Cap. 10
“Siamo arrivati.”
Sentì la porta che veniva aperta e i passi di Draco
addentrarsi nella stanza. Da quando si erano incontrati, di fronte alla
biblioteca come al solito, non si erano rivolti parola.
Draco si limitava a dirle dove andare molto freddamente e
lei seguiva semplicemente le sue indicazioni.
Hermione era ancora frastornata, ancora troppo persa nei
suoi problemi.
Sentì il ragazzo iniziare a mescolare la pozione e si
avvicinò anche al tavolo. Chiuse gli occhi, abbassando leggermente il capo, ma
poi alzò il mento risoluta.
“Draco, per oggi…”
“Shhh! Mi distrai, sto lavorando.”
Continuò imperterrita.
“Non puoi comportarti in questa maniera! Nessuno sa di noi e
non puoi pretendere che io mandi al diavolo Ron così!”
“E devi starci per forza appiccicata tutto il tempo?!”
“E’ lui che oggi mi ha seguita ovunque!”
“Ho visto. Ma, ovviamente, tu non sei dotata di parola per
chiedergli di andarsene. In realtà, non mi sembrava ti stesse dando tanto
fastidio.”
“E cosa avrei dovuto dirgli, secondo te?” anche lei iniziava
ad inalberarsi, non poteva credere di aver sempre e solo ragione lui!
“Non mi sembra che le parole ti manchino, quando ne hai
bisogno…”
“O neanche a te, quella battutina oggi te la potevi proprio
risparmiare.”
“E perché? In fondo chi mi dice che non sia così? Chi mi
dice che quello che è sulle bocche di tutti, a scuola, non sia vero?”
Per un attimo rimase spiazzata, che Draco sapesse?
Una paura angosciosa la invase, ma subito si tranquillizzò,
ripetendosi che era impossibile. Nessuno aveva visto e, anche se così non
fosse, la voce di certo non sarebbe arrivata sino ai Serpeverde… Non così
velocemente.
“Ma che stai dicendo!” rispose con fervore.
“Lo stesso discorso vale per te, allora. A scuola
tutti dicono che tu e la Parkinson state insieme, chi mi dice che non sia
vero?”
“E’ diverso” sbottò Draco, continuando a girare la pozione.
“Io e Pansy siamo davvero stati insieme, ecco perché la
gente parla.”
Si rabbuiò molto a quelle parole “io e Pansy”? Loro,
insieme?
“Io non lo sapevo…” disse senza colore.
“Be’ ora lo sai.”
“E questo è anche peggio!” strillò ad un tratto.
“Cosa?!” rispose infastidito.
“Che siete stati insieme, come cosa!” incrociò le braccia e
voltò il viso in tutt’altra direzione.
“E’ storia vecchia ormai. Quindi, se permetti, è molto
peggio Weasley che ti sbava dietro che una ex!”
“Mai sentito parlare del ritorno di fiamma?”
Alzò gli occhi al cielo esasperato.
“Non è possibile, perché io l’ho lasciata. Io,
chiaro?! E comunque stavamo parlando di te!”
“Tu non ti fidi!”
Draco guardò la pozione. Proprio come dicevano le
istruzioni, ecco che il liquido trasparente iniziava a salire in superficie.
“E faccio male?”
Era ora. Prese un’ampollina di vetro e si apprestò a
raccogliere la sostanza incolore dal calderone.
“Certo! La fiducia è una parte essenziale per il rapporto
tra due persone… come anche la sincerità! Che fai?” corrugò la fronte
sentendo il rumore di boccette e non avvertendo più, invece, il rumore della
pozione che veniva mescolata.
“Niente… Erano cadute delle boccette” rispose con tono
impaziente, infilando in tasca l’ampolla piena.
“Io sono stato sincero.”
“Come il fatto di avermi nascosto della Parkinson?”
“Io non ti ho nascosto proprio un bel niente! Come vedi
quando c’è stata l’occasione te ne ho parlato, non è importante e poi… Si può
sapere perché svii sempre il discorso su di me?!”
La ragazza cosse le spalle altezzosamente.
“Capita.”
“Oggi Weasley mi ha dato parecchio fastidio, più del solito.”
“Ti devo dire infatti, che…”
Prese tempo schiarendosi la gola.
“Che Ron oggi si è comportato in maniera strana e…”
Draco la vide iniziare a contorcersi le mani, inoltre le sue
guance stavano prendendo un insolito color rosso. Si fermò quindi a guardarla,
con un sopracciglio alzato.
“Sta sera… lui si è… si è dichiarato” disse terminando la
frase diplomaticamente e smettendo subito di giocare con le proprie mani.
Prese un lungo respiro aspettando la reazione del suo
ragazzo, che però non arrivò.
“Allora? Non dici niente…?”
“No. Non ci casco un’altra volta.”
Hermione si ricordò dell’altra sera e sbiancò. Era già
difficile dirlo una volta, ma addirittura ripeterlo per cercare di convincerlo!
“No, Draco…”
“Certo che potevi inventarti qualcosa di meglio, no? Weasley
che si dichiara! Vorrei esserci in quel momento, per scattargli una foto e
fargli vedere quanto è patetico…”
Draco ridacchiava malignamente, mentre lei sentiva la rabbia
crescerle dentro.
“Già lo vedo, un tutt’uno con i suoi capelli!”
Ora rideva di gran gusto e lei sbattè una mano sul tavolo.
“Almeno lui ha il coraggio di farlo, pur diventando rosso.
Non come qualcun altro…”
Draco smise subito di ridere. L’allusione al suo modo di
fare era più che chiara, ma la ignorò.
Ora, nella sua voce, non vi era più traccia del divertimento
per il quale prima aveva riso.
“Vuoi dire che l’ha fatto davvero? Quel pezzente della
peggior specie, quel…”
“Non ti permettere di parlare così di Ron!”
“Oh certo, certo… sono addolorato. Pensavo bene, quindi,
all’inizio dell’anno. Da quando Potter si è tolto dai piedi, finalmente
aggiungerei…”
“Lascia stare Harry! Non hai il diritto di parlarne,
specialmente per dire la stupidaggine che hai in mente! Non sai nemmeno quanto
ha sofferto Ron per la sua scomparsa…” la sua voce divenne più debole,
schiacciata dal dolore. Ma se si aspettava comprensione, davvero si sbagliava.
“Avrebbero potuto schiattare tutti e due. Avrebbero solo
fatto un favore al resto del mond- Ehi! Ferma Hermione!”
In preda all’ira si era lanciata su di lui. Non sapeva bene
cosa volesse fare, ma quelle parole, quella malignità, erano cose che non
poteva sopportare.
Draco le stringeva un polso, cercando di allontanarla.
Mentre lei teneva chiusa l’altra mano sulla sua divisa, all’altezza del collo e
cercava di spingerlo, o di buttarlo a terra. Tutto pur di scaricare la sua
rabbia e di procurargli del male, in qualche modo.
In quelle azioni veloci e maldestre, urtò con il fianco
qualcosa di pesante e caldo.
Il fragrante rumore del metallo che urtava il suolo, e
quello inconfondibile di un liquido che veniva versato, invasero la stanza.
Draco allentò la presa, gridando un “no” che sapeva di
disperazione, e caddero a terra.
“Stupida! Guarda cosa hai fatto?! La pozione…”
Il Serpeverde si alzò, scostandola, e lei rimase a terra
come pietrificata.
Lo sentì imprecare a bassa voce e armeggiare tra la pozione
versata e il calderone ormai, sicuramente, ammaccato.
Si alzò velocemente e si precipitò verso la porta. Per sua
fortuna ci arrivò senza problemi, Draco non la provò a fermare ed era meglio
così. Sentiva prepotenti la crime di amarezza, confusione e nervosismo, premere
per uscire dai suoi occhi.
Era rimasto per oltre mezz’ora a cercare di riparare al
danno combinato da Hermione, ma poteva almeno dire che i suoi sforzi non erano
stati vani. Per fortuna una parte della pozione era rimasta nel calderone e,
sebbene non fosse tutta, forse sarebbe bastata.
Il preparato però, in quei pochi secondi, aveva perso il
calore del fuoco e questo non sarebbe dovuto accadere…
Niente traumi, o cambiamenti di alcun genere, quando si
preparavano composti come quello. Era una fortuna che non fosse saltato tutto
in aria.
Il calderone malridotto era di nuovo sul fuoco e, grazie a
qualche aiuto fornito dai consigli di Piton, che rare volte ascoltava,per la
verità, era riuscito a non far perdere al liquido denso la tonalità perlacea
così faticosamente ottenuta.
Sospirò. Era tutto sporco e neanche l’odore era dei
migliori.
Tutto per la sua pozione, e lei aveva pensato bene di
andarsene!
Draco era arrabbiato, ma il suo sguardo cambiò per qualche
secondo.
Forse aveva esagerato, sapeva quanto quei tre fossero
legati… quasi come un cordone ombelicale. E non poteva negare che la cosa, più
volte, l’aveva infastidito.
Però, a pensarci bene, Weasley si era dichiarato alla sua
ragazza, no? Quindi aveva le sue buone ragioni per arrabbiarsi.
Uscì dalla stanza e si diresse, con passi furenti, verso la
Sala Comune dei Serpeverde.
Passando per le scale guardò in alto. Chissà se era riuscita
a tornare alla Torre senza problemi …
Be’, in fondo, se l’avessero presa e le avessero tolto
qualche punto, non poteva che essere una buona notizia per i Serpeverde… e
quindi anche per lui! Certo!
Era uscita dai sotterranei, ma aveva ormai perso il senso
dell’orientamento. Hermione Granger si era rannicchiata al suolo e, in
silenzio, aveva pianto.
Non seppe quanto tempo passò ma, proprio quando il suo copro
veniva scosso da un altro singhiozzo, una tocco delicato sulla sua spalla la
sorprese e le fece alzare di scatto la testa.
“Chi è?” chiese con voce stridula.
“Herm…”
“Ginny? Cosa ci fai tu qui?”
Si asciugò velocemente gli occhi e si rimise in ginocchio.
“Piuttosto dovresti dirmi che ci fai tu qui e,
soprattutto, cosa ci facevi nei sotterranei…”
Hermione deglutì.
“Da quanto… sei qui?”
“Da un po’… Ti stavo cercando.”
“Hai… hai detto anche agli altri?” chiese in tono
preoccupato.
Ginevra Weasley scosse la testa.
“No. Sono venuta nella tua camera e, come mi aspettavo, non
c’eri… Ma non ti preoccupare, tutti dormono.”
“Aspetta, come come mi aspettavo?”
La rossa annuì lentamente e rilassò le spalle contro la
parete, sedendosi completamente a terra.
“Sai, è da un po’ di tempo che ti osservo. E’ notevole come
tu sia riuscita a ingannarci tutti e a organizzare i tuoi impegni con tanta
destrezza, di nascosto da noi, anche se sei cieca.”
“Tu mi hai spiata?”
“No. Ti ho solo osservata, osservata mentre facevi
colazione, mentre stavi con Ron, mentre facevi i compiti, mentre eri in Sala
Comune e controllavi frequentemente l’orologio, mentre scambiavi messaggi con
Malfoy…”
Hermione sentì un brivido salirle lungo la schiena.
“Non sono riuscita a capire cosa stia succedendo, ma tu sei
strana. In qualche modo, diversa. Cosa vuole Malfoy da te, Hermione? Ti
sta ricattando o… non so! Ti insulta, ti…”
“No Ginny! Non è niente di tutto questo.”
“E allora cosa? Cosa vuole da te? Io giuro che se lo prendo
una fattura Orcovolante è la prima cosa che gli faccio, ma sai è un Prefetto!
Ed è sempre in giro con quegli altri idioti Serpeverde!”
“Ginny… Non avrai detto nulla a Ron, vero?” chiese
allarmata.
“No, sta tranquilla. Conoscendo mio fratello sarebbe partito
subito all’attacco combinando un disastro.”
“Mi raccomando, non devi assolutamente far parola a nessuno
di quello che hai visto… ma tu, cosa hai visto precisamente?”
“Mhhh… sono riuscita ad intercettare, in questi mesi, un
solo vostro scambio di bigliettini. E se ne stava per accorgere anche Piton!”
“Cosa?!”
“Già ma Malfoy è stato bravo a distrarlo, per permetterti di
fare l’incantesimo per la scrittura Braille e di leggere il biglietto. Poi,
vediamo… ho notato che ti informi più del solito su cosa succede al tavolo dei
Serpeverde, e che non insulti più Malfoy come un tempo. Inoltre ignori sempre
gli argomenti che in qualche modo lo coinvolgono. Già e poi, anche lui, non ti
insulta più! Be’ non che non lo faccia proprio ma, per esempio, sono secoli che
non ti chiama sporca mezzosangue…Ah! E poi… dopo aver letto il
biglietto… hai sorriso.”
Rimase zitta per alcuni secondi, deglutì e poi parlò
timidamente.
“E quindi… cosa pensi…?”
“Cosa penso che stia accadendo? Non lo so! Cioè, c’è solo
una spiegazione che potrebbe chiarire i vostri comportamenti, ma… Davvero, non
riesco a capacitarmi di certe cose che ho visto. Eppure, qualcosa mi dice che
non ho visto ancora niente, o mi sbaglio?”
Sorrise abbassando gli occhi, sperava che Ginny capisse.
“No, non sbagli…”
“Tu e Malfoy, eh? Assurdo, davvero assurdo…” quasi rise
pronunciando quelle parole, reclinando la testa all’in su.
La notte precedente era stata una tra le più lunghe della
sua vita. Dopo il litigio con Draco, aveva parlato per oltre due ore assieme
Ginny.
Hermione si sentiva più leggera, dividere quel segreto con
qualcuno era stato ciò che aveva desiderato di più.
Inconsciamente, si capisce.
La sua amica era rimasta a dir poco sbalordita quando aveva
avuto conferma alla sua assurda teoria e, come aveva previsto, non l’aveva
presa tanto bene ma le aveva promesso di tacere, e questa era la cosa più
importante.
Le aveva parlato anche di Ron, aveva bisogno di qualcuno con
cui confidarsi. Le aveva detto del bacio, della dichiarazione, e della reazione
del ragazzo al suo rifiuto.
“… Scusa. Hai ragione… io, io ci tenevo solo a farti
sapere… ma… no. Lo so, questo non è il momento. Per te tutto è già complicato,
e poi la scomparsa di Harry… no! Non possiamo, scusa Herm… Buonanotte.”
Dicendo queste parole come una macchinetta inarrestabile, e
scocchiandole un bacio sulla fronte, Ron se ne era salito di corsa su per i
dormitori maschili.
Ginny alla fine del racconto si era messa a ridere e l’aveva
fatto ancora di più quando le aveva detto che Draco si era ingelosito. La sua
risata era diventata però nervosa, in quel momento, tanto che aveva temuto in
una sua reazione inconsulta.
Parlando di tutto quello, non aveva potuto escludere il
racconto del suo primo bacio con Ron. Quello avvenuto durante l’estate, quando
lei era ancora in ospedale.
Anche quella volta, molto imbarazzati, avevano concordato di
lasciare le cose così come erano, più o meno per le stesse ragioni. Ma quella
volta, ad Hermione era piaciuto, l’aveva voluto…
Il bacio di quella sera, invece, l’aveva solamente fatta
sentire in colpa. In colpa nei confronti di Draco e in colpa nei confronti di
Ron, che sapeva di star solo illudendo.
Aveva quindi rivissuto quella litigata terribile, e pensò
che se Draco aveva reagito così per una dichiarazione, cosa avrebbe fatto se
avesse saputo del bacio, dei baci?!
Così, parlando e sfogandosi, confidando all’amica di aver
rovesciato la pozione della sua salvezza e di essere uscita correndo dalla
stanza, aveva chiuso gli occhi solo alle cinque e mezza del mattino. E i
risultati si vedevano…
Hermione Granger, con due vistosissime e scure borse sotto
gli occhi, aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande con qualche minuto di
ritardo più del solito.
Portarsi dietro i libri di Pozioni, Difesa ed Antiche Rune,
non era mai stato tanto faticoso. Fece colazione molto lentamente, con un
occhio chiuso ed uno aperto.
Delle centinaia di parole che le venivano dette, solo poche
e senza senso arrivavano al suo cervello.
Prima ora: Antiche Rune.
Si concentrava solo su queste quattro parole, di più proprio
non riusciva a fare.
Nelle ore che seguirono, Hermione, gradatamente, si svegliò
del tutto. Scambiò qualche parola con Ginny, anche lei insonnolita, che faceva
però finta di non saperne nulla di tutta la storia “Malfoy è il mio
ragazzo”.
Tornò in Sala Grande per il pranzo, ma mangiò poco. Non
aveva fame.
Il suo pranzo era stato caratterizzato da lunghi e pesanti
sospiri. Tra meno di mezz’ora si sarebbe dovuta appostare vicino ai bagni femminili
in disuso del secondo piano, lì lui l’avrebbe raggiunta e sarebbero andati a
curare la pozione. Pozione che non c’era più, per colpa sua…
Che ne sarebbe stato di loro, adesso? Come si sarebbe
comportato Draco? L’avrebbe più cercata? E quello che lei doveva fare per lui?
Tante domande l’assalivano ma, purtroppo, non ad una di loro
sapeva dar risposta.
Per Carillon: Dunque, dunque… non ricordo esattamente
in quale capitolo (ma comunque in uno dei primissimi… forse anche proprio il
primo) spiego appunto come Hermione prenderà appunti e leggerà questi durante
il suo anno scolastico ad Hogwarts. Comunque avrai già trovato la risposta
leggendo questo cap. (mano a farlo apposta) ;)
Per il resto, ringrazio come sempre chi mi recensisce… e
quindi: un grazie grande quanto il mondo a white_tifa, ashara, potterina 7,
carillon, samy, chiaras e little lady butterfly ;D
A presto!