A
Rose's Tale
4-
Il coltivatore di rose velenose
Sentii
la rosa passarmi
con un sibilo vicino alla guancia e piantarsi nella colonna alle mie
spalle. Non l'avevo neanche vista partire dalla mano del mio maestro.
“Dovrai
lavorare molto
sui riflessi” mi disse Aphrodite, avanzando con passo
elegante
verso di me per recuperare la rosa che aveva lanciato.
Era
il mio secondo giorno
al Santuario e il mio addestramento era ufficialmente cominciato. Ero
impaurita da quello che avrei dovuto affrontare da lì per
gli anni a
venire, ma non volevo nemmeno deludere Aphrodite, che sembrava tenere
molto al mio addestramento per diventare Sacerdotessa. A quanto avevo
capito, ero la sua prima allieva, nonché l'unica. Gli altri
sacri
guerrieri del Santuario ne avevano tutti due o tre, almeno per quello
che ero riuscita a vedere mentre passavamo vicino all'arena dei
combattimenti per dirigerci verso il nostro campo di addestramento.
Ci
trovavamo in un'area
ai confini del Grande Tempio, battuta raramente e solo dalle guardie
di ronda. In questo modo, mi aveva detto il maestro, nessuno avrebbe
potuto disturbarci.
“Provvederò
ad
avvertire le Sacerdotesse più grandi di concentrarsi su
questo
aspetto del tuo addestramento, oltre che sullo sviluppo della tua
forza fisica” decise Aphrodite.
“Sì,
maestro!”
approvai. Lui accennò un mezzo sorriso e tanto mi
bastò per
convincermi di averlo soddisfatto del mio entusiasmo.
Mi
porse quindi la rosa,
che afferrai facendo attenzione alle spine.
“Sarà
questa la tua
arma, d'ora in poi, oltre al tuo corpo” mi spiegò.
“Le leggi di
Atena vietano ai sacri guerrieri di fare uso di qualsiasi tipo di
arma. Unica eccezione è il Cavaliere di Libra,
più volte arbitro
delle sorti delle sacre battaglie combattute secoli fa proprio grazie
alle sei coppie di armi di cui è provvista la sua
armatura”
Un'altra
rosa comparve
tra le sue mani, candida come la neve. “Ma questo
è un privilegio
per uno solo di noi dodici, gli altri si sono dovuti arrangiare con
le loro uniche capacità. C'è chi manipola il
ghiaccio, chi avvelena
il sangue degli avversari con un pungiglione e chi, come noi, sfrutta
la grazia delle rose a scopo offensivo e difensivo”
Aphrodite
scagliò la
rosa bianca, prendendo un gabbiano in pieno petto. L'uccello
precipitò rapidamente al suolo, a pochi passi da noi.
Sotto
i miei occhi, la
rosa bianca lanciata dal mio maestro si stava pian piano tingendo di
rosso.
“Il
sangue di quel
gabbiano trasformerà quell'innocente rosa bianca in una
seducente
rosa rossa. Quella è l'arma più potente di cui
dispongo, la Bloody
Rose. Vedremo se sarai capace di elaborare una tecnica tanto
micidiale. Nel frattempo, dovrai lavorare molto sulla tua
capacità
di manipolazione delle rose. Ti insegnerò tutto quello che
so in
proposito, ma sarai tu, col tuo cosmo, a rendere questa tua
capacità
la tua arma”
Guardai
la rosa che avevo
in mano e mi chiesi come un qualcosa di così bello potesse
diventare
allo stesso tempo estremamente letale, tanto da dissanguare un essere
vivente come il gabbiano caduto davanti a me. Allo stesso modo mi
chiesi se sarei mai stata in grado di uccidere un essere vivente con
la stessa freddezza che il mio maestro mi aveva dimostrato. Sentivo
dentro di me che non era nelle mie corde compiere un atto simile, ma
sapevo anche che era necessario, se non altro per sopravvivere
all'interno del Santuario. Dovevo smettere di essere la piccola e
dolce Psiche che ero ad Atene, per diventare un vero sacro guerriero
del Santuario di Atena.
Durante
gli allenamenti
mattutini col mio maestro, scoprii che uccidere con un fiore era un
mio talento innato.
Dedicavo
i pomeriggi
all'addestramento fisico insieme alle altre Sacerdotesse guerriere,
nonostante il mio maestro non ne fosse molto entusiasta. Aphrodite
sapeva, tuttavia, di non possedere le conoscenze necessarie per
quella parte del mio allenamento, cosa di cui invece Marin e la sua
compagna Shaina erano maestre.
Noi
giovani eravamo
affidate alla loro custodia. Marin era più comprensiva
rispetto a
Shaina, dal carattere ruvido e velenoso. I loro insegnamenti si
dimostrarono comunque utili in ogni occasione.
Come
richiesto dal mio
maestro, entrambe si prodigarono a farmi migliorare sotto il punto di
vista dei riflessi e della forza fisica, di cui ero totalmente priva.
I primi allenamenti con loro si dimostrarono estenuanti fin quasi
alla morte e, più di una volta, dovetti restare qualche
giorno a
letto per riprendermi dalle ferite e dalla fatica. In breve,
però,
la mia resistenza aumentò esponenzialmente, così
come la mia forza
e la mia velocità. Insieme ad esse crebbe anche il mio cosmo.
Iniziai
ad elaborare
delle tecniche d'attacco personali, diverse da quelle del mio maestro
ma comunque fiduciosa che, col tempo, sarebbero diventate altrettanto
letali.
Sconfissi
il mio primo avversario con le Spine di Rosa a distanza di otto mesi
dal mio arrivo al tempio. Il giovane guerriero si ritrovò
completamente avvolto da lunghi e flessuosi steli di rose irti di
spine che lo graffiavano in ogni dove, stillandogli lentamente
piccole gocce di sangue rosso come la corolla del fiore che avevo
conficcato nel terreno alle sue spalle, senza che lui se ne
accorgesse. Alla fine di quell'incontro, lasciai la presa sotto
indicazione di Aphrodite. Il ragazzo di fronte a me era diventato
pallido come un cencio e a malapena si reggeva in piedi.
“Hai
rischiato di
raggiungere il limite massimo di perdita di sangue che consente la
sopravvivenza umana” mi spiegò il mio maestro,
sulla via del
ritorno verso la Dodicesima Casa. “Per quanto, lo ammetto,
sia una
tecnica molto efficace, va usata con attenzione, soprattutto entro i
confini del Santuario. Basta poco per contravvenire alle leggi di
Atena ed essere condannati per questo, ricordatelo bene”
“Certo,
maestro.
Perdonatemi” mi affrettai a scusarmi, inchinandomi davanti al
mio
mentore, il quale, tuttavia, pareva molto soddisfatto di me,
nonostante tutto.
“Perdonarti?
Per cosa?
Per essere sulla strada dell'eccellenza? Non credo proprio”
Da
quel giorno gli
allenamenti del mattino vennero intensificati per perfezionare la mia
nuova tecnica e metterne a punto altre. Per quanto mi sforzassi,
però, non riuscivo ad ottenere niente di talmente micidiale
quanto
la Bloody Rose del mio maestro. Ero comunque intenzionata a sfruttare
anch'io il candore delle rose bianche, forse perché in esse
vedevo
rispecchiato il mio animo: una volta immacolato, si stava piano
tingendo delle tinte forti della violenza e della sofferenza che
provavo e arrecavo, cancellando la Psiche di un tempo per lasciare
spazio alla nuova Psiche, la guerriera aggraziata ma letale che
donava la morte con la morbida carezza di una rosa.
Negli
anni le mie abilità
crebbero a dismisura e, senza accorgermene, stavo diventando la copia
femminile del mio maestro.
Aiutata
anche dalle forme
che via via andarono a modellare il mio corpo, divenni conosciuta,
ammirata e temuta da tutti gli aspiranti sacri guerrieri come la Rosa
Velenosa di Aphrodite, il pezzo più pregiato tra
quelle che il
Cavaliere dei Pesci coltivava.
Soltanto
Marin, Shaina,
rispettivamente futuri Cavalieri d'Argento dell'Aquila e dell'Ofiuco,
e i Cavalieri d'Oro parevano essere in grado di tenermi testa.
Tuttavia, sembrava che per me, nonostante i miei continui
miglioramenti, non vi fosse nessuna armatura in palio.
Così
non era, invece,
per l'uomo che mi trovai davanti durante un combattimento
dimostrativo all'arena.
Lo
conoscevo per fama, ma
era la prima volta che lo vedevo: Aiolia, fratello del traditore,
destinato all'armatura d'oro del Leone. Dovetti ammettere, appena lo
vidi, che io stessa non avrei scelto proprietario più degno
per
quell'armatura: i suoi occhi chiari lampeggiavano di zanne di
determinazione, la sua corporatura scattante sembrava pronta
all'agguato, la sua folta criniera bionda ondeggiava al ritmo del
vento. Nonostante ciò che di lui avevo sentito, da Aphrodite
e da
altri, tutto in lui mi dimostrava onore e determinazione.
Di
riflesso mi sentii
onorata io per essere stata scelta da quell'uomo, poco più
giovane
del mio maestro, per essere sua avversaria in un duello,
nonché
fiera di aver accettato la sfida, nonostante Aphrodite me lo avesse
caldamente sconsigliato.
“Finalmente
conosco la
Rosa Velenosa del Santuario” esordì a gran voce,
senza nascondere
quanto fosse elettrizzato all'idea di battersi con me.
“Vorrei
dire lo stesso
di te” ribattei. “Ma gli appellativi che ti danno
qui al
Santuario non sono proprio intrisi di gloria”
Aiolia
mi mostrò un
bianco ed amaro sorriso. “Ognuno ha la fama che si merita.
Dimostrami di meritarti la tua”
Assumemmo
contemporaneamente le posizioni di guardia ed iniziammo a studiarci.
Le situazioni di stallo, però, non mi erano mai piaciute,
così
attaccai per prima. Quando ero ormai sicura che il mio colpo sarebbe
andato a segno, il mio pugno si perse nel vuoto. Una folata d'aria
sulla nuca mi indicò la nuova posizione del mio avversario,
che
tentai di colpire nuovamente con un calcio rotante il quale, come
successo poco prima, frustò l'aria.
Aiolia
era a pochi metri
da me, nella stessa posizione di guardia di pochi istanti prima.
Sembrava non essersi mosso di un millimetro quando invece sapevo
che l'aveva fatto, e ad una velocità incomparabile.
“Allora
sono vere, le
altre voci che girano su di te” dissi, elettrizzata dalla
potenza
che il mio avversario era riuscito a dimostrarmi senza colpo ferire.
“E
che cosa dicono
queste voci?” mi domandò Aiolia, nonostante fossi
sicura che
sapesse già la risposta.
“Che
padroneggi la
velocità della luce, e non solo negli spostamenti”
“Me
lo confermerai tu a
fine scontro, d'accordo?”
Annuii
e al contempo
ripartii all'attacco, fermamente intenzionata a non risparmiare una
singola particella di me. Aiolia era il primo avversario veramente
degno di nota che mi trovavo di fronte: una prova come quella non
l'avrei trovata da nessun'altra parte.
Mi
dimostrò la sua
superiorità da subito, ma riuscii comunque a metterlo in
difficoltà
con le tecniche che avevo elaborato insieme al mio maestro.
Più di
una volta gli steli delle mie rose lo imprigionarono e le spine si
bagnarono del suo sangue caldo, ma i suoi colpi, portati alla
velocità della luce, divennero ad un certo punto imparabili
e non
potei fare altro che soccombere sotto di essi.
Nonostante
la sconfitta,
mi sentivo soddisfatta di me e della mia prova, così come lo
fu il
mio avversario, che accorse per aiutarmi a rimettermi in piedi, in un
boato di urla, applausi e fischi.
Di
nuovo faccia a faccia,
il futuro Leone mi strinse la mano con più forza.
“Complimenti!
Gran bel combattimento, mi sono proprio divertito e, sì, la
tua fama
è più che meritata. Ne porto anche i
segni”
Sorrisi
sotto la
maschera, come era tanto che non facevo, ma nessuno poté
vederlo e,
forse, era meglio così.
“Anche
la tua. L'altra,
intendo”
“Posso
sapere il vero
nome della Rosa Velenosa?” mi domandò.
“Per quanto sia un nome
d'effetto, preferisco usare quelli veri”
“Mi
chiamo Psiche”
“Quanti
anni hai, se
posso permettermi?”
Era
una domanda che mai
nessuno dei miei avversari mi aveva fatto e che, quindi, mi
lasciò
spiazzata.
“Dodici
anni” risposi
dopo qualche attimo.
“È
troppo giovane per
te, Aiolia!” urlò qualcuno alle spalle del
ragazzo, il quale non
si voltò nemmeno verso i due giovani guerrieri che lo
stavano
raggiungendo. Uno dei due, dalla folta chioma color oltreoceano, gli
andò a circondare il collo col braccio muscoloso e finse di
strozzarlo.
“E
poi non lo sai che è
maleducazione chiedere l'età ad una signora? Non ti
offendere,
dolcezza, è che non ci sa fare, con le donne”
Il
nuovo arrivato mi rivolse uno sguardo limpido e vivace. Per la prima
volta, sentii il mio cuore perdere un battito.
Psiche ©
Martyx1988
Aphrodite, Aiolia, Marin, Shaina © Masami Kurumada
Salve a tutti!
Il ritardo, ovviamente, è dovuto allo stesso motivo
dell'altra volta, oltre che ad una momentanea perdita dell'ispirazione
:) per i lettori di questo capitolo, vorrei precisare che non tengo
conto degli avvenimenti e delle caratterizzazioni dell'Episode G, che
sto leggendo, quando riesco, al momento e di cui non conosco ancora
bene le sfaccettature. Per il resto, spero che il capitolo sia di
vostro gradimento e che gli strafalcioni siano il meno possibile ^^
Martyx1988
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