Non può piovere per
sempre
Capitolo 42
I ricordi perduti
«
E questa sarebbe la
nuova sede dell'Ordine della Fenice? »
Tutti quanti si
guardarono intorno, piuttosto perplessi. Si trovavano in un triste
monolocale in pessime condizioni. Gli spifferi di vento entravano
attraverso le fessure delle finestre, sollevano la polvere che
ricopriva le assi cigolanti del pavimento.
« Tanto
valeva radunarci
direttamente in una topaia » bofonchiò Dorcas
senza mezzi termini.
Sturgis annuì, poi sobbalzò quando vide che
Malocchio lo aveva
colto mentre faceva quel gesto.
« Qualcosa
da ridire,
Podmore? » ringhiò Malocchio, guardandolo male.
Lui
deglutì, mentre
Dorcas faceva finta di nulla.
« Ehm, no...
solo
pensavo che fosse migliore... » balbettò il
ragazzo, scatenando la
risposta piccata dell'Auror.
« Migliore?
Siamo in
guerra, ragazzo, non in vacanza in un hotel cinque stelle! »
« Ok,
scusa... »
« Malocchio,
sono stata
io a dirlo per prima, ma diamoci un taglio » intervenne
Dorcas, che
si sentiva in colpa per avergli fatto rimediare l'ennesimo
rimprovero.
Moody le
lanciò
un'occhiataccia: era sempre più irritabile da quando
ospitava
Dedalus in casa sua.
« Non
sarebbe stato
meglio andare a casa di uno di noi? Molti di noi vivono da soli,
potreste usare anche quella mia e di Gideon senza problemi »
propose
Fabian, mentre cercava di tenere a bada un ragno che pendeva dalla
ragnatela sopra la sua testa.
« O quella
di Dorcas »
disse Gideon.
Moody non sembrava
affatto persuaso.
« Certo,
sarebbe molto
più comodo usare la casa di uno di voi. Magari proprio
quella della
spia, perché no? Così finiremmo tutti nella tana
del lupo, i
Mangiamorte ci tenderebbero un altro agguato e stavolta verremmo
tutti uccisi. Una proposta geniale, Prewett ».
« Come non
detto »
concluse Fabian.
« Questa
casa non è il
massimo, ma l'ho imbottita di così tanti incantesimi di
protezione
che anche cento Mangiamorte impiegherebbero giorni a rimuoverli
tutti. E non è ancora finita ».
Zoppicò
fino ad un
grande tavolo sbilenco, infilò la mano nella tasca
dell'impermeabile
ed estrasse un semplice rotolo di pergamena.
« Questa
sarà l'ultima
protezione che apporrò a questo appartamento ».
« Che
cos'è? » chiese
Rachel, ma poi ammutolì quando Moody si avvicinò
di nuovo a tutti
loro, guardandoli come un generale che prepara il proprio esercito ad
una battaglia.
« Facciamo
finta che sia
un contratto. Ognuno di voi firmerà, e così
facendo accetterà
tutte le condizioni previste dalla pergamena ».
« E quali
sarebbero
queste condizioni? » domandò Dorcas, anche se
aveva già qualche
idea al riguardo.
« Semplice.
Chi firmerà
accetterà di non rivelare in alcun modo, né
direttamente né
indirettamente, il luogo in cui ci raduniamo. Chi non vuole firmare,
non avrà più il permesso di partecipare alle
riunioni. Se chi ha
firmato svelerà dove si trova questo posto...
avrà modo di
pentirsene amaramente. E non gli consiglio di provare ».
Nella stanza era
calato
un silenzio teso, ma nessuno osò aprire bocca per replicare.
Anche
chi tra loro era sempre stato più fiducioso nei confronti
degli
altri, come James o Sturgis, stavolta non protestò. Sapevano
tutti
che era necessario ricorrere a quei mezzi per evitare che il
traditore li cogliesse nuovamente di sorpresa. E lo stesso traditore
non poteva rifiutarsi di firmare, altrimenti si sarebbe smascherato
da solo. Malocchio aveva avuto un'ottima idea, pensò Dorcas.
« Bene
» disse ad alta
voce, facendo un passo avanti e afferrano la piuma che Moody le
porse. Si chinò sulla pergamena e firmò per
prima.
Gideon la
seguì a ruota,
e poi firmarono tutti gli altri. Malocchio osservava attentamente le
espressioni di ogni singola persona, come se in quel modo potesse
cogliere sguardi colpevoli. Non era molto utile, in realtà:
essere
fissati dal suo occhio magico rendeva nervosi tutti quanti, e non
tutti erano capaci di controllarsi. Sturgis provò a scrivere
con
l'estremità opposta della piuma, al primo tentativo.
Quando tutti ebbero
apposto la propria firma, Malocchio piegò la pergamena e la
infilò
in una tasca.
«
C'è anche un'altra
cosa. D'ora in poi, ad eccezione di Lupin e Hagrid, che hanno dei
compiti che solo loro possono svolgere... nessuno di voi
andrà più
in missione da solo. Sarete sempre minimo in due, e ognuno
terrà
d'occhio l'altro. Mi sono spiegato? »
Nessuno
replicò, anche
se dal fondo del gruppo si udì qualche sussurro contrario.
« Per oggi
è tutto.
Saprete della prossima riunione nel solito modo. Ora potete andare. E
mi raccomando... »
« Vigilanza
costante »
lo anticiparono Gideon e Fabian in tono volutamente esasperato.
«
Sì, infatti! »
ringhiò lui, che non era in vena di scherzi.
Dorcas uscì
dal nuovo
quartier generale insieme a tutti gli altri. Non c'era un bel clima.
Alcuni salutarono subito e si affrettarono a tornare a casa, ma non
tutti si erano lasciati ancora influenzare dall'atmosfera di sospetto
che era calata su di loro. Dorcas voleva raggiungere Emmeline e
Rachel che stavano camminando insieme a Sturgis e Fabian, ma prima
che potesse farlo fu affiancata da Gideon.
« Che cosa
pensi che
capiterebbe alla spia se parlasse lo stesso? » le chiese lui.
« Non ne ho
idea ».
« Secondo me
sarà
colpito da una maledizione che lo costringerà a ballare il
tip tap
fino alla fine dei suoi giorni. È una cosa che si noterebbe
e noi
potremmo identificarlo subito ».
« Dici? Io
invece spero
che gli caschi la lingua, visto che la usa solo per fare danni...
»
Gideon
ridacchiò, per
poi tornare serio.
« Tu hai dei
sospetti? »
Lei scrollò
la testa.
«
Macché. Ci abbiamo
provato » rispose, indicando con un cenno della testa le due
ragazze
che camminavano davanti a loro, « ma non è servito
a nulla. Abbiamo
le idee ancora più confuse di prima ».
«
Già... io avevo
pensato a Mundungus, ma non ha partecipato a molte riunioni, e di
sicuro non sa molte delle cose che la spia invece sapeva. E poi lui
era presente quando i Mangiamorte hanno attaccato casa di Dedalus
».
« Io sono
convinta che
prima o poi farà un passo falso, e quando
succederà lo saprò ».
« Certo, a
te non sfugge
mai nulla » la derise lui.
Dorcas lo
fissò con gli
occhi socchiusi e uno sguardo minaccioso.
« Infatti.
Per esempio,
nessuno l'ha ancora notato, ma a me sembra proprio che tu abbia messo
su qualche chilo di troppo, nell'ultimo mese ».
Gideon parve
imbarazzato.
« Ti detesto
».
« Io di
più ».
« Non credo
proprio,
cara ».
« Ti ho
già detto di
non chiamarmi così. Non voglio morire di diabete
».
« Ma tu non
corri questo
pericolo. Sei così acida che distruggeresti una montagna di
zucchero
in due secondi ».
« Ecco,
appunto. Tu
invece lo accumuli e basta, vero? » fece lei, fingendo di
infilzargli un fianco con la bacchetta.
« Sei una
megera che si
sa difendere solo con i colpi bassi e attentando alla
dignità altrui
» protestò Gideon, indignato.
Dorcas sorrise per la
prima volta quella sera. Sapeva di non essere del tutto a posto con
la testa, ma bisticciare con Gideon la divertiva più di ogni
altra
cosa, e non solo. La rabbia che provava nei suoi confronti quando le
dava fastidio ultimamente aveva iniziato a provocarle un sentimento
del tutto diverso, ma che aveva già conosciuto quando era
stata più
giovane. Ormai non riusciva più a credere alle scuse che
aveva
inventato per convincersi del contrario. Ogni volta che gli diceva di
odiarlo, vi metteva la stessa passione che avrebbe usato per dire
l'opposto, e lui sembrava fare lo stesso, perché conosceva
bene la
sua incapacità di essere troppo smielata.
Poi Fabian disse
qualcosa
che le fece lo stesso effetto di una doccia ghiacciata.
«
Quand'è che la
smetterete di punzecchiarvi e vi deciderete a tornare insieme?
»
Rachel, Emmeline e
Sturgis si erano fermati a loro volta e li guardavano con un'aria
divertita.
Dorcas si
irrigidì,
tornando immediatamente seria.
« Vi siete
bevuti il
cervello » constatò, mentre Gideon confermava.
« E io
dovrei stare con
questa vipera? »
«
Sì » confermò
Fabian. « Sembrate praticamente già sposati
».
Dorcas
sbuffò, irritata,
ma si arrabbiò ancora di più quando
udì Gideon sussurrare
sottovoce:
« Non ha
tutti i torti,
però ».
Lei lo
fulminò con lo
sguardo, e lui ridacchiò.
« Bando alle
ciance, non
è il caso di rimanere troppo tempo per strada a quest'ora
» cambiò
discorso, guardandosi intorno e non scorgendo anima viva oltre loro.
« È
ora di tornare a
casa ».
« Fabian,
chiudi il
becco e andiamo » disse Gideon, avvicinandosi al fratello
minore e
facendogli cenno di Smaterializzarsi.
Dorcas si impose di
non
guardarli mentre sparivano, ma colse le espressioni divertite dei tre
che erano rimasti, e si sforzò di ignorare anche loro, ma fu
impossibile. Alla fine sbottò.
« La volete
finire? »
« Dorcas,
è inutile
negare, è così evidente » le disse
Rachel.
Lei imprecò
mentalmente.
Non credeva che lo avessero notato tutti.
« D'accordo,
forse
potrebbe esserci qualcosa tra me e Gideon, ma non succederà
»
concesse, alzando gli occhi al cielo.
« Ah,
avevamo ragione,
allora! » esclamò Sturgis.
Lei lo
guardò con la
coda dell'occhio.
« Attento,
Podmore. Io
so cosa nascondi tu, quindi fai il bravo » lo
minacciò.
Lui
sbiancò. Poi, quando
Emmeline si voltò a lanciargli un'occhiata incuriosita, fece
finta
di niente e si mise a fissare il cielo scuro, inciampando
così in
una radice.
« Non
capisco perché
sei così ostinata » le disse Rachel. «
Non ti comporterai così
solo perché sei troppo orgogliosa per cedere? »
« Certo che
no, non sono
così infantile. La vera ragione per cui non voglio
impegnarmi con
lui è che non ne ho il tempo. Sto combattendo una guerra,
non voglio
distrarmi con queste sciocchezze ».
« Io
continuo a pensare
che tu e Malocchio siete parenti stretti » disse Emmeline,
esterrefatta. « Non sono sciocchezze! È importante
avere qualcuno
con cui condividere le difficoltà e le paure in questo
periodo ».
« Sono
d'accordo con
Emmeline » disse Rachel. « Lo sappiamo che sei una
tosta e che sei
in grado di tenere testa a Voldemort da sola, ma quando torni a casa
non preferiresti avere qualcuno con cui parlare? Il tuo bisticciare
continuo con Gideon è un modo per distrarti e ridurre lo
stress, in
fondo ».
Dorcas
annuì, ma non
rispose. Sapeva bene che loro avevano ragione, ma aveva già
avuto
qualcuno con cui confidarsi. Marlene era stata come una sorella per
lei, che aveva perso la famiglia molto presto a causa di Voldemort,
solo perché sua madre aveva sposato un Nato Babbano. Ma dopo
la sua
morte si era abituata a stare da sola. Non voleva più
soffrire. Se
non avesse avuto più nulla da perdere, avrebbe sofferto
molto meno.
Farsi avanti con Gideon invece avrebbe significato tornare
vulnerabile come prima, e lei non poteva permettere che accadesse di
nuovo...
Accidenti,
Dorcas,
sembri capace di affrontare il mondo e poi te la fai sotto dalla
paura quando si tratta di impegnarti con qualcuno. Vergognati.
Provò a
scacciare la
voce della propria coscienza, ma non ci riuscì.
Gli altri si erano
fermati.
« Devo
davvero andare »
disse Emmeline, guardandola con aria preoccupata. « Prometti
che
penserai a quello che ti abbiamo detto, però ».
« Ci
penserò » le
rispose, seccata.
Emmeline si
Smaterializzò, e Sturgis rimase lì a fissarla,
esitando come se
volesse dire qualcosa ma non sapesse come farlo. Infine
parlò.
« Se
potessi, io mi
butterei subito. Ma non dipende da me » le
confessò, e Dorcas intuì
subito di chi stava parlando. « Tu invece puoi, è
da te che dipende
».
Dorcas si morse il
labbro
inferiore, incerta.
« Grazie,
Sturgis.
Buonanotte » lo congedò.
Lui si
Smaterializzò a
sua volta e Dorcas rimase sola con Rachel, che sembrava aver atteso
apposta quel momento.
« Gliel'hai
chiesto? »
le domandò, cambiando discorso prima che potesse parlare.
Rachel
annuì.
« Regulus mi
ha detto di
non sapere l'identità di tutti i Mangiamorte coinvolti
nell'omicidio
di Marlene » le rispose sottovoce. « Ma sa chi era
a guidarli ».
Dorcas si
sentì
percorrere da una scarica elettrica.
« Chi?
»
« Travers
».
Dorcas
cercò di restare
impassibile, ma non ci riuscì. Finalmente, dopo due anni,
aveva un
nome, aveva un obiettivo: Travers. Il prossimo passo sarebbe stato
trovarlo e costringerlo a dirle i nomi di tutti gli altri Mangiamorte
che quella notte erano stati con lui. E poi li avrebbe spediti tutti
ad Azkaban... sempre se fosse riuscita a controllare la rabbia.
« Grazie
» disse
infine. « E ringrazia anche Regulus ».
Rachel era chiaramente
tesa.
« Dorcas,
non fare
sciocchezze » le raccomandò.
« Non
preoccuparti. So
badare a me stessa ».
Tanto
non ho nulla da
perdere,
si disse, mentre Rachel si Smaterializzava a sua volta.
E si chiese se avrebbe mai avuto il coraggio di accogliere qualcun
altro nella propria vita e correre il rischio di perdere anche lui.
***
La
falce della luna
brillava alta nel cielo quando Remus si svegliò di
soprassalto. Era
talmente abituato a dormire sulla nuda terra che ormai neanche
sentiva più il fastidio delle radici che gli si conficcavano
nella
schiena.
Tutt'intorno a lui era
sorto un improvviso chiacchiericcio degli altri lupi mannari, che
venivano risvegliati dai capi, compreso Greyback in persona.
« Che cosa
succede? »
domandò, perplesso. Non era ancora l'alba, e allora
perché li
stavano svegliando?
Sentì
qualcuno
bofonchiare qualcosa a proposito dei bambini, ma mentre cercava di
ascoltare, rimettendosi in piedi notò qualcosa accanto al
suo
giaciglio. Si chinò per raccogliere il misterioso oggetto e
si rese
conto che si trattava di una coscia di pollo.
Prima che potesse
capire,
Greyback parlò.
« I mocciosi
sono
spariti. »
Gli altri lupi mannari
lanciarono esclamazioni sorprese.
« Un altro
branco li
avrà rapiti! » ipotizzò uno di loro.
« No, credo
che siano
scappati. »
Tutti tacquero, e
Remus
si sentì sprofondare sottoterra, mentre la sua mente
collegava fatti
a cui inizialmente non aveva dato peso. Nell'ultimo periodo aveva
visto Tim confabulare spesso con gli altri bambini, per poi
ammutolire subito non appena un adulto si avvicinava. Da quando lo
aveva aiutato a convincere Charlie MacDougal e Silvanus Cook ad
aiutarlo, era diventato sempre più desideroso di contrastare
i piani
di Voldemort e Greyback. E ora gli aveva lasciato quella coscia di
pollo... Quando si erano conosciuti lo aveva guardato male nel timore
che volesse rubargliela, quindi doveva essere una sorta di
ringraziamento.
« Non
andranno lontano,
li prenderemo » disse Hati con un tono sicuro. « Ma
dobbiamo
riportarli indietro prima che siano catturati dal Ministero.
»
Remus non riusciva a
crederci. Tim si era messo a capo di una ribellione dei piccoli
licantropi! Si trattenne a stento dall'insultarsi da solo ad alta
voce. Erano solo dei bambini e non potevano essersi organizzati, non
avevano dove andare, e stavano rischiando grosso...
« Quando li
troveremo,
avranno quello che meritano » minacciò Greyback.
Remus si era
già messo a
correre prima che quello finisse la frase.
«
Sarah, è meglio se
ci dividiamo in tre gruppi. »
La
bambina guardò
Tim, preoccupata, mentre lei e gli altri piccoli lupi mannari li
seguivano, spaventati ma allo stesso tempo entusiasti.
«
Sì, così li
confonderemo e non sapranno quali tracce seguire » fece lei,
ingenuamente.
«
Ma dove siamo
diretti? Chi ci potrà aiutare? » si
lagnò Mark, un bambino di
appena cinque anni che arrancava sulla loro scia.
Tim
lo guardò e gli
tese la mano per aiutarlo ad accelerare il passo.
«
A Hogwarts. Lì c'è
Silente. Ci aiuterà. »
« Remus, ci
dispiace, ma
finora io e il mio branco non abbiamo trovato nessuno di quei
cuccioli » disse Charlie MacDougal, asciugandosi il sudore
della
fronte.
« E nemmeno
noi »
aggiunse Silvanus. « Ma non ci arrendiamo, continueremo a
cercare. »
« Grazie,
davvero »
fece Remus, angosciato.
« Stiamo
creando delle
false piste per trarre in inganno Greyback e i suoi. Dobbiamo
trovarli prima di loro. »
Remus li
ringraziò di
nuovo, riconoscente. Non osava immaginare cosa sarebbe successo ai
bambini se Greyback li avesse catturati. Ma forse era ancora peggiore
il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se non li
avessero
presi. La luna piena era vicina, e un branco di lupi mannari alle
prime armi sarebbe stato devastante tanto quanto gli adulti...
Da
qualche parte nella
foresta si levò un grido terrorizzato.
«
Sarah! » esclamò
Tim, smettendo improvvisamente di correre, mentre gli altri quattro
bambini del suo gruppo si stringevano a lui, terrorizzati.
«
Li hanno presi? »
domandò Mark, tremando violentemente.
Dagli
strilli acuti
sembrava provenire una lugubre conferma alla sua domanda.
«
Che cosa facciamo?
» strillò terrorizzata un'altra ragazzina.
Tim
rifletté per
alcuni eterni secondi. Poi prese la sua decisione.
«
Non possiamo
lasciarli da soli. Greyback li punirà. »
«
E se... se ci
uccidono? » sibilò Mark.
Tim
deglutì,
sconvolto al solo pensiero. Ma poi scosse la testa.
«
Non lo faranno. Gli
serviamo. »
E
tornarono indietro.
« Che cosa
credevate di
fare, eh? » domandò Greyback, furente, guardando
con rabbia Tim,
Sarah e gli altri bambini piangenti e singhiozzanti al suo cospetto.
Remus si sentiva
tremare
dalla testa ai piedi. Li avevano catturati tutti, e ora Greyback li
stava interrogando e minacciando. Li avrebbe picchiati, se lo
sentiva, e fu questo a convincerlo ad intervenire.
« Greyback,
ascolta.
Sono sicuro che non è colpa loro. Non hai pensato che forse,
prima
di morire, Sköll poteva averli plagiati? Potrebbe averli
convinti a
tradirti per indebolirti, e loro forse adesso l'hanno fatto
perché
convinti che fosse la cosa giusta. »
Si rese conto solo
dopo
di avergli bloccato il braccio nell'atto di alzare le mani su uno dei
bambini, e lasciò la presa, disgustato dal contatto con quel
mostro.
Greyback lo
fissò
attentamente e Remus sostenne lo sguardo. Non gli importava di
compromettere la sua missione per conto dell'Ordine, non sarebbe
rimasto a guardare mentre quelle vittime venivano punite.
«
È
come dice lui? » chiese Greyback, rivolgendosi a Tim.
Lui guardò
Remus,
spaventato, e colse il suo sguardo di avvertimento.
«
Sì » rispose. « Sì,
è stato lui. »
Remus
sospirò,
sollevato. Greyback sembrava meno furibondo quando si rivolse a lui.
« Bene... ma
si meritano
lo stesso una punizione. Non mangeranno finché non
sarò io a dirlo.
»
E gli voltò
le spalle,
lasciandolo immobile, le unghie conficcate nella carne e i denti che
graffiavano il labbro, colmo di rabbia e risentimento.
« Scusa,
Remus... »
Lui
sospirò. Era
arrabbiato: Tim lo aveva fatto preoccupare così tanto che
doveva
aver perso almeno dieci anni di vita.
« Tim, che
ti è saltato
in mente, accidenti? Potevate uccidere degli innocenti! »
Il ragazzino sembrava
veramente mortificato.
« Volevo
solo essere
libero. E volevo che lo fossero anche gli altri. Credevo che fosse
questo che mi avevi insegnato. »
Remus sentì
la rabbia
affievolirsi.
« Non
è ancora il
momento, Tim. Ma lo sarai, credimi. »
Tim annuì,
malinconico,
e Remus non poté fare a meno di cedere, incapace di restare
sulle
sue un momento di più.
« Sei stato
coraggioso,
Tim. Molto più di quanto sarei stato io gli disse. Ma devi
aspettare
e avere fiducia. Questo te lo prometto, Tim: ti porterò via
da qui
appena potrò. »
Lui accennò
un sorriso,
sollevato.
Remus lo
congedò in
fretta. Aveva una strana sensazione, come se qualcuno lo stesse
osservando di nascosto. Forse si era esposto troppo, difendendo i
bambini, ma se fosse tornato indietro lo avrebbe fatto di nuovo. Ora
però ne era certo: Greyback lo avrebbe tenuto costantemente
d'occhio, da quel momento in poi, e lui avrebbe dovuto mostrarsi
fedele e non commettere nessun passo falso.
Chissà
per quanto
tempo ancora non potrò rivedere i miei amici, pensò,
depresso.
***
La
villa era come era
sempre stata, almeno dall'esterno. Regulus fissò con timore
le
finestre che si affacciavano sul vialetto che conduceva alla porta
d'ingresso, come se temesse di vedere Alphard che si affacciava ad
una di esse. Se avesse avuto un'allucinazione del genere non sapeva
quanto avrebbe potuto resistere alla tentazione di voltarsi e
andarsene il più lontano possibile. Ma anche pensare che suo
zio non
si sarebbe mai più affacciato alla finestra gli faceva male
lo
stesso.
Sirius e Rachel erano
accanto a lui, altrettanto malinconici e cupi. Camminavano in
silenzio, tanto che i loro passi sulla ghiaia quasi rimbombavano.
Avevano deciso di
andare
a perlustrare da cima a fondo la casa in cui Alphard aveva vissuto
per tutto quel tempo, con l'obiettivo di trovare i ricordi che aveva
lasciato loro. Silente aveva fatto in modo di dotarla dei
più
potenti incantesimi protettivi che conosceva.
« Allora,
Sirius, com'è
Harry? » chiese Rachel all'improvviso, rompendo il silenzio
in cui
tutti e tre si erano rinchiusi da quando si erano Materializzati
davanti al cancello. Chiaramente l'aveva fatto apposta per allentare
la tensione, ma Regulus era poco disposto ad ascoltare qualsiasi tipo
di conversazione.
Sirius fu distolto dai
suoi pensieri, ed esitò alcuni secondi prima di rispondere,
come se
sentisse il bisogno di ricordare dove si trovava e cosa ci faceva.
«
È
il neonato più tranquillo che abbia mai conosciuto. In
realtà non
ne ho conosciuti molti, ma credevo che, in quanto figlio di James,
sarebbe stato una peste. E invece non piange quasi mai e non
dà mai
fastidio » aggiunse, con rassegnazione.
« Mi sembra
positivo,
perché lo dici con quel tono? »
« Scherzi?
Sono
disperato. Sono il suo padrino e devo assolutamente rimediare
».
« E Lily
è d'accordo? »
« Non credo
» rispose
Sirius, sfoderando il sorriso che aveva ogni volta che tramava
qualche scherzo.
Rachel
provò a
rispondere, ma non lo fece. Erano arrivati alla porta d'ingresso, e
Regulus aveva infilato la chiave nella toppa. Di nuovo il silenzio
calò su di loro. Regulus aprì la porta ed
entrò senza esitare,
desideroso di affrontare e superare il prima possibile quel momento.
L'ingresso era sempre
lo
stesso, come se il tempo si fosse fermato. Ma quando tutti e tre si
chiusero la porta alle spalle, il rumore echeggiò nella casa
deserta. Poi udirono dei passi, e per un folle istante Regulus
sentì
il proprio cuore martellare all'impazzata. Ma era solo l'elfo
domestico Aster, venuto ad accogliere il suo nuovo padrone.
« Padrone,
Aster ha
fatto come gli è stato ordinato e non ha toccato nulla
» esordì
l'elfo, con un tono dimesso e afflitto. Anche lui era molto
affezionato ad Alphard.
« Grazie
» rispose
Regulus, guardandosi intorno.
« I signori
vogliono
qualcosa da mangiare o da bere? »
« Per il
momento no »
rispose Sirius. « Dobbiamo farti un paio di domande,
veramente ».
L'elfo si mise
sull'attenti. Fu Regulus a parlargli di nuovo.
« Ascolta,
per caso
nostro zio ti ha mai detto o fatto riferimenti a qualcosa che aveva
nascosto in questa casa? »
Quello parve
riflettere
per un po'.
« Il padrone
aveva
affidato ad Aster soltanto la chiave della biblioteca. Aster non sa
altro, purtroppo ».
« E non hai
notato niente di strano,
ultimamente? Ha fatto qualche incantesimo oppure è stato per
parecchio tempo chiuso da qualche parte? »
« Aster sta
cercando di
ricordare... » disse l'elfo, posando le lunghe dita ossute
sulle
tempie. I tre ragazzi rimasero in attesa, ansiosi. « Il
padrone era
un mago colto e amava scoprire tutte le branche della magia, anche
quelle di solito sconosciute. Non era raro che provasse a
sperimentare nuovi incantesimi, quindi Aster non può dire
con
certezza se ne ha fatti di strani. Però... »
«
Però cosa? » chiese
Rachel, pendendo dalle sue labbra.
« Qualche
tempo fa ha
usato un incantesimo, ma qualcosa è andato storto ed
è rimasto
ferito. Aster ricorda che era dovuto andare da qualcuno che lo
curasse. Non era la prima volta che si faceva male con incantesimi
nuovi, ma la ferita era più grave del solito ».
Rachel
guardò Regulus:
entrambi avevano capito qualcosa.
« Si
riferisce
all'ultima volta che è venuto a trovarci a casa mia. Si
è fatto
curare da mia madre. Lei infatti non capiva con che tipo di
incantesimo si fosse fatto male in quel modo, ma lui aveva
minimizzato ».
« Come al
solito »
commentò Sirius, depresso.
« Non
c'è altro? »
chiese Regulus, tornando a rivolgersi all'elfo domestico, il quale
scrollò la testa.
« Aster
è spiacente, ma
non c'è altro ».
« Non
importa, sei già
stato d'aiuto. Puoi andare, ma non toccare ancora nulla ».
Aster
annuì. Fece un
profondo inchino a tutti e tre e si allontanò.
« Che cosa
facciamo,
allora? » chiese Sirius, rivolgendosi agli altri due.
«
Perlustriamo la casa
da cima a fondo. È meglio dividerci. Io inizio dalla
biblioteca ».
«
Darò un'occhiata nel
salotto, è piuttosto grande » disse Rachel,
lanciando uno sguardo
lungo il corridoio che dall'ingresso conduceva al soggiorno.
« D'accordo,
io allora
andrò in camera sua. Ci rivediamo qui quando abbiamo finito
»
concluse Sirius.
« Fate
attenzione quando
cercate nascondigli. Gli incantesimi che usava non erano troppo
pericolosi, ma non si sa mai » li avvertì Regulus.
Loro annuirono,
poi si incamminarono ognuno in direzioni diverse.
Non appena Regulus
entrò
nella biblioteca, non poté fare a meno di ricordare l'ultima
volta
che vi era entrato. Era lì che aveva scoperto cosa fossero
gli
Horcrux; lì Alphard gli aveva raccontato la storia della sua
amicizia con Perseus; e lì zio e nipote si erano ritrovati
dopo
tanto tempo. Sembravano passati secoli, ormai.
Cercando di non
lasciarsi
distrarre da ricordi più o meno dolorosi, estrasse la
bacchetta ed
iniziò a perlustrare attentamente la stanza. Non era facile,
perché
lui cercava tracce di magia, ma la casa era piena di incantesimi che
ancora duravano, nonostante la morte di chi li aveva compiuti. Era
difficile distinguere tra semplici magie innocue, come quella che
permetteva a brillanti sfere di luce di accendersi e galleggiare
sospese in aria quando calava il buio, e incantesimi posti a
protezione di qualche nascondiglio.
La biblioteca era
piena
di passaggi nascosti, rientranze segrete nelle pareti, in cui Alphard
aveva riposto libri o pergamene colme di appunti su magie molto
avanzate e a volte pericolose, ma di qualcosa che contenesse ricordi
non vi era traccia.
Fu con una certa
delusione che, tre quarti d'ora dopo, Regulus si arrese all'evidenza:
i ricordi non erano nella biblioteca, e non dovevano essere nemmeno
nelle stanze che Rachel e Sirius stavano rovistando, altrimenti a
quel punto lo avrebbero chiamato.
Tutti e tre si
ritrovarono nell'ingresso, delusi. Regulus non riusciva a capire dove
fossero nascosti e continuava a mordersi il labbro inferiore per la
stizza.
« Dobbiamo
cercare nelle
altre stanze, nei corridoi e nella cantina, dappertutto. Non
c'è
altra soluzione » disse Sirius in tono pratico.
Gli altri due
annuirono.
Regulus cercò in lungo e in largo per tutta la cucina e un
paio di
corridoi, rovistò nei cassetti, aprì tutti gli
sportelli e le ante
degli armadi, cercò doppi fondi nelle pareti o sotto il
pavimento,
ma non ebbe il minimo risultato.
Sospirando con
rassegnazione, salì al piano superiore. Mentre passava
davanti alla
stanza in cui lui e Sirius avevano dormito ogni volta in cui erano
rimasti da loro zio, soprattutto durante l'estate o a Natale, vide
Rachel seduta su uno dei due letti. La ragazza stava guardando alcune
fotografie e ogni tanto si lasciava sfuggire un sorriso divertito.
Regulus si schiarì la voce, attirando la sua attenzione.
« Oh, sei
tu! Ho trovato
queste e mi sono distratta » fece lei, posando subito le foto
con
aria colpevole. « Ora continuo a cercare ».
« Non
preoccuparti,
credo che mi prenderò una pausa » rispose Regulus,
sporgendosi a
guardare oltre la sua spalla. « Dove le hai trovate?
»
« In una
scatola dentro
l'armadio. Speravo di trovarci i ricordi... Tutto bene? »
Regulus stava fissando
la
fotografia che ritraeva Alphard quando aveva circa undici anni. Gli
somigliava molto, ma l'espressione era più simile a quella
di
Sirius. Salutava allegramente in direzione di chi stava scattando la
foto ed esibiva un sorriso smagliante e l'uniforme di Hogwarts nuova
di zecca. Regulus si sentì invadere da un'immensa
malinconia, ma si
sforzò di apparire tranquillo quando colse lo sguardo
preoccupato di
Rachel.
« Tutto
bene, sì. Quali
altre foto ci sono? »
Lei esitò,
come per
valutare se lui fosse abbastanza preparato per guardarle, ma alla
fine ne afferrò un mucchietto e gliele mostrò.
« Guarda, in
questa c'è
anche mio padre » disse, indicandogliene una con la squadra
di
Quidditch di Serpeverde del 1944. Perseus era accanto ad Alphard e
sembrava molto meno burbero, e forse non solo perché avevano
vinto
la Coppa del Quidditch.
« E poi
c'è
quest'altra. Secondo me è la più bella di tutte
» disse Rachel,
porgendogli un'altra foto. Alphard era già adulto ed era
seduto su
un divano con accanto un piccolo Sirius che non poteva avere
più di
due anni, e Regulus in braccio. Regulus vide Sirius cercare di
spaventarlo con un una bacchetta giocattolo, e lui si difendeva
scalciandogli contro. Alla fine Alphard requisiva la bacchetta a
Sirius, il quale lo guardava con aria offesa.
Regulus
notò che suo zio
non era apparso così felice neanche nelle due fotografie
precedenti.
« È
vero, è la migliore » disse, con la voce rauca.
Poi aggiunse, cupo:
« Sai qual è la cosa assurda? »
« Cosa?
» chiese
Rachel.
« Che quando
ero un
Mangiamorte non ho mai veramente provato il desiderio di uccidere
qualcuno. Adesso invece sì ».
C'erano notti in cui
pensava ossessivamente a Rodolphus Lestrange e desiderava vendicare
suo zio più di ogni altra cosa. Ed era sicuro che, se solo
lo avesse
incontrato, per una volta non avrebbe avuto scrupoli. Lo odiava come
non aveva mai odiato nessuno in vita sua, tranne Voldemort. Il solo
pensiero che Rodolphus fosse ancora vivo gli faceva rodere le
viscere. Non gli avrebbe permesso di esibire quell'espressione
sarcastica né di vantarsi di quello che aveva fatto.
Rachel rimase in
silenzio
per alcuni istanti. Poi gli posò la testa sulla spalla e gli
rispose:
« Lo so. Non
è affatto
assurdo ».
Lui non si
sentì meglio,
ma ebbe meno paura. Aveva temuto di tornare ad essere un aspirante
assassino, ma non poteva pretendere troppo da se stesso. Se i
Mangiamorte avessero continuato a uccidere i suoi cari sarebbe stato
impossibile non desiderare di ucciderli. Per lo meno adesso aveva un
motivo valido, si disse, pensando tuttavia che fosse una magra
consolazione.
Non riusciva a
staccare
gli occhi da quella foto. Alphard gli mancava immensamente. Fino a
quel momento in cui era stato costretto a nascondersi, suo zio era
stato l'ultimo legame col suo passato e con l'infanzia. Ora che era
morto, si sentiva molto più solo. Non sapeva cosa avrebbe
fatto se
non gli fossero rimasti Rachel e, anche se non voleva ammetterlo,
Sirius.
Fu proprio
quest'ultimo a
distrarlo dai suoi pensieri.
« Qui si
batte la
fiacca? » esclamò, affacciandosi nella stanza.
« Stavamo
riflettendo
sui posti in cui cercare » mentì prontamente
Regulus, alzandosi in
piedi in fretta e sforzandosi di apparire relativamente sereno.
« Tu
hai trovato qualcosa? »
Sirius scosse la
testa.
« Niente.
Comincio a
pensare che forse non li ha nascosti qui, altrimenti ci avrebbe reso
le cose più facili ».
« Non lo so.
Se si
trattava di cose importanti, avrà fatto in modo che chiunque
altro
non potesse trovarli » disse Rachel, pensierosa.
« Ci resta
poco da
perlustrare, ormai. Se non troviamo nulla, dovremo rinunciarci,
almeno finché non troveremo qualche altro indizio
» aggiunse
Regulus. « Torniamo al lavoro, forza ».
Non trovarono nulla.
Avevano cercato in ogni angolo della casa, ma non avevano notato la
minima traccia di nascondigli segreti. Fu con una certa delusione
che, a fine giornata, decisero di rinunciare.
« Meglio
concentrarsi su
qualcos'altro. Silente è già sulle tracce di un
altro Horcrux, in
fondo: l'altro giorno ha estorto delle informazioni interessanti a
Sinister e Caractacus Burke, e ora è alla ricerca di un'elfa
domestica di nome Hokey ».
« E se
Alphard sapeva
degli Horcrux? Forse ha cercato di farci sapere dove trovarne uno, e
noi non siamo riusciti a capirlo... »
« Secondo me
è
possibile, ma non credo che quei ricordi siano nascosti in questa
casa » disse Sirius. « Forse è solo una
falsa pista per sviare chi
non dovrebbe trovarli. È probabile che li abbia nascosti
altrove ».
« E quello
che ha detto
Aster riguardo quell'incantesimo con cui si era ferito? »
« Forse si
trattava di
un incantesimo e basta. Credo che abbia deciso di nasconderli in un
luogo più sicuro... »
Regulus si
bloccò
all'improvviso, colto da un'ispirazione improvvisa.
« Un posto
più sicuro,
dici? Come abbiamo fatto a non pensarci? Aster! »
L'elfo domestico si
Materializzò un istante dopo.
«
Sì, padrone? »
« Mio zio ti
ha mai
fatto andare alla Gringott per conto suo? » chiese Regulus,
il cuore
che batteva all'impazzata.
Aster
annuì.
«
Sì. Alcuni giorni
prima di morire, padron Alphard aveva detto ad Aster di portare alla
Gringott uno scrigno che conteneva qualcosa d'importante. Aster non
sa cosa, ha obbedito senza chiedere ».
« Vostro zio
aveva una
camera blindata personale alla Gringott? Intendo una camera separata
dal resto della vostra famiglia » chiese Rachel.
Ci fu un attimo in cui
tutti e tre tacquero, tesi, mentre un'ondata di eccitazione li
travolgeva.
«
Sì » confermò
Sirius, quasi sussurrando per l'emozione. « E l'ha lasciata a
me ».
Buona
Pasqua in ritardo a tutti quanti! Spero che vi siate riposati. Passo
subito alle note.
Lo
so che l'idea della pergamena non è il massimo
dell'originalità ma effettivamente non mi veniva in mente un
metodo più sicuro per impedire a quel ratto di far scoprire
la nuova sede dell'Ordine... e Hermione in fondo potrebbe sempre aver
preso l'idea da qualche racconto di Malocchio durante l'estate
trascorsa a Grimmauld Place, giusto? *arrampicarsi sugli specchi*
Tutta
la questione di Tim e Remus non me l'ero scordata, ma ci sono
così tanti personaggi di cui scrivere che anche prima di
vedere Sirius che va a recuperare i ricordi alla Gringott dovrete
aspettare il capitolo 45 ^^
Quanto
a Dorcas, qui si spiega che cosa la tormentava. Dopo quello che ha
subito, per lei è difficile aprirsi con gli altri, anche se
alla fine ha continuato suo malgrado ad affezionarsi alle persone...
Presto vedrete se deciderà di cambiare modo di fare!
Per puro caso nel capitolo 49 di "Eroi non si nasce, si diventa" avevo
fatto sapere a Regulus tramite Rabastan (credo che fosse lui, l'ho
controllato tempo fa XD) che era stato proprio Travers a guidare
l'omicidio dei McKinnon. Allora non avevo idea di quanto potesse
essermi utile, ma ho avuto fortuna, ed ecco qui! Travers deve tremare,
ora che ha Dorcas alle costole, muahahah! XD
Nel
prossimo capitolo, che pubblicherò il 26 aprile, scoprirete
qualcosa di nuovo su Sturgis, e ci sarà anche un altro
personaggio su cui finora mi sono soffermata poco.
Ok,
credo di aver detto tutto. Il periodo che mi aspetta sarà
molto intenso, ma conto comunque di riuscire a scrivere lo
stesso, se l'ispirazione mi assiste. Per fortuna ho parecchi capitoli
pronti! Auguratemi buona fortuna!
E buona giornata a tutti,
Julia
=)
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