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Autore: Julia Weasley    29/03/2012    13 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 41
Nuove generazioni

Alice aveva iniziato ad avere le doglie quella mattina ma, dal momento che si trattava di fitte sporadiche, non si era allarmata più di tanto. Dopo alcune ore tuttavia le sue condizioni erano peggiorate, e lei non riusciva più a sedersi o rimanere sdraiata. Nemmeno in piedi stava bene, e le fitte erano aumentate sempre di più. Alla fine, dopo pranzo, aveva capito che il momento che aspettava da nove mesi era arrivato.
« Non agitarti, cara, ci penso io! » saltò su Frank non appena lei gli accennò che stava per partorire. « Non farti prendere dal panico e fidati di me! »
« Io sono calmissima » gli fece notare Alice, sospirando. « Sei tu che dovresti riprendere a respirare ».
« Oh, giusto » ammise Frank, tornando gradualmente di un colorito normale, visto che prima sembrava diventato quasi blu. D'un tratto riacquistò la lucidità ed estrasse la bacchetta per evocare il suo Patronus.
Un quarto d'ora più tardi, dopo aver fatto sdraiare Alice sul letto, Frank corse alla porta quando il campanello suonò.
« Chi è? »
« Sono Sirius Black, comunemente noto come rinnegato, traditore del mio sangue e amico di Babbanofili e gente poco raccomandabile » rispose la voce di Sirius oltre la porta. Anche in quei casi riusciva a suonare sempre sarcastico. « Il mio Patronus è un cane. Sono qui con la Guaritrice di cui ti ho parlato l'altra volta ».
Frank aprì, nervoso. Accanto a Sirius stava una donna che indossava la tipica veste dei Guaritori, verde acido con una bacchetta e un osso ricamati all'altezza del cuore. Aveva un'aria familiare.
« Buonasera » lo salutò lei, presentandosi. « Diane Queen ».
« È la madre di Rachel » spiegò Sirius, mentre si chiudeva la porta alle spalle.
« Oh, piacere. Frank Paciock » rispose lui, sollevato. Con i Potter avevano discusso a lungo sul modo più sicuro per far nascere i loro figli, e avevano deciso di cercare un Guaritore di fiducia. Era stata una fortuna che Sirius ne avesse suggerita una che era imparentata con una componente dell'Ordine. All'inizio Frank non si era sentito tranquillo, dal momento che nessuno di loro sapevano ancora chi fosse la spia che lavorava per Voldemort, ma quella donna gli sembrava affidabile.
« La futura madre dov'è? » chiese Diane, guardandosi intorno.
« L'accompagno » rispose Frank, tornando ad essere agitatissimo.
La donna lo seguì e, una volta entrata, iniziò a parlare ad Alice in tono rassicurante, anche se presto entrambe convennero che il più agitato di tutti era proprio Frank. Quest'ultimo se ne rimase sulla soglia, in attesa di non sapeva cosa. Sirius lo raggiunse.
« Ti avverto, James e Lily lo sanno e verranno sicuramente a trovarvi tra un po' ».
« Non è rischioso? » chiese il ragazzo, guardandolo con apprensione.
« James ha i suoi metodi per passare inosservato, non preoccuparti » lo rassicurò Sirius.
« Scommetto che se mi rivelassi questi metodi scoprirei molte cose sulla vostra vita a Hogwarts, vero? »
« Certo, è naturale. Ma sei un ex Prefetto, quindi non ti dirò proprio un bel niente ».
Frank accennò un sorriso, anche se era talmente nervoso che più che altro sembrò avere una paralisi facciale.
« Comunque, non mi dispiace se verranno a trovarci. Invece mi sono assicurato che i miei parenti non sappiano nulla finché il bambino non nascerà. Non potrei sopportarli durante il parto... »
« Ottima decisione » approvò Sirius, ma poi tacque perché Alice aveva lanciato un grido che cercò di frenare.
« Scusa, preferisco non assistere » aggiunse Sirius, lanciando un'ultima occhiata ad Alice, che ora sembrava piuttosto agitata, mentre Diane cercava di rassicurarla.
« Vai in salotto. Io assisterò, sono il marito » rispose Frank, come per farsi coraggio da solo.

Soltanto due ore dopo, casa Paciock era stata invasa da una gran folla chiassosa che faceva a gara per vedere il neonato.
« Vi presento Neville » disse Alice, affaticata e stravolta, ma chiaramente felice, mentre teneva in braccio un fagotto minuscolo dal quale spuntava un visetto tondo e scuro per lo sforzo appena compiuto.
« È bellissimo » commentò Lily, altrettanto emozionata.
« Quanto pesa? » chiese James, incuriosito.
« È un tipetto robusto, » disse Diane, mentre richiudeva la valigetta che si era portata dietro.
Frank se ne stava accanto al letto della moglie, con aria compiaciuta e felice, anche se il pallore del suo volto rivelava quanto fosse provato.
« Ragazzo mio, sei davvero pallido. Dovresti mangiare qualcosa » disse una donna dall'aria autoritaria, un vestito verde e un cappello sormontato da un avvoltoio impagliato, che entrò in quel momento sgomitando e facendosi largo fino a raggiungere il letto di Alice. « Fate largo, sono la nonna e ho la precedenza ».
Il cappello suscitò l'ilarità di Sirius, che si trattenne a stento quando Lily gli rifilò una gomitata.
« Mamma, ti credo che sono pallido. Ho assistito al parto e Alice non riusciva a smettere di urlare » rispose lui con un tono terrorizzato.
« Quante storie, Frankie! È normale che abbia strillato, non è una passeggiata mettere al mondo un bambino » gli rispose lei.
« Senti, ormai sono padre. Potresti smetterla di chiamarmi in quel modo? » disse suo figlio sottovoce, imbarazzato a morte. Ma la donna lo ignorò.
« Ti riprenderai, vedrai » lo rassicurò Lily in tono incoraggiante.
« Sì, Frankie, tranquillo » lo derise Sirius.
Frank lo incenerì con lo sguardo.
« Signori » disse, nel tono pomposo che usava sempre quando si sentiva imbarazzato e voleva ristabilire l'ordine. « Vi presento mia madre ».
« Oh, sì... Augusta Paciock » si presentò la donna, serrando le mani di Sirius, James e Lily in una stretta poderosa. « Il mio Frank mi ha parlato spesso di voi. Ma scusate se non vi do molta retta, voglio vedere Neville ».
« Si figuri » rispose James, tastandosi la mano come per assicurarsi che non vi fosse nulla di rotto.
I Paciock erano una famiglia alquanto rumorosa, anche se Fabian e Gideon non mancavano mai di assicurare che i Weasley fossero molto peggio. L'unico a sembrare una persona tranquilla era il marito di Augusta, il padre di Frank: era talmente timido e poco appariscente che dovette quasi passare sotto le gambe di molti presenti per riuscire a raggiungere il letto e vedere finalmente suo nipote.
Poi c'erano gli zii Algie e Enid. Lei sembrava morire dalla voglia di prendere in braccio il piccolo Neville, ma su questo sia Alice che Augusta furono irremovibili. Quando ad Algie, sembrava più interessato alle imprese che Neville avrebbe compiuto da grande.
« Guardate come dorme nonostante tutto il caos che c'è... Non sarà un po' pigro? Mi auguro che questa sua pigrizia non influisca sulle sue abilità magiche, si sa come i bambini pigri iniziano tardi a fare magie, e non vorrei che gli estranei lo considerino un Magonò ».
« Ma quale pigrizia e Magonò, è solo stanco! » lo rimbeccò Augusta, indignata. « E smettila di dire sciocchezze. Neville sarà un grande mago, me lo sento. Sarà l'orgoglio della famiglia ».
A quel punto Sirius annunciò che sarebbe andato in bagno, anche se i suoi amici sapevano bene che si trattava di una scusa. La sua intolleranza ai tipici discorsi da Purosangue non era certo un mistero, e anche Frank lo capì al volo quando notò la sua espressione irritata.
« Scusate, mio figlio è appena nato » intervenne Frank, alzando gli occhi al cielo. « Cercate di lasciarlo in pace e di non angosciarlo con questi discorsi, o giuro su Godric che non ve lo faccio più vedere ».
E rispose al sorriso di Alice, ignorando le proteste indignate dei parenti.
« Quando fa così è tutto sua madre » commentò un altro zio. « Speriamo che Neville sia più tranquillo ».

Quando Frank costrinse i parenti ad andarsene, dopo aver sudato sette camicie, finalmente l'atmosfera nella casa tornò ad essere tranquilla e rilassata. Diane era rimasta per spiegare ad Alice come prendersi cura di Neville e di se stessa.
« Potrai alzarti fin da domani, ma sarai debole, quindi ti consiglio di riposare. Domani mattina prendi tutta quella pozione che ho messo sul comodino, ti aiuterà a recuperare le energie. Quanto a Neville, penso che tua suocera sappia il fatto suo e sia perfettamente in grado di aiutarti, ma se ti serve qualcosa chiamami quando vuoi ».
Alice sorrise, ancora affaticata ma felice.
« La ringrazio, davvero. Non avrei saputo a chi rivolgermi se non ci fosse stata lei ».
« Molti miei colleghi sono affidabili, ma capisco la vostra diffidenza. Fate bene a restare all'erta, di questi tempi. Comunque, mia figlia mi ha detto di congratularmi con voi da parte sua ».
« Le dica che la ringrazio. Dubito che ci vedremo spesso, per il momento. Devo badare a Neville e non posso né voglio più andare a combattere come facevo prima... »
Diane notò che Alice sembrava un po' giù di tono e cercò di intuire i suoi pensieri.
« Fai bene. Se posso permettermi di darti un consiglio, non devi pensare di non essere più utile. È già una scelta coraggiosa quella di mettere al mondo un bambino adesso, ma sarebbe poco saggio abbandonarlo per combattere, a meno che non sia strettamente necessario ».
Alice annuì. Sembrava convinta ma era ugualmente pensierosa. Diane non aveva idea di quel che c'era dietro, la Profezia che rischiava di condannare suo figlio, ma cercò lo stesso di incoraggiarla.
« Prima che vada, ho un'ultima cosa da dirti. Dopo il parto possono capitare dei momenti di sconforto, paura e vera e propria depressione. È normale, a maggior ragione in questo periodo. Potrei somministrarti qualche pozione, ma credo che la cosa migliore sia non tenerti tutto dentro e parlarne con tuo marito ».
« Va bene, me ne ricorderò ».
Diane la salutò, si assicurò che il piccolo Neville nella culla stesse bene e poi uscì dalla stanza.
Anche Sirius e i Potter stavano per andare via, perché Frank era in piedi con loro nell'ingresso. Tutti e quattro stavano confabulando di qualcosa che non volevano fare sapere, perché non appena Diane apparve sulla soglia del salotto, tacquero all'improvviso.
« Signora Queen, sta andando via? » disse Frank, facendo finta di nulla.
« Sì, ormai credo di aver finito. Che ore sono, a proposito? »
« Ehm, le tre del mattino ».
« Accidenti, pensavo che non fosse ancora arrivata la mezzanotte! Il tempo è volato » disse James, stupito.
« A questo punto andiamo anche noi, così potete riposare » disse Sirius, salutando Frank con una pacca sulla spalla.
« Grazie di tutto » disse lui.
Andò ad aprire la porta e si voltò per salutarli, ma notò che Lily si era immobilizzata e aveva una strana espressione.
« Lily, va tutto bene? »
Tutti si voltarono verso di lei, che aveva una smorfia dipinta sul volto, divenuto improvvisamente pallido.
« Oh, Merlino... »
« Lily! Ti senti male? » esclamò James, agitato.
Lei deglutì, poi rispose con voce flebile.
« Credo che mi si siano appena rotte le acque ».

James era in preda al panico. Mentre Diane, con fare sbrigativo, si affrettava a trasfigurare in un letto il divano del salotto, assicurandosi che Lily vi si sdraiasse e rimanesse in piedi il minimo possibile, lui percorreva la stanza a grandi passi, così tante volte che avrebbe potuto scavare un solco.
« Ramoso, controllati, hai i capelli più dritti che mai! » rise Sirius, che tuttavia era altrettanto agitato, anche se cercava di non dimostrarlo.
« Cosa succede, di là? » chiese dall'altra stanza la voce incuriosita di Alice.
« A quanto pare Harry non vede l'ora di conoscere Neville di persona » rispose Lily, fingendosi divertita ma senza riuscire a nascondere la propria agitazione. In più l'atmosfera colma di panico nella stanza non contribuiva a rassicurarla. Così Diane decise di risolvere quel problema.
« A Lily serve un po' di tranquillità, quindi uscite tutti fuori, tranne il padre, che se lo desidera può rimanere ».
« Certo che deve restare » commentò Lily, sicura.
James parve al tempo stesso felice come una Pasqua e spaventato. Mentre Frank usciva e andava nella stanza di Alice e Neville, James si aggrappò a Sirius come un polpo ad uno scoglio.
« Felpato, lo sai che i Malandrini devono supportarsi a vicenda in qualsiasi situazione, vero? »
« Sì... » rispose Sirius, chiedendosi dove fosse la fregatura.
« Allora resta anche tu, ne ho bisogno ».
« Cosa? » esclamarono Sirius e Lily all'unisono.
« Io che c'entro? Non posso assistere! »
« Io non lo voglio, è imbarazzante! »
« Felpato, mi abbandoneresti nel momento del bisogno? » fece James, assumendo un tono da melodramma.
Sirius, a disagio, cercò di fargli riacquistare un minimo di buonsenso.
« James, davvero, non è il caso, e Lily è d'accordo con me ».
Il suo amico d'un tratto cambiò espressione.
« Sei il padrino di mio figlio e non vuoi vederlo nascere? Sei un Vermicolo! »
« È l'insulto più ridicolo che mi sia mai stato rivolto! »
Diane alzò gli occhi al cielo, esasperata.
« Il bambino deve nascere al più presto, quindi cercate di trovare una soluzione in fretta, per favore ».
« D'accordo » concluse Lily, irritata. « Sirius, se devi tenere la mano a James, rimarrete fuori tutti e due. Niente obiezioni ».
James sospirò.
« No, devo esserci. Sirius resta pure fuori » aggiunse, con un tono che prometteva vendetta.
« Accordato ».
Ma a Sirius non andò bene lo stesso. Pensava che non avrebbe avuto problemi perché, quando era stata Alice a partorire, le grida di lei non lo avevano scosso minimamente. Invece con Lily fu molto diverso. Forse perché era molto più amico di lei che di Alice, forse perché era emotivamente coinvolto, essendo il padrino del nascituro, o forse perché si stritolò da solo una mano con l'altra. Fatto sta che, prima che un pianto liberatorio annunciasse la nascita di Harry Potter, dovette sedersi al più presto: aveva la vista annebbiata, le orecchie che rimbombavano e le gambe molli.

« Mai più! Mai più assisterò a una cosa del genere... »
« Ma se te ne stavi nell'altra stanza! »
« Ecco, Sirius, prendi un po' di acqua e zucchero. Ti farà sentire meglio » disse Diane, porgendogli un bicchiere.
James aveva le lacrime agli occhi, e Sirius avrebbe scommesso la testa sul fatto che la causa non fosse solo la felicità per la nascita di suo figlio.
« Stavi per svenire! » esclamò infatti quello che aveva fino a quel momento considerato il suo migliore amico, quasi in preda alle convulsioni.
« Giuro che appena sarò di nuovo in grado di reggermi in piedi, te la farò pagare cara. E sai che io non scherzo » lo minacciò.
James soffocò ancora una mezza risata, ma si sforzò di riacquistare un certo contegno.
« Credo che andrò a vedere di nuovo mio figlio » disse.
« Buona idea ».
In quel momento tuttavia qualcuno suonò il campanello, e Frank andò ad aprire, dopo aver fatto le consuete domande.
« Guardate chi c'è » disse poi, facendo entrare in casa Remus e Peter, che sembravano emozionati quanto loro.
« Allora? »
« È nato! È nato! » esclamò James, che sembrava felice e scatenato come quando aveva vinto una partita di Quidditch. Corse verso di loro – o meglio, li travolse – e li stritolò in un abbraccio soffocante, facendo cozzare dolorosamente le teste dei due nuovi arrivati.
« Possiamo vederlo? » chiese Peter.
« Certo! Venite » disse James, scortandoli nella stanza delle due neo-mamme.
Prima di seguirli, Remus si soffermò a guardare Sirius, perplesso.
« Cosa stai facendo lì seduto? »
« Sto bevendo acqua e zucchero, e sono perfettamente in grado di stare in piedi » affermò lui. E per dimostrare le sue parole, si alzò in piedi, ritrovandosi a barcollare. Ma fece finta di nulla e s'incamminò a sua volta verso la stanza, fingendo di non vedere la risatina a stento repressa da Remus.

Harry era più minuto di Neville, ma aveva molti più capelli, anche se era appena nato.
« Non c'è alcun dubbio. È proprio figlio tuo » commentò Remus, lanciando un'occhiata a James, che non riusciva a smettere di sorridere.
Era sempre stata una persona facilmente entusiasmabile, ma Remus lo aveva visto così felice solo in poche occasioni, e la nascita di Harry era una di quelle, pari solo al giorno del suo matrimonio. In quel momento, ora che erano tutti lì intorno a Lily e Alice con i loro figli, felici e sereni, gli sembrava impossibile che quei due neonati potessero essere presi di mira da Voldemort. Era assurdo e crudele, e avrebbe preferito non pensarci almeno per un po', ma non ci riusciva.
Per fortuna, i suoi pensieri cupi furono interrotti da James, che si sporse per prendere in braccio il piccolo Harry.
« Se lo fai cadere ti faccio diventare calvo » lo minacciò Lily, ansiosa.
« Lily, mi meraviglio di te. Lo sai che i giocatori di Quidditch hanno una presa infallibile » protestò lui, prendendo il bambino e guardandolo negli occhi. Quello ricambiò lo sguardo, perplesso. « Vedrai, Harry, anche tu diventerai un campione come tuo padre... o quasi. Sarà difficile arrivare al mio livello, ma abbiamo undici lunghi anni per allenarci. Alla tua prima lezione di Volo lascerai a bocca aperta anche la tua insegnante, entrerai nella squadra di Grifondoro e ne diventerai il Capitano, per poi entrare in una squadra professionista e infine vincere la Coppa del Mondo! »
« È bello che tu non voglia influenzare la vita di tuo figlio » commentò Lily, sarcastica.
« Sì, James, sei quasi peggio di mio zio Algie » confermò Frank, scuotendo la testa.
« Non rovinate i miei sogni di gloria! » protestò lui, offeso.
« Va bene, sì... adesso posso prenderlo io in braccio? » intervenne Sirius.
Tutti lo guardarono con perplessità.
« Tu sei un disastro a Quidditch » disse James.
« Cosa c'entra? Posso tenerlo benissimo senza farlo cadere. Sono il suo padrino! »
« E va bene, ma sta' attento, o racconto a tutti cosa è successo poco fa ».
Sirius lo guardò male, ma si assicurò di non far cadere Harry: non avrebbe sopportato l'umiliazione di rendere pubblico il suo quasi-svenimento, pensò, di cattivo umore.
Poi Harry spalancò le palpebre, e un paio di occhi verdi presero a fissarlo con curiosità. Sirius non riuscì a trattenere un sorriso.

I Paciock avevano deciso di ospitare i Potter a casa loro, almeno per quella notte, perché Lily era troppo stanca e provata per tornare a casa sua. Così Sirius, Remus e Peter li avevano salutati, avevano dato un'ultima occhiata a Neville e Harry, e si erano incamminati verso la moto del primo.
« Non riesco a credere che Ramoso sia diventato padre » disse Peter, a disagio.
« C'era da aspettarselo. Vi ricordate quando ho detto che sarebbe stato il primo ad avere un figlio? » disse Sirius, sforzandosi di sembrare rilassato.
Remus annuì. Erano arrivati vicino alla moto e Sirius la stava accendendo. Mentre il motore scoppiettava, parve esitare. Poi si rivolse di nuovo al ragazzo, che l'osservava con apprensione.
« Remus, sai che non volevo aggredirti in quel modo l'altra volta, vero? Non ero in me » disse, cercando di non apparire neanche lontanamente supplichevole. Odiava chiedere scusa, anche se con i suoi amici era disposto a farlo.
« Sirius, davvero, non preoccuparti. Non avevo idea di cosa avevi passato. Mi dispiace per tuo zio » rispose l'altro, tranquillizzandolo.
« E a me dispiace di non aver detto di Regulus a nessuno di voi due. Forse avrei dovuto, ma Silente voleva che il segreto fosse spartito da meno persone possibile... »
« Lo capiamo, non c'è problema » lo rassicurò Peter, che tuttavia non poteva fare a meno di accorgersi che le lunghe assenze di Remus stavano facendo allontanare un po' troppo i suoi amici. Chissà, forse prima o poi avrebbero iniziato a non fidarsi l'uno dell'altro. La lontananza creava molti equivoci...
« Allora vado. Domani tornerò a trovare i due neo-genitori. Dobbiamo fare un brindisi alla nuova generazione! »
« Sono d'accordo » disse Remus, guardandolo salire sulla moto.
Prima di partire, Sirius si soffermò ancora qualche istante.
« Secondo voi sarò bravo come padrino? »
Remus e Peter si scambiarono un'occhiata eloquente e scoppiarono a ridere.
« No, sarai terribile » concordarono.
« Vi detesto, ragazzi ».
E con un rombo spiccò il volo, sfrecciando con la sua moto sopra i tetti di Londra.
I due rimasti si erano incamminati verso l'appartamento di Peter.
« Sono contento di vedere che tu e Sirius non avete litigato » disse questo, mentre camminava con il capo chino.
« Ci vuole ben altro per farci litigare davvero, Peter. Cosa ti ha fatto pensare una cosa simile? » chiese Remus, perplesso e stupito.
« Bè, ecco... » esitò Peter, tormentandosi le dita e mordendosi il labbro. « Tu sei poco presente in questo periodo, e ho avuto paura che ci allontaneremo... So che non dipende da te, sto solo dicendo che nell'Ordine molte cose stanno cambiando. Anche se molti fanno finta di niente, ci teniamo d'occhio a vicenda perché non ci fidiamo più l'uno dell'altro. E adesso c'è questa storia della Profezia... Insomma, è una brutta situazione, e mi è mancato il nostro gruppo per come era prima. Forse anche Sirius si è sentito così ».
« Mi dispiace. Anche io vorrei essere di più con voi, ma non posso proprio, a meno di non compromettere la missione che mi è stata affidata. Ma non preoccuparti, non ci allontaneremo di certo solo perché possiamo frequentarci poco ».
Peter annuì, mostrandosi sollevato. In realtà il suo cervello stava elaborando febbrilmente una serie di frasi che poteva buttare lì senza essere troppo diretto.
« Posso dirti una cosa? Però che resti tra noi » esordì, dopo almeno cinque minuti.
« Di' pure ».
« Nemmeno io sapevo di Regulus, e io sono sempre stato presente. Capisco quello che ha detto Silente, ma Sirius ha deciso di dirlo solo a James. Devo ammettere che mi è un po' dispiaciuto. Insomma, il Sirius che conosco me lo avrebbe detto, non credi? »
Remus scrollò la testa.
« È vero, ma sai com'è fatto Sirius. Quando si tratta della sua famiglia diventa quasi un'altra persona. Ma non credo che l'abbia fatto apposta ».
« Oh no, certo, nemmeno io. È solo che per un solo istante ho creduto che non si fidasse di me, o di noi... Anche se poi ovviamente mi sono ricreduto. Anzi, mi sento in colpa per averlo pensato, quindi non dirlo mai, per favore ».
« Sarò muto come una tomba ».
Peter tacque, lanciando ogni tanto qualche occhiata di soppiatto all'amico. Lo vide riflettere con aria assente. Forse Remus non era poi così convinto di quello che gli aveva risposto.
Non parlarono più, fino a che non arrivarono davanti l'appartamento di Peter.
« Sei sicuro di voler tornare a casa tua da solo? »
« Sì, non preoccuparti. Ci vediamo domani alla nuova sede dell'Ordine. Si sa ancora dov'è? »
« No, Malocchio dovrebbe avvertirci quando avrà finito di proteggerla con decine di incantesimi. Credo che per la spia sarà impossibile parlare, stavolta ».
« Meglio così » concluse Remus.
Peter annuì, sollevato.
Ma quando rientrò in casa, tutto il rimorso e il senso di colpa gli crollarono addosso. Lo stava facendo, aveva provato a seminare zizzania tra due dei suoi migliori amici, e questa sembrava iniziare ad attecchire. Si sentiva sporco dentro, e odiò se stesso ancora più di prima.
Ma se l'alternativa era essere scoperto come responsabile della morte dei Bones e dell'attacco alla casa di Dedalus, sapeva di non avere altra scelta.
Ammetti piuttosto che non vuoi un'altra scelta, insinuò la voce della sua coscienza, mentre guardava il proprio riflesso allo specchio nell'ingresso semibuio: aveva un'espressione di disgusto nei confronti di se stesso.
Peter gli voltò le spalle e si allontanò, senza rispondere all'insinuazione e ricacciandola indietro. Non voleva ascoltarla, né ora né mai.




Questo capitolo è dedicato a nefertari83, che è da poco diventata mamma, o comunque sta per diventarlo! =)
Tempo fa avevo cercato di scoprire come partorissero le streghe, perché al san Mungo sembra che un reparto per donne che devono partorire non esiste... anche perché è un ospedale per malattie e ferite magiche, in effetti. Quindi ho immaginato che partorissero a casa, magari con l'assistenza di qualche Guaritore. E visto che Alice e Lily correvano rischi a uscire, le avrei fatte partorire in casa comunque.
Credo di aver traumatizzato Sirius abbastanza, quindi non ho molto altro da dire. XD
Ah, lo zio Algie è quello che una volta ha buttato Neville dalla finestra per assicurarsi che fosse davvero un mago, quindi lo immagino molto fissato su queste cose. Per fortuna al momento c'è Frank a tenerlo a bada ._.
Al prossimo aggiornamento, che sarà il 12 aprile!
  
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