“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?

Sul muro di cinta della Capsule Corp. compare un inquietante messaggio...

- Vegeta! Devi assolutamente vederla! E’ bellissima!
Bardack lo sollevò per la parte posteriore della maglietta, facendolo arrivare al livello del suo viso mentre scalciava e si dimenava.
- Adesso tu vai a rendere omaggio alla principessa. Andrai lì, ti inchinerai di fronte al re, guarderai la bambina e tornerai qui, sono stato chiaro, Vegeta?
Lo lasciò andare improvvisamente, facendolo cadere.
Il piccolo si sistemò la maglia e, maledicendo sottovoce Bardack, si avviò verso il re.
Salutò semplicemente con un cenno del capo, suscitando una risata deliziata della regina che, per impedire che un bambino così orgoglioso dovesse sollevarsi sulle punte per vedere la bambina come chiunque altro, la prese fra le braccia e si inginocchiò davanti a Vegeta.
La piccola principessa neppure si accorse di essere stata sollevata e continuava placidamente a dormire.
Vegeta si avvicinò con fare quasi circospetto e guardò la bambina con la coda nell’occhio.
E per la prima volta in vita sua si stupì.
Era diversa da come se la immaginava, piccola e fragile. Sembrava così delicata da potersi rompere da un momento all’altro, per un tocco poco gentile.