Claire Faith Fayer
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Nuovo recensore (21 recensioni)

«Mi piace scrivere, perché posso scappare dalla realtà. E, magari, crearne una nuova.»

Claire.

Non so mai che cosa scrivere su di me, a parte che sono una persona completamente fuori di testa. E non lo dico perché è una cosa che affermano tutti, lo dico perché se inizi a conoscermi questo sarà il primo aggettivo che ti verrà in mente per descrivermi. Insieme a profonda e determinata.

Sono illusa, terribilmente illusa che la vita sia un continuo gioco. Che non esista l'odio. Che gli adulti siano emotivi, che si possano combattere l'ignoranza e la stupidità in un batter di ciglia. Ho battuto tante volte la testa contro la realtà di questi concetti, eppure la mia ingenuità riaffiora, idiota.

Scrivere è uno dei pochi modi che mi permette di sfogarmi, di realizzare ciò che vorrei che accadesse, o ciò che sogno, o, addirittura, ciò che mi è capitato. Perché a volte è bello rivivere i ricordi scrivendoci su una storia.

Oltre a questo, amo la Musica. La musica vera, quella che ti riempie di sensazioni e di emozioni, quella che ti fa vibrare l'anima, quella che ti fa venire la pelle d'oca, quella senti fino al profondo del cuore, quella che ti rispecchia. Quella che, quando la produco, mi fa sentire completa, me stessa, come se potessi spaccare il mondo. Scriverò delle emozioni che provo, scriverò di me, della mia vita. Scriverò di persone che per me sono importanti. Scriverò di luoghi, sorrisi e parole. Scriverò.

  ajicon

Loro. La colonna sonora della mia vita. Li amo con tutto il mio cuore, perché mi hanno insegnato a credere in me stessa, cosa che mi mancava da ormai troppo tempo. Lo devo a loro.

[...] Oh sì, a quel tempo ero solo la semplice Claire Faith Faÿer, la ragazzetta italoamericana, che di americano non aveva proprio niente, se non il nome.

Da Little girl learns to breathe, prequel di Baby, più di un’amicizia, di Claire

[...] Sentii che sospirava e poggiava il servizio di porcellana sul tavolo. Non ebbi il coraggio di guardarla. Sentii i suoi passi leggeri avvicinarsi alla porta e poi sparire nel corridoio, l’uscio che si chiudeva da solo lentamente.

Solo allora le ginocchia mi cedettero e caddi per terra. Fissai la tazza appoggiata sulla mia scrivania, mezza vuota. Sul bordo, un paio di labbra cremisi. Rossetto. Sul legno del tavolo, qualcosa di scintillante. Guardai meglio. Una lacrima.

Da Baby, più di un’amicizia, di Claire


I'm never going to forget you, Amy Jade.

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