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Autore: Julia Weasley    12/04/2012    10 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 42
I ricordi perduti


« E questa sarebbe la nuova sede dell'Ordine della Fenice? »
Tutti quanti si guardarono intorno, piuttosto perplessi. Si trovavano in un triste monolocale in pessime condizioni. Gli spifferi di vento entravano attraverso le fessure delle finestre, sollevano la polvere che ricopriva le assi cigolanti del pavimento.
« Tanto valeva radunarci direttamente in una topaia » bofonchiò Dorcas senza mezzi termini. Sturgis annuì, poi sobbalzò quando vide che Malocchio lo aveva colto mentre faceva quel gesto.
« Qualcosa da ridire, Podmore? » ringhiò Malocchio, guardandolo male.
Lui deglutì, mentre Dorcas faceva finta di nulla.
« Ehm, no... solo pensavo che fosse migliore... » balbettò il ragazzo, scatenando la risposta piccata dell'Auror.
« Migliore? Siamo in guerra, ragazzo, non in vacanza in un hotel cinque stelle! »
« Ok, scusa... »
« Malocchio, sono stata io a dirlo per prima, ma diamoci un taglio » intervenne Dorcas, che si sentiva in colpa per avergli fatto rimediare l'ennesimo rimprovero.
Moody le lanciò un'occhiataccia: era sempre più irritabile da quando ospitava Dedalus in casa sua.
« Non sarebbe stato meglio andare a casa di uno di noi? Molti di noi vivono da soli, potreste usare anche quella mia e di Gideon senza problemi » propose Fabian, mentre cercava di tenere a bada un ragno che pendeva dalla ragnatela sopra la sua testa.
« O quella di Dorcas » disse Gideon.
Moody non sembrava affatto persuaso.
« Certo, sarebbe molto più comodo usare la casa di uno di voi. Magari proprio quella della spia, perché no? Così finiremmo tutti nella tana del lupo, i Mangiamorte ci tenderebbero un altro agguato e stavolta verremmo tutti uccisi. Una proposta geniale, Prewett ».
« Come non detto » concluse Fabian.
« Questa casa non è il massimo, ma l'ho imbottita di così tanti incantesimi di protezione che anche cento Mangiamorte impiegherebbero giorni a rimuoverli tutti. E non è ancora finita ».
Zoppicò fino ad un grande tavolo sbilenco, infilò la mano nella tasca dell'impermeabile ed estrasse un semplice rotolo di pergamena.
« Questa sarà l'ultima protezione che apporrò a questo appartamento ».
« Che cos'è? » chiese Rachel, ma poi ammutolì quando Moody si avvicinò di nuovo a tutti loro, guardandoli come un generale che prepara il proprio esercito ad una battaglia.
« Facciamo finta che sia un contratto. Ognuno di voi firmerà, e così facendo accetterà tutte le condizioni previste dalla pergamena ».
« E quali sarebbero queste condizioni? » domandò Dorcas, anche se aveva già qualche idea al riguardo.
« Semplice. Chi firmerà accetterà di non rivelare in alcun modo, né direttamente né indirettamente, il luogo in cui ci raduniamo. Chi non vuole firmare, non avrà più il permesso di partecipare alle riunioni. Se chi ha firmato svelerà dove si trova questo posto... avrà modo di pentirsene amaramente. E non gli consiglio di provare ».
Nella stanza era calato un silenzio teso, ma nessuno osò aprire bocca per replicare. Anche chi tra loro era sempre stato più fiducioso nei confronti degli altri, come James o Sturgis, stavolta non protestò. Sapevano tutti che era necessario ricorrere a quei mezzi per evitare che il traditore li cogliesse nuovamente di sorpresa. E lo stesso traditore non poteva rifiutarsi di firmare, altrimenti si sarebbe smascherato da solo. Malocchio aveva avuto un'ottima idea, pensò Dorcas.
« Bene » disse ad alta voce, facendo un passo avanti e afferrano la piuma che Moody le porse. Si chinò sulla pergamena e firmò per prima.
Gideon la seguì a ruota, e poi firmarono tutti gli altri. Malocchio osservava attentamente le espressioni di ogni singola persona, come se in quel modo potesse cogliere sguardi colpevoli. Non era molto utile, in realtà: essere fissati dal suo occhio magico rendeva nervosi tutti quanti, e non tutti erano capaci di controllarsi. Sturgis provò a scrivere con l'estremità opposta della piuma, al primo tentativo.
Quando tutti ebbero apposto la propria firma, Malocchio piegò la pergamena e la infilò in una tasca.
« C'è anche un'altra cosa. D'ora in poi, ad eccezione di Lupin e Hagrid, che hanno dei compiti che solo loro possono svolgere... nessuno di voi andrà più in missione da solo. Sarete sempre minimo in due, e ognuno terrà d'occhio l'altro. Mi sono spiegato? »
Nessuno replicò, anche se dal fondo del gruppo si udì qualche sussurro contrario.
« Per oggi è tutto. Saprete della prossima riunione nel solito modo. Ora potete andare. E mi raccomando... »
« Vigilanza costante » lo anticiparono Gideon e Fabian in tono volutamente esasperato.
« Sì, infatti! » ringhiò lui, che non era in vena di scherzi.
Dorcas uscì dal nuovo quartier generale insieme a tutti gli altri. Non c'era un bel clima. Alcuni salutarono subito e si affrettarono a tornare a casa, ma non tutti si erano lasciati ancora influenzare dall'atmosfera di sospetto che era calata su di loro. Dorcas voleva raggiungere Emmeline e Rachel che stavano camminando insieme a Sturgis e Fabian, ma prima che potesse farlo fu affiancata da Gideon.
« Che cosa pensi che capiterebbe alla spia se parlasse lo stesso? » le chiese lui.
« Non ne ho idea ».
« Secondo me sarà colpito da una maledizione che lo costringerà a ballare il tip tap fino alla fine dei suoi giorni. È una cosa che si noterebbe e noi potremmo identificarlo subito ».
« Dici? Io invece spero che gli caschi la lingua, visto che la usa solo per fare danni... »
Gideon ridacchiò, per poi tornare serio.
« Tu hai dei sospetti? »
Lei scrollò la testa.
« Macché. Ci abbiamo provato » rispose, indicando con un cenno della testa le due ragazze che camminavano davanti a loro, « ma non è servito a nulla. Abbiamo le idee ancora più confuse di prima ».
« Già... io avevo pensato a Mundungus, ma non ha partecipato a molte riunioni, e di sicuro non sa molte delle cose che la spia invece sapeva. E poi lui era presente quando i Mangiamorte hanno attaccato casa di Dedalus ».
« Io sono convinta che prima o poi farà un passo falso, e quando succederà lo saprò ».
« Certo, a te non sfugge mai nulla » la derise lui.
Dorcas lo fissò con gli occhi socchiusi e uno sguardo minaccioso.
« Infatti. Per esempio, nessuno l'ha ancora notato, ma a me sembra proprio che tu abbia messo su qualche chilo di troppo, nell'ultimo mese ».
Gideon parve imbarazzato.
« Ti detesto ».
« Io di più ».
« Non credo proprio, cara ».
« Ti ho già detto di non chiamarmi così. Non voglio morire di diabete ».
« Ma tu non corri questo pericolo. Sei così acida che distruggeresti una montagna di zucchero in due secondi ».
« Ecco, appunto. Tu invece lo accumuli e basta, vero? » fece lei, fingendo di infilzargli un fianco con la bacchetta.
« Sei una megera che si sa difendere solo con i colpi bassi e attentando alla dignità altrui » protestò Gideon, indignato.
Dorcas sorrise per la prima volta quella sera. Sapeva di non essere del tutto a posto con la testa, ma bisticciare con Gideon la divertiva più di ogni altra cosa, e non solo. La rabbia che provava nei suoi confronti quando le dava fastidio ultimamente aveva iniziato a provocarle un sentimento del tutto diverso, ma che aveva già conosciuto quando era stata più giovane. Ormai non riusciva più a credere alle scuse che aveva inventato per convincersi del contrario. Ogni volta che gli diceva di odiarlo, vi metteva la stessa passione che avrebbe usato per dire l'opposto, e lui sembrava fare lo stesso, perché conosceva bene la sua incapacità di essere troppo smielata.
Poi Fabian disse qualcosa che le fece lo stesso effetto di una doccia ghiacciata.
« Quand'è che la smetterete di punzecchiarvi e vi deciderete a tornare insieme? »
Rachel, Emmeline e Sturgis si erano fermati a loro volta e li guardavano con un'aria divertita.
Dorcas si irrigidì, tornando immediatamente seria.
« Vi siete bevuti il cervello » constatò, mentre Gideon confermava.
« E io dovrei stare con questa vipera? »
« Sì » confermò Fabian. « Sembrate praticamente già sposati ».
Dorcas sbuffò, irritata, ma si arrabbiò ancora di più quando udì Gideon sussurrare sottovoce:
« Non ha tutti i torti, però ».
Lei lo fulminò con lo sguardo, e lui ridacchiò.
« Bando alle ciance, non è il caso di rimanere troppo tempo per strada a quest'ora » cambiò discorso, guardandosi intorno e non scorgendo anima viva oltre loro. « È ora di tornare a casa ».
« Fabian, chiudi il becco e andiamo » disse Gideon, avvicinandosi al fratello minore e facendogli cenno di Smaterializzarsi.
Dorcas si impose di non guardarli mentre sparivano, ma colse le espressioni divertite dei tre che erano rimasti, e si sforzò di ignorare anche loro, ma fu impossibile. Alla fine sbottò.
« La volete finire? »
« Dorcas, è inutile negare, è così evidente » le disse Rachel.
Lei imprecò mentalmente. Non credeva che lo avessero notato tutti.
« D'accordo, forse potrebbe esserci qualcosa tra me e Gideon, ma non succederà » concesse, alzando gli occhi al cielo.
« Ah, avevamo ragione, allora! » esclamò Sturgis.
Lei lo guardò con la coda dell'occhio.
« Attento, Podmore. Io so cosa nascondi tu, quindi fai il bravo » lo minacciò.
Lui sbiancò. Poi, quando Emmeline si voltò a lanciargli un'occhiata incuriosita, fece finta di niente e si mise a fissare il cielo scuro, inciampando così in una radice.
« Non capisco perché sei così ostinata » le disse Rachel. « Non ti comporterai così solo perché sei troppo orgogliosa per cedere? »
« Certo che no, non sono così infantile. La vera ragione per cui non voglio impegnarmi con lui è che non ne ho il tempo. Sto combattendo una guerra, non voglio distrarmi con queste sciocchezze ».
« Io continuo a pensare che tu e Malocchio siete parenti stretti » disse Emmeline, esterrefatta. « Non sono sciocchezze! È importante avere qualcuno con cui condividere le difficoltà e le paure in questo periodo ».
« Sono d'accordo con Emmeline » disse Rachel. « Lo sappiamo che sei una tosta e che sei in grado di tenere testa a Voldemort da sola, ma quando torni a casa non preferiresti avere qualcuno con cui parlare? Il tuo bisticciare continuo con Gideon è un modo per distrarti e ridurre lo stress, in fondo ».
Dorcas annuì, ma non rispose. Sapeva bene che loro avevano ragione, ma aveva già avuto qualcuno con cui confidarsi. Marlene era stata come una sorella per lei, che aveva perso la famiglia molto presto a causa di Voldemort, solo perché sua madre aveva sposato un Nato Babbano. Ma dopo la sua morte si era abituata a stare da sola. Non voleva più soffrire. Se non avesse avuto più nulla da perdere, avrebbe sofferto molto meno. Farsi avanti con Gideon invece avrebbe significato tornare vulnerabile come prima, e lei non poteva permettere che accadesse di nuovo...
Accidenti, Dorcas, sembri capace di affrontare il mondo e poi te la fai sotto dalla paura quando si tratta di impegnarti con qualcuno. Vergognati.
Provò a scacciare la voce della propria coscienza, ma non ci riuscì.
Gli altri si erano fermati.
« Devo davvero andare » disse Emmeline, guardandola con aria preoccupata. « Prometti che penserai a quello che ti abbiamo detto, però ».
« Ci penserò » le rispose, seccata.
Emmeline si Smaterializzò, e Sturgis rimase lì a fissarla, esitando come se volesse dire qualcosa ma non sapesse come farlo. Infine parlò.
« Se potessi, io mi butterei subito. Ma non dipende da me » le confessò, e Dorcas intuì subito di chi stava parlando. « Tu invece puoi, è da te che dipende ».
Dorcas si morse il labbro inferiore, incerta.
« Grazie, Sturgis. Buonanotte » lo congedò.
Lui si Smaterializzò a sua volta e Dorcas rimase sola con Rachel, che sembrava aver atteso apposta quel momento.
« Gliel'hai chiesto? » le domandò, cambiando discorso prima che potesse parlare.
Rachel annuì.
« Regulus mi ha detto di non sapere l'identità di tutti i Mangiamorte coinvolti nell'omicidio di Marlene » le rispose sottovoce. « Ma sa chi era a guidarli ».
Dorcas si sentì percorrere da una scarica elettrica.
« Chi? »
« Travers ».
Dorcas cercò di restare impassibile, ma non ci riuscì. Finalmente, dopo due anni, aveva un nome, aveva un obiettivo: Travers. Il prossimo passo sarebbe stato trovarlo e costringerlo a dirle i nomi di tutti gli altri Mangiamorte che quella notte erano stati con lui. E poi li avrebbe spediti tutti ad Azkaban... sempre se fosse riuscita a controllare la rabbia.
« Grazie » disse infine. « E ringrazia anche Regulus ».
Rachel era chiaramente tesa.
« Dorcas, non fare sciocchezze » le raccomandò.
« Non preoccuparti. So badare a me stessa ».
Tanto non ho nulla da perdere, si disse, mentre Rachel si Smaterializzava a sua volta. E si chiese se avrebbe mai avuto il coraggio di accogliere qualcun altro nella propria vita e correre il rischio di perdere anche lui.

***

La falce della luna brillava alta nel cielo quando Remus si svegliò di soprassalto. Era talmente abituato a dormire sulla nuda terra che ormai neanche sentiva più il fastidio delle radici che gli si conficcavano nella schiena.
Tutt'intorno a lui era sorto un improvviso chiacchiericcio degli altri lupi mannari, che venivano risvegliati dai capi, compreso Greyback in persona.
« Che cosa succede? » domandò, perplesso. Non era ancora l'alba, e allora perché li stavano svegliando?
Sentì qualcuno bofonchiare qualcosa a proposito dei bambini, ma mentre cercava di ascoltare, rimettendosi in piedi notò qualcosa accanto al suo giaciglio. Si chinò per raccogliere il misterioso oggetto e si rese conto che si trattava di una coscia di pollo.
Prima che potesse capire, Greyback parlò.
« I mocciosi sono spariti. »
Gli altri lupi mannari lanciarono esclamazioni sorprese.
« Un altro branco li avrà rapiti! » ipotizzò uno di loro.
« No, credo che siano scappati. »
Tutti tacquero, e Remus si sentì sprofondare sottoterra, mentre la sua mente collegava fatti a cui inizialmente non aveva dato peso. Nell'ultimo periodo aveva visto Tim confabulare spesso con gli altri bambini, per poi ammutolire subito non appena un adulto si avvicinava. Da quando lo aveva aiutato a convincere Charlie MacDougal e Silvanus Cook ad aiutarlo, era diventato sempre più desideroso di contrastare i piani di Voldemort e Greyback. E ora gli aveva lasciato quella coscia di pollo... Quando si erano conosciuti lo aveva guardato male nel timore che volesse rubargliela, quindi doveva essere una sorta di ringraziamento.
« Non andranno lontano, li prenderemo » disse Hati con un tono sicuro. « Ma dobbiamo riportarli indietro prima che siano catturati dal Ministero. »
Remus non riusciva a crederci. Tim si era messo a capo di una ribellione dei piccoli licantropi! Si trattenne a stento dall'insultarsi da solo ad alta voce. Erano solo dei bambini e non potevano essersi organizzati, non avevano dove andare, e stavano rischiando grosso...
« Quando li troveremo, avranno quello che meritano » minacciò Greyback.
Remus si era già messo a correre prima che quello finisse la frase.

« Sarah, è meglio se ci dividiamo in tre gruppi. »
La bambina guardò Tim, preoccupata, mentre lei e gli altri piccoli lupi mannari li seguivano, spaventati ma allo stesso tempo entusiasti.
« Sì, così li confonderemo e non sapranno quali tracce seguire » fece lei, ingenuamente.
« Ma dove siamo diretti? Chi ci potrà aiutare? » si lagnò Mark, un bambino di appena cinque anni che arrancava sulla loro scia.
Tim lo guardò e gli tese la mano per aiutarlo ad accelerare il passo.
« A Hogwarts. Lì c'è Silente. Ci aiuterà. »

« Remus, ci dispiace, ma finora io e il mio branco non abbiamo trovato nessuno di quei cuccioli » disse Charlie MacDougal, asciugandosi il sudore della fronte.
« E nemmeno noi » aggiunse Silvanus. « Ma non ci arrendiamo, continueremo a cercare. »
« Grazie, davvero » fece Remus, angosciato.
« Stiamo creando delle false piste per trarre in inganno Greyback e i suoi. Dobbiamo trovarli prima di loro. »
Remus li ringraziò di nuovo, riconoscente. Non osava immaginare cosa sarebbe successo ai bambini se Greyback li avesse catturati. Ma forse era ancora peggiore il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se non li avessero presi. La luna piena era vicina, e un branco di lupi mannari alle prime armi sarebbe stato devastante tanto quanto gli adulti...

Da qualche parte nella foresta si levò un grido terrorizzato.
« Sarah! » esclamò Tim, smettendo improvvisamente di correre, mentre gli altri quattro bambini del suo gruppo si stringevano a lui, terrorizzati.
« Li hanno presi? » domandò Mark, tremando violentemente.
Dagli strilli acuti sembrava provenire una lugubre conferma alla sua domanda.
« Che cosa facciamo? » strillò terrorizzata un'altra ragazzina.
Tim rifletté per alcuni eterni secondi. Poi prese la sua decisione.
« Non possiamo lasciarli da soli. Greyback li punirà. »
« E se... se ci uccidono? » sibilò Mark.
Tim deglutì, sconvolto al solo pensiero. Ma poi scosse la testa.
« Non lo faranno. Gli serviamo. »
E tornarono indietro.

« Che cosa credevate di fare, eh? » domandò Greyback, furente, guardando con rabbia Tim, Sarah e gli altri bambini piangenti e singhiozzanti al suo cospetto.
Remus si sentiva tremare dalla testa ai piedi. Li avevano catturati tutti, e ora Greyback li stava interrogando e minacciando. Li avrebbe picchiati, se lo sentiva, e fu questo a convincerlo ad intervenire.
« Greyback, ascolta. Sono sicuro che non è colpa loro. Non hai pensato che forse, prima di morire, Sköll poteva averli plagiati? Potrebbe averli convinti a tradirti per indebolirti, e loro forse adesso l'hanno fatto perché convinti che fosse la cosa giusta. »
Si rese conto solo dopo di avergli bloccato il braccio nell'atto di alzare le mani su uno dei bambini, e lasciò la presa, disgustato dal contatto con quel mostro.
Greyback lo fissò attentamente e Remus sostenne lo sguardo. Non gli importava di compromettere la sua missione per conto dell'Ordine, non sarebbe rimasto a guardare mentre quelle vittime venivano punite.
« È come dice lui? » chiese Greyback, rivolgendosi a Tim.
Lui guardò Remus, spaventato, e colse il suo sguardo di avvertimento.
« Sì » rispose. « Sì, è stato lui. »
Remus sospirò, sollevato. Greyback sembrava meno furibondo quando si rivolse a lui.
« Bene... ma si meritano lo stesso una punizione. Non mangeranno finché non sarò io a dirlo. »
E gli voltò le spalle, lasciandolo immobile, le unghie conficcate nella carne e i denti che graffiavano il labbro, colmo di rabbia e risentimento.

« Scusa, Remus... »
Lui sospirò. Era arrabbiato: Tim lo aveva fatto preoccupare così tanto che doveva aver perso almeno dieci anni di vita.
« Tim, che ti è saltato in mente, accidenti? Potevate uccidere degli innocenti! »
Il ragazzino sembrava veramente mortificato.
« Volevo solo essere libero. E volevo che lo fossero anche gli altri. Credevo che fosse questo che mi avevi insegnato. »
Remus sentì la rabbia affievolirsi.
« Non è ancora il momento, Tim. Ma lo sarai, credimi. »
Tim annuì, malinconico, e Remus non poté fare a meno di cedere, incapace di restare sulle sue un momento di più.
« Sei stato coraggioso, Tim. Molto più di quanto sarei stato io gli disse. Ma devi aspettare e avere fiducia. Questo te lo prometto, Tim: ti porterò via da qui appena potrò. »
Lui accennò un sorriso, sollevato.
Remus lo congedò in fretta. Aveva una strana sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando di nascosto. Forse si era esposto troppo, difendendo i bambini, ma se fosse tornato indietro lo avrebbe fatto di nuovo. Ora però ne era certo: Greyback lo avrebbe tenuto costantemente d'occhio, da quel momento in poi, e lui avrebbe dovuto mostrarsi fedele e non commettere nessun passo falso.
Chissà per quanto tempo ancora non potrò rivedere i miei amici, pensò, depresso.

***

La villa era come era sempre stata, almeno dall'esterno. Regulus fissò con timore le finestre che si affacciavano sul vialetto che conduceva alla porta d'ingresso, come se temesse di vedere Alphard che si affacciava ad una di esse. Se avesse avuto un'allucinazione del genere non sapeva quanto avrebbe potuto resistere alla tentazione di voltarsi e andarsene il più lontano possibile. Ma anche pensare che suo zio non si sarebbe mai più affacciato alla finestra gli faceva male lo stesso.
Sirius e Rachel erano accanto a lui, altrettanto malinconici e cupi. Camminavano in silenzio, tanto che i loro passi sulla ghiaia quasi rimbombavano.
Avevano deciso di andare a perlustrare da cima a fondo la casa in cui Alphard aveva vissuto per tutto quel tempo, con l'obiettivo di trovare i ricordi che aveva lasciato loro. Silente aveva fatto in modo di dotarla dei più potenti incantesimi protettivi che conosceva.
« Allora, Sirius, com'è Harry? » chiese Rachel all'improvviso, rompendo il silenzio in cui tutti e tre si erano rinchiusi da quando si erano Materializzati davanti al cancello. Chiaramente l'aveva fatto apposta per allentare la tensione, ma Regulus era poco disposto ad ascoltare qualsiasi tipo di conversazione.
Sirius fu distolto dai suoi pensieri, ed esitò alcuni secondi prima di rispondere, come se sentisse il bisogno di ricordare dove si trovava e cosa ci faceva.
« È il neonato più tranquillo che abbia mai conosciuto. In realtà non ne ho conosciuti molti, ma credevo che, in quanto figlio di James, sarebbe stato una peste. E invece non piange quasi mai e non dà mai fastidio » aggiunse, con rassegnazione.
« Mi sembra positivo, perché lo dici con quel tono? »
« Scherzi? Sono disperato. Sono il suo padrino e devo assolutamente rimediare ».
« E Lily è d'accordo? »
« Non credo » rispose Sirius, sfoderando il sorriso che aveva ogni volta che tramava qualche scherzo.
Rachel provò a rispondere, ma non lo fece. Erano arrivati alla porta d'ingresso, e Regulus aveva infilato la chiave nella toppa. Di nuovo il silenzio calò su di loro. Regulus aprì la porta ed entrò senza esitare, desideroso di affrontare e superare il prima possibile quel momento.
L'ingresso era sempre lo stesso, come se il tempo si fosse fermato. Ma quando tutti e tre si chiusero la porta alle spalle, il rumore echeggiò nella casa deserta. Poi udirono dei passi, e per un folle istante Regulus sentì il proprio cuore martellare all'impazzata. Ma era solo l'elfo domestico Aster, venuto ad accogliere il suo nuovo padrone.
« Padrone, Aster ha fatto come gli è stato ordinato e non ha toccato nulla » esordì l'elfo, con un tono dimesso e afflitto. Anche lui era molto affezionato ad Alphard.
« Grazie » rispose Regulus, guardandosi intorno.
« I signori vogliono qualcosa da mangiare o da bere? »
« Per il momento no » rispose Sirius. « Dobbiamo farti un paio di domande, veramente ».
L'elfo si mise sull'attenti. Fu Regulus a parlargli di nuovo.
« Ascolta, per caso nostro zio ti ha mai detto o fatto riferimenti a qualcosa che aveva nascosto in questa casa? »
Quello parve riflettere per un po'.
« Il padrone aveva affidato ad Aster soltanto la chiave della biblioteca. Aster non sa altro, purtroppo ».
« E non hai notato niente di strano, ultimamente? Ha fatto qualche incantesimo oppure è stato per parecchio tempo chiuso da qualche parte? »
« Aster sta cercando di ricordare... » disse l'elfo, posando le lunghe dita ossute sulle tempie. I tre ragazzi rimasero in attesa, ansiosi. « Il padrone era un mago colto e amava scoprire tutte le branche della magia, anche quelle di solito sconosciute. Non era raro che provasse a sperimentare nuovi incantesimi, quindi Aster non può dire con certezza se ne ha fatti di strani. Però... »
« Però cosa? » chiese Rachel, pendendo dalle sue labbra.
« Qualche tempo fa ha usato un incantesimo, ma qualcosa è andato storto ed è rimasto ferito. Aster ricorda che era dovuto andare da qualcuno che lo curasse. Non era la prima volta che si faceva male con incantesimi nuovi, ma la ferita era più grave del solito ».
Rachel guardò Regulus: entrambi avevano capito qualcosa.
« Si riferisce all'ultima volta che è venuto a trovarci a casa mia. Si è fatto curare da mia madre. Lei infatti non capiva con che tipo di incantesimo si fosse fatto male in quel modo, ma lui aveva minimizzato ».
« Come al solito » commentò Sirius, depresso.
« Non c'è altro? » chiese Regulus, tornando a rivolgersi all'elfo domestico, il quale scrollò la testa.
« Aster è spiacente, ma non c'è altro ».
« Non importa, sei già stato d'aiuto. Puoi andare, ma non toccare ancora nulla ».
Aster annuì. Fece un profondo inchino a tutti e tre e si allontanò.
« Che cosa facciamo, allora? » chiese Sirius, rivolgendosi agli altri due.
« Perlustriamo la casa da cima a fondo. È meglio dividerci. Io inizio dalla biblioteca ».
« Darò un'occhiata nel salotto, è piuttosto grande » disse Rachel, lanciando uno sguardo lungo il corridoio che dall'ingresso conduceva al soggiorno.
« D'accordo, io allora andrò in camera sua. Ci rivediamo qui quando abbiamo finito » concluse Sirius.
« Fate attenzione quando cercate nascondigli. Gli incantesimi che usava non erano troppo pericolosi, ma non si sa mai » li avvertì Regulus. Loro annuirono, poi si incamminarono ognuno in direzioni diverse.
Non appena Regulus entrò nella biblioteca, non poté fare a meno di ricordare l'ultima volta che vi era entrato. Era lì che aveva scoperto cosa fossero gli Horcrux; lì Alphard gli aveva raccontato la storia della sua amicizia con Perseus; e lì zio e nipote si erano ritrovati dopo tanto tempo. Sembravano passati secoli, ormai.
Cercando di non lasciarsi distrarre da ricordi più o meno dolorosi, estrasse la bacchetta ed iniziò a perlustrare attentamente la stanza. Non era facile, perché lui cercava tracce di magia, ma la casa era piena di incantesimi che ancora duravano, nonostante la morte di chi li aveva compiuti. Era difficile distinguere tra semplici magie innocue, come quella che permetteva a brillanti sfere di luce di accendersi e galleggiare sospese in aria quando calava il buio, e incantesimi posti a protezione di qualche nascondiglio.
La biblioteca era piena di passaggi nascosti, rientranze segrete nelle pareti, in cui Alphard aveva riposto libri o pergamene colme di appunti su magie molto avanzate e a volte pericolose, ma di qualcosa che contenesse ricordi non vi era traccia.
Fu con una certa delusione che, tre quarti d'ora dopo, Regulus si arrese all'evidenza: i ricordi non erano nella biblioteca, e non dovevano essere nemmeno nelle stanze che Rachel e Sirius stavano rovistando, altrimenti a quel punto lo avrebbero chiamato.
Tutti e tre si ritrovarono nell'ingresso, delusi. Regulus non riusciva a capire dove fossero nascosti e continuava a mordersi il labbro inferiore per la stizza.
« Dobbiamo cercare nelle altre stanze, nei corridoi e nella cantina, dappertutto. Non c'è altra soluzione » disse Sirius in tono pratico.
Gli altri due annuirono. Regulus cercò in lungo e in largo per tutta la cucina e un paio di corridoi, rovistò nei cassetti, aprì tutti gli sportelli e le ante degli armadi, cercò doppi fondi nelle pareti o sotto il pavimento, ma non ebbe il minimo risultato.
Sospirando con rassegnazione, salì al piano superiore. Mentre passava davanti alla stanza in cui lui e Sirius avevano dormito ogni volta in cui erano rimasti da loro zio, soprattutto durante l'estate o a Natale, vide Rachel seduta su uno dei due letti. La ragazza stava guardando alcune fotografie e ogni tanto si lasciava sfuggire un sorriso divertito. Regulus si schiarì la voce, attirando la sua attenzione.
« Oh, sei tu! Ho trovato queste e mi sono distratta » fece lei, posando subito le foto con aria colpevole. « Ora continuo a cercare ».
« Non preoccuparti, credo che mi prenderò una pausa » rispose Regulus, sporgendosi a guardare oltre la sua spalla. « Dove le hai trovate? »
« In una scatola dentro l'armadio. Speravo di trovarci i ricordi... Tutto bene? »
Regulus stava fissando la fotografia che ritraeva Alphard quando aveva circa undici anni. Gli somigliava molto, ma l'espressione era più simile a quella di Sirius. Salutava allegramente in direzione di chi stava scattando la foto ed esibiva un sorriso smagliante e l'uniforme di Hogwarts nuova di zecca. Regulus si sentì invadere da un'immensa malinconia, ma si sforzò di apparire tranquillo quando colse lo sguardo preoccupato di Rachel.
« Tutto bene, sì. Quali altre foto ci sono? »
Lei esitò, come per valutare se lui fosse abbastanza preparato per guardarle, ma alla fine ne afferrò un mucchietto e gliele mostrò.
« Guarda, in questa c'è anche mio padre » disse, indicandogliene una con la squadra di Quidditch di Serpeverde del 1944. Perseus era accanto ad Alphard e sembrava molto meno burbero, e forse non solo perché avevano vinto la Coppa del Quidditch.
« E poi c'è quest'altra. Secondo me è la più bella di tutte » disse Rachel, porgendogli un'altra foto. Alphard era già adulto ed era seduto su un divano con accanto un piccolo Sirius che non poteva avere più di due anni, e Regulus in braccio. Regulus vide Sirius cercare di spaventarlo con un una bacchetta giocattolo, e lui si difendeva scalciandogli contro. Alla fine Alphard requisiva la bacchetta a Sirius, il quale lo guardava con aria offesa.
Regulus notò che suo zio non era apparso così felice neanche nelle due fotografie precedenti.
« È vero, è la migliore » disse, con la voce rauca. Poi aggiunse, cupo: « Sai qual è la cosa assurda? »
« Cosa? » chiese Rachel.
« Che quando ero un Mangiamorte non ho mai veramente provato il desiderio di uccidere qualcuno. Adesso invece sì ».
C'erano notti in cui pensava ossessivamente a Rodolphus Lestrange e desiderava vendicare suo zio più di ogni altra cosa. Ed era sicuro che, se solo lo avesse incontrato, per una volta non avrebbe avuto scrupoli. Lo odiava come non aveva mai odiato nessuno in vita sua, tranne Voldemort. Il solo pensiero che Rodolphus fosse ancora vivo gli faceva rodere le viscere. Non gli avrebbe permesso di esibire quell'espressione sarcastica né di vantarsi di quello che aveva fatto.
Rachel rimase in silenzio per alcuni istanti. Poi gli posò la testa sulla spalla e gli rispose:
« Lo so. Non è affatto assurdo ».
Lui non si sentì meglio, ma ebbe meno paura. Aveva temuto di tornare ad essere un aspirante assassino, ma non poteva pretendere troppo da se stesso. Se i Mangiamorte avessero continuato a uccidere i suoi cari sarebbe stato impossibile non desiderare di ucciderli. Per lo meno adesso aveva un motivo valido, si disse, pensando tuttavia che fosse una magra consolazione.
Non riusciva a staccare gli occhi da quella foto. Alphard gli mancava immensamente. Fino a quel momento in cui era stato costretto a nascondersi, suo zio era stato l'ultimo legame col suo passato e con l'infanzia. Ora che era morto, si sentiva molto più solo. Non sapeva cosa avrebbe fatto se non gli fossero rimasti Rachel e, anche se non voleva ammetterlo, Sirius.
Fu proprio quest'ultimo a distrarlo dai suoi pensieri.
« Qui si batte la fiacca? » esclamò, affacciandosi nella stanza.
« Stavamo riflettendo sui posti in cui cercare » mentì prontamente Regulus, alzandosi in piedi in fretta e sforzandosi di apparire relativamente sereno. « Tu hai trovato qualcosa? »
Sirius scosse la testa.
« Niente. Comincio a pensare che forse non li ha nascosti qui, altrimenti ci avrebbe reso le cose più facili ».
« Non lo so. Se si trattava di cose importanti, avrà fatto in modo che chiunque altro non potesse trovarli » disse Rachel, pensierosa.
« Ci resta poco da perlustrare, ormai. Se non troviamo nulla, dovremo rinunciarci, almeno finché non troveremo qualche altro indizio » aggiunse Regulus. « Torniamo al lavoro, forza ».
Non trovarono nulla. Avevano cercato in ogni angolo della casa, ma non avevano notato la minima traccia di nascondigli segreti. Fu con una certa delusione che, a fine giornata, decisero di rinunciare.
« Meglio concentrarsi su qualcos'altro. Silente è già sulle tracce di un altro Horcrux, in fondo: l'altro giorno ha estorto delle informazioni interessanti a Sinister e Caractacus Burke, e ora è alla ricerca di un'elfa domestica di nome Hokey ».
« E se Alphard sapeva degli Horcrux? Forse ha cercato di farci sapere dove trovarne uno, e noi non siamo riusciti a capirlo... »
« Secondo me è possibile, ma non credo che quei ricordi siano nascosti in questa casa » disse Sirius. « Forse è solo una falsa pista per sviare chi non dovrebbe trovarli. È probabile che li abbia nascosti altrove ».
« E quello che ha detto Aster riguardo quell'incantesimo con cui si era ferito? »
« Forse si trattava di un incantesimo e basta. Credo che abbia deciso di nasconderli in un luogo più sicuro... »
Regulus si bloccò all'improvviso, colto da un'ispirazione improvvisa.
« Un posto più sicuro, dici? Come abbiamo fatto a non pensarci? Aster! »
L'elfo domestico si Materializzò un istante dopo.
« Sì, padrone? »
« Mio zio ti ha mai fatto andare alla Gringott per conto suo? » chiese Regulus, il cuore che batteva all'impazzata.
Aster annuì.
« Sì. Alcuni giorni prima di morire, padron Alphard aveva detto ad Aster di portare alla Gringott uno scrigno che conteneva qualcosa d'importante. Aster non sa cosa, ha obbedito senza chiedere ».
« Vostro zio aveva una camera blindata personale alla Gringott? Intendo una camera separata dal resto della vostra famiglia » chiese Rachel.
Ci fu un attimo in cui tutti e tre tacquero, tesi, mentre un'ondata di eccitazione li travolgeva.
« Sì » confermò Sirius, quasi sussurrando per l'emozione. « E l'ha lasciata a me ».





Buona Pasqua in ritardo a tutti quanti! Spero che vi siate riposati. Passo subito alle note.
Lo so che l'idea della pergamena non è il massimo dell'originalità ma effettivamente non mi veniva in mente un metodo più sicuro per impedire a quel ratto di far scoprire la nuova sede dell'Ordine... e Hermione in fondo potrebbe sempre aver preso l'idea da qualche racconto di Malocchio durante l'estate trascorsa a Grimmauld Place, giusto? *arrampicarsi sugli specchi*
Tutta la questione di Tim e Remus non me l'ero scordata, ma ci sono così tanti personaggi di cui scrivere che anche prima di vedere Sirius che va a recuperare i ricordi alla Gringott dovrete aspettare il capitolo 45 ^^
Quanto a Dorcas, qui si spiega che cosa la tormentava. Dopo quello che ha subito, per lei è difficile aprirsi con gli altri, anche se alla fine ha continuato suo malgrado ad affezionarsi alle persone... Presto vedrete se deciderà di cambiare modo di fare!
Per puro caso nel capitolo 49 di "Eroi non si nasce, si diventa" avevo fatto sapere a Regulus tramite Rabastan (credo che fosse lui, l'ho controllato tempo fa XD) che era stato proprio Travers a guidare l'omicidio dei McKinnon. Allora non avevo idea di quanto potesse essermi utile, ma ho avuto fortuna, ed ecco qui! Travers deve tremare, ora che ha Dorcas alle costole, muahahah! XD
Nel prossimo capitolo, che pubblicherò il 26 aprile, scoprirete qualcosa di nuovo su Sturgis, e ci sarà anche un altro personaggio su cui finora mi sono soffermata poco.
Ok, credo di aver detto tutto. Il periodo che mi aspetta sarà molto intenso, ma conto comunque di riuscire a scrivere lo stesso, se l'ispirazione mi assiste. Per fortuna ho parecchi capitoli pronti! Auguratemi buona fortuna!
E buona giornata a tutti,

Julia =)

  
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