Sunflowerbud
Federica, vent'anni.
(Credits
to glassheart
on Livejournal for the icons)
Non
ricordo il giorno in cui è nato il mio nickname.
Ricordo,
però, quanto desiderassi un nome che contentesse Sunflower, il girasole, mio
fiore preferito. Ma non ero l'unica ad amarlo, e la mia idea
era già piaciuta a molti.
Ricordo
l'amarezza nel constatare che era già occupato, lo sforzo
nel cercare un altro nickname originale.
Ricordo
l'illuminazione, un 'bud'
casualmente trovato nel dizionario inglese-italiano, ricordo
come, pochi secondi dopo, quelle due parole si trovassero insieme,
vicine, a formare un nome mai sentito, ma che mi piaceva davvero - Sunflowerbud.
So che sono passati anni, da
allora, e oggi, con qualche nozione di inglese in più,
dubito della correttezza di questo sostantivo.
Ma non mi importa
più di tanto. Ho sempre avuto una passione per le
cose che non esistono.
Sono Sunflowerbud, bocciolo di
girasole, e mi piace descrivermi così - un
bocciolo di girasole.
Timida, insicura, fragile... ancora piccola ed immatura per
tante, troppe cose, ma già innamorata del sole, del calore,
del giallo luminoso che rende possibile crescere, vivere e rinascere.
Amo i sorrisi, l'amore, i messaggi chilometrici, i fiori, i
pastelli, i bambini, il cioccolato fondente e le virgole.
Potrei vivere della felicità che provo quando amo, o quando
mi rendo conto che una mia parola,
consiglio o semplice gesto - anche insignificante, anche
stupido - sono riusciti a strappare un sorriso a qualcuno, ad aiutare
qualcuno. Ed è questo quello che voglio fare della mia vita.
(Credits to glassheart
and roxicons on
Livejournal)
Mi piace scrivere, ma dovete credermi quando dico che non
sono brava - affatto
brava.
Scrivere, per me, è semplicemente un modo di comunicare, di
oggettivare su carta quello che sento, quello in cui credo. Ed
è un modo di ricordare, sognare... forse, di amare.
Ci sono dei giorni in cui non potrei esprimermi altrimenti, giorni in
cui la mia testa è più in disordine della mia
scrivania dopo una sessione d'esame,
giorni in cui il mio cuore piange, in silenzio, e l'unico fazzoletto di
cui ho bisogno è di un tessuto fatto di parole,
un abbraccio che si concretizza solo tramite carta, o un foglio di
Word.
Le storie originali che troverete qui, scorrendo sotto questa pagina di
presentazione, non possono essere chiamate tali.
Sono solo frutto di piccole sofferenze che però,
allora, mi sembravano insormontabili - pesanti macigni che pensavo non
avrei mai rimosso dalla mia strada.
Forse adesso sono inutili, e probabilmente non è possibile
comprenderle appieno, ma, nonostante tutto, sono parte di me.
Di una me diversa, diversa da quella che ero e
che
oggi sono.
Vi chiedo scusa, e spero riusciate a trovarci qualcosa di buono
comunque,
per quanto ancora non avessi imparato a guardare ed amare ciò che ho, e
non soltanto quello che mi manca.
Vi ringrazio per aver letto fino a qui, un abbraccio forte a tutti ♥
"Nothing in the world is ever
completely wrong. Even a stopped clock is right twice a day."
Brida – Paulo Coelho
{ Iniziativa "Adottini" a cura del
gruppo "The Capitol"}
“Mi
protendo e bacio Peeta dritto sulla bocca. Lui rabbrividisce tutto, ma
io tengo le labbra premute sulle sue finché non sono
costretta a riprendere fiato.
Le
mie dita salgono lungo i suoi polsi ad afferrargli le mani.
“Non permettergli di portarti via da me.”
Peeta
ansima forte mentre combatte contro gli incubi che infuriano la sua
testa. “No. Non voglio…”
Gli
stringo le mano sino a fargli male. “Resta con me.”
Le
sue pupille si contraggono come punte di spillo, si dilatano
rapidamente ancora una volta, poi tornano a quella che parrebbe la
normalità.
“Sempre”
mormora.”
Il
canto della rivolta - Suzanne Collins