Capitolo III
[Quando
sarò capace di amare, vorrò una donna che ci sia
davvero,
che non
affolli la mia esistenza, ma non mi stia lontana neanche col pensiero.]
Un'altra giornata di
lavoro era terminata; la luce si era raggomitolata all'orizzonte, come
un bimbo sotto le coperte, già da alcune ore, lasciando
spazio - e tempo - a delle stelle impossibili da contemplare, a causa
delle luci che infestavano la metropoli.
Giorgio s'era ritirato
nella propria stanza al termine del proprio servizio, stravolto da quel
salvataggio a dir poco fuori programma.
I due fratelli
maggiori, invece, si erano ritrovati a lucidare gli ultimi mestoli - o
meglio, Lovino stava maledicendo Feliciano per essere andato "a
portarti una sorpresa!"
Tch, la sorpresa
l'aveva ricevuta, ma non era quella che si aspettava! Non ne perdeva
una per evitare il lavoro sporco, accidenti!
E proprio mentre stava
pensando che il giorno dopo gli avrebbe fatto apparecchiare tutti i
tavoli da solo, Feliciano ricomparve, sventolando davanti al viso del
fratello maggiore un foglio dattiloscritto. «Lovi, Lovi,
guarda! Eccola qua, la sorpresa!»
Lovino, innervosito
dall'impossibilità di leggere perché quel povero
pezzo di carta era sbattuto qua e là, glielo
strappò di mano e cominciò a dargli un'occhiata.
«Di che parla?» Chiese, un po' seccato.
«Potremmo
prendere due piccioni con una fava, fratellone!»
Appoggiò un dito sulla prima riga. «Qua si parla
di un marchio che certifica la qualità dei ristoranti
italiani nel mondo, e per averlo c'è bisogno di personale
che conosca la lingua italiana, che venga usato solo olio extravergine
di oliva, che il menu sia anche in italiano, e...» Fece
scorrere il dito fino a raggiungere il secondo punto della lista di
requisiti. «... Che l'arredo abbia il tipico design
italiano!»
Finalmente aveva
capito dove Feliciano voleva arrivare!
«L'idea non
mi dispiace, Feli.»
Il fratello minore
sorrise, entusiasta. Il sorriso si smorzò appena quando
notò l'aria ghignante di Lovino, che piegò a
metà il foglio incriminato.
«... Ma non
diciamo niente a Giorgio. Dovrà essere una
sorpresa.»
«Vorrei che
fosse una sorpresa, per loro.»
«... Vuoi
rinnovare l'arredamento del vostro locale senza che i tuoi fratelli ne
vengano a conoscenza?»
Giorgio e Kristina, il
pomeriggio - o sera, insomma, erano le quattro e dieci, si poteva
considerare ancora pomeriggio, no? - seguente, si trovarono faccia a
faccia davanti a due coppe di gelato in un bar della periferia
londinese da circa una decina di minuti; e tutto quello che la svedese
aveva detto, escludendo un «Grazie» quando le
avevano portato il dolce, erano state quelle parole.
Era... un po'
freddina, ecco.
«Sì,
precisamente.»
«... Spero
che abbia un piano.»
«Ce
l'ho~.» Giorgio si sporse sorridente verso la donna.
«Ma lei è disposta ad accettare l'impegno,
signorina?»
Kristina
appoggiò il cucchiaino sul fondo della coppa, e il
tovagliolo accanto ad essa.
«Io cosa ci
guadagno?»
... Del ghiaccio
sarebbe stato senza dubbio più simpatico.
«Una somma
di denaro, signorina~»
«Uhm.»
«E poi un
posto d'onore nel locale, se la clientela
aumenterà.» A quell'offerta, Kristina parve
pensarci un minuto: il ragazzo capì di dover far leva un po'
anche sul suo orgoglio. «E Lovino potrebbe pensare a degli
sconti permanenti, dopotutto.»
Il chiacchiericcio
confuso degli avventori sembrava alleggerire la loro scarna
conversazione, come una sorta di cuscino che attutisce gli urti, o una
tenda che protegge dai fastidiosi raggi solari del primo mattino.
Non era
così male guardarla mentre il resto della gente non si
curava di loro.
Dalla tasca della
giacca, Giorgio estrasse un foglio di carta che spiegò sul
tavolino.
«Il
budget?»
«Tutto
segnato qui.» Rispose il ragazzo, indicando un foglio
allegato alla mappa del locale. «E avrei intenzione di
riarredarlo in tipico stile italiano.»
«... Non
è il mio forte.»
«L'aiuterò
anche in questo.» Sorrise, Giorgio, mentre la donna sembrava
tutt'altro che convinta.
«Arredare un
intero locale non è facile. E ci vuole tempo.»
«Per questo
faccio affidamento su di lei, no?»
«... Uhm.
Quanto tempo avremmo?»
«Il meno
possibile.»
Kristina
sbuffò, appena divertita. In fondo, si prospettava una bella
sfida. «Ti farò sapere entro stasera.»
Stava per prendere la
borsa, ringraziare educatamente e lasciare il locale dove s'erano
ritrovati per discutere del progetto, quando la voce di Giorgio la fece
desistere.
«Pensava di
venire a cenare al ristorante, per dirmelo? Per insospettire Lovino,
che è un carabiniere nato?» Lo domandò
con un sorriso, che forse la donna male interpretò.
«Come
preferisci.»
«Preferisco
lasciarle il mio numero di cellulare, signorina~» E,
prendendo bloc notes e penna dalla tasca della giacca, scrisse il
numero incriminato, per poi porgere il foglietto a Kristina.
«Prego», aggiunse, sorridente.
Ella piegò
attentamente la carta - Giorgio si accorse delle unghie corte e curate
-, quindi la infilò nella borsa e, dopo aver pagato, si fece
accompagnare fino all'esterno del bar da un Giorgio particolarmente
soddisfatto.
Era certo che avrebbe
accettato. Si trattava di una sfida, considerato il budget non proprio
da milionari e uno stile che non conosceva particolarmente -
ammettiamolo, tra svedesi e italiani non ci sono soltanto qualche
migliaio di chilometri di distanza geografica.
«Sono
Kristina. Accetto. Ne riparleremo domani, nello stesso locale, alle
quattro in punto.» Recitava lo schermo del telefonino.
Giorgio si
rigirò il cellulare tra le mani, con l'aria da vincitore -
anche se un vincitore in pigiama.
Camera sua, in casa
Vargas, era ridotta a una sorta di piccolo disordinato magazzino di
uniformi, giornali e cd, tuttavia il ragazzo sembrava trovarsi
perfettamente a proprio agio. Era stato come ricostruire la sua stanza
a casa dello zio, a Genova, solo con uno sfondo molto più
londinese.
«Ancora
sveglio, sei?! Va' a dormire, Giorgio!» Lovino era spuntato
da dietro la porta, con indosso un pigiama chiaro e uno sguardo
piuttosto seccato. «Guarda che se in due minuti non stai
dormendo, domani ti faccio lavare a mano le tovaglie!»
«Belin, che
pizza!» Sbuffò l'altro.
«Quella che
Feliciano ha salvato ieri sera era una vera pizza, a
confronto di quella che dici di sorbire tu!»
Giorgio si
buttò supino sul lenzuolo, abbandonando il telefonino sul
comodino accanto al letto. «Va bene, va bene,
fratello!» Sospirò, massaggiandosi la fronte.
La giornata seguente
si prospettava interessante. Tanto che Lovino si lamentò
tutta la notte dell'insonnia di Giorgio e del suo continuo armeggiare
col telefonino.
Se solo Lovino fosse
entrato nella sua testa, si sarebbe accorto di come un punto
interrogativo potesse produrre una melodia tanto piacevole tra un
neurone e l'altro.
Kristina
appoggiò la tazza di the sul tavolino accanto al divano,
dove sonnecchiava anche il cellulare - abbandonato lì solo
alcuni minuti prima per inviare il messaggio al cameriere.
Era difficile
considerarlo in qualche altro modo, al momento. Tutto sommato, la sua
presenza era stata parte delle sue abitudini, visto che da alcuni anni,
ormai, Giorgio era il cameriere di uno dei suoi ristoranti preferiti.
Ma proprio
perché era un'abitudine vederlo nel locale, non ci faceva
quasi nemmeno caso - se non in momenti come quello della sera
precedente, ora chiamato «Il salvataggio della
Diavola».
Però doveva
ammettere che aveva una qual certa costanza, nel sorridere. E che
doveva sorridere da una vita, visto come pareva semplice, per lui,
arricciare le labbra a persone che non conosceva particolarmente bene.
Si ritrovò
a credere che i suoi fratelli dovevano aver visto - e vissuto - anche
dei sorrisi più dolci, intimi, amabili.
Non riusciva a capire
se si trattasse davvero di invidia.
Lanciò uno
sguardo all'enorme scaffale che si trovava di fronte a lei.
Là sopra, forse, conservava ancora qualche libro di
arredamento italiano, proveniente da chissà quale libreria o
biblioteca.
Si alzò dal
divano, raggiunse il mobiletto. In punta di piedi, cominciò
a leggere i titoli dei libri; solo dopo una decina di volumi, lo
sguardo si fermò su un libro di arredamento greco e italiano
- la copertina mostrava un borgo ellenico, e uno invece della Puglia,
talmente simili da risultare come due fratelli gemelli -, che forse le
sarebbe tornato utile. Lo prese, cominciò a sfogliarlo,
tornando al suo comodo divano.
Le dava fastidio
saperne così poco, ma al contempo la stimolava.
... Le sfide sono
fatte per essere vinte, no?
Controllò
l'orario sullo schermo del telefonino ancora una volta.
Mancavano due minuti
alle quattro - e poco più di un'ora e mezza al suo
obbligatorio rientro al ristorante, per non ricevere una strigliata da
Lovino.
Oh, eccola. Sempre con
i suoi passi lunghi - che si poteva permettere, con quei dieci
centimetri che li divideva! -, il soprabito blu cobalto e il basco che
la identificavano come il punto interrogativo.
«Buon
pomeriggio~» Disse Giorgio, con il primo sorriso del
pomeriggio.
«A
te.» Rispose la donna, rivolgendosi poi all'interno del
locale.
Lui, seguendola, non
si stupì di vederla ordinare un'abbondante coppa di gelato -
ormai conosceva i suoi gusti, da bravo cameriere qual era - e
gustarsela in un sacrosanto silenzio.
Il silenzio della pausa merenda,
così lo chiamava Giorgio.
Rimase in attesa. Mai
disturbare una donna che è potenzialmente preparata a
lanciarti addosso qualsiasi cosa, soprattutto se la sostanza in
questione macchia l'unica camicia ancora più o meno bianca
che rimane o se in breve tempo ci si deve presentare in ufficio.
Non che da Kristina si
aspettasse un qualsiasi attacco diretto, ma si sa, le donne non parlano
mai delle loro cose, e allora è sempre consigliabile
lasciare che guidino la conversazione, senza però diventare
loro succubi.
Eh, le donne, le
donne...! Chi capisce anche un solo loro movimento, può
ritenersi fortunato!
«Ho
preparato una lista di possibili stili per il locale.» Disse
Kristina, una volta terminata la propria coppa di gelato, dopo aver
estratto dalla borsa un libro - quello della sera precedente - e la
mappa del locale, che il giorno prima le era stata consegnata dallo
stesso Giorgio.
Questi
annuì fermamente con un movimento della testa, quindi si
sporse sul tavolino, per osservare le sue novità. Non gli
dispiaceva essere il cliente, ogni tanto, e immaginare di avere un
appuntamento di piacere, non di dovere.
... Chissà
dove si trovava, quel sottile filo che divideva l'obbligo dal diletto,
in quel progetto che prendeva forma su un foglio di carta!
Sollevò dal
tavolo il suddetto, spostando la sua attenzione da Kristina ad esso -
forse con un po' di disappunto, che tuttavia tenne per sè.
La lista presentava
due generali stili d'interni: nel primo caso, si parlava di un
arredamento dalle linee precise, praticamente rigide, basato
principalmente sul contrasto tra crema, beige e toni scuri, marroni o
neri.
«Si tratta
dell'azienda Armani.» Spiegò, in breve - forse fin
troppo -, Kristina.
Non che la
capacità di sintetizzare e riassumere fosse un male, ma non
ci si dovrebbe mai trovare a uno dei due estremi...!
Anche se, a dirla
tutta, si sarebbe più stupito se avesse aggiunto altro al
discorso, eh.
Questo "stile Armani"
non gli dispiaceva, tutto considerato: gli dava una sensazione di
profumata raffinatezza.
Gli saltò
in mente Lovino.
...
Lovino.
Pff.
Ok, Armani era
depennato. L'altro era la sua unica soluzione.
Quindi
spostò lo sguardo sul secondo tipo d'interni.
«... Un po'
più rustico.» Ammise la svedese. «E
forse un po' più stereotipato.»
Ma Giorgio s'era
convinto di un misero dettaglio: aveva provato a immaginare un
ristorante di classe, su toni contrastanti, con della musica in
sottofondo ad abbracciare mordibidamente il locale.
E poi delle voci
rimbombare nelle cucine, con Lovino che sbraitava e Feliciano che
cercava invano di dargli una mano.
Non poteva funzionare.
Invece, con la seconda
scelta, la musica avrebbe forse mascherato qualche improperio. E, se
come sempre Lovino l'avesse masticato in dialetto, forse l'avrebbe reso
anche più verosimile al pubblico.
La ruota di scorta
cominciava a piacergli. Sorrise, convinto della propria decisione.
«Il rustico rimane sempre molto più apprezzato di
un locale troppo chic.»
Senza contare che
sarebbe costato anche molto di più - ma si
premurò di non commentare oltre.
«Aggiudicato,
allora.»
Kristina si
esibì in un minuscolo sorriso di approvazione.
... Un attimo.
Per la miseria.
Com'è che
aveva sorriso?
Non che a Giorgio
dispiacesse, tutt'altro - anzi, le pieghe del viso sembravano addolcire
lo sguardo serio come l'acqua sembra più dolce dopo aver
patito la sete -, però era una sorta di evento mistico, dal
suo punto di vista.
Ah, sì,
cominciava a credere che la sua idea di coinvolgerla in questa follia
era stata geniale.
«Quando
saresti disponibile a raggiungermi nel mio studio?»
Oh,
San Martino, grazie!
«Anche da
domani, signorina~» Rispose Giorgio. «Il
martedì il locale è chiuso, quindi una volta alla
settimana posso rimanere fino a sera inoltrata, ma per il resto
preferirei evitare gli orari che vanno dalle cinque del pomeriggio alle
due di notte.»
Dal portafogli,
Kristina estrasse un pezzetto di carta, su cui scrisse un indirizzo, e
lo porse al ragazzo. «Non sottrarrò altro tempo
dal tuo lavoro.»
Che era una maniera
educata per dire Ho
intenzione di andarmene, e ti consiglio di fare altrettanto.
Si rigirò
il rigido foglietto recante l'indirizzo dello studio tra le dita, come
un bambino osserva, curioso, un regalino ancora impacchettato.
Gli parve quasi che la
carta potesse ramificarsi nelle mani di Kristina, e che potesse
accarezzarle, o solo sfiorarle.
... Ah, ma l'avrebbe
reso realtà, questo sogno.
Note
Autrice:
Scusatemi per il
ritardo assurdo! D:
Settimana scorsa, in
pratica, la scuola m'ha costretto a segregarmi in casa, e non sono
riuscita a scrivere.
Non ho molto da dire, se non che non essendo un'esperta di arredamenti
d'interni (anche se mi sto acculturando xD), alcuni termini potrei non
utilizzarli. Insomma, non andrò nello specifico di alcuni
dettagli, ecco. C:
La citazione viene da "Quando sarò capace d'amare", di
Giorgio Gaber.
Spero che vi sia piaciuto, e che non abbiate voglia di linciarmi nel
capire che sarà un po' più lunga di quattro
capitoli. Mea culpa! *Ma si sta divertendo troppo.*
Ringrazio Clod
Shikinami_88 per le sue parole, e le persone fantastiche
che stanno seguendo questa storia. Grazie per il vostro sostegno.
Spammo un po', che non fa mai male. :D
E ricordo che questa storia è uno spin-off da Silence,
di _Chiaki.
Vi consiglio davvero di leggerla. -w-
Alla prossima settimana, un
abbraccio! C:
claws_Jo
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