Scusate il ritardo ^^ forse questo è un capitolo un po’ più
corto degli altri ma so che alla fine mi vorreste uccidere per averlo tagliato
così…
Buona Lettura .)
Cap. 9
La mattina dopo, alzarsi per affrontare le fatiche di una
giornata di studio, fu più difficile e doloroso del solito. Le calde coperte
del suo letto erano invitanti e persuasive, ma il suo senso del dovere era più
forte.
Scese in Sala Grande accompagnata da Ron, che le teneva la
mano. Non poteva vederlo, ma era certa che a Draco questo non facesse troppo piacere.
Già una volta erano arrivati quasi a litigare per questo.
Così, non potendo dargli completamente torto, cercava di farlo ragionare.
Ron non sapeva di loro, non sapeva nemmeno che lei era
fidanzata e non poteva, da un giorno all’altro, allontanarlo bruscamente da sé
senza dargli delle spiegazioni plausibili. Quando poteva, comunque, evitava
quel contatto. Specialmente se c’era il pericolo che Draco fosse nei paraggi.
Aveva detto tutto questo (o quasi) al suo ragazzo, ma lui
non voleva proprio capire…
Ron ed Hermione erano tranquillamente seduti al tavolo dei
Grifondoro e, accompagnati dalle solite chicchere su di un loro presunto
fidanzamento, facevano colazione.
“Allora, che lezioni hai oggi, Hermione?” le chiese in tono
vago Ron.
“Sono come le tue. Solo ho Antiche Rune, quando tu hai buca,
dopo pranzo.”
“Ti accompagno io!” rispose allegro e risoluto il suo amico.
“No, no. Non ce ne bisogno, credimi. Ma grazie Ron.”
“Non se ne parla nemmeno! A me non costa niente, ho un’ora
di buca, come hai detto tu.”
“Ma, Ron, davvero non c’è biso-”
“Niente storie. Ti accompagno e ti vengo anche a prendere,
così poi andiamo insieme a Difesa Contro Le Arti Oscure.”
“Ah, okay. Grazie...”
Sorrise forzatamente, mentre un senso di disagio cresceva
forte dentro di lei.
Si sarebbe dovuta vedere con Draco nella mezz’ora prima che
iniziasse la lezione di Antiche Rune. Come glielo avrebbe detto ora?
Per tutto il resto della mattinata Ron non la lasciò mai un
secondo da sola, mostrandosi più premuroso e gentile che mai.
Spesso avevano parlato della sera prima, Ron le aveva chiesto
come aveva fatto a ritrovare la strada per la Torre, o a che ora aveva finito
in biblioteca, e ogni volta che gli mentiva, Hermione si sentiva sempre più
sporca e sempre più male.
Non voleva mentirgli, non le piaceva. Doveva sempre glissare
su tutti i discordi che comprendevano le parole “Serpeverde e Malfoy” e fare
sorrisi finiti, o inventarsi le storie più assurde su due piedi.
Stavano dirigendosi verso la Sala Grande, per il pranzo. Venivano
dal giardino, ricoperto ormai dalla neve, dove Ron l’aveva portata per “rilassarsi
un po’ prima di riprendere le lezioni”.
“Oh, ancora i Serpeverde! Ce li ritroviamo sempre tra i
piedi, ultimamente.”
Di colpo si irrigidì, ma cercò di non farlo notare a Ron e
parlò con tono indifferente.
“Quali Serpeverde?”
“Malfoy e la sua cricca, chi se no?!” rispose con tono
derisorio e scocciato.
“Dove sono?”
“All’entrata principale della scuola. Tutti là, seduti o alcuni
in piedi.”
Il suo cuore mancò di un battito.
“Ron!”
Si fermò, e lo fece fermare. C’era speranza che Draco non
l’avesse ancora vista?
“Che c’è che non va, Hermione?”
“Possiamo cambiare strada? Magari entriamo dal retro-”
“No! E’ perché mai? Per quelli? Lasciali perdere, tu
continua a comportarti come hai sempre fatto. Sei sicuramente meglio di tutti
loro messi assieme! E se si permettono a dire qualcosa se la vedranno con me!”
Iniziò così a trascinarla verso la scuola. Hermione era
arretrata rispetto a lui di qualche passo e aveva stretto gli occhi, come a
proteggersi da quello che sarebbe successo.
Avanzavano a gran passo.
“Ron, ti prego no… Ti prego, ti prego... Cambia strada,
Ron…”
Inutile dire che le sue preghiere silenziose non furono né
ascoltate, né esaudite.
“Andatevene, andatevene… E’ora di pranzo che ci fate qua
fuori?Draco, va via…”
“Scalino” le disse a bassa voce Ron.
Iniziò a salire i gradini cercando di mantenere un aspetto
calmo e intoccabile, ma non si rese conto di aver iniziato a stringere la mano
di Ron ancora più forte. Cosa che, invece, qualcun altro notò.
“Oh, la coppia dell’anno. Quale onore… Weasley, almeno del
tuo matrimonio ti metterai qualcosa di più decente di quella pezza che hai
indossato al Ballo del Ceppo? O forse è il massimo che puoi permetterti?”
Risate roche e maligne seguirono la voce pungente della
Parkinson, e questa volta fu Ron a stringere la mano della ragazza.
“Pensa agli affari tuoi Parkinson, e al tuo di
matrimonio…” disse occhieggiando verso Malfoy che era seduto sugli scalini
dietro di loro e che, da poco, avevano superato.
Avevano fatto qualche altro passo in avanti, poi si
fermarono.
“Spostatevi, dobbiamo passare.”
Zabini, Tiger e Goyle erano fermi davanti alla porta d’ingresso con un ghigno
ironico.
Le parole del Grifondoro furono vane e mentre il ragazzo
lanciava sguardi poco amichevoli, dietro di loro, si era alzato Draco Malfoy.
“Sì, lasciateli andare…”
Hermione lo sentì passare accanto a lei e si trattene a
stento dal sussultare. La sua voce aveva una sfumatura dolciastra che non
prometteva niente di buono.
“Avranno da fare i piccioncini, e noi di certo non
vogliamo assistere…”
Respirò profondamente sentendo quelle parole, come a voler trattenersi
dal dire qualcosa.
“Oh mio Dio, no! Non vogliamo vomitare!” proseguì la
Parkinson con voce allarmata.
I Serpeverde risero. Non sentì la voce di Draco unirsi a
quelle dei suoi compagni, ma avvertiva il suo sguardo fisso su di lei.
Ron vide, con grande sollievo, che i Serpeverde stavano
liberando il passaggio. Avanzò deciso verso la porta ma Zabini, che stava in
quel momento voltandosi per andar via, sembrò ripensarci e gli bloccò
nuovamente la strada.
Ron sospirò esasperato e cercò di andar via passando accanto
al Serpeverde, sulla destra, ma questi si spostò di lato. Allora andò a
sinistra, ma di nuovo Zabini si spostò, con il solito ghigno sulla faccia, e
non lo lasciò passare.
Hermione nel frattempo sentiva il suo braccio venir
spostato, senza considerazione alcuna, da una parte e dall’altra.
Alla fine Ron attraversò la tanto desiderata porta e,
andando via, diede anche una leggera spallata al Serpeverde.
“Idioti” disse a mezza voce, andandosene.
“Attento a quello che fai, Weasley.”
La voce di Draco questa volta era davvero minacciosa, ed
Hermione fu attraversata da un brivido. Di sicuro, anche se Ron non poteva
saperlo, Draco Malfoy non alludeva solo a quel insulto pronunciato
impudentemente a mezza voce.
“Non mi stancherò mai di ripeterlo, Malfoy. La tua minacce,
sono solo parole vane!”
Ron si voltò verso Malfoy.
“Sbagliando si impara…. Imparerai anche tu.”
Gli lanciò un ultimo sguardo detestabile e poi andò via,
portando con sé Hermione in Sala Grande.
La ragazza non parlò per il resto della cena, ripensava a
quello che era successo, alle parole di Draco.
Era in quei momenti, quando il “vecchio” Draco Malfoy veniva
fuori, che la sua sicurezza su quello che stava facendo vacillava, facendola
riflettere.
Draco, dopo un pranzo molto veloce, era tornato nel parco.
Quel Weasley era davvero una presenza scomoda che volentieri
avrebbe fatto sparire, proprio come era successo a Potter.
Era appoggiato ad un albero, e ogni tanto sfregava le mani
per il freddo.
Non era riuscito a parlare neanche una volta con Hermione,
in tutta quella mattina, e questo perché la Donnola le era sempre appiccicata.
Sempre con quelle mani unite!
Ora, aveva il brutto presentimento che non si sarebbe
presentata al loro appuntamento. Sarebbe dovuta venire là fuori, proprio sul
portone dove erano prima. Poi in qualche modo, senza farsi vedere da nessuno,
si sarebbero appartati.
Non era la prima volta che lo facevano.
Immerso nei suoi pensieri aspettò fuori per diverso tempo, e
vide i suoi sospetti diventare realtà. Guardò distrattamente verso il cielo,
sospirando impazientemente, e fermò lo sguardo sul grande orologio di Hogwarts.
Sgranò gli occhi e si mise a correre vero l’aula di Difesa, era in netto
ritardo e non se lo poteva permettere.
Arrivato davanti alla porta chiusa, riprese fiato e poi
bussò. E’strano come le cose accadono, ma solo in quel momento pensò che
avrebbe potuto saltare la lezione ed evitare così quello che sarebbe successo.
Ma ormai, era troppo tardi.
“Avanti.”
Andare via? No, non poteva.
Aprì la porta ed entrò nella classe, sempre molto
indifferente a tutto quello che accadeva in torno a lui e per nulla mortificato
per il suo ritardo.
Vide lo sguardo della Waag, appena posatosi su di lui,
cambiare.
“Buongiorno, professoressa. Scusate il ritardo.”
Restò davanti alla porta, aspettando il permesso di potersi
sedere.
La Waag lo scrutava dall’alto al basso e nel frattempo la
classe taceva.
Quella “sottile” ostilità che c’era tra i due, non era
passata inosservata a nessuno.
Gli fece cenno con il viso di andare al suo posto e così
fece. L’unico posto libero era quello accanto a Nott, dietro Pansy e Blaise.
La professoressa era in piedi davanti alla cattedra, con il
libro aperto tra le mani. Con la coda dell’occhio, mentre trafficava nella sua
borsa, Draco la vide guardarlo.
Perché era quasi certo che la cosa non fosse finita lì?
“Signor Malfoy…”
Perché aveva ragione, evidentemente.
Sollevò il capo dai suoi libri, appena posati sul banco, e
la guardò.
“La prossima volta, la pregerei di arrivare in tempo per le
lezioni. Questo vale per tutti, ovviamente.”
E guardò verso qualche Grifondoro, probabilmente arrivato
poco prima di lui.
“Dieci minuti di ritardo non possono essere tollerati…”
Erano sette. Amava la precisione, ma si astenne dal
correggerla.
Ed ecco che i Grifondoro sorridevano sotto i baffi.
Stava per succedere.
“Quindi, dieci punti in meno a Serpeverde.”
Draco restava immobile, senza accennare ad alcuna
espressione rammaricata o pentita. Intanto occhiate di puro odio partivano dai
banchi Serpeverde, diretti alla professoressa. Mentre, sotto i banchi
Grifondoro, si chiudevano pugni di vittoria.
“Ho già ritirato a tutti le pergamene che avevo chiesto di
fare, hai fatto la tua?”
“Certo.”
“Bene, a fine lezione me la lascerai sulla scrivania. Ora,
continuiamo la lezione. Stavamo appunto parlando di tutti quelli incantesimi
che, per essere eseguiti, necessitano della conoscenza base della Magia
Oscura…”
Draco smise di ascoltare la lezione quasi subito e lanciò
uno sguardo vero i banchi dei Grifondoro.
Individuò subito quello che cercava. Hermione Granger, una
Penna Prendi Appunti che scriveva frenetica davanti a lei, e Ronald Weasley, seduti
assieme.
Si voltò dall’altra parte con un movimento appena stizzito e
prese a guardare le pagine del libro, distrattamente.
Hermione si sforzava di stare attenta alla lezione, anche se
la Penna Prendi Appunti stava già facendo il suo dovere, ma non ci riusciva. Si
muoveva in continuazione sulla sedia e, di tanto in tanto, sbuffava.
Quella situazione stava diventando pesante.
Solo la sera avrebbe rivisto Draco, per via della pozione, ma,
sinceramente, aveva paura di non riuscire neanche ad allontanarsi dai
dormitori, con Ron che si era messo in testa di farle da balia permanente!
In oltre, il suo amico iniziava a comportarsi in maniera
strana.
Durante la mattinata, più volte, Ron le aveva parlato a
proposito di quella sera, della Sala Comune. Ma non aveva capito niente delle
sue parole farfugliate, in realtà.
“Che c’è, Hermione?”
Ron si avvicinò al suo viso sussurrandole quelle parole, ma
lo fece pericolosamente troppo.
La ragazza si ritrasse appena, sorridendo in tensione. Forse
era stato solo un caso, intanto, sperava che Draco stesse seguendo attentamente
la lezione e non li stesse guardando.
“No, niente Ron. E che non mi sono ancora abituata a stare
ferma e a non prendere appunti, personalmente…”
Il ragazzo si allontanò, tornando dritto sulla schiena e
sorridendo.
“Capisco.”
Il resto della lezione e della giornata proseguì
regolarmente, se non per gli sbalzi di umore di Ron che a momenti balbettava e,
a momenti, la prendeva per mano e le si avvicinava in maniera molto
confidenziale.
Qualcosa non quadrava. Decisamente no.
Ron non stava male fisicamente, e questo lo aveva chiesto
anche a Ginny (che, tra l’altro, se ne era andata intonando una risata
cristallina), né poteva esserci un’altra spiegazione plausibile al suo
comportamento bizzarro.
Davvero non capiva.
Tuttavia, Hermione aveva già un altro problema da risolvere
e un’altra discussione, con un altro testardo, da affrontare. A Ron, e al suo
strano comportamento, ci avrebbe pensato l’indomani.
Era seduta in Sala Comune, aveva già finito tutti i compiti,
e di tanto in tanto indagava sull’orario.
L’appuntamento con Draco era alle undici e mezza e, benché
sapesse che mancava ancora molto, prese dalla tasca della divisa il suo mini
orologio da taschino. Lo aprì con disinvoltura e una voce femminile, professionale
e fredda, le disse che in quel preciso istante la lancetta delle ore segnava le
ventuno, la lancetta dei minuti le diciannove, e la lancetta dei secondi le
quindici.
Sospirò e, richiudendo l’orologio, si lasciò sprofondare tra
i cuscini del divanetto della Sala Comune.
“Perché guardi l’orario in continuazione?” le chiese una
voce in maniera molto disinvolta e superficiale, anche un tantino divertita.
Si rizzò subito a sedere. Era sicura di essere sola!
“Ron?! Che ci fai qui?”
“Finisco i compiti di Erbologia.
Ma secondo la Sprite, davvero a noi può interessare la
profondità delle radici del Coccoallegro?!”
“Da quant’è che sei qui? Non ti ho sentito arrivare.”
“Da un po’, sono stato abbastanza silenzioso. Herm… tu hai
finito vero…?”
“No, niente da fare Ron. Finisci i tuoi compiti perché non
ti farò copiare nulla.”
Si appoggiò nuovamente ai cuscini, sentendo lo sbuffo di Ron
e immaginando il suo viso sicuramente imbronciato.
Passarono pochi secondi, quando sentì il tonfo del libro che
veniva chiuso e un cuscino abbassarsi accanto a lei.
Alzò un sopracciglio.
“Hai già finito?”
“No.”
“E allora perché hai chiuso il libro?”
“L-lascia perdere il libro, ora…”
Lo sentì schiarirsi la gola. Ecco che ricominciava…
Stava per replicare ma le mani di Ron, che improvvisamente
si posarono sulle sue le sue, la bloccarono.
“Ron…?”
“Senti Hermione… io devo… devo… dirti una cosa!”
Si sedette in maniera rigida e composta e si voltò verso di
lui. Le sue mani sudavano e incespicava nelle parole, stargli accanto era come stare
accanto ad una stufa.
“Che c’è che non va, Ron? Oggi ti sei comportato in maniera
strana e…”
“Sì, infatti! E’… è proprio di questo che ti devo parlare!”
“Okay, e cosa…”
“Io, Hermione, insomma… dopo quello che è successo ieri,
quando ti credevamo sparita… Io, be’, io ho davvero avuto paura…”
“Ron, davvero, non-”
“No, aspetta. Lasciami finire!”
Era incredibile la sicurezza che aveva dimostrato in quelle
parole. Sbattè più volte le palpebre e restò ad ascoltarlo.
“Voglio dirti che, dopo tutto quello successo con Harry, se…
se dovessi perdere anche te io non…”
“Lo so. Anch’io Ron, se succedesse qualcosa a te e dovessi
restare sola, non resisterei…”
“Già… e quindi, io…”
Stava annuendo senza neanche accorgersene, ora aveva capito
cosa avesse il suo amico. Le veniva da sorridere.
Ron, per quanto facesse lo spaccone con i più piccoli, e
non, era un concentrato di tenerezza e affetto.
“Io Hermione… volevo dirti che credo di essermi innamorato…”
Ron sorrise e si avvicinò alla ragazza, intanto Hermione
cercava di dare un senso alle sue ultime parole. Non credeva di aver sentito
bene, ma si accorse di sbagliare quando sentì le labbra del ragazzo sulle sue.
E rivisse, così, una sensazione non nuova…
Dunque… avevo ragione? (vedi nota iniziale XD)
Noto con piacere che i solleciti per le recensioni sono
serviti, grazie grazie grazie!!!!! Continuate così, mi avete resa felicissima J
Vi devo rassicurare sul fatto che non diventerà una
Ron/Hermione, sempre e per sempre D/H! J
Mi rendo conto che questo capitolo potrebbe aver fatto
aumentare i vostri dubbi ma rasserenatevi…
Alla prossima ;)