Buonasera a tutti. Eccomi di nuovo qui per aggiornare, il dodicesimo capitolo.
Vorrei ringraziare come sempre tutte quelle persone che passano di qui e mi fanno felici con le loro recensioni, ma anche quelle persone che leggono in silenzio senza dire niente. A me fa sempre piacere sapere che la mia storia viene letta.
Questa volta non ho molto da dire, questo capitolo vi farà capire ancora meglio la forte e profonda amicizia che legga Elly e Clay.
Buona lettura a tutti voi e buon ascolto. Questa canzone mi fa venire i brividi da quanto mi emoziona.
Capitolo
12. (Living in a Fairytale?)
Mi svegliai con il rumore forte
dei tuoni, aprii un
occhio alla volta cercando di mettere a fuoco la stanza, era
leggermente
illuminata, girai lo sguardo verso la finestra e notai che le persiane
erano
aperte e che fuori c’era la tipica luce bluastra dei
temporali.
Mi alzai appoggiandomi su un
gomito e notai che di
fianco a me appoggiato sul piumone c’era un foglietto bianco.
Guardai l’orario per
capire dove fosse Mark,
improvvisamente mi sentivo a disagio in quella casa non mia senza la
sua
presenza.
“Dormivi
così bene che ho preferito non
svegliarti. Faccio il turno di mattino oggi e così sono
uscito da casa mia come
un ladro per non disturbarti J
Fai
come se fossi a casa tua, preparati la colazione, fatti una
doccia… Insomma,
tutto quello che vuoi e ricorda che la giornata di ieri sarà
per sempre nella
mia memoria e nel mio cuore. Un bacio dolce stella.”
Strinsi quel piccolo foglietto
al petto ripensando
a quell’uomo che mi aveva fatto perdere la testa, ma mi aveva
fatto ritrovare
il cuore; finalmente lo sentivo battere di vero amore, ero certa di
esserne
innamorata, era palese. Ma come sempre un velo di paura invase i miei
pensieri.
Non conoscevo molto di Mark, ma
nonostante questo
ero riuscita a fidarmi ciecamente, proprio come se lo conoscessi da una
vita.
Avevo paura che tutto fosse troppo perfetto, avevo paura che fosse uno
di quei
bellissimi sogni che facevo, avevo paura che con uno schioccare di dita
tutto
sfuggisse al mio controllo e scomparisse nel nulla.
Sbuffai innervosita da quei
pensieri che mi
rovinarono quel bel momento. Riguardai il foglietto e lo accarezzai con
due
dita.
Quello che si dice della
scrittura dei dottori non
apparteneva di certo a Mark, la sua era comprensibile, fluida, regolare
e
precisa. Mi piaceva, anche quello mi piaceva di lui. Avrei mai trovato
qualcosa
che non mi andasse bene di quell’uomo?
Decisi di alzarmi e provare a
vedere di prepararmi
qualcosa da mangiare, notai che Mark aveva lasciato i miei vestiti
accuratamente piegati ai piedi del letto. Non li indossai, vidi la sua
vestaglia e decisi di mettermi quella. Mi avvolsi in essa sentendo il
suo
profumo che mi inebriò all’istante, rimasi qualche
attimo ferma a coccolarmi in
quella stoffa morbida e profumata.
Non mi piaceva curiosare nelle
case altrui, ecco
perché cercai di aprire solo gli sportelli necessari per
prepararmi un tè con qualche
biscotto, aprii le persiane e mi sedetti di fronte alla finestra.
Il panorama era mozzafiato, si
vedeva la scogliera
in lontananza e tutto il territorio collinare e verdeggiante, pensai a
come
sarebbe stato svegliarsi ogni mattina in quel posto; era rilassante e
paradisiaco.
Pensi
già ad una vita insieme a lui? Non credi sia un
po’ troppo presto Elly? Stiamo
bene insieme, ma non per questo vuol dire che lui voglia una relazione
seria.
Ed ecco che quel pensiero mi
colpì e affondò. Forse
la mia paura continua dipendeva da questo dubbio, di certo non potevo
andare da
lui e chiedergli se avrebbe voluto convivere con me. Non eravamo
ragazzini,
avevamo dei figli e prima di tutto doveva interessarci il loro
benessere.
Pensai subito a Sophie e decisi
di chiamare mia
mamma, erano già le dieci di mattina e speravo fossero
sveglie.
Mi rispose Sophie dopo pochi
squilli… “Ciao
mammaaaaaa. Non vedevo l’ora di sentirti, la nonna mi ha
detto che ieri hai
chiamato che ancora dormivo.” Mi vennero gli occhi lucidi a
sentire la sua voce
squillante e allegra, mi mancava come può mancare
l’aria.
“Piccola mia, come
stai? Continuano bene le tue
vacanze?”
“Sì, vanno
benissimo e sai finalmente ho quasi
finito i compiti così pensavamo di sentire Jinny e i suoi
nonni per i primi
giorni di gennaio; così per passare un po’ di
tempo insieme. Tanto di posto qui
a casa della nonna ce n’è tanto.”
Ero felice di sapere che la mia
piccola Sophie si
impegnava e si ricordava sempre della sua amica. Sicuramente sarebbero
riusciti
ad organizzarsi e poi finalmente l’avrei rivista.
“Sono contenta che ti
stai divertendo e che le cose
vadano bene. La nonna sta bene, vero?”
“Sì,
è un po’ raffreddata, ma è sempre lei
quella
che ha idee per passare il tempo, mi sta facendo divertire un sacco. E
tu
mamma, come stai?”
Decisi di iniziare a parlarle
di Mark, non mi
piaceva tenere nascoste le cose, meno di tutti a lei.
“Va tutto bene
tesoro, come sempre. Sai che ho
conosciuto il papà di Seth, è un uomo molto
simpatico e ci ha invitato ad
uscire tutti insieme al ritorno tuo e di suo figlio. Ti
andrebbe?”
Mi sembrava il modo migliore
per iniziare il
discorso, ma dall’altra parte del telefono mi colse
inaspettatamente il
silenzio di mia figlia.
“Sophie, ci sei?
Guarda che se non ti va basta che
me lo dici, sai che non ci sono problemi.”
Un urlo mi ruppe quasi un
timpano. “Mamma, sei
impazzita? Non mi va, ma certo che mi vaaaaaaaaaaa. Wow, una serata
insieme a
Seth. Ci divertiremo tantissimo, non vedo l’ora dunque
mettetevi d’accordo per
giorno e ora.” Rimasi sbigottita, ecco la piccola adolescente
precoce che
usciva in Sophie.
Iniziai a ridere e non riuscivo
più a smettere.
“Ok…
ahahahah… piccola va bene, ci organizziamo
così quando tornate saremo pronti per questa bellissima
uscita.”
Sophie in balia di un
‘isterismo pre – appuntamento
mi passò mia mamma, probabilmente facendo cadere il
cellulare perché sentii un
tonfo.
Appena mia madre rispose al
telefono mi ritornò in
mente la fantomatica riapparizione di mio padre, purtroppo non era
argomento di
cui volevo parlare al telefono, anche se era un peso che in certi
attimi mi
opprimeva.
Cercai di ristabilire un tono
di voce accettabile e
iniziammo a parlare della data di rientro, mi serviva per far passare
prima i
giorni che ancora mancavano. Decidemmo che probabilmente sarebbero
tornate il 5
gennaio, qualche giorno prima di quello che avevamo pensato
all’inizio. Poi mia
madre si sarebbe fermata da me per un paio giorni prima di tornare a
Londra per
il lavoro.
Quando conclusi la telefonata
mi diressi verso il
bagno e aprii l’acqua per farla scaldare un po’.
Come sempre sotto la doccia i
pensieri fluivano
veloci.
Mi sentivo inesorabilmente sua,
volevo essere sua
con tutta me stessa. Il mio cuore voleva trovare un rifugio caldo e
accogliente
in lui. Il respiro mi mancava quando non ero vicino a lui e il mio
cuore
perdeva dei battiti per la sua assenza. Possibile che fossi caduta nel
vortice
della ‘dipendenza’ così in fretta? Forse
ero troppo esagerata, ma dovevo avere
pazienza. Lui era coinvolto, potevo percepirlo, ma non fino a questo
punto,
almeno così pensavo io.
Uscii dalla doccia e mi vestii
per uscire, presi
con me il biglietto di Mark e lo infilai nel portafoglio, proprio come
fosse un
piccolo tesoro.
Quando passai di nuovo per le
scale mi soffermai di
fronte alla foto del matrimonio. Le domande tornarono a tamburellare la
mia
mente e decisi che appena avessi rivisto Mark gliene avrei parlato;
avevo già
troppi dubbi su questa ‘relazione’ e di certo
pensieri aggiuntivi non mi
facevano bene.
Era un problema facile da
risolvere, sperai.
Sentii per sms Clay e decidemmo
di incontrarci per
una pizza al centro commerciale. Avevamo cose da raccontare tutte e due.
Eravamo ancora nel parcheggio a
parecchi metri di
distanza che iniziammo a correre una contro l’altra.
Immaginavo quelle scene a
rallentatore che si vedono nei film, quando due persone si incontrano
dopo
anni… Beh, noi non ci eravamo viste per un giorno.
Ci abbracciamo così
forte che pensai ci saremmo
stritolate a vicenda e parlammo nello stesso istante.
“Ho così
tante cose da raccontarti.” Ci guardammo e
iniziammo a ridere.
Una volta sedute davanti ad una
pizza e una bella
birra ci calmammo e smettemmo di parlare contemporaneamente.
“Allora
com’è andata con Sean? Come avete passato
il pomeriggio?” Capii subito dallo sguardo sognante di Clay
che le cose erano
andate alla grande, ma non avevo mai avuto un dubbio che sarebbe stato
il
contrario. Quella
ragazza era splendida
e ti trascinava nel suo mondo meraviglioso, era impossibile non amarla.
“Siamo andati in giro
per l’isola, gli ho fatto
vedere la piccola cattedrale, la piazza e gli altri tipici monumenti,
poi l’ho
portato ad ammirare il panorama dal faro. In tutto questo non ci siamo
mai
fermati un attimo con le chiacchiere, lui mi ha raccontato la sua vita
e io la
mia. E’ un uomo meraviglioso.”
Continuavo a fissarla in attesa
di news più
succulente, ma Clay taceva.
“Ma allora, vuoi
continuare? Poi cosa è successo?
Dai, non tenermi sulle spine.” Con un’alzata di
spalle mi guardò ridendo.
“Come sei curiosa
amica mia. E poi niente, abbiamo
cenato insieme e siamo andati a vedere un film, insomma niente di che
per un
primo appuntamento.”
“Tu dai della curiosa
a me quando tu vorresti
sapere ogni secondo dei miei incontri con Mark? E comunque una
tranquilla
serata, al cinema col buio……..” Iniziai
a prenderla in giro e lei mi tirò un
paio di calci da sotto il tavolo.
“Sì
sì, prendimi pure in giro. Tanto stasera dopo
il turno mi ha invitato a ballare in un locale di Dublino.”
Rimasi sbigottita,
la mia amica era molto più audace di me, speravo solo
prendesse tutto molto
alla leggera, non volevo vederla soffrire.
“Ah bene, andate
già a ballare, bravi… Immagino
come vi struscerete.” Lo sguardo di Clay cambiò
repentinamente.
“E tu invece
cos’hai combinato piccola strega?” Le
spiegai quello che era successo la sera e notte prima e la reazione di
Claire
fu quella di saltarmi addosso per abbracciarmi dalla gioia urlando.
“La mia piccola
zitella che si innamora e trova
l’uomo della sua vita.” Ci scambiammo sguardi di
intesa, i suoi erano veramente
felici per me e i miei erano persi fra il ricordo dei baci appassionati
di
Mark.
“Non mi va di parlare
ancora d’amore Clay. Sai ci
conosciamo da poco e per ora le cose sono ancora molto strane. Voglio
conoscerlo meglio prima di dire che lo amo.” Abbassai lo
sguardo contorcendo le
dita, ecco di nuovo quella fitta di paura.
“Beh le tue parole
dicono questo, ma il tuo sguardo
dice esattamente il contrario. So che hai paura, ma prova a vivere le
cose come
vengono. Non farti troppe domande, non farti venire dubbi. Le cose
vanno come
vuole il destino e se voi siete destinati a stare insieme
così avverrà. Non
voglio più vedere sguardi tristi o persi nel vuoto ora che
c’è lui.” Ed ecco la
mia migliore amica che mi confortava come solo lei poteva fare.
“Clay, io ho paura
perché Mark è diventato il
centro del mio universo troppo velocemente. Non doveva accadere
così, abbiamo
un passato complicato e nel nostro presente e futuro ci saranno sempre
i nostri
figli. Dobbiamo pensare a loro prima di tutto.”
“Elly, tu non hai mai
pensato per prima a te. Anche
quando non c’era Sophie il tuo benessere è sempre
stato all’ultimo posto delle
tue priorità ed ora è arrivato il momento di
pensare a Eloise, solo a lei.
Concediti un po’ di egoismo. Pensa al tuo benessere,
perché poi questo si
rifletterà anche su tua figlia e soprattutto non pensare al
tuo passato, ormai
è andato e finito; non serve a niente rimuginare su fatti
ormai secolari. Vivi
il presente così come ti viene mandato dal
destino.”
Guardai Clay e la strinsi con
le lacrime a gli
occhi. Sapevo che aveva ragione, ma sarei riuscita a pensare solo a me
lasciando da parte il passato e i dubbi?