Dal Capitolo I; «La ragazza si sedette a cavalconi sulle gambe del suo coetaneo per passare al collo, lasciando una scia di baci caramellosi lungo codesto. Fece una breve pausa arrivando al livello dell’orecchio ed il moro ne aprofittò per parlarle. “Come ti chiami?” le chiese con il repiro irregolare. Qualcosa lo spingeva a saperne di più su di lei. Forse il fatto di volerla rivedere, un’altra volta, e ricominciare. La ragazza li diede un ultimo lungo bacio sulla guancia destra per poi sussurarli: “Ricordami come ‘la stronza che ti ha eccitato per lasciarti sul più bello’.” Il cervello aveva bussato alla porta della sua coscienza per tornare al suo posto e riprendere i comandi, e la ragazza aveva ripreso i sensi. Detto questo, si alzò, lisciò il vestito, aggiustò i capelli spettinati e si congedò con un ‘a presto dolcezza’.
Il ragazzo ci rimase di stucco, prima di rendersi conto che, per la prima volta in vita sua, la vittima era lui. Lei l’aveva abbandonato lì. In mezzo ad un parco, dietro a un cespuglio, nel bel mezzo della notte, solo, eccitato e sfigato. No, anzi, sfigatissimo.»