Quarto capitolo
Quarto capitolo! Questo non mi entusiasma particolarmente,
vi avverto, ma è sulla linea di tutti gli altri...
Spero vi piaccia. Rinnovo i ringraziamenti a Fuuma
per i suoi commenti & buona lettura & buon Capodanno
IV.
[Dublino; Ventuno Novembre
2006, 15.58]
Il tempo è sempre lo stesso in
ogni luogo. A volte cambia l’ora, a volte il giorno, a volte la luce. In ognuna
di queste sue trasmigrazioni permane la stessa essenza, lo stesso movimento
proteso in avanti. È fondamentalmente un attimo cristallizzato nell’infinito, un
unico istante vissuto da milioni di anime – quel tempo era un triste
pomeriggio di Novembre, freddo, ventoso, desolato. Il giorno sembrava fatto
apposta per riflettere: una strana, lancinante consapevolezza si era fatta
strada nella sua mente con la stessa progressiva, invisibile velocità del buio
che conquista le strade del mondo.
Mary Anne alzò gli occhi verso
la pendola della sala che oscillava costantemente nella vita e nei suoi sogni
sopra la sua testa affaticata, come una ghigliottina. Erano le tre e
cinquantotto.
Non sapeva nemmeno perché fosse
a casa, a quell’ora in cui solitamente si trovava in ufficio a lavorare.
Probabilmente avrebbe passato dei guai per la sua fuga improvvisata nella città,
via dal suo spazio e dalla sua contingenza, ma, davvero, per un istante, chiusa
tra le mura grigie dell’agenzia ed imprigionata da pile di fogli e mucchi di
doveri, si era sentita soffocare da un’ansia inspiegabile. Sentiva nell’aria un
vago presentimento. Questo fremito misterioso la colpiva da tempo come una
puntura leggera ma fastidiosa, e la angustiava nella sua continuità. Si
svegliava la mattina con la sensazione che la sua vita intera si stesse
trasformando in un prolungamento del suo ufficio grigio e squallido. Il suo
malessere la tormentava il giorno intero deconcentrandola, non si acuiva nemmeno
quando alle sei e mezza tornava a casa, stanca e provata, e cominciava a
cucinare per la cena. Cucinare la rilassava, specialmente quando creava dolci
deliziosi e speziati. Ultimamente anche quella piccola passione le sembrava
vuota, vanificata di ogni significato. Il profumo della cannella non le piaceva
più perché non le arrivava in quel punto del petto che la rendeva felice in una
maniera tanto semplice ed infantile; il gusto soffice della marmellata non
scioglieva dentro di lei alcuna emozione ingenua, solo una pacata, grigia
indifferenza. Grigia come le pareti dell’ufficio.
La pendola di sua nonna
continuava ad oscillare. Mary Anne pensò che fuori della sua piccola casetta
molta gente stava scorrendo nelle strade affollate e fredde di vento, molti
uomini, molti bambini, molte persone contente e soddisfatte. Pensò anche che la
felicità era davvero un fatto semplice, come tutti i sentimenti – solo qualcosa
di interiore, come una bolla che si espande e riempie il corpo di una certa
frenesia. La noia, invece, era uno stato di completa vacuità. Era distante
dall’odio come dall’amore, dalla passione come dalla sofferenza. Si trovava nel
mezzo di un deserto di ghiaccio. Era grigia dello stesso grigio di un ufficio di
periferia scarsamente illuminato, come le mura di casa sua sulle quali la carta
da parati si stava lentamente logorando, consumata dalla macchia sordida in
espansione. Il grigio le stava corrodendo tutto.
Eppure Mary Anne credeva di
avere una vita normale, per certi versi invidiabile. Aveva un marito premuroso e
gentile che tornava a casa alle otto e mezza di sera, due bambini dolcissimi dai
capelli biondi, una casetta piccola e graziosa, un lavoro part-time, molte
amiche e molte confidenti con le quali uscire di tanto in tanto per un tè o una
cena tra donne. Nonostante ciò, continuava a sentire questa insoddisfazione. Le
sembrava ingiusto e decisamente stupido, quasi egoista. – Sono davvero scema, –
si diceva, – Se comincio a lamentarmi. C’è gente che soffre per motivi gravi.
Io mi sento solo un po’ stanca e un po’ delusa. –
La verità la conosceva.
Osservando il lento e costante ondeggiare della pendola, le sembrava di essere
ancorata allo stesso movimento perpetuo e ripetitivo, alla stessa esasperante
oscillazione. Aveva quarant’anni e molte rughe, le sue scarpe ed i suoi vestiti
erano vecchi, logori, fuori moda, i suoi capelli erano aridi e disordinati. Il
cassetto della cucina era pieno di bollette e saldi non ancora pagati per i
quali bastavano appena i soldi guadagnati col suo lavoro modesto ed
insoddisfacente.
L’insofferenza che provava si
annidava tutta lì, in quella graffiante sensazione di assoluta mediocrità.
In quel momento lo ammise.
Allora le pareti della sua vita divennero definitivamente grigie e monotone.
Le finestre della sala erano
chiuse. Mary Anne era seduta al tavolo, le mani raccolte in grembo, sotto la
pallida luce del lampadario, e si chiedeva cosa valesse la pena di essere
faticosamente trascinato avanti.
C’era un’idea che la
sconvolgeva ancora di più. Quel pomeriggio aveva finalmente trovato la prova che
cercava – suo marito, il suo adorato, affettuoso marito, usciva di fabbrica alle
sette di sera, e durante l’ora trascorsa prima del ritorno a casa si
intratteneva con la sua bella amante. Non era disperata. Non era nemmeno
arrabbiata. Era semplicemente indifferente. La cosa che la logorò più del
tradimento in sé fu la subitanea consapevolezza che ormai anche quel legame così
importante era diventato un contenitore completamente vuoto. Di suo marito non
le importava più nulla. Pure la sua figura un tempo cara era immersa nel grigio
dominante, non si poteva più distinguerne il contorno. Il suo amore era
sfiorito, deperito, morto.
Era questa la vera tragedia di
Mary Anne. Si consumò nel silenzio e nella desolata frustrazione di una casa
anonima della periferia di Dublino, in un’ora qualsiasi di un giorno qualsiasi
di Novembre, scavando nella sua anima sola un’amarezza ed un vuoto incolmabile.
[Bitterness]
Da ieri sono maggiorenne è____é. In realtà non è cambiato
nulla della mia vita, tranne che d'ora in avanti sarà solo colpa mia. Come
regalo di compleanno vado a teatro XP. Per poco stasera manco Roberto Bolle,
peccato...
Spero vi sia piaciuto il capitolo! Commentate ^_^
Love-in-Idleness
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