Sorrisi e lasciai che mi asciugasse il viso: - E’ solo che ti vedo come un uomo ora, non sei più solo il migliore amico di mio fratello. Sei pericolosamente vicino a me in tutti i sensi, dico davvero, e non voglio che scatti qualcosa fra noi. Adesso sei la persona che riempie in parte la figura che mi manca e non voglio che questo finisca. Non potrai mai sostituirla, questo è ovvio, [...] ma tu sei diverso. Riesci a sentire quando qualcosa non va in me, non me lo chiedi nemmeno, perché Kibum sa sempre tutto. E… sei l’unico che potrebbe salvarmi, se decidessi qualcosa di avventato-.
-Perciò sono il tuo salvatore?-, chiese con un sorriso furbesco, divertito da quella strana descrizione di sé stesso.
-Diciamo che sei il portale fra Jonghyun e me-, dissi sorridendogli.
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Avvertenza: la storia è stata pensata inizialmente come un seguito ipotetico di una storia pubblicata in passato (link di riferimento nel primo capitolo per chi fosse interessato), ma può essere letta senza problemi anche se non si conosce l'altra!

-Tesoro, ascoltami –esordì- lo so che per te tornare qui è stata dura, ma ce la farai. Ti farai nuovi amici e probabilmente troverai anche un ragazzo che ti farà battere il cuore-, disse dolcemente.
-Qui? –sorrisi scettica- per favore, papà. Dopo l’ultimo in Italia, credo che di ragazzi ne farò a meno per parecchio tempo-.
-Oh, non per parecchio tempo, solo fino a quando non sarò morto-, scherzò dolcemente, tornando a mangiare.

A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.