il passato e i dubbi?


   
 
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