Salve a tutti^^!
Leggendo le vostre recensioni, che come al solito mi
riempiono di gioia, mi sono accorta che abbiamo tra noi molte “anti-Ginny”
(permettetemi questo termine obsoleto)… meglio così forse, non ci avranno
sofferto molte persone per questa Ginny così maligna. Tuttavia non vi ci
abituate…
Ginny in fondo credeva di fare il meglio per la sua amica,
era in buona fede e la sua non è stata una scelta facile.
Molte di voi mi hanno chiesto come mai Hermione si è fidata
così ciecamente, vi rispondo dicendo, come ha già rilevato anfimissi, che Ginny
è la sua migliore amica. Provate a mettervi nei panni di Hermione e forse la
capirete di più.
Perché la nostra Hermione ha creduto eccome a Ginny e ha
agito di conseguenza…
Leggere per credere ;)
Cap. 14
Hermione camminava spedita verso i sotterranei. Doveva
trovarlo quel bastardo Serpeverde!
Per un attimo ripensò ai momenti passati insieme, ad alcune
cose che sembravano troppo vere e innocenti in lui per essere premeditate, ma
non si lasciò intenerire. Era Draco Malfoy, ci si poteva aspettare di tutto, e
lei questo se l’era scordato, mettendo così in pericolo persino i suoi amici.
Ma che razza di persona era?
Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché in
quel momento vide Malfoy uscire dai sotterranei, da solo.
Probabilmente stava venendo a cercarla.
Si girò e la vide, Hermione stava venendo verso di lui. Si
scambiarono un lungo sguardo e poi Draco iniziò a procedere normalmente tra la
folla di studenti. Era diretto al lago, dove lei l’avrebbe seguito.
Attraversò il grande salone d’ingresso, sorpasso la pesante
e mastodontica porta d’entrata e si ritrovò fuori dalle mura di Hogwarts. C’era
ancora troppa gente.
Ignorò un paio di richiami da un trafelato, impegnato,
quanto scocciante, Higgs e quando fu abbastanza lontano dalla scuola e da occhi
indiscreti, all’ombra di un albero secolare, si voltò.
Come si aspettava, Hermione stava arrivando.
Aveva le spalle rigide ed una espressione seria, anche
troppo. Che fosse successo qualcosa?
Quando arrivò davanti a lui, stava per chiederle se c’era
qualcosa che non andava, stava per avvicinarsi e baciarla, ma non potè fare più
di un passo perché la ragazza gli puntò contro la bacchetta.
Draco sussultò e indietreggiò. Hermione aveva uno sguardo
agguerrito e pieno di risentimento, mentre teneva la bacchetta ben salda in
pugno.
Lui la scrutò per qualche secondo, insicuro.
“Che fai?”
“Faccio quello che è giusto, Malfoy.”
“Malfoy? Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?”
“No. A meno che non ce l’abbia messa tu, o qualcuno dei tuoi
amichetti, nel mio piatto.”
“Ma che stai dicendo? Abbassa quella bacchetta, per favore”
rispose in tono scocciato.
“Certo, come no. Hai finito di prendermi in giro, Malfoy!”
Tese la bacchetta osservano l’espressione corrucciata del
ragazzo e pronunciò l’incantesimo.
“Incarcero.”
Draco venne sbattuto contro un albero e delle funi apparsero
attorno ai suoi polsi, strisciando sulla sua pelle e poi legandolo al robusto
tronco.
Si voltò sbalordito e arrabbiato verso la ragazza che non
aveva mutato minimamente la sua posizione.
“Adesso basta! Non so cosa ti sia preso ma finiscila con
questi giochetti e liberami! Subito!” disse strattonando le mani nel tentativo
di liberarsi dalla presa ferrea della corde.
“E’ inutile, solo un incantesimo può liberarti. Ma visto che
non puoi utilizzare la bacchetta, e che qui in giro non c’è nessuno… credo che
tu non abbia alcuna possibilità.”
Si avvicinò a lui e iniziò a cercare nelle varie tasche la
sua bacchetta. Quella sarebbe stata l’ultima volta che gli si sarebbe
avvicinata così tanto.
Sentiva il calore del suo corpo, ma cercò di non pensarci.
Quando finalmente trovò la bacchetta la mise nella tasca della sua divisa e,
allontanatasi di qualche passo, si voltò a guardare Draco che, con sguardo infuriato
e offeso, la osservava.
Iniziava a capire, allora, che con Hermione Granger non si
scherza?
“Allora… mi vuoi gentilmente spiegare perché tutt’ad
un tratto sei andata fuori di testa? Mi sto iniziando ad arrabbiare seriamente
Hermione!”
“Puoi anche tornare a chiamarmi Granger, è finita la
scenetta. E’ incredibile quanto una persona può essere falsa.”
“Ma di cosa stai parlando?!”
Gli puntò nuovamente la bacchetta contro e velocemente
terminò la sua opera.
“Avis Oppugno!”
Un gruppo di canarini iniziò a picchiare Malfoy sul viso e
sul capo, lo sentì imprecare e gemere di dolore.
Hermione si voltò e ripose la bacchetta. Con Ron
quell’incantesimo aveva dato i suoi buoni effetti, e per ora era sufficiente.
Quando l’avrebbe saputo il suo amico… be’, Malfoy avrebbe avuto parecchio da
fare.
“Hermione!” lo sentì urlare allontanandosi.
Era sera, ed Hermione si sentiva soddisfatta ma anche
infelice.
Non le sembrava vero, Draco aveva finto tutto, tutto…
persino la sua gelosia. Avrebbe sicuramente vinto un Oscar come migliore
attore, fosse stato in un film. Peccato che la sua vita non fosse un film, e
che Draco probabilmente non sapeva nemmeno cosa significasse quella strana
parola.
Sicuramente al sol sentirla avrebbe fatto una faccia
schifata e, dopo aver sentenziato qualche apprezzamento non molto carino sui
Babbani, avrebbe cambiato discorso…
Era sempre il solito Draco Malfoy, e lei era l’unica a non
essersene accorta.
Guardò, sospirando, i libri e i compiti davanti a sé. Se
continuava così non avrebbe finito nemmeno per il giorno dopo!
Dopo poco Ginny le fu accanto e apprensiva le parlò.
“Allora Hermione, hai parlato con Malfoy?”
“Certo che sì!” rispose piegandosi sulla sua pergamena in
maniera naturale.
“E come è andata?”
“Bene, molto bene. Ti ringrazio infinitivamente Ginny.”
“P-perché?”
“Per avermi aperto gli occhi. Non credo si permetterà più di
avvicinarsi a me, e gli conviene!”
Ginny sentendo quelle parole deglutì.
“Cosa hai fatto?”
“Mh… be’, credo che se domani lo guarderai in faccia qualche
segno dovrebbe essere rimasto.”
Restò in silenzio mentre Hermione raccoglieva le sue cose.
“Notte Gin” la salutò velocemente e salì di sopra, le
sorrise ma Ginny sapeva che in realtà era triste. L’aveva vista, prima, quando
si stava avvicinando a lei.
Sospirò affranta.
In fondo aveva ottenuto quello che voleva, aveva fatto
allontanare Malfoy da Hermione. Era un bene, sicuramente per lei lo era, ma per
la sua amica? Si ritrovò a pensare.
Sospirò un’altra volta e si abbandonò contro la poltrona
rossa. Sapeva che non sarebbe finita lì, ma non voleva pensare a quello che
sarebbe potuto succedere.
Il giorno dopo Ginny mangiò poco a colazione, mentre
Hermione la saltò del tutto. Cercò di guardare furtivamente al tavolo dei
Serpeverde e, per quei pochi secondi che esaminò i componenti della Casa
verde-argento, si accorse che Draco Malfoy mancava all’appello.
“Magari è in infermeria…”
Pensò con una pizzico di rammarico.
Non che le dispiacesse la notizia di Malfoy in infermeria,
per tutto quello che aveva fatto a lei, a Harry e ai suoi amici, se lo meritava
eccome! Ma era stata Hermione a mandarcelo, per colpa sua, per una cosa che non
esisteva, per un’accusa infondata…
Nel frattempo Draco era rimasto nel suo dormitorio. Per
fortuna era stato Blaise a trovarlo… Per fortuna, perché sarebbe stato troppo
imbarazzante con qualcun altro, più di quanto non lo era già stato.
Si guardò allo specchio che rimandò indietro il suo riflesso
ingiustamente ed evidentemente cambiato, in peggio.
Il suo viso era ricoperto da taglietti e graffi e così buona
parte del collo, per non parlare del dolore che avvertiva alla nuca.
Ripensò un’ultima volta ad Hermione, cercando di analizzare
con calma il suo comportamento ma, per quanto si sforzasse, davvero non
riusciva a trovare neanche una cosa che avrebbe potuto scatenare in lei una
simile reazione.
Che c’entrasse in qualche modo Weasley? Probabile, ma non
riusciva comunque a capire…
“Dannata Grifondoro!”
Con un gesto stizzito si allontanò dallo specchio e prese la
borsa con i libri. Sarebbe volentieri rimasto chiuso in camera fino a quando
quei segni non fossero scomparsi, ma non poteva.
A tutti gli altri avrebbe semplicemente parlato di un
problema con un incantesimo, e in parte era vero, ma sapeva già di doversi
sorbire occhiate divertite e risatine trattenute, se gli andava bene…
Uscì dai sotterranei deciso a parlare con Hermione, in oltre
voleva riavere indietro la sua bacchetta. A prima ora avevano Incantesimi.
Si affacciò alla Sala Grande, ma lei non c’era. Così provò
nel giardino della scuola, ma non era nemmeno lì.
Era quindi fermo all’ingresso e si guardava in torno
irritato, non aveva più molto tempo.
“Ehi Malfoy che ti è successo?” gli disse divertito un
Grifondoro, Lee Jordan, passandogli davanti per salire le scale che lo avrebbero
portato alla Torre.
“Fatti gli affari tuoi!”
Decidendo che non poteva aspettare oltre Draco si avviò
verso l’infermeria, prima della lezione doveva chiedere a Madama Chips se aveva
qualcosa per far guarire più velocemente quelle ferite.
Entrato in infermeria chiamò Madama Chips, che uscì dalla
stanzetta dove erano tenuti tutti i medicinali assieme ad un ragazza, assieme
ad Hermione Granger.
Si fissarono per qualche secondo, intanto l’infermiera lo
stava guardando indignata.
“Aspetta qui, vado prendere qualcosa per quei graffi. E tu,
cara, mi raccomando non eccedere con quella pozione, altrimenti il mal di testa
invece di passare potrebbe degenerare.”
Madama Chips tornò nella stanza da cui era venuta e Draco ed
Hermione rimasero soli.
Hermione stringeva tra le mani una ampollina e guardava il
ragazzo di fronte a lei, che aveva un’espressione molto arrabbiata.
Osservò il suo viso, e forse avrebbe dovuto ridere, ma non
ci riuscì.
“Credo che tu abbia qualcosa di mio” disse con calma.
“Davvero? Non mi risulta.”
“Piantala Granger. Mi serve la mia bacchetta.”
“Oh quella. No, non la ho io.”
“E allora dove è?!”
Hermione alzò le spalle.
“Credo di averla lasciata da qualche parte in giro per il
castello. Hogwarts è grande, non mi ricordo.”
Draco assottigliò gli occhi e cercò di controllarsi, intanto
Hermione era arrivata all’uscita.
“Se deciderai di darmi delle spiegazioni, un giorno, sarò
ben felice di ascoltarti… Ma se aspetti troppo, potresti anche non trovarmi” le
disse ad alta voce in modo che lo potesse sentire.
Gli sembrò di vederla indugiare davanti alla porta, ma
probabilmente si sbagliò perché la ragazza andò via senza voltarsi.
Stava ancora guardando nel punto in cui Hermione era
sparita, confuso in un mare di emozioni, la rabbia, la tristezza e soprattutto
l’incredulità, quando si sentì trascinare per un braccio.
“Forza, vieni. Non riuscirò comunque a guarirti del tutto,
per quello devi solo aspettare. Ma si può sapere, piuttosto, come hai fatto?”
Madama Chips lo portò a sedere su di un lettino, continuando a borbottare
qualcosa sulla capacità degli studenti di farsi del male nelle maniere più
assurde, ma i pensieri di Draco erano rivolti altrove.
Hermione entrò nella serra di Erbologia, dove avrebbe
affrontato la prima lezione della giornata e dove ancora non c’era nessuno.
Lasciò i libri su di un tavolo e si appoggiò ad esso stancamente.
Era convinta di aver fatto la cosa giusta, Malfoy l’aveva
ingannata. Ma allora perché non glielo spiattellava in faccia, ghignando e
prendendola in giro? Perché si ostinava invece a chiedere spiegazioni?
Era più che chiaro a cosa Hermione si riferisse, altrimenti
perché chiamarlo “falso”, o parlare di “scenette”?
Raddrizzò velocemente la schiena e ricacciò in dietro le
lacrime, se l’era ripromesso. Non avrebbe pianto.
Solo che Hermione mentiva a sé stessa, perché qualche
lacrima era già andata a bagnare il suo cuscino in quelle notti.
La serra pian piano iniziò a popolarsi e tra gli studenti in
arrivo c’era Ron. Gli sorrise, vedendolo avvicinarsi, ma per una frazione di
secondi la sua vista si oscurò.
Come se qualcuno avesse spento e riacceso le luci, aveva
visto il nero avvolgere tutto e tutti e poi scomparire.
Sbattè le ciglia e pensò che aveva fatto male quella mattina
a non fare colazione, un calo di zuccheri non era quello che le serviva.
La sera aveva portato con sé un venticello fresco,
abbastanza forte da far salire qualche brivido lungo la schiena alle persone
che avevano deciso di fare una passeggiatina notturna, al di fuori delle mura
del castello.
Draco era seduto sulle scalinate che portavano alla scuola.
Era passata un’intera giornata e ancora non aveva trovato la sua bacchetta.
Cos’è un mago senza la bacchetta?!
Avrebbe potuto chiedere a qualcuno di praticare un
Incantesimo di Apello, ma dopo quello che gli era successo, e che tutti avevano
in pochi minuti saputo, non gli andava di rovinare ulteriormente la sua
immagine dichiarando di aver persino smarrito la bacchetta. Era una questione
di orgoglio, nemmeno Blaise ne era al corrente. Quindi se la sarebbe cavato da
solo.
Cercare la bacchetta per tutta Hogwarts sarebbe stato da
folli, magari Hermione l’aveva anche nascosta, oltre che abbandonata.
Guardò l’ora sul grande orologio del cortile e si disse che
era ora di andare, tra poco Gazza avrebbe iniziato a fare i giri di guardia.
Si alzò in piedi velocemente. Ma certo, Gazza!
Doveva solo recarsi nel suo ufficio, lì il Custode
conservava tutti gli oggetti smarriti.
Hermione Granger, nel frattempo, era nella sua Sala Comune a
chiacchierare con un socievole Matt Vertigo. Draco aveva comunque fatto la sua
parte, e ora toccava a lei. Non si sarebbe tirata indietro e, inoltre, non
voleva avere debiti o conti in sospeso con nessuno, men che meno con lui.
“E così sei imparentato con la nostra professoressa!”
“Già, è una mia zia. Però non mi chiedere di che grado
perché non ti saprei proprio rispondere. So solo che lei è la figlia… della
sorella… di mio nonno paterno. Bel casino eh?” disse corrugando la fronte nel
tentativo di ricordare e completando la frase con un sorriso alzando gli occhi
al cielo.
Hermione aveva subito cercato di memorizzare l’informazione.
“Già… Ecco quindi perché non portate lo stesso cognome. La
Waag ha preso il cognome dal padre e non dalla madre che è tua parente di
sangue!”
“Sì…” rispose incerto, vedendo l’entusiasmo di Hermione.
“Ehm… scusa. E che mi affascinando gli intrighi famigliari e
le parentele” rispose imbarazzata lei vedendo la faccia del ragazzo.
“Nessun problema” rispose sorridente il ragazzo.
Hermione rimase in silenzio per qualche secondo, ora veniva
la parte più bella…e più difficile.
“Sai Matt ho scoperto, per caso, che anche tua zia era una
Grifondoro. Dicono siano cose ereditarie.”
“Sì, tutta la mia famiglia lo è stata! Ne andiamo orgogliosi
ovviamente! Tempo fa, mi ha raccontato mia madre, possedevamo persino un
cimelio che aveva a che fare con Godric Grifondoro, ma non ricordo bene cosa.
Era comunque un oggetto di grande valore.”
“Un cimelio di Godric Grifondoro?! Certo che era di grande
valore! Però… E non lo avete più?
“No, la mia famiglia l’ha dovuto vendere” rispose affranto.
“Peccato… Forse un brutto periodo economico?” Hermione fece
quella riflessione a cuor leggero, e si morse la lingua quando vide il disagio
del ragazzo.
“Proprio così. E’ stata colpa di alcune famiglie dell’ alta
nobiltà. Io non ero ancora nato quando successe ma ci furono delle storie
per un investimento agricolo che la mia famiglia aveva fatto, e per il quale
aveva esaurito gran parte del patrimonio. Questo ad alcuni signori non andava
bene, se non ho capito male per la posizione del terreno o non so chè, e
finirono in tribunale. Naturalmente la causa la vinsero i Malfoy e gli altri”
terminò con asprezza.
“I Malfoy?!”
“Sì. So per certo che loro c’entrano qualcosa”
“Quindi sono stati i Malfoy gli artefici del vostro crollo
finanziario!”
Il ragazzo la guardò con la fronte corrugata, quelle non
erano certo notizie da gridare a destra e a manca.
“E’ brutta gente quella, tutta quanta” terminò con fare
sapiente per cercare di rimediare.
“Senti Hermione, io… io credo di aver parlato un po’ troppo.
Ho questo vizio, me lo dicono tutti. Però ti pregherei, insomma…”
“Certo, non ti preoccupare Matt. Non dirò una parola, non
avrei alcuno interesse a farlo.”
“Grazie” disse imbarazzato.
Era stata una fortuna che il ragazzo fosse piuttosto
loquace, se l’era sbrigata prima di quanto pensasse.
Per un attimo aveva avuto la voglia di correre da Draco a
raccontargli tutto, abbracciandolo e baciandolo, ma poi era tornata alla
realtà, ricordandosi quale fosse.
Strinse la sua bacchetta tra le mani e sospirò di sollievo.
Dopo averlo guardato in cagnesco, Gazza gliela aveva resa
senza neanche una parola.
Draco entrò nella sua camera, allentandosi la cravatta e
appoggiando la bacchetta sul comodino. Si stese sul letto, le braccia
incrociate dietro la testa, e prese a guardarsi in giro.
Guardò il soffitto e poi sbuffando abbassò di nuovo lo
sguardo, ed ecco che vide qualcosa luccicare tra i libri e le cravatte sul suo
comodino.
Si alzò e, scavando tra le varie cianfrusaglie, riuscì a
prendere l’oggetto che aveva catturato il suo interesse, e che riconobbe essere
la fialetta contente l’ultima parte della pozione per Hermione.
La passò da una mano all’altra, giocandoci con disinvoltura
e osservandola.
Il liquido trasparente, facilmente confondibile con l’acqua
ma che in realtà era tutt’altro, si riversò da un lato all’altro del
contenitore e ogni tanto liberava qualche bollicina. Chiuse la mano destra
attorno ad essa e poi sospirando la rimise apposto, l’indomani l’avrebbe
consegnata alla sua proprietaria.
Se non l’avesse bevuta entro una settimana, Hermione avrebbe
rischiato di perdere nuovamente la vista. Per sempre.
Lei non sapeva nulla di tutto ciò, non gliene aveva mai
parlato dato che per lui, sin dall’inizio, quella doveva essere una garanzia
che la ragazza rispettasse i patti. Ora però, aveva deciso di ultimare il suo
lavoro in qualunque caso.
Storse il naso, pensando che prima una cose del genere non
l’avrebbe mai fatta.
La porta della camera si aprì e Tiger e Goyle entrarono
piuttosto stanchi, la punizione con Piton doveva essere stata pesante.
“Tieni, è per te.”
Goyle gli porse una lettera e poi si diresse vero il suo
letto.
“L’ha portata un allocco, qua giù non arrivano e così l’ha
lasciata a noi.”
La guardò scetticamente, ne aveva già vista una simile. La
girò sul retro e trattenne il fiato.
Una lettera del Ministero.
Si sedette sul letto, in un angolo, il più lontano possibile
da tutti e aprì la busta.
Era arrivato quindi il momento di giustiziare Lucius
Malfoy? Il Ministero aveva finalmente liberato la sua agenda?
Aprì la lettera piegata in due, velocemente, ma con meno
ferocia abbassò lo sguardo su quelle righe.
Alla fine però lesse, lesse quello che purtroppo aveva
immaginato ma che ancora sperava non si fosse avverato.
Tre giorni, solo tre.
Richiuse la lettera, con calma, come se nulla fosse
successo. Osservandolo bene però, qualcuno si sarebbe accorto che Draco Malfoy
aveva gli occhi fissi e persi nel vuoto.