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Autore: TooLateForU    02/10/2012    18 recensioni
New York è la città dei sogni. Del traffico, dei monolocali squallidi, delle amiche riccone, delle metro sempre piene, dei caffè freddi, di gossip girl..E, disgraziatamente, anche di Harry Styles.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Elle..”
“Ellie..”
“Eleanor!”
Fingi di dormire, fingi di dormire, fingi di dormire..
“Guarda che non te lo firmo il ritardo.” continuò petulante, ed io sbuffai.
“Che palle che sei..” borbottai, dando un calcio alla trapunta, che rotolò a terra.
“Ma come diavolo parli? Con tutto quello che mi costa la tua scuola..” continuò a borbottare cose incomprensibili per un altro quarto d’ora ma nel frattempo io mi ero lavata, vestita, preparato lo zaino e facevo colazione.
E lui non aveva ancora finito.
“Papà, se continui a dire scemenze ti si staccherà la lingua, e allora chi supplicherà la banca di farci un altro prestito?” gli feci notare, sventolando il cucchiaio pieno di cereali sotto i suoi occhi.
“Guarda che casino che hai fatto!” mi rimproverò, indicando il latte gocciolato sul tavolo. Poi sbuffò, e si mise davanti allo specchio per aggiustarsi la cravatta.
Era l’unico specchio che avevamo in casa e stava in ingresso, ma per vedersi interi si doveva salire sul tavolinetto nel sala da pranzo. Una volta mi aveva beccata là sopra e aveva dato di matto, dicendo che non avevo rispetto per le nostre cose, che se si rompeva non avremmo potuto ricomprarlo e blablabla..
“Come sto?” si girò verso di me, nervosamente.
“Come un trentaduenne sull’orlo del lastrico che dorme sul divano da due mesi e dimentica di firmare gli avvisi della scuola della figlia.”
“Ah-ah, molto divertente. Piantala di fare la sfacciata e sbrigati.” ribattè brusco, prima di afferrare le chiavi di casa e aprire la porta.
Alzai gli occhi al cielo, posando il cucchiaio e ragionando su quando si sarebbe ricordato di..
“Elle, di che avvisi parli?” domandò, riaffacciandosi nella sala da pranzo.
Io mi limitai a guardare eloquente il diario sul divano, lui lo prese di corsa sbuffando, e firmò.
Sicuramente aveva firmato sotto i miei compiti di ieri, come al solito.
“Okay io vado. Ricordati di far partire la lavatrice, di andare a scuola e..oddio, che altro? Ah sì, la cena è in frigo. E chiamami quando torni, okay?” riprese a raffica.
“Sì pa’, ho capito.”
Mi lanciò un bacio, e si scapicollò fuori dalla porta.
Buongiorno Eleanor.
 
 
Uscii dalla metro sulla trentaduesima, e con calma mi avviai verso la scuola.
Ero già in ritardo, era inutile mettersi a correre. E poi come avrei fatto? C’era talmente tanta gente per strada che dovevamo respirare a turno.
Stavo per attraversare, quando un taxi mi suonò e fece una frenata rumorosa.
“E’ rosso, stronza!”
“Ma va a cagare!”
New York è come gli Hunger Games alle otto di mattina.
 
Spinsi sulla porta d’entrata, e mi avviai per la scalinata di soppiatto. Magari Rocky era al cesso e non mi avrebbe vist..
“Guarda che ti vedo, Eleanor Lake!”
Sbuffai, e mi fermai in mezzo alle scale. Poi mi girai verso di lui e verso la sua rachitica persona, e con tutta la calma del mondo gli dissi “Rocky, capisco che tu debba riversare la tua frustrazione in quanto vecchio, pazzo e quasi morto bidello, ma sono la persona sbagliata. Buongiorno.”
“Sparisci, prima che chiami la preside!” continuò a gracchiare, agitando i pugni, ed io corsi via come una rondine in..bhè, nel periodo in cui le rondini volano.
Mmm, che giorno era? Lunedì? Okay, facciamo che era lunedì, cosa avevo alla prima ora di lunedì?
Matematica? No no, quello era il mercoledì. Oddio, che stress, se solo avessi un cane guida..
“Elle, che stai facendo?”
Sobbalzai, mentre vedevo Sam e la sua lunga chioma bionda avvicinarsi speditamente verso di me.
“Oh signore e i tuoi santi sandali, ti ringrazio!” esclamai, verso il cielo (soffitto) “Sam, che cos’abbiamo a prima ora?”
“E io che cazzo ne so? Senti questa, una di primo mi ha detto che Logan si è fatto fare un..”
“Spagnolo, ecco! Dai, entriamo.” la presi per un braccio e feci irruzione nell’aula davanti a noi.
Sperai che saremmo passate inosservate nel solito casino della lezione, ma quella gran troia ‘yo amo bailarrrrrrrrrrrrrrrr’ stava interrogando.
Cioè, era semi-sdraiata sulla cattedra offrendo a tutta la classe la visione delle sue cosce da immigrata messicana, ma suppongo interrogasse.
“Chicas, di nuovo en rrrrrrrretardo? La lecciòn è iniziata.” commentò, con disapprovazione.
“Scusi, ma un tipo in metro si è messo in mezzo ai binari urlando di essere il figlio di Allah e hanno fermato le corse.” spiegai. Non era una bugia, era successo sul serio.
Circa due mesi fa, ma era successo.
“Vale vale, sedetevi.” ci liquidò con un gesto seccato della mano, ed io e Sam ci orientammo verso l’ultimo banco.
Appena sedute lei tirò fuori dall’astuccio (ahaha, ha un astuccio, vi rendete conto?) uno smalto rosa shocking e prese a passarselo.
La osservai e provai un moto di gelosia verso tutti i suoi vestiti firmati, i suoi capelli freschi di messa in piega, i suoi nuovi stivaletti Gucci e quell’incredibile mascara della Rimmel London.
Ci eravamo conosciute alle elementari, quando le avevo tirato addosso un barattolo di vernice arancione che dovevamo usare per un murales. Lei mi aveva dato un calcio negli stinchi e poi avevamo cominciato a prenderci selvaggiamente per i capelli. La maestra ci aveva messo in punizione, e a quel punto decidemmo di diventare amiche.
Eravamo disturbate sin da bambine.
Comunque i suoi erano due imprenditori. Per quanto ne potevo sapere ‘imprenditore’ avrebbe pure potuto significare che allevavano trote nel Nebraska, ma considerato il suo appartamento di duecento metri quadri con vista su Central Park o le trote erano molto grosse, o facevano altro.
E, come se questo non bastasse, erano sempre fuori per lavoro e lasciavano la casa libera a lei e alla domestica. Non potevo dire di aver mai conosciuto i genitori di Sam, ma erano sicuramente delle gran belle persone, anche se lei diceva di odiarli.
Diceva che con i soldi non ti puoi pagare l’affetto di tua figlia.
Io le rispondevo che almeno poteva pagarci l’affitto della casa, a differenza mia, e la zittivo.
“Che mi stavi dicendo di Logan?” le bisbigliai, interrompendo il filo dei miei pensieri.
Fermò il pennello, e mi lanciò uno sguardo strano “Sicura di volerlo sapere?”
“Se è una cosa brutta, no.”
“Okay.” concordò, e attaccò con la mano destra.
Guardai Miss Gomez, tentando di interessarmi alla lezione.
Ma volevo di nuovo saperlo, dannazione.
“Ci ho ripensato, dimmelo.”
Alzò gli occhi azzurri su di me, e prese un respiro “Bhè, gira voce che si sia fatto fare un servizietto nei bagni da Melanie Pickers.”
“Quella zoccola!” urlai, dando una manata al banco, e tutti si girarono.
“Lake, cosa dici?!”
“Quella trottola, prof. Perché la vita è come una trottola, no? Gira gira gira..”
La professoressa sbuffò, flippò i suoi capelli facendo quasi cadere dalla sedia il ragazzo al primo banco, e tornò ad interrogare.
“Dovresti imparare a gestire la rabbia, sai? Ti ricordi l’opuscolo che ci aveva dato la psicologa della scuola, quello che faceva ‘la rabbia è un cancro che ti consum..”
“Sam, sta’ zitta.”
 
“Oddio, oddio c’è Logan.” sussurrai concitata, prima di fingere di essere molto interessata a mangiare il mio budino, in modo che non mi sorprendesse a fissarlo come se volessi saltargli addosso
Sam, detta anche esperta e discreta spia nazista, si girò completamente verso il suo tavolo ed urlò “Ma dov’è?”
“Shh, zitta che ti sente!”
“Non ho mica detto il suo nome!”
“Oddio, oddio ti ha vista. Girati girati girati!” le mollai un calcio sotto il tavolo, che la fece gemere dal dolore. Ma perlomeno si era rigirata.
Cazzo, stava venendo qua. O Gesù, se ci sei, fa che i miei capelli siano a posto, fa che non mi stia colando il naso, fa che mi sia ricordata di rifarmi le sopracciglia ieri..
“Ciao Lake, come va?”
BUUM, le mie ovaie esplosero.
Occhi azzurro ghiaccio, capelli neri, sorriso malizioso e un metro e ottanta di fisico da pallanuotista.
“Molmo bnnee grafsie.”
Oh no, avevo parlato con il budino in bocca. Mi affrettai ad ingoiare, ma nel frattempo lui aveva già cominciato a ridere.
“Sei davvero un sagoma, sai? Magari un giorno di questi ci ved..”
Non completò mai la frase, perché il ragazzo che nei mesi seguenti avrei imparato a detestare con tutta me stessa decise di inciampare NELL’ARIA proprio in quel momento, e di rovesciare sulla maglietta di Logan tutto il suo vassoio.
Logan: “Che cosa?!”
Io: “Che cosa?”
Ragazzi in mensa: “Che cosa?”
Alberi: “Che cosa?”
Nuvole: “Che cosa?”
Barack Obama: “Che cosa?”
Nessuno, e sottolineo nessuno, avrebbe mai osato rovesciare un intero vassoio su Logan Armstrong e sperare di rimanere vivo dopo.
Il ragazzo, un riccio con una felpa tre volte lui e due occhi da cerbiatto spaventato, prese a balbettare in una lingua sconosciuta “Scuss, mi dispppiascce moltssim..”
“Ma che cazzo fai? E come parli, coglione?!” lo aggredì rabbioso Logan, dandogli una spinta indietro.
“I-io, ehm, sonnno inglesse.” balbettò.
Oooh, ecco perché non sapeva parlare.
“Aria, sfigato. E non farti rivedere in giro.” sibilò a denti stretti, prima di superarlo dandogli una sonora spallata.
Restai ad osservare ancora qualche attimo quello sfigatello, che cercava di raccogliere i residui del suo pranzo, poi ripresi a mangiare.
 
 
 
 


e mentre pictures of you si avvia (lenta lenta lemme lemme) alla conclusione, propongo questa robetta. spero che quella troia dell’ispirazione non  si venda a qualcun altro e resti con me *prays*
fatemi sapere se avete vomitato l’anima o è decente c:
se vi interessa, nel link qua sotto ci sono Eleanor e il suo caro papà trentaduenne hbhdsdvghsefdeywtfdt
 
 
Drop in the ocean ♥ on we heart it / visual bookmark #26788668
   
 
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