HYPERVERSUM 4: Il Destino del Falco

di Dean Lucas
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Best Western Hotel Du Vieux Marché, Rouen

 

Mónika aveva sbrigato le ultime formalità con Cynthia Doell insieme a Mitch.

Il D-Day era infine arrivato e stentava ancora a crederci a quanto aveva assistito. Lei e la squadra avrebbero custodito uno dei segreti più sconvolgenti della storia dell’umanità.

Il suo rapporto era stato consegnato attraverso i canali sicuri del consolato. Il file era stato immediatamente secretato e avrebbe riposato, in uno dei tanti fascicoli secretati a Langley per chissà quanti decenni, prima che un altro occhio umano avesse potuto notarlo e riportarlo alla luce.

Come aveva detto John non era un insabbiamento: l’umanità non era ancora pronta a sapere di Hyperversum.  

Con l’adrenalina che scorreva ancora nel sangue, Mónika era euforica e allo stesso tempo annichilita da ciò che aveva scoperto. Forse fu anche per quel motivo, che non si accorse del tenente Mitch McDowell che la stava fissando da cinque minuti abbondanti, torcendo da ogni posizione il portachiavi dell’auto tra le mani.

Quando finalmente diede segno di aver notato la sua presenza, gli domandò cosa aspettava ad andare a casa. La missione era finita.

Mitch, sempre tormentando il portachiavi, esclamò con una voce che avrebbe voluto che fosse molto più sicura: “Maggiore io mi chiedo se lei…”

“Cosa c’è, tenente?”

“Bè, io...”

“Si decide a parlare o no, tenente?”

“Io mi chiedevo… la conosco da tanto tempo, Maggiore… e non c’è mai stata l’occasione per parlare d’altro che non fosse lavoro…”

“Mi sembra ovvio, McDowell.”

 “Insomma, mi chiedevo se un giorno… dopo il lavoro…. Noi due non potessimo bere insieme qualcosa, signore!”

“Tenente McDowell, mi dica se ho capito male: lei ci sta provando col suo superiore?”

“Io, veramente…”

 “Lo sa che anche solo per questo potrei farla distaccare in Alaska per il resto della sua vita?”

“Si signore, ma ho pensato…”

“Cosa ha pensato tenente?”

“Che sarebbe valsa la pena tentare, signor Maggiore”

“…”

“Mi perdoni, ma…”

“Lei ha del fegato, McDowell. Non sa cosa dice la gente di me?”

“Lo so benissimo signore”

“E allora?”

“Allora penso che ho sempre combattuto per un ideale, ho sempre combattuto per il bene della mia nazione. Ho combattuto per un senso del dovere… Non ho mai combattuto, signore, per la cosa che avevo più a cuore…”

Monika aggrottò la fronte. “Che sarebbe?”

“Lei, signor Maggiore.”

“Io.”

“Signor si, signore.”

Mónika inarcò un sopracciglio. “E già che ci siamo, cos’altro ha pensato?”

“Che potevamo andare stasera da Lizzy’s… fanno pizza americana e hamburgers, signore!”

“Da Lizzy’s… pizza americana e hamburgers” ripeté inorridita la donna.

“Signor sì, signore! L’ho pensato soltanto, signor Maggiore” si scusò Mitch.

“E mi dica, tenente, cosa le fa credere che lei possa permettersi di invitarmi a cena?”

“Mi scusi signore, sono solo fantasie, lo so bene, ma non potevo più andare avanti senza sapere la sua risposta, signore”

“La mia risposta l’ha sempre saputa.”

“Signor sì, signore!”

“Dunque, perché fare la domanda? Anche a rischio di essere trasferito tra i ghiacci?”

            “Dovevo farlo signore”

“La pensavo più furbo, McDowell… o lei è totalmente un idiota o ha fegato da vendere.”

“Grazie signore!”

“Non era un complimento, tenente.”

Mitch restò impassibile sull’attenti.

“Quindi lei faceva fantasie su di me” Szigi socchiuse gli occhi irritata, ma per Mitch quello sguardo era di una bellezza così sconvolgente che abbassò subito il suo verso i piedi del Maggiore.

“… e magari aveva pure programmi per il post serata, non è vero tenente?”

“Ho pensato che sarebbe stato bello fare una passeggiata insieme, raccontandoci un po’ di noi, signore.”

“McDowell non dica idiozie, lei ha fantasticato di fare sesso con me, alla fine della serata”

“Io… no, davvero… signore” incespicò sulle parole il ragazzo

“Non mi prenda in giro, tenente.”

“Ok, ho anche desiderato di fare sesso con lei, signore. Ora può sbattermi in Alaska se crede.”

Szigi, prese un foglio e scrisse qualcosa.

“Ci può contare, tenente. Prenda questo foglio, ho scritto sul retro a chi deve consegnare questo ordine. Ora sparisca dalla mia vista!”

“Signor sì, signore!”

Mónika lo vide allontanarsi e annotò mentalmente che le spalle larghe e il fondoschiena del ragazzo non la lasciavano indifferente.

Quando uscì dalla stanza, Mitch sconsolato, prese il foglio e lo lesse avvilito.

Esultò come al Superball dell’anno prima.

 

Lizzy’s scordatelo. Prenota un tavolo alle 9 a La Toque d’Or. E’ un ordine.

 E se stasera mi chiamerai ancora una volta signore, considerati già di stanza in Alaska.

Un’ultima cosa, Mitch: per stasera puoi solo sognartelo di fare sesso con me.

 

Szigi




questo capitolo è dedicato alla vera Szigi, alla vera Monika.... che non essendo italiana non lo leggerà mai. Però il personaggio è ispirato da lei. :)




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